Massimo D'ALEMA - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 365 - seduta del 02-06-1998
Modifiche al testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei dpputati, approvato con decreto presidenziale 5 febbraio 1948
1998 - Governo VII De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 1074
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , innanzi tutto voglio ringraziare l' onorevole Franco Marini per la proposta che egli ha avanzato. al di là del contenuto della proposta che, come mi sforzerò di dimostrare, purtroppo probabilmente sposta ben poco rispetto all' esito ormai dichiarato di questa sessione costituente del Parlamento, tuttavia di questa proposta io apprezzo il significato, il tono, lo spirito, il tentativo animato da un' autentica volontà riformatrice ed anche da una volontà di porsi al servizio del dialogo, della ricomposizione dei contrasti, di non spezzare il filo del confronto e della ricerca unitaria tra le forze politiche e parlamentari. è particolarmente apprezzabile che questa posizione venga da parte del leader politico di un partito, il Partito Popolare , che ha fieramente avversato non un aspetto secondario, ma un punto centrale della proposta oggi all' esame del Parlamento; cioè non un emendamento aggiuntivo, ma un punto centrale della proposta oggi all' esame del Parlamento. il Partito Popolare , dunque, non si appella al suo programma elettorale lamentando che il Parlamento non vi si sia attenuto, ma cerca di rilanciare un dialogo tra le forze politiche per salvare un processo di riforma all' interno del quale sono contenute proposte che i popolari hanno avversato e alle quali guardano con preoccupazione. credo, quindi, che questo significato dell' iniziativa di Marini la renda particolarmente apprezzabile nel momento in cui, invece, ognuno pensa che sia saggio levare la propria bandiera in una contrapposizione che, io credo, non darà al paese alcuna riforma. noi abbiamo perseguito la via del confronto e della collaborazione tra tutte le forze politiche , allo scopo di riformare la seconda parte della Costituzione senza intaccarne i principi, i valori fondamentali, ma con la volontà di promuovere coraggiosamente una revisione delle istituzioni, degli strumenti della nostra vita democratica . sono convinto che siamo arrivati ad una piattaforma certamente apprezzabile e fortemente innovativa. non si tratta, naturalmente, di un testo intoccabile, tant' è vero che lo abbiamo già corretto assai profondamente, accogliendo buona parte delle proposte che sono state suggerite al Parlamento dai sindaci e dai presidenti delle regioni ed accogliendo una delle richieste fondamentali di Forza Italia , cioè quella tendente all' istituzione di un' Assemblea federale, di un Senato o di una Camera federale , proposta d' altro canto sostenuta da diversi ambienti e da varie forze. nessuno ha contestato la legittimità, ad esempio, di emendamenti, come quelli sottoposti al nostro esame, che rafforzano i poteri del presidente, così come legittimi sono gli emendamenti che, invece, ne prevedono un ridimensionamento. avere una base comune di discussione lascia poi libero il Parlamento di correggere in un senso o nell' altro il testo, attraverso il libero formarsi di maggioranze, in un confronto nel quale non soltanto i singoli gruppi, ma, vorrei dire, i singoli parlamentari hanno il diritto di esprimersi in coscienza. non fu fatta così, d' altro canto, la Costituzione del 1948? forse vi fu un accordo su tutti i punti? no, su questioni assai rilevanti vi fu un confronto, un voto, una contrapposizione anche aspra, che divise, ma in uno spirito costituente, che andava al di là delle singole scelte e consentiva di riconoscersi nella necessità di scrivere la Carta fondamentale di una nuova democrazia: poi, il prevalere, sull' articolo 7, di un' ispirazione o dell' altra non mise in discussione il fatto che i padri costituenti si riconobbero tutti in un testo, che era il frutto di una battaglia, di un confronto. qui è intervenuto un fatto molto diverso: una cosa è battersi (come aveva detto Berlusconi il 30 giugno) per discutere e precisare la materia dei poteri presidenziali... « discutere » e « precisare » è cosa diversa dal considerare un disegno pericoloso per la democrazia e per il paese: sinceramente, per quanti artifici verbali si possano utilizzare per dare continuità a queste due posizioni, non sfugge a nessuno che c' è un salto di qualità , un' accelerazione, non nella natura delle questioni che si pongono, ma nel fatto di far dipendere in modo ultimativo dall' accoglimento di questo o di quell' emendamento il giudizio complessivo, spezzando il filo di un dialogo sostenibile e, direi, persino ponendo il Parlamento nell' impossibilità di procedere. con quale animo, infatti, si può votare su singoli emendamenti se si è sotto il ricatto che, se non si vota secondo le richieste, non si farà più nulla? sinceramente, l' atto contiene in sé la sua risposta. è un atto che muove dalla decisione di interrompere, di spezzare il processo riformatore. non voglio parlare del dopo, ma di ora, perché, dopo, ognuno ha le sue responsabilità e se le assumerà. si tratta di un grave errore, di un errore che a mio giudizio coinvolge tutte le forze politiche fondamentali del paese: lo dico con rammarico. non riesco a vedere quale vantaggio possano trarne i promotori, o quanti ne sono colpiti: nessuno; allo stato delle cose vedo soltanto un vantaggio per chi giochi allo sfascio (non so se ve ne siano, se qualcuno abbia questo obiettivo), o per chi pensi che tutto sommato si possa tornare indietro rispetto alla faticosa costruzione di una democrazia bipolare che, secondo me, con tutti i suoi difetti, ha reso migliore il nostro sistema politico democratico. l' Italia sta meglio oggi rispetto a come stava nel 1990, nel 1991 eccetera; stiamo meglio oggi... riportarla indietro è un obiettivo sbagliato, controproducente, destinato a travolgere i protagonisti di oggi che se ne facessero promotori, perché, per fare le cose che si facevano prima, ci sono persone che sono molto più attrezzate, tecnicamente e professionalmente, a farle. si dice: adesso faremo l' Assemblea costituente , che sarà la soluzione di tutti i problemi. mi permetto di osservare che, quand' anche l' Assemblea costituente fosse una via percorribile (ci vogliono una legge costituzionale , un' ampia intesa, certi tempi), vi sarebbero molti e legittimi dubbi che una tale Assemblea possa limitare l' impegno costituente alla sola revisione necessaria della seconda parte e non rischiare di travolgere i principi della prima parte, aprendo così uno scontro che non preparerebbe certo riforme o intese. capisco il fascino dell' espressione: è una bella bandiera, si fanno i comizi, tutti facciamo i comizi! ma perché, forse in un' Assemblea costituente il nodo dei poteri del presidente eletto dai cittadini verrebbe risolto? o non ci troveremmo esattamente di fronte alle stesse questioni, agli stessi contrasti? naturalmente sono questioni che si può pensare di risolvere a colpi di maggioranza , oppure sulle quali si può pensare di costruire un equilibrio ed un' intesa. questa scelta, di scrivere le regole a colpi di maggioranza o attraverso la ricerca di un equilibrio e di un' intesa, resterebbe esattamente di fronte ai costituenti, qualsiasi fosse il tipo di Assemblea in cui essi si riunissero: non c' è il minimo dubbio. questo è un problema squisitamente politico ed io credo che, per gettare le basi di una nuova stagione democratica, è saggio procedere attraverso la ricerca di un' intesa. noi abbiamo scelto questa strada, eppure avevamo momentaneamente vinto le elezioni e forse eravamo nelle condizioni più vantaggiose per cercare una via diversa, quella di trovare un minimo comune multiplo, un punto di contatto all' interno della maggioranza di Governo, muovendo su questo, e non oltre. vi è chi lo ha legittimamente rivendicato e richiesto, ma abbiamo scelto una strada diversa e molto più esposta: quella di un confronto libero, persino svincolato da discipline di partito, di una ricerca che si è fatta via, via carico dei risultati acquisiti. non abbiamo detto: se votate per il presidenzialismo, andiamo via; ed eravamo la maggioranza parlamentare ! è accaduto: ci siamo fatti carico di quel voto, liberamente espresso. non abbiamo posto delle condizioni. non abbiamo detto, pur avendo vinto le elezioni, « qui bisogna seguire il nostro programma » . mi rendo conto: sono osservazioni forse troppo elementari, ma le ricordo solo per memoria. in realtà, anche l' enfasi nel respingere la proposta dell' onorevole Marini mi sembra ai limiti del cattivo gusto. Marini non ha proposto di avviare chissà quali oscure trattative. ha proposto, come dire, un modo civile di chiudere la questione: convocare l' ufficio di presidenza , prendere atto, se così è, che non esiste margine di intesa, chiedere alla conferenza dei presidenti di gruppo ... silenzio, Comino! chiedere alla conferenza dei presidenti di gruppo di togliere dall' ordine del giorno le riforme costituzionali . sinceramente, non credo... quello poi lo vedremo, quando ci sarà... ragazzi, io vi ho visto... no, non c' è problema. ci potrà essere qualche rivincita. per ora, fino a questo momento, anche grazie alla vostra collaborazione, noi eravamo lì e siamo finiti lì! grazie comunque, grazie, grazie! grazie per la collaborazione. si compianga, onorevole! lei ne risponderà al popolo. e io ringrazio vivamente, però vi prego. vorrei rassicurare tutti che, se la proposta dell' onorevole Marini fosse accolta, ci si limiterebbe ad una riunione, ad una discussione e, qualora in questa discussione non emergessero novità politiche, sarebbe mia cura trasmettere all' Assemblea, al presidente, la conclusione che l' esame della riforma non può continuare. d' altro canto, se non si procede così, noi dovremmo, a norma di regolamento, procedere nel voto confuso degli emendamenti e credo che sarebbe un finale assai più convulso. in fondo, attraverso la procedura che propone Marini, potrebbe esservi una presa d' atto politica, evitando convulsioni d' Aula, che forse ci si potrebbe risparmiare, perché — ripeto — continuo a pensare che nessuno ne tragga un vantaggio. detto questo — non mi pare quindi che la proposta di Marini introduca dei pericoli circa la chiarezza del confronto politico — , ritengo che ci sarà, evidentemente, un confronto di posizioni, di proposte e ognuno avanzerà le sue. mi ha fatto piacere che l' onorevole Tatarella abbia detto che le proposte che avanzerà Alleanza Nazionale si ispireranno al lavoro della Commissione bicamerale, così che non sarà stato lavoro inutile. è un po' curioso, diciamo, perché quel lavoro è qui e se ad esso ci si deve ispirare, si potrebbe semplicemente proseguire...! ma comunque capisco che a volte la politica deve seguire dei cammini più tortuosi di quelli che sarebbero naturali. ed anche questo è la conferma che in questo momento noi stiamo compiendo... perché mi chiedo anch' io cosa forse si sarebbe potuto fare per evitare questo esito, anche da parte di chi parla; che cosa si sarebbe potuto fare per evitare che si allentasse un dialogo, un rapporto di fiducia, che si sedimentassero sospetti, peraltro infondati, perché la migliore risposta ai sostenitori di patti occulti sta nello scontro che si è manifestato, che è la dimostrazione più clamorosa che nulla di occulto, di predefinito vi era in questo processo. è evidente che, nel momento in cui matura una sconfitta del sistema politico , è giusto che tutti si interroghino — ciascuno — su cosa non si è fatto o si è fatto di sbagliato per condurre a questo esito. ma vorrei che di ciò vi fosse coscienza e che non si alzasse la voce per nascondere questa verità. in questo momento il Parlamento non apre il glorioso cammino dell' Assemblea costituente : registra una sconfitta di cui non sono neppure chiari fino in fondo il senso e la prospettiva politica. è legittimo che in un momento come questo, nel quale ciascuno si riprende le sue responsabilità, la maggioranza — che è tale per volontà dei cittadini — si riprometta di manifestare la sua funzione e l' opposizione si riprometta di fare l' opposizione in modo più aspro: tutto questo è legittimo, ma non è risolutivo. ed io sono convinto che le vere riforme, le più profonde ed incisive riforme di cui il paese ha bisogno si faranno soltanto quando si ricreerà lo spirito costituente che si era creato in un certo momento della vita di questo Parlamento e che poi gli errori compiuti dalla classe dirigente del paese (quest' ultimo, il più grave) hanno cancellato. senza quello spirito non si faranno riforme; non dipenderà da come si chiamerà l' assemblea nella quale ci riuniremo: perché le nuove regole comportano comprensione ed intesa. altrimenti è propaganda: legittima, ma la propaganda non scrive Costituzioni.