Fausto BERTINOTTI - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 441 - seduta del 20-11-1998
Misure di finanza pubblica per la stabilizzazione e lo sviluppo
1998 - Governo I D'Alema - Legislatura n. 13 - Seduta n. 441
  • Attività legislativa

signor presidente , signore e signori deputati, noi voteremo contro questo collegato. del resto, eravamo entrati in questo dibattito preannunciando un' opposizione alla finanziaria che era frutto del coerente sviluppo dell' iniziativa che ci aveva portato ad essere avversi alla finanziaria del Governo Prodi. avevamo allora posto un' esigenza di svolta che vale ancora oggi e che è tuttora motivata dalla necessità di contrastare processi recessivi e di mettere fine ad una politica fallimentare nei confronti del Mezzogiorno e della disoccupazione, che ha visto per altro aggravarsi le condizioni sociali complessive del paese. questa svolta era ed è resa possibile da un mutamento del quadro in Europa, seppure non compiutamente delineato e definito, che determina la condizione ambientale per poter realizzare, anche in Italia, una politica di riforme. noi troviamo confermate le ragioni della nostra opposizione in quello che è avvenuto fin qui, nella mancanza totale di una nuova politica economica . sul lavoro e sull' occupazione vengono proposte le vecchie ricette in favore dell' impresa e sui temi della giustizia sociale ci è stato risposto con una linea essenzialmente improntata all' elemosina piuttosto che alla giustizia, sulle pensioni, sulla casa, sulla sanità, sulla scuola. avevamo chiesto al presidente del Consiglio di abbandonare l' impianto di quella finanziaria e di cercare un' altra proposta programmatica. del resto, lo stesso presidente del Consiglio , quando ha parlato all' estero, come è accaduto in occasione del vertice europeo di Pörtschach, è sembrato consapevole che la politica del patto di stabilità fosse una prigione intollerabile che andava forzata. senonché, né nella finanziaria né nei collegati si trovano tracce di questa forzatura. per noi, c' è persino un elemento di verifica empirica. abbiamo presentato seriamente degli emendamenti, nella convinzione di poter operare un confronto con la maggioranza, ma nessuno di questi emendamenti è stato accolto. questo è un segno evidente di un rifiuto a dialogare con la sinistra, del resto assai comprensibile, vista la gabbia moderata che si è chiusa sul Governo. quel che è accaduto dentro e fuori di quest' Aula ha accentuato la nostra preoccupazione e il nostro dissenso. sull' occupazione è avvenuta in questi giorni, sia pure sotto silenzio e con molto disinteresse da parte della società politica, una falsificazione della tesi secondo la quale l' occupazione può derivare dall' aiuto alle imprese. la più grande azienda italiana, la FIAT, dopo aver ricevuto favori e finanziamenti (cogliamo anzi l' occasione per chiedere al Governo di informarci sul finanziamento che la FIAT ha avuto negli ultimi dieci anni, dal momento che ancora non riusciamo ad avere informazioni in proposito) e dopo una legge come quella sulla rottamazione, ha replicato mettendo in cassa integrazione guadagni 35 mila lavoratori, il 45 per cento della sua popolazione lavorativa. c' è qualcuno nel Governo che si ricorda della Volkswagen, del grande contratto di solidarietà che, per impedire la divisione tra i lavoratori, portò l' orario di lavoro anche al di sotto delle 24 ore? c' è qualcuno nel Governo che sente di proporre qualcosa del genere alla FIAT? forse no, vista la sorte del nostro emendamento che si riproponeva di inserire nel collegato le 35 ore. ci eravamo battuti intensamente perché il Governo, prima della finanziaria, varasse questa legge; nell' impedimento a farlo abbiamo chiesto, secondo una richiesta da altri molto pressantemente avanzata, di inserire la disposizione nel collegato: ci è stato risposto di no, proprio mentre Schroeder in Germania propone di ridurre da 65 a 60 anni l' età per andare in pensione per poter aprire uno spazio ai giovani. il Governo fa una politica diversa da quella francese, diversa da quella tedesca; fa una politica italiana , moderata, e fa una politica dimentica dell' Italia. avevamo proposto, per il Mezzogiorno, di valorizzare le risorse del Mezzogiorno stesso, non quelle delle aziende di sottosalario, non il lavoro nero , ma quelle risorse che avrebbero potuto essere organizzate da una mano pubblica intelligente, un' agenzia per occupare giovani e lavoratori socialmente utili nella valorizzazione di uno straordinario patrimonio culturale. al contrario, oggi incassiamo il fatto che i comuni potranno vendere i palazzi storici; cioè viene dilapidato un patrimonio che potrebbe essere una risorsa economica e sociale, e viene scelta la via della privatizzazione. no alle 35 ore e privatizzazione dei beni culturali ; mentre sul terreno delle politiche industriali , con la liberalizzazione dell' Enel e l' avvio della privatizzazione, si colpisce un punto essenziale delle politiche riformiste in Italia. non va diversamente sul lavoro, signore e signori deputati. il lavoro non sembra interessare molto. al massimo, si può parlare di disoccupazione, non di lavoro. quello che c' è sembra essere fin troppo un privilegio per chi ce l' ha. e così la concertazione costruisce una prigione sulla possibilità di rivendicare cambiamenti e mutamenti in un lavoro che peggiora, che diventa sempre più precario, sempre più flessibile. e il Governo muove un attacco al diritto di sciopero che, naturalmente, si produce nei settori come quelli terziari, che hanno grande garanzia, visto che, invece, nell' industria è troppo rischioso accedere a questo diritto, che si assottiglia sempre di più. contemporaneamente, il Governo della concertazione sembra non vedere che la Federmeccanica, in occasione del rinnovo contrattuale dei lavoratori metalmeccanici, molti dei quali guadagnano un milione 400 mila lire al mese, dice che nella concertazione non c' è spazio per il rinnovo contrattuale; c' è spazio, invece, per i contratti d' area, perché lì i salari si riducono. allora, le ragioni del nostro dissenso non vanno soltanto a ricordare quelle delle battaglie condotte, senza risultato, sulle pensioni, sull' abbattimento dell' Ici sulla prima casa , sull' abbattimento dei ticket, ma convergono sulla connessione tra lavoro e un elemento di civiltà che riguarda il paese. mi riferisco alla scuola, questione che riguarda non solo le nuove generazioni ma il futuro del paese. avevamo chiesto una misura universale: l' abbattimento del costo dei libri di testo per tutte e per tutti, come dire « guardate, oggi la selezione di classe ritorna a colpire; oggi di fronte ai grandi cambiamenti della società, di fronte ad una generazione che si vede colpita nel suo futuro da un accrescimento di incertezze, date almeno un segno: tutte e tutti dentro la scuola » . avete replicato con la concessione del finanziamento alla scuola privata ed il sotterfugio che avete usato per farlo è offensivo quanto il merito. da solo questo provvedimento basterebbe a giustificare il nostro giudizio negativo; da solo evidenzia la camicia di forza moderata su questo Governo; da solo evidenzia il formarsi di un blocco sociale neoconservatore. io non capisco davvero come le forze progressiste presenti in questa maggioranza non si sentano urtate da un lato da un dominio assoluto della Confindustria e, dall' altro, da un' offensiva confessionale che guadagna risultati così imperiosi. non capisco come non si produca una discussione drammatica su questo esito. noi abbiamo un grande rispetto anche per la scuola di tendenza , per i fenomeni religiosi, ma io credo che sia davvero una miopia straordinaria quella di affidarsi ad un baratto tra le forze prevalenti del Governo e l' Udr di Cossiga, senza vedere che sulla scuola premono istanze fondamentaliste che riemergono, separatismi che si incentivano, e che possono scardinare il carattere universalistico e democratico della scuola repubblicana, quando invece questa potrebbe attingere da elementi di innovazione che possono venire, da suggerimenti che provengono sia dalla immigrazione, che rende diversa la popolazione dei nostri paesi, sia dal pluralismo che esperienze come quelle delle donne hanno introdotto significativamente. la scuola universale dovrebbe essere il luogo di tutto e di tutti, di tutte le razze e di tutte le etnie, e voi rischiate invece di consegnarla a scuole separate: oggi vengono finanziate quelle cattoliche, domani quali lo saranno? quelle islamiche, poi quelle padane, in una logica di separazione che introduce fin dall' infanzia un rischio grave per la civiltà di questo paese? voi avete colpito gravemente l' ordinamento, avete impedito i fermenti della società. ma come, gridate che gli scioperi nel settore terziario sono contro l' utenza, e quando poi è l' utenza stessa a farli, come gli studenti, come rispondete, con la negazione delle loro istanze? non vi basta nemmeno il consenso dell' Udr per far passare questa politica; dovete avere quello del Polo. a chi si era opposto coraggiosamente a questa deriva — concludo, presidente — , anche votando un emendamento come quello di Villetti, voglio chiedere: ora cosa farete, cosa faremo? la nostra opinione è che non ci siano neanche spazi riformistici dentro questa cornice così duramente contrassegnata dal blocco di forze moderate e conservatrici che ne costituiscono il referente sociale. dentro questo quadro non c' è una politica neppure riformista; c' è qualcosa — vi chiedo, chiedo a coloro che si sono battuti contro questa deriva — che vale più della stabilità? per noi sì. per questo ci batteremo per forzare questo quadro; per questo, tuttavia, invitiamo anche chi sta dentro quel quadro a condurre una battaglia comune affinché questo esito non sia irreversibile.