signor presidente della Camera, vorrei ringraziarla per avermi offerto l' opportunità di venire tempestivamente di fronte a questa Assemblea per rispondere agli interrogativi proposti dai diversi colleghi e anche per potermi rivolgere da qui all' opinione pubblica , comprensibilmente colpita e preoccupata dalla vicenda che ha portato all' arrivo nel nostro paese e poi all' arresto del leader del Pkk Abdullah Ocalan. io vorrei innanzitutto fornire a questa Assemblea una ricostruzione dei fatti che si sono svolti nei giorni scorsi. questi fatti hanno un antecedente, perché in data 16 ottobre l' ambasciata turca aveva informato il nostro ministero degli Esteri ed altre ambasciate, con una nota verbale, della possibilità che il leader curdo Ocalan, che lasciava la Siria per raggiungere la Russia, potesse successivamente giungere nel nostro paese. l' ipotesi che il leader curdo fosse diretto verso l' Italia non era misteriosa e di questa eventualità si era parlato anche su organi di stampa della Turchia. il ministero degli Esteri aveva doverosamente allertato il ministero dell'Interno e le forze dell'ordine . perché era possibile che Ocalan venisse in Italia? credo che non siano mistero per i colleghi i rapporti esistenti tra la comunità curda e il mondo politico italiano: forze politiche e parlamentari che anche nel passato, assieme ad associazioni di carattere umanitario o di volontari, si sono impegnate per la causa del popolo curdo , per il riconoscimento dei diritti di questo popolo. tornerò su questo tema: un popolo che vive da tanti anni una vicenda dolorosa e difficile, un popolo sparso tra diversi paesi del vicino Oriente e che combatte per l' affermazione dei propri diritti. questi rapporti tra l' Italia e il popolo curdo non sono un mistero. proprio per questa ragione il cosiddetto parlamento curdo in esilio aveva scelto, nelle scorse settimane, di riunirsi a Roma, con il sostegno di numerosi parlamentari appartenenti, peraltro, ad un vasto schieramento politico, rappresentativo — diciamo — di forze collocate dalla sinistra alla destra di quest' Aula. successivamente, proprio dopo questa Assemblea, furono raccolte le firme di numerosi parlamentari — non so dirvi il numero preciso — su un documento con il quale si invitava addirittura il leader curdo Abdullah Ocalan a venire in Europa e in Italia. i precedenti, dunque, di questa venuta non sono misteriosi. sono atti politici, che appartengono all' esperienza politica del nostro paese ed alla responsabilità di numerosi parlamentari di forze politiche , non del governo italiano , che non ha questo compito. tuttavia, io posso certamente dire che il Governo non ha motivo di riprovazione verso l' impegno di quei parlamentari i quali hanno ritenuto nel corso degli anni, ed anche nelle ultime settimane, di impegnarsi per la solidarietà verso il popolo curdo e per la ricerca di una soluzione pacifica di quel sanguinoso conflitto. era naturale che in questo contesto fosse ragionevole attendersi la possibilità che Abdullah Ocalan, espulso dalla Siria e allontanato dalla Russia, potesse voler venire nel nostro paese. pertanto, il Governo aveva doverosamente allertato i servizi di sicurezza : questo sì era compito del Governo e il Governo lo aveva fatto. quando il 12 novembre, sotto falsa identità, Ocalan è partito da Mosca ed è giunto alla frontiera italiana, quindi, i nostri servizi di sicurezza e le nostre forze dell'ordine sapevano che tale venuta era possibile. egli, d' altro canto, ha reso le cose ancor più semplici: ha dichiarato la sua identità, si è consegnato ed è stato arrestato, perché inserito nella lista SIS dei ricercati per mandato di cattura nei paesi aderenti al trattato di Schengen. dopo l' arresto, a seguito di un malore è stato trasferito in una struttura sanitaria sotto sorveglianza. sabato 14 mattina il leader curdo ha scritto una lettera per chiedere asilo politico . tale lettera si rivolgeva, forse per ragioni di cortesia ma erroneamente, al presidente del Consiglio . erroneamente perché, come è noto, nel nostro paese non è il presidente del Consiglio che concede l' asilo politico ma esiste un' apposita commissione che esamina queste richieste presso il ministero dell'Interno . la lettera non è stata trasmessa alla Presidenza del Consiglio , che ufficialmente non ne conosce i contenuti se non per quanto è stato pubblicato da diversi organi di stampa, ma opportunamente è stata protocollata ed acquisita agli atti dalla magistratura competente, dato che Abdullah Ocalan è giunto nel nostro paese sotto falsa identità e giustamente la magistratura ha inteso acquisire questo atto. la richiesta di asilo sarà sottoposta nei prossimi giorni all' esame della Commissione competente. vorrei dire che tuttavia, anche dalle diverse ricostruzioni apparse sui giornali, è del tutto evidente che il Governo non è stato coinvolto in alcuna trattativa. d' altro canto, quando questa notizia infondata fu diffusa, lo stesso leader curdo Abdullah Ocalan dichiarò (Ansa del 14 novembre, ore 23): « non ho fatto accordi con il Governo. si è trattato di un equivoco. la notizia secondo cui il governo italiano sarebbe stato informato preventivamente del mio arrivo e che vi sarebbe stata in proposito una trattativa è assolutamente infondata » . egli ha confermato quindi, con una sua personale dichiarazione resa alla stampa, che questa notizia, sulla quale si è poi intrattenuta una parte della stampa, qualche collega, è priva di qualsiasi fondamento. i richiami ad amici o a persone che hanno agito in modo positivo si riferiscono a rapporti antichi e consolidati con diversi ambienti politici e parlamentari del nostro paese, rapporti che io stesso ho ricordato in modo documentato nella prima parte della mia esposizione. questi sono i termini della questione. la vicenda per quanto ci riguarda si è sviluppata in maniera limpida e trasparente. non so se si tratti di un guaio per il nostro paese, come ha detto questa mattina l' onorevole Berlusconi; certamente è una vicenda complessa, delicata. siamo tuttavia un paese forte, un grande paese, in grado di affrontare, nel rispetto delle leggi e dei principi, anche una questione delicata come questa. ma se di guaio si tratta, questo guaio non è il frutto dell' avventurismo del Governo; semmai è il risultato di un radicato spirito di solidarietà che anima non solo il Governo o la sinistra ma un ampio arco di forze politiche e parlamentari del nostro paese. il nostro paese ed il suo Governo si sono comportati in modo serio e dignitoso in queste ore. innanzitutto, noi abbiamo chiesto con molta fermezza che si ponesse fine al sequestro oscuro di un cittadino italiano all' interno di un carcere turco, sequestro che sembrava volto ad operare un ricatto nei confronti del governo italiano e delle decisioni che possono essere prese nel nostro paese. devo esprimere gratitudine verso il governo turco per come tale questione è stata risolta dopo momenti che ci hanno tenuto in apprensione e per il fatto che questo cittadino italiano, incolpato di diversi reati, abbia potuto essere liberato e poi estradato verso la Svizzera come era previsto. anche nei prossimi giorni l' Italia intende agire nel rispetto delle legge e con molta serenità e nel rispetto dei diritti dell' uomo. ora abbiamo di fronte un problema delicato, la richiesta da parte di Ocalan di asilo politico . la commissione affronterà il caso nei prossimi giorni sulla base del nostro ordinamento e delle norme internazionali. credo in ogni caso che tutti non dobbiamo sottovalutare un dato politico nuovo: la dichiarazione rilasciata dal leader Abdullah Ocalan di rigetto di azioni terroristiche, la volontà manifestata di risolvere i problemi con metodi civili e politici. si tratta di verificare la coerenza con tale affermazione, che io personalmente tuttavia considero una condizione minima indispensabile per esaminare l' ipotesi di asilo, dato che il nostro paese non intende ospitare centrali terroristiche o chi voglia promuovere dall' Italia azioni terroristiche contro altri paesi. la richiesta di asilo politico , peraltro, come loro sanno, anche qualora fosse concesso, non interrompe la possibilità che altri paesi chiedano l' estradizione per Ocalan e le procedure che obbligano in questo caso la magistratura italiana ed eventualmente poi il ministro di grazia e Giustizia a prendere in esame tali richieste di estradizione. allo stato delle cose , non sono pervenute richieste di estradizione: la Turchia ha annunciato che presenterà tale richiesta, che tuttavia non è ancora pervenuta; da parte del Governo, delle autorità tedesche, che pure potrebbero farlo avendo emesso anch' esse un mandato di cattura internazionale nei confronti di Abdullah Ocalan, non è giunto né annuncio né richiesta. restiamo in doverosa attesa. nel caso dovesse pervenire dalla Turchia una richiesta di estradizione, occorrerà in ogni caso tener conto che le nostre leggi impediscono la stessa in paesi in cui vige la pena di morte , anche paesi amici. è già successo in un' altra circostanza, quando un nostro concittadino accusato di omicidio non è stato estradato negli USA, un paese del quale siamo certamente amici. una sentenza della Corte costituzionale lo ha ulteriormente ribadito. d' altro canto, mi sembra che questo sia chiaro, noto e condiviso da tutte le forze politiche italiane. noi ci muoveremo quindi nei prossimi giorni sulla base del pieno rispetto delle leggi italiane. lo faremo in stretto rapporto con i nostri partner europei interessati, ma anche consapevoli che la vicenda Ocalan ha una valenza politica forte, investe le questioni della pace e della sicurezza in una regione fondamentale ed i rapporti con un paese per noi strategicamente e politicamente importante come la Turchia. non ci sfuggono le delicate e complesse implicazioni della questione curda, una etnia divisa tra quattro paesi, nella quale si agitano fazioni talora in lotta tra loro e ciascuna con i propri referenti internazionali. né ci sottraiamo alla condanna ferma ed inequivocabile del terrorismo: non è con la violenza che le legittime aspirazioni dei popoli al rispetto dei loro diritti e della loro identità possono trovare realizzazione e la frammentazione di consolidate realtà statali non è certo la risposta a queste esigenze. il dramma del Kosovo e ancor prima quello della Bosnia ci dimostrano che con la cultura dell' odio e della contrapposizione non si risolve nessun problema. la soluzione dei problemi passa attraverso la ricerca del dialogo. il dramma etnico è un filo che attraversa anche molte realtà europee, ma leader come Tony Blair o Aznar lo stanno affrontando sull' unico terreno possibile, quello della politica, del riconoscimento dei diritti dei popoli, della negoziazione pacifica. il mio auspicio è che anche il governo turco persegua questa prospettiva. la risposta agli interrogativi posti dalla vicenda Ocalan non può prescindere da un' altra considerazione: il carattere particolarmente delicato e strategico della Turchia, che si trova dal punto di vista geopolitico in uno scacchiere fra i più delicati di questo pianeta. basta ricordare i suoi confini: l' Iraq, la Siria, l' Iran, l' Afghanistan, le repubbliche euroasiatiche e caucasiche, tutte investite da vari tipi di conflitti, e la Grecia, con la quale la Turchia ha storicamente un rapporto difficile e sofferente. questo paese è un crocevia degli equilibri internazionali. noi abbiamo il dovere di agire per un' evoluzione pienamente rispettosa dei diritti umani in quel paese, con una strategia che al tempo stesso lo tenga legato fortemente all' Unione Europea . la Turchia ha sottoscritto un accordo di unione doganale con l' Unione, che rappresenta un legame essenziale fra essa e l' Europa. noi stessi siamo fortemente interessati a che i rapporti con questo paese si consolidino, essendo la Turchia un nostro importante interlocutore anche sotto il profilo economico e commerciale. peraltro, la presenza della Turchia nelle istituzioni internazionali e multilaterali è un ancoraggio essenziale al mondo democratico, anche al fine dell' applicazione di quegli standard democratici e dei diritti umani riconosciuti ed attuati nei paesi democratici. voglio ricordare a questo proposito che l' Italia è stata in prima linea tra i paesi europei nel chiedere che, nel momento in cui l' Unione si impegnava in un nuovo processo di allargamento, le aspirazioni della Turchia all' adesione venissero non sono riconosciute, ma esaudite nella misura più ampia possibile. abbiamo premuto perché i consigli europei che hanno avviato il processo di allargamento dell' Unione riconoscessero e legittimassero la vocazione europea della Turchia. abbiamo insistito perché, indipendentemente dai tempi dell' avvio dei negoziati, venisse creato un foro, quello della conferenza europea , capace di mantenere tutti i paesi che aspirano a far parte dell' Unione uniti intorno ad una comune prospettiva. siamo dunque, noi d' Italia, fra i paesi che con maggiore convinzione si adoperano perché la strategia di avvicinamento della Turchia all' Unione Europea si arricchisca dei mezzi finanziari necessari per attuarla, superando l' attuale situazione di blocco del protocollo finanziario collegato all' unione doganale . la nostra amicizia e la nostra attenzione verso la Turchia dunque non possono essere messe in discussione ed è anche per questo, tuttavia, che ci sentiamo legittimati a chiedere alla Turchia atteggiamenti conseguenti. tutti i paesi che nutrono l' aspirazione di aderire all' Unione Europea , e quindi anche la Turchia, sanno e devono sapere che si rivolgono verso una organizzazione sovranazionale, l' Unione Europea , nella quale la dimensione del rispetto dei diritti dell' uomo e dei diritti dei popoli è andata assumendo sempre di più uno spessore crescente. nel trattato di Amsterdam essa è stata non solo posta al centro dei valori che l' Unione promuove e difende, ma è diventata determinante per la valutazione dell' identità comune europea. ne è prova la modifica apportata alle disposizioni che regolano l' adesione di nuovi membri e cita espressamente il rispetto dei principi fondamentali sui quali si fonda l' Unione, che sono quelli della libertà, della democrazia, del rispetto pieno dei diritti dell' uomo , delle libertà fondamentali e dello stato di diritto . intendiamo attenerci a questi principi. le nostre decisioni non sono dunque ispirate ad ostilità verso la Turchia. vorrei ricordare — tutti lo abbiamo ben presente — come il nostro paese ebbe a soffrire quando un paese amico, la Francia, dette asilo a cittadini italiani che erano stati condannati all' ergastolo per reati di terrorismo. e tuttavia noi rispettammo la tradizione giuridica, la cultura dell' asilo di quel grande paese democratico e nessuno pensò mai — mi rivolgo ai nostri amici turchi — di dire che la Francia non era uno stato di diritto perché aveva deciso, sulla base delle sue leggi, di concedere asilo a persone che tuttavia erano state condannate per gravi reati nel nostro paese. questa è la grande tradizione europea e ciò che decideremo, dunque, non è atto di ostilità verso la Turchia, ma è atto di rispetto verso le nostre leggi, la nostra storia, i nostri valori. vorrei aggiungere una cosa: in questa delicata vicenda mi sembra che si apra una finestra di opportunità; non so se la si vorrà cogliere e tuttavia voglio sottolineare, da ultimo, in questo mio intervento, le cose che sono state scritte dal leader curdo Abdullah Ocalan. egli ha detto: « io condanno con tutte le mie forze il terrorismo, anche se nasce da parte nostra. sono pronto a fare la mia parte per fermare il terrorismo » . nel corso di questa lettera egli scrive: « ho voluto portare a Roma la voce di questi popoli, guidando questa lotta, certo anche facendo degli errori » . e conclude: « sono arrivato in Italia per aprire la strada alla ricerca di una soluzione politica » . credo che si tratti di un documento importante, nel quale c' è il ripudio del terrorismo, il riconoscimento anche di errori compiuti nel passato, la disponibilità a ricercare una soluzione politica. l' Italia non intende intromettersi nelle vicende interne di altri paesi, ma l' Italia vuole fare sapere che, se si vorrà ricercare la via del confronto, la via di una soluzione negoziata e pacifica di questo conflitto, noi siamo a disposizione, come paese amico della Turchia, come paese sensibile alla causa ed ai diritti del popolo curdo , per fare la nostra parte, per svolgere il ruolo di un paese che lavora per la pace e per la soluzione negoziata dei conflitti.