Massimo D'ALEMA - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 425 - seduta del 22-10-1998
1998 - Governo Pella - Legislatura n. 2 - Seduta n. 17
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli Deputati , il Governo che presiedo chiede a voi una discussione approfondita sul suo programma ed un voto di fiducia sui suoi obiettivi di fondo. lo fa nella piena consapevolezza delle responsabilità che esso ha nei confronti del paese e del suo avvenire democratico: responsabilità che avverto anche personalmente, e che mi onorano e mi emozionano. con questo spirito ringrazio coloro — forze politiche e gruppi parlamentari — che nei giorni scorsi hanno indicato la mia persona per guidare il nuovo Governo. con animo ugualmente sereno sono pronto ad ascoltare le ragioni di quanti hanno sostenuto che l' Esecutivo che presiedo nasce da un percorso democratico imperfetto o finanche da una violazione delle corrette procedure costituzionali. io non penso che sia così. il nuovo Governo nasce nel pieno rispetto delle regole e nella trasparenza dell' agire politico: principi che ho sempre considerato, nella mia vita, come valori fondamentali e che, anche nelle scorse settimane, hanno ispirato la condotta dell' attuale maggioranza. credo però che le preoccupazioni sollevate non vadano eluse ma affrontate, perché se si interrompe il dialogo tra le diverse posizioni in campo, la politica si impoverisce e muore. senza capacità di ascolto, senza riconoscimento reciproco non si costruiscono regole comuni, rispettate e condivise. il paese ha vissuto, nelle scorse settimane, giornate difficili. la crisi che ha portato alle dimissioni di Romano Prodi ha interrotto bruscamente l' azione di un Governo che operava bene e nell' interesse dell' Italia: un Governo che ha garantito al paese l' ingresso nell' euro, superando riserve e scetticismi diffusi; che ha proseguito senza esitazioni il risanamento dei conti pubblici avviato dai presidenti Amato, Ciampi, Dini e sostenuto dagli italiani a prezzo di sacrifici pesanti. un Governo che si apprestava, finalmente, a raccogliere i frutti del lavoro svolto e a concentrare le proprie energie sullo sviluppo dell' economia, sulla creazione di nuova occupazione, sul rafforzamento della tutela dei ceti più deboli. questo lavoro è stato vanificato dalla scelta di una parte dei deputati di Rifondazione comunista di ritirare la fiducia a quell' Esecutivo che, per oltre due anni, essi avevano contribuito a sostenere lealmente anche in occasione di passaggi più difficili e sofferti. la crisi del governo dell' Ulivo è nata, quindi, per scelta e responsabilità di una parte delle forze uscite vincenti dalle elezioni del 21 aprile del 1996. in questa situazione il Capo dello Stato ha chiesto di verificare l' esistenza in Parlamento di una maggioranza in grado di coagularsi intorno ad un programma utile per il paese e di far riprendere alla legislatura il suo cammino. non ho mai pensato che la soluzione alternativa di nuove elezioni, sostenuta con forza dal Polo, rappresentasse una richiesta inaccettabile. è del tutto evidente che, dinanzi all' impossibilità da parte del Parlamento di esprimere una nuova maggioranza, quella strada sarebbe divenuta obbligata. ma nella situazione data è apparsa preclusa, non da pregiudiziali formali bensì da ragioni concrete e materiali a partire da una fondamentale. nuove elezioni — come noto — avrebbero impedito l' approvazione della legge finanziaria e determinato il ricorso all' esercizio provvisorio con ripercussioni negative non solo sull' immagine ed il credito del paese ma anche, nel momento in cui si avvicina l' introduzione dell' euro, sugli interessi concreti di milioni di italiani. questa preoccupazione fondamentale, unita alle complesse implicazioni costituzionali e politiche dell' avvio del semestre bianco , hanno spinto a ricercare con tenacia una soluzione politica. anche come atto di responsabilità verso l' Italia e i suoi interessi. in questo quadro il presidente della Repubblica ha assolto alla propria funzione con la più assoluta correttezza, garantendo in ogni passaggio uno svolgimento costituzionalmente ineccepibile della crisi. nessuna regola è stata violata. sull' indicazione del mio nome come presidente incaricato avanzata al Capo dello Stato dai gruppi parlamentari dell' Ulivo-Alleanza per il governo su proposta dello stesso presidente Prodi, all' indomani della sua rinuncia, si è determinata la convergenza dei gruppi parlamentari dell' unione democratica per la Repubblica e dei comunisti italiani. in una fase immediatamente successiva è maturato l' accordo programmatico che consente oggi al Governo di presentarsi davanti alle Camere. noi per primi siamo consapevoli che questo Governo non è stato scelto direttamente dagli elettori, anche se appare chiaro che la parte più larga delle forze che danno vita alla nuova maggioranza ha vinto, e non perso, le elezioni del 21 aprile di due anni fa. è altrettanto evidente che il processo in corso non esprime una normalità della dialettica politica e parlamentare. il Governo che oggi chiede la fiducia contiene un tratto di eccezionalità che deriva, in primo luogo, dalle condizioni oggettive in cui è maturata la sua costituzione. la verità è che la nuova maggioranza nasce da due fratture che, in tempi e forme diverse, hanno investito gli schieramenti del Polo e del centrosinistra. da un lato quella che ha portato alla rottura del patto di Governo tra l' Ulivo e Rifondazione comunista . rottura dolorosa che una maggioranza di deputati e senatori di quel partito non ha condiviso sino alla decisione di uscire da Rifondazione per dare vita al partito dei comunisti italiani . dall' altro la scelta di una forza di personalità del centro che, sulla base di un' ispirazione moderata e della vocazione a concorrere alla governabilità del paese, hanno preso le distanze dal Polo delle libertà non condividendo la radicalizzazione estrema di molte sue posizioni ed hanno dato vita all' Udr. due fatti politici con i quali è giusto misurarsi e che sarebbe un errore interpretare come « tradimenti » . sono, invece, due episodi che evidenziano la fragilità del nostro bipolarismo. testimoniano della ricerca di un equilibrio che tuttora non si è risolta. la caduta del Governo Prodi è stata, quindi, non solo una crisi politica ma l' ennesima testimonianza di una crisi ancora irrisolta del sistema. da questa difficoltà non si esce con continui ricorsi alle urne, soprattutto quando è del tutto chiaro che nuove elezioni con le vecchie regole non rappresentano un rimedio. anzi, è più che probabile che ripropongano la medesima instabilità. non è aumentando le dosi della medicina che il malato guarisce, se la medicina non è quella giusta. ecco perché la crisi di queste settimane interroga tutti. e stimola tutti alla ricerca delle soluzioni necessarie. oltre le polemiche pure legittime di queste ore, oltre le contrapposizioni più aspre, la nostra responsabilità è di condurre la transizione delle istituzioni verso un approdo certo, stabile, condiviso. completare la transizione significa evitare rotture traumatiche; ritessere tenacemente il filo del dialogo sulle riforme; costruire, giorno dopo giorno, un rapporto tra Governo e opposizioni improntato alla massima chiarezza dei ruoli e alla volontà di definire insieme il sistema delle regole. il Governo opererà in questo senso ed è disponibile a realizzare con tutte le opposizioni un dialogo franco, aperto e leale. cercheremo di riaprire il confronto con le forze del Polo che rappresentano una parte ampia e significativa della società italiana . abbiamo cercato di comprendere in questi giorni il vostro turbamento e, personalmente, guardo ad esso con il rispetto che si deve sempre alle posizioni degli avversari politici. ritengo, però, che sarebbe un errore se ciò si traducesse in una chiusura al confronto sulle soluzioni istituzionali necessarie a consolidare una moderna democrazia bipolare. mi rivolgo a lei, onorevole Berlusconi, non solo perché è il leader della più consistente delle opposizioni, ma perché non è mancata in passato tra noi l' occasione di lavorare insieme per il bene della nostra democrazia. le chiedo di riflettere sugli interessi generali del paese. e le assicuro la piena disponibilità del Governo a riaprire un dialogo che non serve alla sua parte o alla nostra, ma a tutti gli italiani. altrettanto faremo con la Lega, che dichiara oggi di abbandonare la pericolosa e inaccettabile bandiera della secessione e si ripropone di incalzare il mondo politico sulla base di una riforma federalista . io apprezzo questo mutamento di rotta, onorevole Bossi, e spero davvero si tratti di una scelta durevole, anzi definitiva. la Lega sappia che sul terreno delle riforme troverà nel Governo un interlocutore attento e sensibile. valuteremo le sue proposte e chiederemo di essere giudicati per le scelte che il Governo assumerà a partire da una riforma costituzionale ed amministrativa che dovrà accentuare, sulla linea indicata dalla Commissione bicamerale, il potere delle autonomie locali proseguendo nella direzione del decentramento delle politiche fiscali e di bilancio. infine a Rifondazione comunista chiediamo di giudicare l' operato del Governo senza pregiudizi. questa maggioranza non nasce sulla base di una preclusione a sinistra. caso mai, è vero l' opposto. la scelta di rompere è venuta da parte della maggioranza di Rifondazione. una scelta lungamente maturata e che ha generato in molti di noi un sentimento di amarezza e di incomprensione. un' amarezza resa più acuta, onorevole Bertinotti, anche dal punto di vista personale per il fatto che in questi giorni, di fronte all' attacco pregiudiziale della destra all' incarico assegnato ad un leader della sinistra italiana, lei non abbia sentito in alcun momento il bisogno di esprimere una sola parola di sostegno e solidarietà. ora, tuttavia, si apre una pagina nuova. vi chiediamo di valutare serenamente l' operato del Governo, le sue scelte, i suoi programmi a partire dai provvedimenti per l' occupazione, per il Mezzogiorno e la giustizia sociale . questo non sarà, colleghi di Rifondazione, un Governo distante dai lavoratori. e non solo per la storia personale di chi vi parla ma per il programma che il Governo si è dato, per gli obiettivi che ha scelto di perseguire, per le priorità che si impegna a rispettare. abbiamo la responsabilità di proseguire il lavoro avviato positivamente da chi ci ha preceduto. primo imperativo nell' azione del governo sarà, dunque, non interrompere l' opera di risanamento dei conti pubblici e rafforzare quella strategia economico-finanziaria tracciata da Romano Prodi che ci ha consentito di entrare in Europa superando ostacoli e difficoltà. un risultato raggiunto grazie al senso di responsabilità della grande maggioranza dei lavoratori, delle forze sociali e dell' impresa, delle donne e dei giovani che hanno compreso la portata di quella sfida. è stato soprattutto grazie a loro se ce l' abbiamo fatta, se abbiamo recuperato un certo orgoglio ed una dignità dell' essere italiani. non era facile dopo anni bui. l' Italia degli anni 90 è stata una sorpresa per molti. ha trovato in sé la forza per cambiare passo, anche grazie all' apporto di una nuova classe dirigente espressione di quel rinnovamento della politica stimolato dall' avvento del maggioritario, dall' elezione diretta di sindaci, presidenti di province e regioni, dal rafforzarsi del bipolarismo. è cresciuta anche così una diversa cultura di Governo. il paese ha conosciuto altre compatibilità, nuovi criteri di gestione dello Stato e delle risorse. si è andato consolidando un altro costume nella politica, con il recupero di rigore e professionalità. doti essenziali se si vuole competere in una partita che non si gioca più al riparo di rassicuranti confini nazionali ma investe l' Europa e il mondo. ecco perché sentiamo di avere costruito negli anni una pagina importante nella storia del paese. qualcosa di condiviso che non appartiene solo ad una maggioranza o ad una parte, ma è frutto del concorso di forze diverse, seppure divise da una dialettica aspra. è questa la prima ragione che porta il Governo ad assumere integralmente la legge finanziaria per il 1999 presentata da Prodi, insieme al complesso dei provvedimenti ad essa collegati. la finanziaria segna una novità che abbiamo sostenuto prima della crisi e che, tanto più, intendiamo valorizzare ora. si fonda su di un impianto che, in coerenza con le linee del Dpef, individua, nel pieno rispetto del patto di stabilità , la necessità di affiancare alle tendenze spontanee dell' economia un' azione decisa e determinata di politica economica e sociale. era questa, del resto, la scelta di campo che apriva la strada ad una seconda fase nell' azione del governo prima della crisi. oggi quella sfida è una delle ragioni costitutive di questo Governo: ridurre la pressione fiscale e contributiva; mantenere l' impegno già assunto per la restituzione dell' eurotassa; indirizzare un quadro di provvedimenti urgenti ai segmenti più deboli della popolazione; contenere le imposte sulla prima casa ; accelerare le procedure per la realizzazione di nuove infrastrutture anche con il coinvolgimento di capitale privato; varare « sviluppo Italia » e procedere rapidamente al riordino degli incentivi e degli ammortizzatori sociali favorendo l' emersione del lavoro nero e sommerso ed il completamento di un sistema di previdenza complementare e di sicurezza sui luoghi di lavoro. il Governo si fa così garante dei due assi di quella strategia che ha reso possibile, in questi anni, il conseguimento di risultati importanti per l' Italia. in primo luogo la concertazione tra le forze sociali come unico metodo possibile per la gestione dell' emergenza economico-finanziaria ed oggi per il passaggio dalla fase del risanamento alle nuove prospettive di sviluppo, di accumulazione e liberalizzazione dei mercati. non ho ritenuto durante la crisi di incontrare i rappresentanti delle forze sociali . era giusto, d' altra parte, che fosse in primo luogo la politica ad assumersi le proprie responsabilità. naturalmente, se il Governo otterrà la fiducia, tra i primi impegni della nostra agenda vi sarà la costruzione di un dialogo e di un confronto con le forze sindacali e le rappresentanze del mondo imprenditoriale che voglio ringraziare per l' attenzione positiva con cui hanno seguito e seguono il tentativo di dare al paese un Governo stabile. sull' altro versante, il secondo asse al quale ispirarsi è il nuovo patto per lo sviluppo di cui ha parlato nei mesi scorsi il ministro Ciampi. la sfida di una « nuova programmazione » fondata sul recupero strategico di investimenti pubblici, unitamente a capitali privati, per realizzare infrastrutture, materiali e non, da cui dipendono la vita civile e la qualità del patrimonio culturale e naturale del paese. e, insieme a ciò, il pieno recupero di un' azione pubblica per favorire nuove iniziative economiche, più moderne aggregazioni industriali, una nuova collaborazione tra soggetti privati e amministrazioni locali in grado di realizzare piani di sviluppo anche nelle zone più arretrate. dentro questa cornice il Governo intende sviluppare la propria iniziativa per favorire la creazione di nuova impresa, nuova ricchezza, nuova occupazione. siamo consapevoli che, dopo la stagione dei sacrifici, ora il paese attende una svolta sul terreno delle riforme strutturali. questa, del resto, è la sfida che sta davanti a tutte le grandi società moderne, in ogni parte del mondo. come realizzare un processo di vera liberalizzazione della società, dell' economia, del mercato, dell' accesso alle professioni, della libertà d' impresa. e garantire che tutto questo si accompagni ad una maggiore equità sociale, ad una espansione dei diritti individuali, ad una partecipazione diffusa che non si rinchiude nella difesa corporativa degli interessi. l' Europa che ha generato la sintesi più alta tra sviluppo economico , democrazia politica e coesione sociale deve oggi dare vita ad una società più libera, umanamente più ricca e più giusta. le culture iper-liberiste, negli ultimi vent' anni , hanno governato le nostre società complesse accettando che un mercato privo di controlli comprimesse i diritti sociali. peraltro, senza ottenere con ciò vantaggi significativi per la crescita e lo sviluppo. non è un caso se, allo scadere di quella stagione, in tutta Europa gli elettori hanno indicato nelle forze socialiste, laburiste, della sinistra riformatrice e nei filoni della cultura popolare, verde e ambientalista, liberale il riferimento di una nuova stagione. tredici paesi su quindici sono governati oggi in Europa da coalizioni o forze riformiste e di centrosinistra. perché è solo la sintesi di queste culture che può coniugare il valore della competizione con quello dell' uguaglianza. uguaglianza di opportunità, innanzitutto, e delle possibilità di condurre un' esistenza dignitosa. la possibilità di cambiare nel corso della propria vita. cambiare lavoro, città, professione. migliorare la propria condizione in rapporto al talento, al merito, alle capacità che si hanno. solo una reale uguaglianza delle opportunità rende possibile la competizione. senza regole uguali per tutti è inevitabile che vinca il più forte, il più ricco, il più garantito. non si dà competizione senza un tessuto sociale robusto e sentito. non è vero, come qualcuno ha detto, che « la società non esiste » . è vero, invece, che il problema più arduo è costruire un rapporto originale tra individuo e collettività. noi dobbiamo costruire i fondamenti di una « cittadinanza responsabile » , dove l' esigenza di sicurezza, reddito, assistenza proceda di pari passo con l' apertura verso le problematiche di chi ha di meno o non ha. deve prevalere l' idea di una società dove « vivere meglio » non può comportare il peggioramento della vita degli altri, ma il loro aiuto. aiuto che si traduce nella costruzione di una società veramente solidale al posto di una solidarietà burocratica e statalista. questo è tanto più vero in Italia dove il volontariato cattolico e laico, l' associazionismo e ciò che si indica comunemente come « terzo settore » rappresentano un patrimonio straordinario di umanità e passione civile. quelle esperienze spesso meglio di un intervento pubblico tradizionale generano una solidarietà efficiente che riduce i conflitti e armonizza la società. ecco la relazione stretta tra una liberazione dai lacci alla concorrenza, dalle corporazioni, dalle barriere all' ingresso, ed una società di cittadini consapevoli dei propri diritti, forti nel loro rapporto con una burocrazia ed una sfera pubblica finalmente al loro servizio. aprire un negozio, avviare un' impresa che crea lavoro, ma anche muoversi, viaggiare, studiare in un altro paese, sono attività e scelte che lo Stato deve favorire e non ostacolare. non deve seppellirle sotto mille impicci e procedure. non è possibile che il talento e la professionalità di un giovane debbano sottostare ai vincoli di un ordine professionale che non lo accoglie soltanto perché quel ragazzo non ha avuto la fortuna di nascere nella famiglia « giusta » . c' è un' Italia stanca, che non sopporta tutto questo. che vuole godere di più libertà, per sé e per gli altri. ecco perché non è sui banchi di questo Governo che troverete i difensori dello statalismo. noi sosteniamo che i processi di privatizzazione non devono eliminare le funzioni dello Stato ma accompagnarsi, sempre, alla liberalizzazione e regolamentazione dei mercati. e crediamo che questi processi, senza ripetere gli errori del passato, devono investire anche il mondo dei servizi pubblici locali. su queste basi la riforma di uno stato sociale aperto verso i più deboli e meno corporativo è il fondamento di una società più equa e moderna. più attenta alle domande del singolo e più giusta nel rapporto tra le generazioni. una società meno rinchiusa nelle proprie paure. una società che ha paura delle sue potenzialità, che trascura le sue migliori energie è una società che ha perduto slancio, tensione morale, speranza. questo, invece, è uno dei messaggi che la politica deve recuperare: offrire di più a quanti, finora, hanno avuto di meno. si tratta, in prospettiva, di modificare radicalmente la destinazione delle risorse pubbliche concentrandole sui rischi e sui bisogni che il mercato si dimostra ancora incapace di capire o soddisfare. bisogna dare di più a chi, in primo luogo i giovani, finora ha avuto di meno. per questi motivi vogliamo investire di più e meglio nell' istruzione, nella formazione, nella salute, nella ricerca, nella tutela dell'ambiente e delle città. su questi capitoli di spesa dovremo rapidamente omologarci alle altre grandi democrazie perché altrimenti perderemo l' aggancio con i modelli sociali più avanzati. il Governo sa che il primo e fondamentale investimento da fare riguarda i giovani. la scuola, la formazione, l' università, le opportunità dell' accesso al mercato del lavoro . la stessa capacità competitiva del paese dipende da questo. elevare l' obbligo formativo a 18 anni e riformare i cicli scolastici sono le condizioni di un qualunque serio ragionamento sul futuro. così come ampliare la scolarità, sviluppare la formazione professionale , attuare l' autonomia delle istituzioni scolastiche. in una cornice di estensione del diritto allo studio e di maggiori investimenti in capitale umano , il Governo farà propri i provvedimenti già presentati all' esame del Parlamento intesi a regolamentare il rapporto statale-non-statale nel quadro di un sistema pubblico integrato. studiare per « sapere » , dunque, e « sapere » per poter lavorare, in un mercato che diverrà sempre più selettivo. su questo terreno, allargheremo lo sguardo. ci rivolgeremo non solo a quanti non hanno un' occupazione, ma anche a coloro che un lavoro precario lo possiedono e però non sanno cos' è un contratto, un orario certo, un sistema di protezione e sicurezza sociale . la politica deve affermare la natura universale di alcuni diritti e permettere a tutti di essere rappresentati. ma soprattutto deve fare in maniera che il lavoro sia al servizio delle persone e non viceversa. i tempi del lavoro e della vita, come sanno bene le donne e i giovani, rispondono ancora alle esigenze di una società che non è più quella di una volta. il Governo stimolerà, anche per questo, il Parlamento ad esaminare con rapidità il progetto di legge sulla riduzione dell' orario di lavoro come primo passo di una strategia che pone al centro la riorganizzazione dei tempi di vita e di lavoro della società italiana . una legge che deve essere di stimolo al confronto e alla trattativa tra le parti sociali , senza bruschi dirigismi. e si impegnerà, con la stessa determinazione, a favorire un allargamento degli accessi al mercato del lavoro , il diritto alla reimpiegabilità e quindi ad una autentica formazione. solo così del resto è possibile affrontare seriamente il capitolo della flessibilità. il lavoro va premiato. bisogna ridefinire ed integrare il sistema di imposte e trasferimenti per puntare ad un costo del lavoro contenuto e a salari più elevati. questo Governo guarderà con rispetto ad ogni differenza; di età, di sesso, di religione, di lingua e cultura. si impegnerà a garantirne la dignità e l' identità. ma, con la stessa coerenza, combatterà il consolidarsi di quelle diseguaglianze che, sul piano sociale, finiscono coll' annullare l' essenza stessa della democrazia. sarà questa per noi una frontiera, una linea di demarcazione: l' impegno a garantire gli stessi diritti a tutti i cittadini in ogni parte del paese. le diseguaglianze peggiori nelle società moderne sono quelle che producono discriminazioni in virtù del sesso cui si appartiene, della religione che si professa, del colore della pelle, o anche soltanto della città dove si è nati. la democrazia non può tollerare che ciò accada. deve contrastare con azioni positive, norme efficaci, controlli e, quando necessario, misure repressive, ogni discriminazione. lo deve fare regolamentando gli ingenti flussi migratori che investono le nostre società. non è soltanto un problema di ordine pubblico , ma una grande risorsa del futuro. serve una politica di accoglienza regolata, rispettosa dei diritti umani ma inflessibile sul piano della sicurezza interna e dei controlli necessari. in questa cornice acquistano valore le politiche per la sicurezza dei cittadini. vi sono grandi aree urbane e regioni dove la violenza criminale ha raggiunto picchi inaccettabili. la priorità, su questo piano, sarà assoluta e condurrà il Governo ad intensificare l' azione preventiva e repressiva anche con l' impiego di mezzi, personale e risorse aggiuntive. analogo è il ragionamento per la giustizia. il Governo rispetterà e farà rispettare l' autonomia e l' indipendenza di ogni singolo potere, senza interferenze o sovrapposizioni. con la stessa determinazione porrà al centro della propria azione il diritto del cittadino ad una giustizia giusta, rapida, efficace. saranno affrontate nelle sedi appropriate le sfide dei processi arretrati, della durata e del costo delle cause, dell' ineffettività del giudicato. si dovrà aprire la strada all' opera di revisione del codice di procedura civile e ai lavori preparatori per la revisione del codice di procedura penale . si punterà senza esitazione a superare i limiti alla legalità che derivano dalla presenza sul territorio di mafia, criminalità e corruzione. obiettivi che impongono di accrescere le risorse destinate all' efficienza degli apparati giudiziari. ma la vera grande battaglia di civiltà e di eguaglianza delle opportunità sarà sempre di più legata al ruolo e all' autonomia delle donne. su questo piano l' azione del governo Prodi, anche per impulso dei ministri Finocchiaro e Turco, ha prodotto significativi passi avanti. politiche per la famiglia, una diversa organizzazione degli orari, sostegno alla maternità: si comincia a capire che la cittadinanza piena di un numero sempre più alto di donne qualifica il grado di civiltà di un paese. dalle donne ci è venuta, in questi anni, la richiesta di capire che il carico enorme della vita familiare pesa tuttora quasi esclusivamente sulle loro spalle, e spesso in una condizione dove i servizi essenziali — l' asilo nido , un parco giochi, la cura degli anziani — sono carenti o del tutto assenti. a questa richiesta il Governo deve fare fronte, perché altrimenti ogni discorso sulla libertà e l' autonomia delle donne rimane scritto sulla sabbia. il Governo, infine, in nome degli eguali diritti tra tutti i cittadini, dedicherà particolare attenzione alle minoranze etniche, in una visione dinamica delle loro autonomie speciali , con l' impegno a salvaguardare le peculiarità delle stesse e con particolare riguardo alle eventuali riforme costituzionali ed elettorali. su questo punto, ci impegniamo ad emanare in tempi rapidi le norme di attuazione già licenziate dalle Commissioni paritetiche e ad affrontare le ulteriori norme all' esame delle Commissioni competenti. viviamo in un mondo di uomini e donne dove cresce l' esigenza dei singoli di sentirsi persone, dotate di diritti, di libertà, di opportunità. crescono le aspettative di vita, anche in quelle parti del mondo fino ad ora escluse dal benessere materiale. intendiamo guardare ai grandi processi di mondializzazione con la maturità di una grande nazione avanzata e che ha conquistato la piena legittimità a svolgere un ruolo globale sulla scena internazionale. deriva da qui, innanzitutto, la scelta del Governo di onorare gli impegni di carattere internazionale già assunti dal paese e di offrire un contributo attivo alle diverse organizzazioni internazionali di cui facciamo parte e che sono impegnate, come nel caso della NATO e delle Nazioni Unite per quanto attiene al carattere democratico e rappresentativo del Consiglio di sicurezza , in una loro trasformazione. l' esistenza di un mondo sempre più integrato sul piano economico, dei capitali, della comunicazione non deve allarmare la politica ma spingerla su un terreno più avanzato per la sua legittimazione. un' economia mondiale di mercato già esiste. l' azione concertata dei governi può e deve ricercare una sua regolamentazione, capace di garantire un nuovo ordine economico e di impedire l' emergere di nuovi protezionismi. questo significa rafforzare gli organismi del governo mondiale, giungendo, in prospettiva, ad un indirizzo politico delle istituzioni internazionali che si occupano del controllo della crescita e dello sviluppo economico . la grande sfida è impegnare la parte più ricca del pianeta ad accompagnare, indirizzare ed organizzare il cammino di alcuni miliardi di persone verso il benessere, il progresso e la crescita civile e morale. l' Italia ha riscoperto, in questi anni la propria vocazione di « ponte » verso il Mediterraneo ed il mondo balcanico. del resto, sempre più i problemi del Mediterraneo saranno i problemi dell' Europa; coinvolgeranno i nostri paesi e ci imporranno un' iniziativa politica, economica, culturale. anche per questo sosterremo fortemente il dialogo euro-mediterraneo aperto a Barcellona ed offriremo ogni possibile contributo alla ripresa di quel processo di pace in Medio Oriente che ci auguriamo favorito in questi giorni dall' iniziativa della presidenza americana. l' azione svolta in Bosnia e in Albania, l' adesione al sistema di Schengen, il ruolo che l' Italia ha ricoperto in Europa, testimoniano il peso politico e le responsabilità che abbiamo saputo assumere ed onorare. ora bisogna andare oltre e lavorare affinché gli europei imparino a riconoscersi come cittadini che fanno parte di una stessa comunità politica . il nostro europeismo si misurerà, nei prossimi mesi, con la revisione di elementi fondamentali dell' Unione Europea : il bilancio, i fondi di coesione, la politica agricola comune. la nostra vocazione ad un' Europa più larga si confronta con le attese dei paesi candidati che stanno negoziando condizioni e tempi del loro accesso. dovremo evitare un' Europa delle esclusioni permanenti, ispirandoci ad un criterio di selezione senza discriminazione. l' Unione Europea deve riaprire il suo cantiere istituzionale; completare la propria dimensione politica sul piano dell' iniziativa internazionale, della sicurezza e della difesa. naturalmente le sole istituzioni non bastano a costruire una piena cittadinanza. per questo serve un' iniziativa comune sul terreno delle politiche ambientali , del lavoro, dell' integrazione. nel nuovo contesto europeo il Governo intende ottemperare agli impegni assunti a Kioto con la firma del protocollo per la diminuzione delle emissioni, perseguendo politiche industriali e dei trasporti che tendano progressivamente, anche attraverso l' uso dello strumento fiscale, alla diminuzione dell' inquinamento. naturalmente siamo del tutto consapevoli della gravità che il problema ambientale riveste nel nostro paese. il riassetto idrogeologico e la messa in sicurezza del territorio sono la più grande opera pubblica nazionale e ciò è tanto più vero nel Mezzogiorno. anche per questo il Governo fa della difesa del suolo una priorità e intende portare a compimento il progetto di riforma del servizio nazionale di protezione civile su cui il Parlamento ha lavorato negli ultimi due anni. tutelare, difendere e valorizzare il territorio, l' ambiente, le ricchezze materiali e culturali significa rispettare prima di tutto noi stessi. la memoria della nostra civiltà, proiettandone i valori nel futuro. non diversamente si può dire per il lavoro. con l' avvio dell' euro è prioritaria un' iniziativa integrata per l' occupazione che attribuisca al lavoro una centralità pari a quella assunta negli ultimi anni dal risanamento finanziario. si tratta di un imperativo che intendiamo rispettare. il lavoro, e non più solo il rigore, come vincolo e parametro per la costruzione dell' Europa. i cittadini devono sapere che non sarà soltanto il Pil ad indicare il grado di civiltà di un paese, ma il numero dei suoi occupati e la qualità dei servizi sociali . il Governo è consapevole che il primo obiettivo da raggiungere, a livello europeo, è l' inclusione nel mercato del lavoro dei più giovani ed il recupero dei disoccupati di lunga durata. in questo contesto sarà necessario definire meglio le modalità di gestione del patto di stabilità e ci impegneremo a sollecitare l' adozione di politiche fiscali omogenee tra i paesi dell' Unione, mirando ad un effettivo coordinamento e alla costituzione di un' autorità fiscale europea. signor presidente , onorevoli colleghi , ho già detto all' inizio che l' accelerazione della vicenda politica di questi giorni conferma come la transizione italiana non è conclusa. il viaggio non è ancora giunto all' ultima tappa. la stessa composizione di questo Governo offre la misura di una situazione complessa. dentro la nuova maggioranza convivono ispirazioni e culture diverse che guardano, in modo legittimo, ad un possibile approdo differente per il nostro bipolarismo. da un lato chi ritiene l' incontro tra la sinistra riformatrice e le culture di centro parte ormai di una prospettiva politica di medio e lungo periodo. che si tratti cioè di una relazione fondata su valori comuni in grado di produrre una sintesi più alta e significativa. su questa base si è fondato il progetto dell' Ulivo. progetto che continua a vivere anche se non ha più l' autosufficienza che gli ha consentito per una fase di governare da solo il paese. dall' altro l' opinione di chi è convinto che la coalizione di centrosinistra contenga in sé entrambi i termini del futuro bipolarismo. francamente non so dire quale tra i due disegni alla fine prevarrà. sono portato, per formazione, convinzione e cultura, a credere di più nella prima ipotesi. ma il tempo ci aiuterà a sciogliere questo nodo. è chiaro che « chi ha più filo da tessere, tesserà » . questo fa parte delle regole della politica; non di quelle scritte, ma certo del gusto per la sfida culturale e per il confronto tra strategie diverse. voglio solo aggiungere che questa dialettica non è indice di confusione, né vuole mascherare dietro uno schermo la volontà di colpire la logica bipolare della competizione per il Governo. la strada del maggioritario e del bipolarismo è stata tracciata e indietro non si torna. prima di tutto perché gli italiani non lo capirebbero e non lo accetterebbero. in secondo luogo perché la risposta alla fragilità del bipolarismo attuale non potrà andare, a mio avviso, in una direzione opposta a quella largamente sollecitata da una molteplicità di progetti di legge già depositati, dalle iniziative referendarie sulle quali la Corte costituzionale sarà prossimamente chiamata a pronunciarsi e da quelle iniziative di legge di iniziativa popolare che il Parlamento sarà chiamato ad esaminare. il Governo intende, dunque, incoraggiare il Parlamento affinché si sviluppi un confronto ed una ricerca comuni per individuare una base condivisa in vista di una nuova legge elettorale . una legge in grado di garantire la stabilità del paese, di non sacrificare il pluralismo della rappresentanza istituzionale ma, al contempo, di evitare una sua inutile e dannosa frantumazione con il pericolo di abbandonare una cultura maggioritaria di impronta europea. care colleghe e cari colleghi , non mi sfugge la particolarità di questo momento. in particolare so che gli occhi di molti sono puntati sulla mia persona. ho sentito esprimere, nei giorni scorsi, un giudizio critico o addirittura allarmato verso la « prima volta » di un leader della sinistra italiana alla guida del Governo. giudizio ed allarme che discendono, in questo caso, dalla vicenda storica del comunismo italiano, e dall' opinione che taluni conservano della sua evoluzione, della sua cultura, dei valori che lo hanno ispirato. è giusto, è naturale che vi sia in alcuni un certo turbamento intorno a questo avvenimento. quello che non è ragionevole, a mio parere, è la scelta di una parte del mondo cattolico di schiacciare la nostra vicenda storica esclusivamente sul passato, e per di più su di un passato molto lontano. non ne capisco la ragione. non vedo l' utilità di cancellare i passaggi anche dolorosi che hanno scandito la storia recente della sinistra; la svolta dell' 89, il rapporto solido con le forze dell' Internazionale socialista . so bene di dover affrontare, per fortuna non da solo, una sfida difficile. una di quelle sfide che segnano, in profondità, la vita di una persona. ma mi aiuta in questo sapere che, se mi trovo a questo punto, ciò è frutto di una convergenza democratica tra forze che si riconoscono, e non da oggi, negli stessi valori di libertà, tolleranza, democrazia. per questo è giusto dire che non si realizza ora alcuna svolta o brusca accelerazione. permettete che vi legga una breve citazione: « non è mancata in questi anni una reciproca influenza tra le forze politiche . quale che sia la posizione nella quale ci si confronta, qualche cosa rimane di noi negli altri e degli altri in noi... qualche cosa rimane, e non vorrei nemmeno, in questo momento, rifare l' elencazione di quello che di nostro è rimasto nella piattaforma politica con la quale il partito comunista affronta questo momento, così come non rifiuto di riconoscere che alcune sensibilità in noi sono state acuite proprio in questo dialogo con una grande forza popolare, collocata dall' altra parte e tuttavia capace di parlare e di dare risposte » . sono riflessioni dell' onorevole Aldo Moro nel suo discorso di Benevento, il 18 novembre 1977. non erano profetiche. fotografavano la realtà dell' Italia. il legame profondo tra le grandi culture politiche e i filoni di pensiero che hanno animato la società italiana , agitato passioni, costruito la storia. nel corso dei vent' anni che ci separano da allora questo dialogo è proseguito, si è approfondito mano a mano che la storia cambiava il mondo. ora, dunque, siamo giunti allo sviluppo ulteriore di un lungo rapporto tra la sinistra e il mondo cattolico. nulla a che vedere con una tattica furbesca. d' altra parte non è un caso se vi parlo dallo stesso posto occupato fino a pochi giorni fa da Romano Prodi, il leader cattolico che ha accettato di guidare la coalizione dell' Ulivo e che ha indicato, dopo la sfiducia del Parlamento, il leader della sinistra come colui che poteva tentare di formare un nuovo Governo. ricordare queste verità non significa, ovviamente, cancellare la realtà storica e le contrapposizioni del passato. serve soltanto a chiarire, oltre ogni dubbio, che l' operazione politica di oggi non è un « giro di valzer » o l' ennesima declinazione del trasformismo italiano. è il segno che si è voltato pagina, che la storia è cambiata in modo irreversibile. ed è, infine, la prova che siamo davvero una parte dell' Europa e che la grande anomalia politica italiana è tutta finalmente alle nostre spalle. certo, ora bisogna guardare alle difficoltà che stanno davanti a noi. l' Italia è un grande paese che si trova al centro di una stagione decisiva per il proprio avvenire. questa è la vera sfida per tutti i cittadini, per i giovani, per il mondo dell' impresa, per le donne. dovremo abituare noi stessi a dirci europei assai più rapidamente del tempo impiegato a riconoscerci come italiani. europei per la moneta che useremo la mattina al bar. per il modo di organizzare il nostro lavoro, lo studio, la mobilità. europei, spero, anche nel modo di pensare; nella capacità di coniugare la straordinaria fantasia ed ingegno che l' Italia ha trasferito nel mondo con il senso dello Stato, delle regole, di un' etica civica che — diciamolo con franchezza — in questo paese non ha trovato un enorme seguito. forse anche perché, come ci insegnano tanti nostri connazionali emigrati all' estero in anni lontani, gli italiani preesistono all' Italia: con il loro lavoro, la loro inventiva, il loro orgoglio tenace. non sempre l' Italia è stata all' altezza degli italiani. ma oggi, credo, è possibile avere fiducia. fiducia nelle cose positive che si sono fatte e nel futuro. senza promesse mirabolanti. con quella carica di umile sincerità che la politica dovrebbe sempre conservare. scriveva Giacomo Leopardi: « mi viene un poco da ridere di questo furore di calcoli e di arzigogoli politici e legislativi; e umilmente domando se la felicità de' popoli si può dare senza la felicità degl' individui » . aveva ragione Leopardi. né d' altra parte la « felicità degl' individui » potrà mai entrare in un programma di Governo . ma la politica — questo sì — può aiutare le persone ad essere più libere, ad avere coscienza di sé e dei propri diritti. può incoraggiare le donne e gli uomini di talento e reciproca influenza tra le forze politiche . quale che sia la posizione nella quale ci si confronta, qualche cosa rimane di noi negli altri e degli altri in noi... qualche cosa rimane, e non vorrei nemmeno, in questo momento, rifare l' elencazione di quello che di nostro è rimasto nella piattaforma politica con la quale il partito comunista affronta questo momento, così come non rifiuto di riconoscere che alcune sensibilità in noi sono state acuite proprio in questo dialogo con una grande forza popolare, collocata dall' altra parte e tuttavia capace di parlare e di dare risposte » . per il tempo che ci sarà concesso, cercheremo di accompagnare e di indirizzare quella immagine verso obiettivi di crescita economica , culturale, sociale. cercheremo di portare in Europa le qualità migliori dell' Italia, di valorizzarne le risorse e la sua voglia di fare. giudicateci con serenità ed equilibrio. noi, fino in fondo, proveremo ad essere all' altezza del compito che ci siamo assunti. vi ringrazio.