Umberto BOSSI - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 457 - seduta del 17-12-1998
Informativa urgente del Governo sulla crisi irachena.
1998 - Governo I D'Alema - Legislatura n. 13 - Seduta n. 457
  • Comunicazioni del governo

onorevole presidente , l' attacco americano all' Iraq fa aleggiare dei timori e, addirittura, un po' di paura nella società occidentale. dopo la grande crisi della finanza di carta, ora vi è quella delle guerre periodiche in Iraq che, pur volendo sembrare uno sfoggio di potenza, hanno più che altro il sapore della debolezza dell' Occidente. una sensazione di smarrimento si avverte sottilmente, ma diffusamente, tra i cittadini; penso, tuttavia, che non dobbiamo spaventarci, ma dobbiamo cercare di capire, guardando in faccia la realtà e ricordando che le guerre giungono, inevitabilmente, quando la politica non è in grado di scongiurarle. dobbiamo prendere atto che si pongono oggi, a livello globale, gli stessi problemi — da una parte, di integrità sociale, dall' altra, di gestione politica — che, nelle prime fasi dello sviluppo capitalistico, si posero a livello nazionale . se l' Occidente scegliesse la via del centralismo politico, ripercorreremmo la stessa strada che un tempo ci portò alle conseguenze del centralismo: fascismo, nazismo, comunismo; giungeremmo ad una ideologia ancora più grave: l' ideologia mondialistica, ancora più temibile delle ideologie nazionaliste — che ci portarono, appunto, al fascismo e al nazismo — e di quella internazionalista, che ci portò al comunismo. se l' Occidente, in altre parole, punterà solo sulla forza militare, passeremo da una guerra all' altra, da una punizione all' altra, finché i blocchi contrapposti all' Occidente — che si stanno riformando — saranno, a loro volta, in grado di contropunire. non ho dubbi che la forza vera, su cui l' Occidente deve puntare, non è tanto quella militare, quanto quella della persuasione, dell' esempio di democrazia e di libertà ordinata. solo un Occidente che riesca ad essere una vetrina di democrazia e di libertà può sopravvivere e aiutare il mondo a sopravvivere. viceversa, il rischio è che si passi, come in una spirale, da una guerra all' altra, in situazioni sempre più difficili. se il centralismo e il mondialismo porranno condizioni sempre più difficili da accettare da parte dei popoli occidentali, avremo una situazione drammatica: guerre interne dei popoli che chiedono più libertà, superamento del centralismo e contrapposizione esterna all' Occidente. siamo in un momento storico particolare: sono fallite le grandi narrazioni di un tempo, i metaracconti illuministi, idealisti, marxisti, che orientavano quasi automaticamente le scelte degli uomini. oggi, neppure più le scienze si prospettano come sapere complessivo. ebbene, in un momento simile, io penso che l' Occidente, ed in particolare il nostro paese, debba riuscire a trovare, proprio in Occidente, un filo conduttore nel labirinto contemporaneo. la domanda cui occorre rispondere è, semmai, se ci possa essere un nuovo metaracconto, quello dei valori della libertà dei popoli; non i valori delle strutture centrali, ma il valore della dissoluzione delle grandi ideologie autoritarie. tutte le volte, signor presidente , che diciamo « no » , anche in quest' Aula, alla libertà dei popoli, diciamo implicitamente un sì alla logica degli opposti imperialismi che oggi cozzano in Iraq. è una situazione che dimostra oggi che anche l' Onu, come un tempo la Società delle Nazioni , non è sufficiente quale organismo di pace finché non sosterrà con maggior fermezza e apertura anche la causa del diritto naturale e dell' autodeterminazione dei popoli. queste sono le uniche scelte in grado di smussare gli artigli degli imperialismi da qualunque parte vengano! la nostra posizione rispetto alle scelte del Governo è ferma contro l' ulteriore uso della forza e verso la democrazia, che è una conquista quotidiana e che rappresenta il riconoscimento del diritto e della libertà di tutti i popoli, anche nell' Occidente. altrimenti, la soluzione non verrà trovata.