Massimo D'ALEMA - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 361 - seduta del 27-05-1998
Legge elettorale
1998 - Governo VII De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 1071
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , credo che a nessuno sfugga, e certamente non ai colleghi che sono intervenuti, la delicatezza e l' importanza del passaggio che stiamo vivendo nel nostro Parlamento. penso che sia quasi obbligato, per chi ha presieduto per lungo tempo il difficile lavoro che ha consentito di sottoporre all' esame del Parlamento, per la prima volta dopo molti anni, una proposta organica di riforma della seconda parte della Costituzione, difendere anche a fronte di taluni pentimenti il senso e il valore del lavoro svolto, un lavoro largamente comune. non voglio riferirmi alle molte affermazioni inesatte ed ingiuste che ho ascoltato; mi riferirò — con citazioni — a ciò che è accaduto ed ognuno potrà confrontare ciò che è accaduto con ciò che è stato riferito. in modo particolare, voglio parlare della questione che abbiamo di fronte, evitando di allargare l' orizzonte al complesso della riforma costituzionale , e cioè del nodo, certamente cruciale, della forma di governo . tutti ricordano il modo in cui maturò (un modo per certi aspetti improvviso ed inatteso) la svolta nel senso semipresidenzialista. si dava largamente per scontato che nel voto tra le due opzioni elaborate dal relatore, cioè quella del Governo del Primo Ministro e quella del Governo semipresidenziale, avrebbe prevalso la prima ipotesi. la discussione fu lunga ed accanita. si precisarono da una parte e dall' altra i contorni possibili dei due modelli e parlando di premierato o di cancellierato, anche con un' articolazione di posizioni nell' ambito delle forze politiche del centrosinistra (che mai in nessun momento hanno agito come maggioranza di Governo nella bicamerale: in nessun momento ed in nessuna votazione importante; ma sempre in assoluta libertà, e non soltanto dei singoli partiti, movimenti o gruppi, ma dei singoli parlamentari, com' è giusto che sia in un lavoro costituente!), si arrivò a prospettare la possibilità di un capo del governo indicato agli elettori contestualmente alle elezioni legislative, con facoltà di scioglimento delle Camere , come il punto più avanzato possibile di interpretazione del modello del premierato, ispirandosi all' esperienza costituzionale britannica. ciò nonostante, questa ipotesi non fu considerata sufficiente dai parlamentari del Polo, che insistettero sull' elezione popolare diretta del presidente della Repubblica . il voto segnò il prevalere di questa scelta. per questa ipotesi votò anche più di un parlamentare della maggioranza di Governo. noi ne prendemmo atto. vorrei ricordare, per inciso, che quella maggioranza presidenzialista o semipresidenzialista era talmente labile da non esserci più. basta, d' altro canto, esaminare nei nostri fascicoli i numerosi emendamenti di segno antipresidenziale presentati dal gruppo della Lega che, legittimamente, rivendica in modo aperto il carattere strumentale di quel voto. quindi, noi assumemmo come di tutti la decisione dell' elezione popolare del presidente della Repubblica , che era stata la bandiera del Polo, pure a fronte dell' evidente insussistenza della maggioranza parlamentare che aveva determinato quella scelta. su questo si aprì una discussione (sono le giornate del giugno dell' anno scorso ; sono gli atti della Camera, non sono incontri segreti). risparmio le citazioni anche per rispetto delle persone che dovrei citare. fu il Polo a scartare questa ipotesi che il Partito Democratico della Sinistra prospettò — in ciò separandosi dalle altre forze della maggioranza di Governo — di un patto che comprendesse il doppio turno , uninominale, maggioritario, accanto ad un più pronunciato semipresidenzialismo ispirato al modello francese. questa ipotesi fu scartata dal Polo e si imboccò, invece, la strada della ricerca di una più larga intesa con le forze più dichiaratamente antipresidenzialiste; in particolare con il Partito Popolare , che in quel momento, come ora, con grande senso di responsabilità e di lealtà, lavorò per evitare il naufragio delle riforme costituzionali . questa intesa fu ricercata e raggiunta. io ricordo i passaggi: un intervento assai bello dell' onorevole De Mita , con il quale egli chiese una sospensione dei nostri lavori, un approfondimento; ricordo la risposta, a nome del Polo. si ricercò un' intesa, quella racchiusa nel testo che è all' esame del Parlamento. l' intesa fu esplicitamente motivata: si spiegò che, da una parte, vi era stata la rinuncia ad una pregiudiziale contro l' elezione popolare del presidente, considerata pericolosa, foriera di un rischio plebiscitario, dall' altra, la rinuncia ad un modello presidenzialista, in vista di un semipresidenzialismo temperato, adeguato, adattato alla tradizione parlamentare italiana. vorrei ricordare le parole dette nella seduta del 30 giugno, quando noi votammo il testo (diciamo che è per scherzare, perché ho sentito che l' onorevole Buttiglione ha detto che non abbiamo mai votato!). sono gli atti della Camera: « la parola all' onorevole Buttiglione. ne ha facoltà » . « signor presidente , il nostro giudizio sui lavori della bicamerale e sul testo che viene sottoposto oggi alla nostra approvazione è complessivamente positivo. esprimeremo, quindi, un voto favorevole » ! ma non fa niente, signor presidente , io non voglio polemizzare. ha ragione l' onorevole Buttiglione quando dice che il nostro bipolarismo non va bene . egli, d' altro canto, lo ha percorso tutto, e quindi lo conosce meglio di ciascuno di noi! ma io voglio riferirmi invece, avendo concluso questo intermezzo di carattere satirico, ad un testo politicamente assai più rilevante, cioè al discorso dell' onorevole Silvio Berlusconi , per la consistenza del discorso stesso, per la chiarezza della posizione e per il suo alto significato politico. « i lineamenti di riforma della Costituzione e gli orientamenti per una nuova legge elettorale che consegniamo alle Camere per una impegnativa ed autonoma valutazione da parte delle assemblee sono l' espressione di un accordo faticoso ma trasparente, difficile ma necessario per il paese. il tempo dimostrerà che un conto è l' eterno teatrino dei pettegolezzi e delle battute, più o meno felici, un conto è lo sforzo, impegnativo e serio, di trovare un giusto mezzo fra esigenze diverse, visioni diverse e diversi interessi che sono in campo ogni qualvolta in una libera democrazia si rimette mano alla carta fondamentale che regge e governa il regime politico » . più oltre, parlando del tema cruciale dell' elezione del presidente della Repubblica , l' onorevole Berlusconi diceva che occorrerà discutere e precisare i poteri del presidente. dirò poi anche come li abbiamo precisati nell' esame degli emendamenti, con le citazioni dovute. ma sottolineava la novità che introduciamo: « (...) è importante ed esprime una netta discontinuità con un passato in cui il legame tra elettori e Capo dello Stato era mediato da un sistema di elezioni che affidava il gioco interamente nelle mani delle forze politiche » . certo è molto diverso parlare di un impianto costituzionale da respingere perché pericoloso per la democrazia, rispetto ad una valutazione favorevole che, certamente, sottolineava l' esigenza di discutere e precisare taluni aspetti ma rimarcando la grande novità storica di questa intesa. vorrei ricordare come si concluse l' intervento: « non succede tutti i giorni che la classe dirigente dia prova di responsabilità » — quanto profetiche queste parole! — « e di senso dello Stato, al di là della divisione politica che resta ed è salutare tra maggioranza e opposizione. questo è uno di quei momenti in cui, malgrado la fatica degli ultimi mesi e qualche amarezza, bisogna ammettere che è stato bello esserci » , onorevole Berlusconi. anch' io, in questo momento di amarezza, vorrei ricordare che, a differenza di quanto è stato sostenuto qui circa il ruolo svolto dal presidente della Commissione , l' onorevole Berlusconi votando questo testo, anzi questo testo senza una serie di emendamenti rafforzativi dei poteri presidenziali da noi approvati — dunque, un testo ancora più debole — volle volentieri darmi atto di aver mantenuto, su questa cruciale questione, un atteggiamento di garanzia e di imparzialità assolutamente encomiabile... la ringrazio, onorevole, perché comunque resterà agli atti della Camera. di questa stiamo parlando, stiamo parlando della forma di governo . era evidente a tutti; era evidente a quella larga maggioranza che votò a favore del testo della bicamerale che si trattava di un faticoso compromesso, della ricerca di un equilibrio tra la volontà di introdurre una radicale innovazione, l' elezione popolare del presidente della Repubblica , e le preoccupazioni di quelle forze schiettamente antipresidenzialiste, che costituiscono una parte importante della realtà politica e della tradizione democratica del nostro paese. è certamente legittimo aver cambiato opinione...... e ritenere che un compromesso, che fu considerato alto e nobile per ragioni che non mi interessa neppure indagare, venga considerato in questo momento pericoloso e impercorribile. vorrei altresì aggiungere che non è soltanto legittimo, ma anche doveroso lavorare per migliorare il testo. da questo punto di vista , si è sviluppato sin qui un libero confronto parlamentare nell' Aula come nella commissione; anche in questo caso vorrei precisare solo per memoria che non è vero che abbiamo respinto il federalismo fiscale : abbiamo deciso di affrontare la questione dopo l' esame della parte sul Parlamento, anche perché si è deciso di mutare questa parte accogliendo una delle proposte fondamentali, o che almeno lo era quando è stata presentata (ma quelle accolte non sono più considerate fondamentali?). si è deciso cioè di inserire nell' impianto costituzionale un Senato federale, che dovrà rappresentare un punto di garanzia del federalismo e legare alle funzioni di questa Assemblea il fondamentale articolo sul federalismo fiscale . non è vero che la maggioranza sia stata arroccata e sorda ad ogni esigenza di tipo garantistico in materia di giustizia: davvero non voglio citare l' enorme letteratura esistente a favore o contro le nuove norme che intendiamo proporre. in particolare, sul cruciale articolo 120, quale maggioranza? la maggioranza è stata quella contraria al mio punto di vista , quando si è introdotta in Costituzione la modificazione della composizione del Csm a favore dei membri di nomina politica e, nello stesso tempo, la previsione delle due sezioni del Consiglio superiore . votai contro quella norma: quale chiusura della maggioranza? la maggioranza comunque era un' altra, perché in Commissione si sono via via formate maggioranze costituenti, mai ha operato un vincolo di maggioranza di Governo! sono fatti noti e — ha detto bene l' onorevole Fini — avremo modo e tempo di farli presenti alla pubblica opinione . ora siamo ad una stretta. è evidente a tutti quanti vivono la vita politica e parlamentare che il modo in cui l' onorevole Berlusconi ha posto i problemi è precisamente volto ad una rottura, non ad un miglioramento del testo. è evidente a tutti che, quando un leader politico di questo peso dice « o si fa così o niente » , pone grandi forze politiche in una condizione nella quale diventa pressoché impossibile lavorare a nuove intese, che verrebbero inevitabilmente ad assumere il carattere di cedimenti, di sconfitte. è quindi abbastanza chiaro che l' intenzione con cui si è promosso questo dibattito è quella di introdurre un cuneo, un varco, una frattura che a mio avviso non può che essere foriera (come è apparso evidente: d' altro canto, l' onorevole Fini non ha fatto altro che ricordare i fatti) di una più grave lacerazione. è chiaro che, se sul tema costituzionale delle regole viene meno il filo di un compromesso, vi sarà uno scontro disordinato, un conflitto di tipo referendario, la ricerca di maggioranze trasversali: la questione, cioè, sarà risolta attraverso il conflitto, non attraverso l' intesa. io non so chi potrà prevalere in questo conflitto; evidentemente ciascuno guarderà i propri interessi, ma è evidente che il conflitto — è apparso chiaro nel dibattito — ha una potenzialità disgregante non soltanto nel rapporto necessario tra i due poli nella definizione delle regole, ma anche nella configurazione stessa degli schieramenti politici che in questo momento impersonano quel fragile sistema di alternanza che si è venuto costruendo nel nostro paese: fragile, incerto, ma che tuttavia io considero comunque un grande passo avanti rispetto ad una democrazia bloccata che è naufragata nella palude di Tangentopoli. è allora evidente che qui siamo di fronte ad una scelta la cui portata politica è enorme e va molto al di là — mi sia consentito dirlo — degli emendamenti che vengono colti come pretesto, la cui portata mi sembra infinitamente minore, tanto che quasi si avverte un certo pudore nel parlarne. comunque la si pensi, infatti, sul fatto che il potere di scioglimento attribuito al presidente della Repubblica debba intervenire di fronte ad una crisi parlamentare oppure liberamente, dopo ventiquattro mesi dalle elezioni, sinceramente, che si affermi che da questo passi il discrimine tra una riforma vera ed una finta fa sorridere ed è rivelatore del fatto che siamo di fronte ad un pretesto per porre, legittimamente, una questione politica. sinceramente, infatti, è questione molto opinabile, talmente opinabile che ritengo per certo che vi siano parlamentari del centrosinistra che considerano giusto consentire questo al presidente della Repubblica . personalmente, io penso che sia pericolosa una mora di ventiquattro mesi: ve lo immaginate un Parlamento che non è in grado di esprimere un Governo ed un presidente che non può scioglierlo? credo, tutto sommato, che sia difficile pensare ad un presidente che scioglie il Parlamento non in presenza di una crisi politica e parlamentare, per quanto la Costituzione glielo consenta. credo, insomma, che siamo di fronte ad una materia estremamente opinabile: ma, sinceramente, che lì stia la soglia tra il bene ed il male, tra il bianco ed il nero, tra la vera e la finta riforma, è cosa che si potrà sostenere, forse, in un comizio elettorale, ma difficilmente alla luce di un esame oggettivo della materia che stiamo esaminando. in me prevale la preoccupazione che un presidente che ha un potere di scioglimento non vincolato possa farlo valere non per sciogliere il Parlamento, ma per esercitare un potere di governo in modo occulto, un condizionamento sul Governo. credo che, se la preoccupazione vera è quella di evitare i conflitti istituzionali, noi rischiamo di innescarne uno latente e permanente, cioè che un presidente della Repubblica possa dire ad un Governo che funziona: bada che, se tu non prendi questo provvedimento, vi sciolgo. credo che questo non sia sano in un sistema istituzionale che abbiamo disegnato, ritengo, in modo efficace ed innovativo. non voglio riprendere le argomentazioni del relatore, che ha ampiamente dimostrato come modelli di semipresidenzialismo temperato costituiscano oggi una parte fondamentale delle nuove elaborazioni costituzionali. credo che il presidente eletto dai cittadini abbia una grande funzione ed un grande potere: non soltanto la funzione di rinsaldare il rapporto tra le istituzioni ed il paese, ma anche il potere fondamentale che gli viene attribuito di vigilare sul fatto che la volontà popolare non sia tradita, di nominare il capo del governo sulla base dei risultati elettorali e non sulla base delle alchimie parlamentari, di essere quindi vigile guardiano di un nuovo sistema politico . è una funzione alta ed importante. oltre a ciò, stavamo e stiamo discutendo; come abbiamo discusso esaminando gli emendamenti. quando ci si chiese se fosse possibile che il Capo dello Stato , di fronte ad un Governo che per timore di attivare il potere di scioglimento non facesse funzionare la sua maggioranza, non potesse chiedere al presidente del Consiglio di recarsi di fronte alle Camere, lo si mise, con uno degli emendamenti introdotti a novembre. lo stesso avvenne quando, ancora prima, si disse: bisogna consentire ad un presidente della Repubblica , nel momento in cui viene eletto, qualora quella votazione metta in evidenza una clamorosa difformità tra orientamenti popolari e composizione del Parlamento, di sciogliere il Parlamento. e voi sapete quanto questa scelta fu delicata e difficile, perché comportò, e tuttora comporta, uno strappo, un diverso modo di vedere tra i Democratici di sinistra ed il Partito Popolare , che ancora si oppone a tale previsione, la quale tuttavia ha trovato posto nel testo costituzionale che è al nostro esame. questi sono i fatti, ed è persino umiliante doverli ricordare, perché dovrebbero essere a tutti noti. non sono contrario ad una pausa di riflessione, ma certamente una cosa è la riflessione ed altra cosa è pensare che una parte larga, forse maggioritaria, non lo so (lo sapremo quando si voterà), del Parlamento possa piegarsi ad un ultimatum. vorrei però dire una cosa: questo progetto di riforma è arrivato in Parlamento per la volontà determinante dell' onorevole Berlusconi, perché egli ha lavorato attivamente per raggiungere questo compromesso, scartandone altri possibili, e perché il suo voto favorevole ha fatto sì che la proposta arrivasse qui; altrimenti non vi sarebbe mai arrivata. comprendo con quanta amarezza l' onorevole Fini dica: io la penso così ma certo, di fronte alla posizione di Forza Italia , nessuno può pensare che noi ci possiamo sottrarre ad una responsabilità bipolare. è una posizione politica che non condivido ma che rispetto; però vorrei essere chiaro da questo punto di vista : noi qui operiamo di fronte al popolo italiano , questa proposta di riforma è arrivata nel libero Parlamento attraverso un voto, ne uscirà in piedi, o abbattuta, attraverso un voto, perché la democrazia comporta una chiara assunzione di responsabilità e penso che tutti noi ragioniamo in modo molto aperto, disponibile e cerchiamo di capire le ragioni, di valutare ciascuno con la propria testa. ma pensare che ci si ritiri di fronte ad un ultimatum, questo no; diciamo pure che si tratta di qualcosa che non può essere chiesta a forze politiche che non hanno questa abitudine, questa vocazione. bene: ci sono molti modi; il regolamento della Camera, cui facciamo riferimento per quanto le sue norme siano applicabili, prevede diversi modi di spezzare il corso dell' esame di una proposta di legge . ma lo si deve fare assumendosene le responsabilità di fronte al paese. votare contro: certo, considero questa ipotesi con grande preoccupazione, con dispiacere, ma sono scelte che possono responsabilmente maturare e legittimamente essere compiute. vorrei da ultimo dire una cosa su un' accusa non nuova, che è stata rivolta al nostro lavoro, all' impegno con il quale il presidente della Commissione ha svolto il suo lavoro. sì, io rivendico di aver ricercato, per la riforma della Costituzione, una intesa tra tutte le forze politiche e quindi certamente anche un' intesa con la destra politica, con l' alleanza di centrodestra nel suo complesso. penso che questo sia giusto. ritengo che in qualsiasi momento dovesse riprendere — o se andrà avanti, come spero, sia pure attraverso contrasti, o se dovesse riprendere domani — un processo costituente, questo inevitabilmente passerà attraverso un confronto libero. la riorganizzazione di un quadro di regole in questo paese è possibile soltanto se coinvolge tutti, in un libero confronto, che poi non vuol dire essere d' accordo su tutto: ho ricordato passaggi cruciali nei quali io sono stato messo in minoranza, ma poi si va avanti, si prende atto. le regole non si possono fare se non insieme e bisogna rispettare le forze politiche che rappresentano milioni di nostri concittadini, anche quando non se ne condividono le opinioni, anche quando non se ne comprendono gli atti. io credo che questo sia un principio fondamentale. e vorrei dire sinceramente a chi viene dalla stessa storia dalla quale vengo io che questo principio fondamentale, questa ispirazione democratica, questa visione nazionale del ruolo della sinistra è cosa che appartiene ad un patrimonio genetico non recente, bensì antico. certo, recentemente si sono innovati profondamente i contenuti, la visione del paese, ma non questa concezione, secondo cui la democrazia è la casa di tutti e il compito di una grande forza democratica è quello di lavorare per coinvolgere tutti nel rinnovamento e nel rafforzamento della democrazia. adesso, io ritengo che il compito normale del Parlamento sia votare. domani, quando saremo riconvocati, penso non ci sarà difficoltà ad esaminare, se ci sarà, una motivata richiesta di sospensione. ma certo, per parte mia, se la richiesta di sospensione si presenterà nella seguente forma: « vi diamo qualche ora di tempo per pensare se dovete arrendervi o meno » , temo che sarebbe inutile.