Fausto BERTINOTTI - Deputato Appoggio
XIII Legislatura - Assemblea n. 397 - seduta del 22-07-1998
1998 - Governo I Prodi - Legislatura n. 13 - Seduta n. 397
  • Comunicazioni del governo

signori presidenti, signore e signori deputati, vorrei esporre un punto di vista diverso — non contrapposto, ma diverso — rispetto a quello esposto dal presidente del Consiglio , un punto di vista che motiva la fiducia critica che ci apprestiamo a dare, che non è un' astuzia linguistica, ma una precisa collocazione politica. questo punto di vista parte dallo stato del paese, da una crisi sociale che a noi appare tanto profonda quanto, spesso, sottovalutata. ora ci vengono in soccorso anche i dati della Commissione sulla povertà, i quali dicono che cresce la povertà relativa, che aumentano di 166 mila i poveri e che, elemento egualmente significativo, la povertà modifica i suoi confini: investe le famiglie il cui capofamiglia è inferiore ai 35 anni, in particolare, ed entra nel lavoro dipendente , configurando, per la prima volta dopo decenni in Italia, la figura del lavoro povero, di chi resta povero lavorando. questa dilatazione della povertà si inserisce in un fenomeno della disoccupazione che resta duro e drammatico, imponente nel Mezzogiorno. ora, l' Ocse ci dice che la nostra previsione di crescita è in linea con quella degli altri paesi, mentre la previsione sull' occupazione resta assai più bassa di quella degli altri paesi d' Europa e si prevede per il 1999 il permanere del fenomeno al 12 per cento : il lavoro che non c' è; mentre il lavoro che c' è subisce un processo di svalorizzazione, di cui l' elemento più significativamente drammatico sono i 1.300 morti sul lavoro in un anno, che avrebbero meritato, signor presidente del Consiglio , una indignazione, una presa di posizione ed un' inchiesta da parte del suo Governo. si diffonde la precarietà, il lavoro nero raggiunge 10 milioni di persone, insieme al riconoscimento che non si tratta certo di un' effervescenza della società, ma invece di una piaga sociale che nessuna riemersione può cancellare. resta anche l' instabilità di chi il lavoro ce l' ha, nelle crisi industriali, con il rischio della perdita del lavoro. crescono le disparità e le diseguaglianze, non solo tra ricchi e poveri, ma anche dentro il lavoro esistente: se la media dei dirigenti è in un rapporto di due a uno con quella dei lavoratori più bassi negli altri paesi d' Europa, in Italia è di quattro a uno. cresce il disagio sociale, anche quando otteniamo dei risultati, come nella difesa delle pensioni o nel delineare la riforma della sanità: resta il fatto che dei ticket sono pagati più onerosamente da qualche realtà sociale e resta lo scandalo di quest' anno, cioè che pensioni di 9 milioni 400 mila lire annue perdono 50 mila lire per la revisione delle aliquote della curva dell' Irpef. sono elementi grezzi di un' inchiesta sociale da fare, che si può riassumere in quella condizione degli ammalati che devono aspettare mesi per una visita specialistica, anche per una TAC. è da questi elementi che abbiamo ricavato l' indispensabilità, l' irrinunciabilità di una svolta, dall' economia di quelli che stanno di sotto. ma alla stessa conclusione arriviamo analizzando le soggettività, i processi politici: cresce la disaffezione, il disincanto, in questo paese, e se cresce dopo due anni di centrosinistra, è un problema solo nostro, oppure di tutta la coalizione? se il paese è attraversato anche da elementi di sfiducia, è un problema solo nostro o è il problema della mancanza di un' anima, di una forza riformatrice con cui parlare al paese? c' è una crisi di partecipazione ed in questa crisi si sviluppa l' iniziativa della destra, il cui attacco non è solo alla magistratura, ma ad un principio di legalità, allo stato di diritto . affiora in questo attacco la radice più antica dell' anticomunismo, l' avversione ad ogni forma di giustizia sociale e civile, l' avversione al principio di eguaglianza rispetto ai bisogni come nei confronti della legge. lei, signor presidente del Consiglio , ha usato parole forti e giuste per respingere questa offensiva, ma questo non basta. ci vuole una politica alta di riforme sociali e civili, che possano prosciugare l' acqua entro cui si colloca questa offensiva della destra; invece, ancora non ci siamo. ci sono dei passi avanti insieme a delle ambiguità, ma la svolta non c' è. noi apprezziamo i passi avanti, lavoreremo con intensità per consolidarli, per allargarli. è un passo avanti indubbiamente l' impegno per l' approvazione della legge sulla rappresentanza sindacale unitaria, condizione necessaria di democrazia sindacale. è un passo avanti l' impegno all' approvazione della legge sulle 35 ore, che tuttavia sarebbe bene non contraddire con un pasticcio inaccettabile sugli straordinari. è un passo avanti l' affermazione secondo cui la crescita non basta da sola a generare occupazione e l' individuazione nella manutenzione dell' ambiente, delle cose, delle persone di un elemento fondamentale di una nuova politica economica , anche se poi mancano progetti forti che articolino questa proposta e non cresce la proposta di programmazione. abbiamo apprezzato anche i passi avanti, seppure insufficienti, sull' Agenzia per il sud, sui lavori socialmente utili , ma non è forse vero che, se la loro retribuzione si fermasse, come da qualche parte si dice, a 550-600 mila lire, allora questi passi avanti verrebbero vanificati? noi non siamo avversi, anzi, a politiche di fiscalizzazione e di sgravi fiscali per le aziende nel Mezzogiorno, specie se combinate ad una ricetta come quella della carbon tax , ma, se si danno questi aiuti alle imprese, perché allora non aiutare parallelamente i lavoratori come con un fondo per la riduzione dell' orario di lavoro ? perché non aiutare in parallelo i disoccupati, costruendo un pacchetto di gratuità dei servizi per i giovani lungamente disoccupati? passi avanti, ma anche ambiguità, come quella sulla scuola, in cui, accanto all' importante prolungamento dell' obbligo, resta un dubbio sul finanziamento della scuola privata che noi non potremmo accettare quando così impellente è il diritto di studio per tutti i ragazzi italiani. passi avanti, ma la svolta non c' è. potrei parlare di quello che manca sul terreno decisivo della programmazione, dell' intervento pubblico nell' economia per orientare, costruire scelte che diano risultati nell' occupazione. potrei parlare del Mezzogiorno, in cui qualche apertura c' è stata, ma non l' intervento diretto necessitato dalla condizione drammatica del Mezzogiorno o da risposte da dare ad emergenze come quelle della frana e del fuoco. passi avanti, non la svolta: basterebbe ricordare, per tutti, la politica industriale . con quali strumenti dovremo lavorare alla crescita della ricerca, ad individuare settori strategici portanti su cui investire? qual è il ruolo degli enti pubblici , dei grandi servizi in questa prospettiva di nuovo sviluppo di occupazione? questo vuoto fa sì che emergano punti di crisi non risolti: per un caso come l' Ansaldo, che trova forse una soluzione positiva, risuonano altri nomi allarmanti, come Postalmarket, Elsag, Sirti, Belleli; lavoratori senza soluzioni, che invece devono trovarle nella nostra politica, nella politica del Governo. e non ho sentito le parole necessarie sulla giustizia distributiva , sui contratti di lavoro, su cui i sindacati hanno rotto le trattative per il pubblico impiego , dove il Governo è la controparte diretta, o per i metalmeccanici, che vanno al rinnovo contrattuale di fronte ad una posizione confindustriale distruttiva. non ho ancora sentito, ma speriamo di sentirle per la finanziaria, parole decise per ridurre le tasse sulla prima casa , i ticket sanitari, per aumentare il possibile diritto allo studio anche con il concorso all' acquisto dei libri. vede, signor presidente del Consiglio , la svolta non è una nostra bandiera, non è l' impuntatura di una forza politica ; è una necessità per il paese, è un' urgenza indilazionabile, altrimenti l' Italia sprofonda socialmente, civilmente, politicamente. c' è un' urgenza, che noi le sottolineiamo drammaticamente, rispetto alla quale concorreremo a lavorare perché venga risolta. ecco perché noi investiremo sul futuro: sentiamo che la finanziaria sarà un banco di prova importantissimo per consolidare questi passi avanti, sciogliere le ambiguità, guadagnare la svolta che oggi non c' è. a chi ci propone, oggi, il problema dell' incertezza del Governo, noi replichiamo dicendo che vi è un' esigenza che vale più dell' incertezza: è quella di rianimare una speranza nel paese, una speranza sulla possibilità di avviare quella politica di riforme sociali che ancora non c' è. noi lavoriamo per questa speranza, noi consideriamo irrinunciabile la svolta.