Massimo D'ALEMA - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 5 - seduta del 30-05-1996
Stato di previsione della spesa del Ministero dell’interno per l’esercizio finanziario dal io luglio 1949 al 30 giugno 1950
1996 - Governo V De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 327
  • Comunicazioni del governo

signor presidente della Camera, signor presidente del Consiglio , gentili colleghi ed amici, vi confesso di avere riflettuto a lungo chiedendomi se e come fosse lecito cercare di esprimere qui non soltanto una riflessione politica, ma anche l' emozione e il sentimento di gioia e di orgoglio, non credo soltanto miei quanto piuttosto di milioni di donne e di uomini, di quel grande popolo della sinistra, per tanti anni escluso dal Governo del nostro paese, che oggi costituisce la base di consenso fondamentale del Governo della Repubblica. grazie! siete ancora immersi nello spirito promosso dall' onorevole Bossi! ma sia una scarsa propensione personale a comunicare emozioni e sentimenti, sia il trascorrere di molto tempo dal giorno delle elezioni, anche per la lungaggine delle procedure di questa nostra democrazia invecchiata, fanno sì che oggi sia preferibile misurarsi con la complessità dei problemi che incalzano, con le questioni politiche del Governo del paese e, piuttosto che soffermarsi a contemplare il risultato — pure, non scontato — che ci ha consentito, nel corso di quasi due anni di rovesciare una sconfitta grave della sinistra e di conquistare il Governo del paese, conviene guardare al futuro, ai nuovi programmi e progetti e al cammino che intendiamo percorrere. noi avvertiamo la responsabilità della sfida difficile del governare. non pensiamo che per governare l' Italia si debba contare sul trasformismo, sullo sfilacciamento delle opposizioni. sento che si continua a raccontare così la legislatura che abbiamo alle spalle, ma è un racconto autoconsolatorio. quella legislatura fu segnata dal fallimento della maggioranza che aveva vinto le elezioni e noi ci ponemmo il problema di come, di fronte a quel fallimento, utilizzare il tempo della legislatura per promuovere una più compiuta riforma della nostra democrazia. dire questo significa porre con chiarezza il problema che la maggioranza ha di fronte a sé. questa maggioranza per non fallire deve quotidianamente ritrovare le ragioni del suo stare insieme, deve fare appello alla capacità — ne sono convinto, non mancherà — del governo dell' Ulivo di sapere interpretare anche quella domanda di giustizia sociale e di eguaglianza che si esprime nel voto di tanti lavoratori — anche quelli che danno fiducia alla sinistra più estrema — e allo stesso tempo, al senso di responsabilità della sinistra, alla comprensione che il fallimento di questo Governo non è solamente il fallimento di una compagine, ma il fallimento di un' occasione storica. questa, davvero, esiste ed è — si direbbe — inedita. è la prima volta nella storia del nostro paese che in una circostanza normale, non di emergenza, dopo elezioni, tutta la sinistra italiana si ritrova unita in una maggioranza di Governo: quella che viene dalla storia del Pci e del Psi, quella che viene dalla vicenda della sinistra laica e della sinistra cattolica; una sinistra abituata ad essere divisa e a litigare, che ha il dovere di stare insieme e di governare l' Italia, di sostenere un Governo nel quale per la prima volta in modo così largo e significativo sono presenti personalità della sinistra italiana. questa novità si è prodotta senza traumi per il nostro paese. ho trovato davvero sconcertante che l' onorevole Berlusconi abbia ripetuto qui un modo di parlare di tale questione che non ha avuto successo neppure in campagna elettorale . non c' è oramai una maggioranza degli italiani che si spaventi per il fatto che alla scrivania che fu di Scelba c' è l' onorevole Napolitano. non c' è! c' è solo lei, onorevole Berlusconi, che alle soglie del terzo millennio continua a ragionare come se fossimo nel 1948! e questa è una delle ragioni — mi permetto di dirlo senza spocchia — della sconfitta della destra. mi riferisco al fatto che da una parte vi è stata una coalizione politica che ha perseguito con coerenza non la consociazione ma il riconoscimento reciproco, condizione di una democrazia dell' alternanza; dall' altra c' è stata una coalizione che ha compreso di aver perso forse anche per aver giocato malamente la carta della demonizzazione, perché ci si è ostinati nel fare appello alla paura e al passato, non comprendendo quanto profondamente sia mutata la coscienza del nostro paese. il cambiamento è avvenuto senza traumi, in un clima di serenità, è stato accolto in modo rispettoso e direi persino con sollievo dalla comunità internazionale e si è accompagnato (cosa rara per un successo elettorale di una coalizione che comprende la sinistra) ad un forte recupero della Borsa e della lira. sì, lo so, ma, badate, ho sentito riecheggiare anche poco fa quelle polemiche antiplutocratiche, diciamo così, ma che non sono un distintivo di modernità europea della destra italiana. nei grandi paesi europei è raro che la destra applauda agli attacchi contro il grande capitale finanziario, ma è una delle ragioni di una sorta di immaturità che io avverto come un problema serio dell' evoluzione democratica del nostro paese. credo che se un così grande cambiamento è avvenuto in un clima così sereno ciò sia dovuto a due ragioni. innanzitutto al fatto che una parte importante del mondo democratico moderato del nostro paese, del moderatismo democratico cattolico e laico ha compreso che era necessario allearsi con la sinistra per governare l' Italia. i suoi esponenti hanno intrapreso la scelta coraggiosa di un' alleanza che ha preso forma intorno all' Ulivo nel momento in cui poteva essere più conveniente e persino più comodo accorrere a dare man forte alla destra che aveva vinto le elezioni. è stata una scelta importante di singoli, di gruppi, di personalità che poi hanno concorso a dare vita ad una inedita coalizione per il Governo del paese. credo che ciò non possa essere dimenticato e ritengo che il peso che queste forze hanno nella coalizione dell' Ulivo sia giustamente rilevante, perché esse hanno concorso in modo determinante, tutte (a cominciare dal Partito Popolare , ma senza dimenticare le altre componenti), a far sì che si formasse una maggioranza in grado di vincere e di governare. la differenza è sotto i nostri occhi: l' alleanza di sinistra fu battuta il 27 marzo 1994, la coalizione di centrosinistra ha vinto. è una differenza decisiva, in un sistema democratico. ha poi concorso a rendere meno traumatico questo passaggio la stessa sinistra, il cammino che noi abbiamo percorso (io comincerei, ma non ho tempo, da molto lontano) nella storia del nostro paese per affermare la funzione nazionale e democratica della sinistra, anche quando una scelta di campo ed ideologica nel mondo della guerra fredda ponevano la più grande forza della sinistra italiana fuori dall' area della governabilità e tuttavia non fuori dal campo della democrazia italiana. sento il dovere di esprimere gratitudine verso i protagonisti di questa lunga storia, fino alle sue vicende più recenti, verso i protagonisti più umili e quelli più grandi, verso quelli che hanno tenuto viva, attraverso la passione politica e la militanza, una grande sinistra democratica e verso quelli che hanno avuto il coraggio di compiere i cambiamenti che dovevano essere compiuti, le svolte, anche dolorose, che erano necessarie per dare all' Italia una sinistra di Governo. abbiamo lavorato per creare un asse di Governo per il nostro paese — quello che è risultato il più credibile — e non soltanto un' alleanza tra forze politiche , tra culture: si è parlato di « spezzoni » di tutti i vecchi partiti, ma nel bigbang della crisi della democrazia italiana gli spezzoni si sono collocati su un versante e sull' altro, non insisterei quindi in queste polemiche retrospettive. il problema è che l' Ulivo non è soltanto un' alleanza di forze politiche e di culture che hanno trovato una base programmatica di valori comuni, è anche — insisto su questo punto — un patto sociale tra il mondo del lavoro e la parte più aperta ed europea della borghesia italiana, un patto per fare dell' Italia un paese più moderno e più europeo, sapendo che questo significa imboccare con coerenza la via dell' efficienza, del rigore, dello sviluppo, con scelte anche difficili in un paese nel quale lo stato sociale ha assunto il volto dell' inefficienza, dell' assistenzialismo e del clientelismo. ma questo patto tra forze diverse nasce dalla comune convinzione che bisogna ridefinire ma non lacerare un patto sociale , un patto di solidarietà, che bisogna certamente liberare la società italiana e lo Stato dai vincoli di protezionismi, di garanzie, non di rado distribuiti nel segno del corporativismo e dell' ineguaglianza, per offrire in cambio maggiori opportunità di cultura, di lavoro, di affermazione della propria personalità, nella coscienza che questo processo non si compie senza che ne siano protagonisti i lavoratori e le loro grandi organizzazioni. noi siamo di fronte ad una grande questione europea e non soltanto italiana: quella della trasformazione dello stato sociale , della sua crisi e della sua trasformazione in un nuovo patto sociale compatibile con le esigenze dello sviluppo moderno e della mondializzazione. non c' è modo di sottrarsi alla mondializzazione! e dovrebbe essere interesse della sinistra controbilanciare il processo di integrazione economica dei mercati con la formazione di un potere democratico sovranazionale, nel senso, intanto, dell' unità europea, dato che la sinistra è quella parte che ritiene che non ci si possa affidare alla mera spontaneità dei processi economici, ma che ci voglia l' intervento consapevole delle istituzioni e delle persone per guidare ed orientare lo sviluppo. al Governo Prodi compete il compito di guidare l' integrazione europea dell' Italia, di tornare ad essere protagonisti politici, raccogliendo certamente anche il prestigio che il Governo tecnico ha saputo riconquistare nella sede europea, ma oggi con la forza di un Governo che nasce dalle elezioni. all' Europa vogliamo partecipare anche per rinnovare i contenuti, l' idea dell' Europa. oramai è evidente a tutti che un processo di unità europea che appaia soltanto sotto il volto della stabilità monetaria, è privo delle basi di consenso necessarie. tra gli obiettivi e i vincoli dell' Europa devono a pieno titolo, accanto a quelli di bilancio, comparire obiettivi di crescita dell' occupazione, di allargamento dei diritti sociali, di tutela e di recupero dell' ambiente. l' Ulivo ha vinto anche perché è apparsa come la coalizione più europea, più capace di garantire l' integrazione europea dell' Italia e, insieme, una nuova coesione del paese, una forza che unisce. non è una sfida facile! ho ascoltato ieri con particolare interesse (chiedo scusa ma non ho potuto ascoltare tutto il dibattito) l' intervento molto critico del professor Colletti. noi sappiamo benissimo che il risultato elettorale stesso ci mette di fronte ad un paese attraversato da un malessere profondo. il risultato elettorale non è il segno di una spinta a sinistra del nostro paese; anzi, quel risultato esprime un malessere, spinte divaricanti, l' emergere di una crisi della stessa unità e coesione del paese. e l' Ulivo ha vinto perché ha saputo rappresentare ciò che dall' altra parte non c' è stato, una proposta di Governo...... mentre dall' altra parte c' è stato molto di più, la capacità di rappresentare il malessere dell' Italia. ma questa proposta di Governo potrà vincere — a noi non manca la consapevolezza — soltanto se la sfida del governare si accompagnerà al coraggio del cambiamento. questo paese può essere governato soltanto innovando e riformando ed io ho avvertito questa tensione nel discorso di Prodi: non c' era boria, né autosufficienza, non c' era fiducia in noi stessi, ma fiducia nel paese, questo sì; fiducia nella possibilità che prevalga un nord capace di comprendere che la rottura dell' unità nazionale è contro i suoi interessi, oltre che contro la storia del nostro paese; fiducia che prevalga un Mezzogiorno che chiede di essere messo in grado di camminare sulle sue gambe e che accetta la sfida del federalismo e dell' autogoverno senza timori; fiducia anche che l' opposizione sappia non aiutare il Governo sottobanco, ma incalzarlo con la sfida del cambiamento. io ho apprezzato che l' onorevole Berlusconi abbia voluto presentare una proposta alternativa e penso che possiamo ragionevolmente depurare dal linguaggio della propaganda elettorale il senso di un discorso il cui significato mi sembra quello di radunare le proprie forze, di andare ad una sfida. io spero che vi sia questa capacità, perché se questo Governo e questa maggioranza saranno sfidati sul terreno del cambiamento, allora governeranno meglio: di questo sono profondamente convinto. e ne sono convinto, vedete, proprio perché noi sappiamo che il risultato del 21 aprile non è l' approdo e che il cammino della trasformazione del nostro paese deve continuare. e noi vogliamo cambiare e sentiamo soltanto che quel voto ci affida senza dubbio — questo sì — un' accresciuta responsabilità di stimolo e di guida, se sapremo guidare, altrimenti no. ma questa nuova stagione democratica, questa nuova pagina della storia nazionale comporta una comune responsabilità — che non è consociativismo, è un' altra cosa — tra le grandi forze costitutive di una nuova stagione democratica per lavorare ad un bipolarismo più evoluto ed europeo e per realizzare quel processo costituente del quale dobbiamo tornare a discutere per individuarne gli obiettivi, più che per fossilizzarci in una discussione sulle procedure delle riforme, questione che a me pare certamente importante ma secondaria. un' ultima parola — chiedo scusa — voglio dirla sul nostro partito. noi non siamo, onorevole Bossi, l' ultimo partito nazionale, noi siamo soprattutto una grande forza europea e vogliamo che la sinistra democratica diventi sempre di più una grande forza europea. siamo convinti di contribuire, anche attraverso l' originale esperienza dell' Ulivo, ad un processo di rinnovamento della sinistra europea: questa è la nostra forza. il federalismo ha un senso se si colloca nel processo dell' unità europea come condizione per riscoprire anche le ragioni dell' unità e dell' identità nazionale. il resto è propaganda. e quegli stessi centri produttivi del nord che hanno avuto fiducia in voi, a mio giudizio, non si accontenteranno della propaganda. caro presidente del Consiglio , non sono ancora trascorsi due anni da quando ci incontrammo e ci convincemmo a vicenda che bisognava lavorare insieme. era un periodo molto difficile, nel quale davvero nessuno avrebbe scommesso sul successo di questa impresa. ce l' abbiamo fatta! ed è stato, secondo me, un risultato importante. ora comincia la sfida più difficile: trasformare il paese governandolo e facendo funzionare le istituzioni. io sono convinto che ce la faremo e comunque in questo lavoro potrai contare sul sostegno, sulla solidarietà e sull' amicizia della più grande forza della sinistra italiana!