Massimo D'ALEMA - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 426 - seduta del 23-10-1998
Bilancio ministero affari esteri
1998 - Governo Pella - Legislatura n. 2 - Seduta n. 28
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , vi chiedo scusa per la voce ma... no, sono state giornate faticose! vorrei innanzitutto ringraziare i numerosi colleghi che hanno preso la parola nel dibattito per l' attenzione che essi hanno mostrato al mio Governo ed alle dichiarazioni programmatiche che ho presentato. l' apporto che è venuto, sia dall' opposizione sia dalla maggioranza costituisce uno stimolo importante nel momento in cui, se il Parlamento lo vorrà, inizieremo il nostro lavoro al servizio del paese. vorrei anche dire che la forma delle dichiarazioni brevi, adottata per ragioni di protesta, non ha tuttavia impedito in molti casi che, pur nella brevità degli interventi, vi fossero ragionamenti e venissero poste questioni alle quali merita di rispondere. vorrei innanzitutto — ne sento il dovere — replicare serenamente a ciò che è stato il tratto dominante del dibattito, quantitativamente più esteso e qualitativamente più forte, cioè a quella espressione di sdegno, di protesta, di indignazione che è venuta dalla principale forza di opposizione, il Polo, alla quale mi sono sempre riferito come Polo. voglio dirlo a chi, dai banchi di Alleanza Nazionale , mi ha rimproverato di non avere nominato la stessa Alleanza Nazionale ; un collega, è a verbale... ho ascoltato tutto. vorrei rivolgere all' opposizione, alla principale forza di opposizione, la preghiera che venga accantonata la tesi estrema della illegittimità di questo Governo. questa tesi è, come hanno riconosciuto anche taluni degli esponenti del Polo che hanno parlato, sul piano giuridico e costituzionale, infondata. la nostra Costituzione prevede una forma di governo parlamentare, non prevede alcun vincolo di mandato per i deputati che rappresentano la nazione ed avrebbe indubbiamente rappresentato uno strappo alla regola costituzionale non conferire l' incarico a chi era stato indicato dalla maggioranza dei deputati, anziché darglielo. vorrei anche ricordare... anche questa, Pisanu. io ho ascoltato tutti gli interventi, tu no e quindi io rispondo per parti. ci si è riferiti in diversi interventi ad una nozione che io considero impropria e persino pericolosa, quella di regola sostanziale, che stupisce nel ragionamento di garantisti e di liberali, per i quali le regole dovrebbero essere formali. il riferimento alle regole sostanziali della democrazia apre un campo assai pericoloso, nel quale inevitabilmente spetta al più forte interpretare quale sia la regola sostanziale. le regole formali, quelle scritte, sono una garanzia per tutti e sul rispetto di esse si fondano la legalità e la democrazia. io voglio quindi misurarmi con il problema politico — che tale è — non della legittimità, ma della legittimazione di questo Governo: Governo legittimo sulla base della Costituzione e della legge. voglio misurarmi con il problema reale di quella costituzione materiale del maggioritario che è stata invocata anche contro le regole formali di una Costituzione invecchiata (e non sarò certo io a negare che è invecchiata, dal momento che sono tra quanti ritengono che debba essere riformata). io credo, vedete, che questo ragionamento, di cui riconosco il fondamento, debba tuttavia essere affrontato con misura, con spirito equanime, con il riconoscimento di quanto vi è di imperfetto in questo sistema bipolare e del maggioritario che veniamo costruendo; perché, vedete, cari colleghi , se davvero il tema centrale di questa fase politica fosse il tradimento del vincolo contratto con gli elettori e se il motivo della vostra indignazione fosse questo e non una legittima amarezza di parte, nel momento in cui i parlamentari di Rifondazione comunista , eletti con l' Ulivo, hanno fatto cadere il governo dell' Ulivo, avreste dovuto indignarvi e non festeggiare, come si vide in questa sala. la questione è più complessa e non possiamo certamente dimenticare che lo stesso Governo Berlusconi, che indubbiamente nacque dal voto dei cittadini, tuttavia in un sistema imperfetto come il nostro poté prendere origine soltanto perché alcuni senatori tradirono, si potrebbe dire... ma nei principi, caro Armaroli, tu mi insegni, il numero non conta. tradirono, dicevo, il mandato dei loro elettori... sì, è così, è la verità. è la verità, è innegabile. vedete, io credo che questo sia un modo molto semplicistico di interpretare fenomeni politici, problemi istituzionali, con i quali ci si dovrebbe misurare insieme ed a fondo, evitando di ridurli all' anatema reciproco, all' insulto. noi abbiamo vissuto con amarezza la rottura dei parlamentari di Rifondazione comunista . non è stato un fatto lieve, anche perché quella rottura ha creato un danno, una lacerazione in quel popolo della sinistra che io ritengo essere una risorsa del nostro paese e della nostra democrazia. abbiamo però cercato di comprenderne le ragioni politiche, abbiamo cercato di rispondere sul piano politico e programmatico, non ci siamo abbandonati ad una campagna sul tradimento. abbiamo tenuto conto del fatto che nel momento in cui quella rottura si determinava c' era qualcosa che colpiva tutto lo schieramento del 21 aprile. sappiamo bene, cari colleghi del Polo, che la logica di questo maggioritario imperfetto fa sì che se è vero che un parlamentare che oggi la pensa diversamente da noi è stato eletto anche con i nostri voti, è pur vero che noi stessi siamo stati eletti anche con i suoi. allora, la questione, come voi capite, è molto più complessa e rende difficile per tutti parlare in nome del popolo italiano , o della stragrande maggioranza di esso, come talora sentiamo dire. io sono molto prudente, non lo so, il popolo italiano si è pronunciato alle elezioni, c' è chi ha un occhio ai sondaggi come se essi fossero l' indice continuamente in movimento dei tassi d'interesse , o della Borsa. non so cosa pensi in questo momento la maggioranza degli italiani... mi permetto di osservare che credo nessuno in quest' Aula possa legittimamente parlare a nome della maggioranza degli italiani, ed è giusto che la politica e i rappresentanti del popolo parlino a nome proprio , prendendosene la responsabilità ed il rischio. il problema vero, cari amici, era ed è un altro, e su di esso noi stessi ci siamo interrogati: se, cioè, di fronte ad una crisi che è l' espressione di una separazione politica, ma anche la conferma di una fragilità sistemica del nostro maggioritario, il ricorso immediato a nuove elezioni fosse un rimedio significativo ed utile. il vero interrogativo è se questa cura, alla quale il paese è stato già sottoposto ripetutamente negli ultimi anni, senza nuove regole possa consolidare il maggioritario ed il bipolarismo, oppure consumarlo e renderlo sempre meno credibile nella coscienza dei cittadini. il problema vero è domandarsi se ricorrere alle elezioni oggi, con una legge elettorale che non solo la grande maggioranza di questo Parlamento, stando alle proposte depositate, ma anche numerosi cittadini che hanno firmato referendum e leggi di iniziativa popolare ritengono inadeguata; se tagliare la strada al referendum con le elezioni, come altre volte si è fatto nel passato, sia il modo migliore di costruire il maggioritario, oppure se non sia il momento di prendersi la responsabilità di decidere di andare alle elezioni soltanto quando avremo regole e riforme capaci di far sì che quelle elezioni risolvano... questa è una delle ragioni per le quali nasce questo Governo... cari amici, nei prossimi mesi ci saranno tante di quelle elezioni (amministrative, europee) per cui vedremo cosa pensano gli italiani: ce lo diranno loro, non c' è bisogno che lo interpretiamo! i messaggi degli italiani saranno dunque chiari e legittimi per le forze politiche . ma torniamo al punto; questa è una delle ragioni per cui nasce questo Governo: dare un Governo al paese, un Governo che si fonda per gran parte sulla coalizione che ha vinto le elezioni, la quale mantiene al Senato la maggioranza assoluta , anche dopo la rottura di Rifondazione, ed in quest' Aula rappresenta circa la metà dei componenti. quindi, la coalizione che ha vinto le elezioni, pur colpita dalla separazione di Rifondazione comunista , rappresenta tuttavia una realtà politico-parlamentare di grandissimo rilievo, è il fondamento più largo del Governo che si va a costituire in alleanza con altre forze democratiche del centro che ritengono di concorrere, sulla base di un fatto programmatico, alla governabilità del paese. questo Governo assume innanzitutto con la sua azione il compito di favorire, di stimolare, attraverso il confronto tra le forze politiche , la ripresa di un impegno riformatore sulla legge elettorale e sui grandi temi costituzionali nella direzione, come ha detto qui il collega Lembo, di un confronto sulla legge elettorale che non può essere volto a punire qualcuno, ma deve essere indirizzato a garantire una legge efficace ai fini della rappresentatività e della governabilità. credo che in questo momento diamo una risposta. ringrazio quanti hanno voluto, nel criticarmi, rivolgermi anche elogi che considero persino eccessivi. si è fatto riferimento al machiavellismo; un collega, forse convinto di colpirmi, ha sostenuto che sono addirittura peggiore di Machiavelli. io lo so: sono molto peggio di Machiavelli! lo considero un grande. badate, la verità è che sento cadute sulle mie spalle responsabilità molto gravi e personalmente senza alcun dubbio avrei preferito che il governo dell' Ulivo potesse continuare il suo cammino. ho lavorato per questo! se ci tenevate tanto, potevate votarlo! ma io sono convinto che il paese abbia bisogno di un governo forte, di una larga base parlamentare, capace quindi di garantire stabilità, di aprire la prospettiva, ad un' Italia che ha pagato il prezzo del risanamento necessario, della traduzione degli effetti positivi dell' entrata della lira nell' euro in nuove opportunità di sviluppo, di lavoro, di modernizzazione del paese. penso davvero che questo sia il banco di prova , che i cittadini ci giudicheranno da questo e non tanto da una disputa astratta tutta tra di noi sulla legittimità o meno. questo Governo, quindi, nasce per le riforme, costituzionali ed elettorali. facciamole, facciamole presto e mi troverete all' indomani fra quanti ritengono che si possa e sia utile votare. nasce per le riforme sociali necessarie per avere una società più giusta, più dinamica, per aprire la società ai giovani. vedete, ho temuto davvero, perché forte è la mia passione nella politica e nella democrazia, che la sconfitta del governo dell' Ulivo potesse segnare un arretramento, un ritorno verso soluzioni tecniche, tecnico-istituzionali, che pure hanno servito il paese in modo egregio in determinati passaggi del passato. ma un ritorno di questo tipo oggi avrebbe segnato una sconfitta per tutta la nuova classe dirigente politica del paese, anche per quella che starà all' opposizione ma avrà di fronte una guida politica con la quale misurarsi. tale ritorno ci avrebbe allontanato dall' Europa nel momento in cui è alla vigilia di decisioni e di scelte fondamentali per l' avvenire del nostro paese, decisioni e scelte di cui deve prendersi la responsabilità una classe dirigente politica. anche per questo ho accettato questa sfida, certo difficile. alla base del Governo c' è una convergenza, una convergenza programmatica e culturale che ha un nome: centrosinistra. non è una novità, senza dubbio. ma il centrosinistra di oggi non è la riproposizione di quello del passato. il centrosinistra di oggi è una soluzione di Governo che si muove in sintonia con la cultura di Governo oggi prevalente in Europa, largamente prevalente in questa Europa di cui siamo parte. quasi ovunque nelle nazioni europee il fallimento dello statalismo ad est e ad ovest e, d' altra parte, il fallimento dell' esperienza di un liberismo selvaggio...... e senza regole hanno lasciato in campo una guida di centrosinistra, che si sforza di realizzare una sintesi originale (qui come negli altri grandi paesi europei ) tra valori socialisti, di solidarietà e di coesione sociale, e valori liberali. questo è oggi l' asse di governo dell' Europa: non è un' invenzione contraddittoria. l' Europa vuole ripensare — e noi con essa — il ruolo dello Stato e l' azione pubblica non solo a livello statale, ma anche a livello dell' Unione, anche a livello sovranazionale, come un' azione che sempre di più deve sapere indirizzare, garantire, guidare più che gestire. e laddove è inevitabile che la mano pubblica continui a gestire in misura larga, come nel campo della scuola o della sanità o della sicurezza, allora occorre garantire un livello di efficienza e di qualità dei servizi che non è compatibile con una vecchia visione burocratica. questa Europa cerca di costruire nuove reti di protezione sociale che non siano di freno al dinamismo ed all' innovazione, aperte ai più deboli ma meno aperte alle corporazioni. ma mentre una visione liberista porta a concepire questo processo come rottura di un patto sociale , l' impegno del centrosinistra europeo è quello di riscrivere il patto sociale , in un dialogo — che è la condizione inevitabile per vincere questa sfida — con le grandi forze sociali del paese. occorre dunque affiancare alle riforme costituzionali un processo di riforme amministrative e sociali; portare avanti l' opera intrapresa di riforma, di snellimento, di decentramento della macchina amministrativa dello Stato che è la riforma delle riforme, senza la quale nessun cambiamento è possibile; mettere in sintonia questo processo con le idee di riforma costituzionale a confronto. il lavoro è stato avviato; ritengo sarebbe un peccato spezzarlo. io penso che abbiamo il compito di riprenderlo e di portarlo a compimento. al centro dell' azione di governo noi vogliamo mettere quel trinomio che oggi costituisce l' asse di una nuova fase della costruzione europea, il sentimento e l' idea che ispirano i nuovi governanti dell' Europa: istruzione, lavoro, nuove generazioni. sono i tre grandi campi sui quali l' Italia deve investire le sue risorse. credo che possiamo farlo grazie all' opera di risanamento che è stata compiuta e possiamo farlo come grande obiettivo europeo, cioè di un' Europa che comincia a concepire questi obiettivi come vincolo, non limitandosi ai pur necessari vincoli di bilancio. noi vogliamo andare su questa strada con determinazione e con coraggio. capisco che le opposizioni ci dicano: vi misureremo; capisco che da sinistra si dica: misureremo se davvero sia possibile conciliare in una visione riformista liberalizzazione e solidarietà. alla radice della rottura con Rifondazione comunista c' è il convincimento che questa sfida non possa essere vinta, c' è una pregiudiziale antiriformista che torna in un' anima della sinistra italiana e che propone, quindi, non tanto la tematica del tradimento, quanto quella della sfida, della sfida politica, della sfida culturale, della sfida di Governo, perché è chiaro che vinciamo se ci riusciamo. vorrei ringraziare quanti dai banchi di Rifondazione comunista hanno dato questa impronta ed anche quelli che non hanno dimenticato la forza di un legame politico e personale che non è spezzato dalle divisioni di oggi. la sfida di una opposizione come la Lega: penso sia un fatto importante per tutti (non lo vedo in un' ottica strumentale) che una forza come la Lega, che rappresenta una parte del nord del paese, abbandoni il terreno secessionista e voglia misurarsi — certo, immagino in modo « ruspante » — con il terreno del confronto politico e programmatico. avverto questa come un' opportunità per la democrazia italiana: ma che interesse ha la democrazia italiana, se non quello fondamentale di riportare il dibattito sul terreno del confronto e delle regole democratiche? noi abbiamo interesse ad avere chi rappresenta il disagio di 3 milioni di italiani del nord...... qui e non riuniti in un improbabile Parlamento della Padania: qui a discutere con noi, perché ci si possa misurare anche con le loro proposte e con le loro idee. questo è anche lo spirito con il quale ho cercato di rivolgermi al Polo, guardando — se sarà possibile — al di là di tale momento di comprensibile confronto. è evidente che, se il Governo passerà la strettoia di questa fase convulsa e si consoliderà, ho fiducia che, sia pure nella durezza del confronto parlamentare, verrà inevitabilmente avanti la necessità di mettere a confronto idee, proposte, suggerimenti, modi di vedere il futuro del paese. non si potrà troppo a lungo reggere una linea che nega il dialogo nel nome della illegittimità presunta. anche qui credo che già il dibattito abbia mostrato varchi e propensioni diverse, abbia messo in campo questioni reali, visioni comprensibilmente dialettiche sul tema della legge elettorale e delle riforme costituzionali . bene: è base di un confronto. l' importante è guardare ai problemi che dobbiamo risolvere e sviluppare questo confronto in modo aperto nell' interesse del paese. questa maggioranza, che si prende la responsabilità di governare e di garantire l' attuale fase di passaggio, non è — vorrei dirlo — una riedizione o un ultimo approdo della cultura del compromesso storico . ho citato Moro, ho citato una frase di Moro, determinata, il cui significato inequivoco era quello di segnare la fine di un' epoca, la fine dell' anticomunismo...... la fine dell' anticomunismo, la fine di un modo di confrontarsi tra le grandi forze politiche del paese, fondato sulle pregiudiziali ideologiche e sulla incomunicabilità. credo che quella stagione sia finita vent' anni fa e riproporre il fronte contro fronte su basi ideologiche non è il bipolarismo, perché il bipolarismo è un' altra cosa, il bipolarismo è la sfida per il Governo tra forze che si muovono su un terreno di valori e di regole condivisi. Storace! questo è stato il senso della mia citazione di Moro: non volere rimettere indietro le lancette dell' orologio ma, al contrario, replicare a chi, così è parso a me, volesse farlo. vedo benissimo che vi è stata una rottura profonda nella storia del paese e so anche, vorrei replicare a taluni colleghi, che questa rottura non cancella il persistente peso delle grandi tradizioni politiche, culturali che in qualche modo si sono ricollocate nel quadro bipolare e attraversano in una certa misura l' uno e l' altro schieramento. io so bene quanto sia stato importante per noi, e sia importante per l' Ulivo che esso non si riducesse ad un patto tra la sinistra ed i cattolici, ma che avesse ed abbia nel proprio interno quelle forze di una tradizione di democrazia laica, quelle forze ambientaliste, espressione anche in Italia di un grande processo europeo, che appunto liberano l' Ulivo dal sospetto di essere la riedizione di un vecchio compromesso del passato. ma vedete, il grande problema con il quale siamo tutti alle prese e con il quale dobbiamo misurarci coraggiosamente è come far sì che la prosecuzione di queste tradizioni non debba necessariamente tradursi in una frammentazione politica che impedisce la governabilità, perché se non siamo capaci di accompagnare le riforme elettorali ed istituzionali con un processo politico che costruisca i nuovi soggetti della democrazia bipolare, necessariamente a partire da una pluralità di tradizioni, io credo che noi continueremo ad avere una frantumazione partitica che appare incomprensibile ai cittadini, che li allontana dalla vita delle istituzioni e che rende fragile la governabilità. questi sono i problemi reali con i quali siamo alle prese. questo Governo non pretende di risolverli; il Governo deve governare, ma nello stesso tempo può essere stimolo e incoraggiamento ad affrontarli; molto dipenderà dal modo in cui l' insieme delle forze politiche , le diverse forze di opposizione, saranno in campo. davvero il futuro del paese non è nelle mani di una parte sola ed io credo di avere sempre avuto coscienza di questo e di aver ricercato il dialogo, anche a costo di qualche fallimento che pure mi è stato rimproverato, frutto più di imprudenza che non di avarizia. dalla posizione nella quale sono chiamato oggi io intendo continuare a ricercare il dialogo e penso che anche gli avversari di oggi lo sappiano. io ho avvertito — e di questo voglio ringraziare — anche nell' asprezza della contrapposizione, in tanti colleghi, il segno di una stima, di una comprensione umana che evidentemente significa che nella vita di questo Parlamento non ci siamo soltanto scontrati, ma ci siamo anche ascoltati, qualche volta capiti e conosciuti. bene, io ritengo, quindi, che tutto questo ci aiuti a guardare con maggiore fiducia al futuro, al futuro di questa esperienza politica e alla possibilità di rimettere in cammino l' evoluzione della democrazia italiana. noi, comunque, ce la metteremo tutta. sappiamo che questa è la nostra responsabilità. sono persuaso che anche chi si oppone sa che questa responsabilità la condivide, la deve condividere, la dovrà condividere nel futuro. grazie.