Silvio BERLUSCONI - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 361 - seduta del 27-05-1998
Revisione della parte seconda della Costituzione
1998 - Governo I Prodi - Legislatura n. 13 - Seduta n. 361
  • Attività legislativa

signor presidente , signori deputati, siamo arrivati ad uno dei nodi centrali del processo riformatore: la definizione dei poteri del presidente eletto direttamente dal popolo e, in particolare, del potere di scioglimento delle Camere . ma è anche arrivato il momento di fare un bilancio complessivo delle riforme. quando nell' agosto 1995 parlai per primo in Aula della necessità di una riforma della Costituzione, lo feci a nome di tutto il Polo delle libertà , perché noi tutti ritenevamo che quel terreno fosse il più adatto per consolidare le condizioni del bipolarismo. si trattava di delineare un quadro comune e condiviso, entro cui collocare le proprie differenze politiche e programmatiche; pensavamo, peraltro, che sia la riforma costituzionale , sia l' ingresso nell' unione monetaria europea fossero obiettivi comuni da perseguire unitariamente, pur nella chiarezza e nella distinzione delle rispettive posizioni. così non è stato! la maggioranza ha preferito tutelare innanzitutto le sue ragioni e la linea bipartisan è rimasta soltanto nelle dichiarazioni formali. in generale è prevalso il tentativo di condurre il processo riformatore con una mera tecnica di conciliazione delle posizioni contrapposte, salvando sempre e comunque quelle della maggioranza ed eludendo sistematicamente i rischi di una mediazione, alta e nobile, più consona allo spirito costituente che ci animava. anche il calendario dei lavori d' Aula è stato piegato a questa logica: frammentario ed inconcludente nella prima fase, serrato e a tempi indebitamente contingentati nella seconda. ma su questo aspetto torneremo espressamente in altre occasioni. era convincimento comune, avallato dallo stesso presidente D'Alema , che il testo uscito dalla Commissione bicamerale, mai votato nella sua interezza, non fosse un testo sacro ed immodificabile, ma solo una bozza, un punto minimo di intesa, sul quale l' Aula avrebbe dovuto lavorare intensamente per migliorarlo. per parte nostra, fin dal primo momento abbiamo indicato, e successivamente più volte ribadito con assoluta coerenza, i punti sui quali erano necessari e indispensabili significativi passi avanti. constatiamo oggi con rammarico che praticamente nessuno dei nostri suggerimenti è stato accolto. in particolare nutriamo fortissimi dubbi sulla soluzione che si sta delineando per la forma di governo . in questi giorni sono stato invitato, bruscamente, ad esprimere, una buona volta per tutte, le posizioni di Forza Italia sul presidenzialismo e sui poteri del presidente. ritengo, per la verità, di averlo fatto in maniera inequivocabile in mille ed una occasione nelle sedi più disparate, ed anche in quest' Aula. e non abbiamo mai cambiato opinione. abbiamo invece trovato conferme, anche molto autorevoli, alle nostre preoccupazioni. ci sembra senza senso la figura del presidente della Repubblica che emerge dal testo sinora approvato; un presidente eletto sì dal popolo, ma dotato in realtà di poteri limitati, deboli e incerti, certo non proporzionati alla fonte della sua legittimazione. che senso ha scomodare il popolo sovrano per eleggere un siffatto presidente? chi risolverà gli eventuali, inevitabili conflitti con il presidente del Consiglio designato dal popolo? sono i temi sollevati dal presidente del Senato quando ha parlato dei pericoli di un presidenzialismo bicefalo. non è stata, per noi, una sorpresa, né una scoperta tardiva dovuta al grido di allarme del presidente Mancino o ai tanti richiami di studiosi e costituzionalisti che quel grido hanno accompagnato e seguito: lo vedemmo subito quel pericolo e non mancammo di denunciarlo proprio in quest' Aula, nel momento stesso in cui vi faceva ingresso la bozza della bicamerale. era il 28 gennaio di quest' anno. il resoconto stenografico sta lì a documentare quella denuncia, a ricordare anche agli immemori la nostra posizione e a testimoniare la nostra coerenza. perdonatemi la citazione, ma è necessaria per dimostrare a tutti che non abbiamo cambiato idea, come qualcuno insinua. al contrario, rimaniamo fermi sulla nostra posizione di sempre, che è destata dalla responsabilità e che non è viziata da una visione miope e strumentale delle contingenze della politica, come purtroppo capita ad altri; una posizione che, tanto meno, è influenzata dai risultati delle ultime elezioni amministrative . « l' elezione diretta del Capo dello Stato » , dissi testualmente quel giorno, « rappresenta sicuramente una conquista e più di ogni altra riforma dà il segno del cambiamento. ma la nuova fisionomia costituzionale del presidente della Repubblica appare ancora incerta. non è chiaro quali siano i suoi poteri, i suoi limiti, le sue funzioni, sicché potremmo avere una figura costituzionale legittimata da milioni di voti, e dunque con un grande peso politico, ma povera di poteri reali. un presidente eletto dal popolo » , aggiunsi, « deve essere responsabile dell' indirizzo politico del Governo e deve disporre degli strumenti per attuarlo. se non si scioglie questo nodo, che decide degli equilibri politico-istituzionali, non sarà possibile concludere positivamente il processo di riforma » . questo dissi quel giorno e questo ho sempre ripetuto. perché meravigliarsi, oggi, della nostra posizione, se nulla è stato fatto per sciogliere quel nodo? perché meravigliarsi, dopo che la maggioranza ha preferito blindare quel testo, che già allora considerammo improponibile, riducendo e mortificando così lo spirito costituente ad una finta battaglia sugli emendamenti? chi oggi ci accusa di irresponsabilità o di incoerenza dovrebbe riflettere sulla propria sordità e sull' ostinata chiusura alle nostre proposte: forse un po' di autocritica non guasterebbe. ma anche su altre due questioni decisive sono emerse finora soluzioni dimezzate o quanto meno elusive. ci riferiamo al federalismo, che rischia di rimanere depotenziato dall' assenza di un' avanzata proposta sulla ripartizione delle entrate fiscali. ci riferiamo anche alla giustizia, dove abbiamo constatato un' assoluta sordità ed un muro di dinieghi all' ampliamento dei diritti fondamentali di garanzia del cittadino. si tratta di questioni di principio, come la separazione delle carriere e la terzietà effettiva del giudice, che, mentre hanno antica cittadinanza in Europa, qui rischiano di retrocedere anche rispetto alla Costituzione vigente. noi vogliamo concludere questo processo riformatore, anche perché non dimentichiamo che fummo proprio noi ad avviarlo, ma non vogliamo concluderlo con un esito paradossale e, in un certo senso, beffardo. non vogliamo trovarci di fronte a pseudoriforme che peggiorino l' esistente e producano un assetto istituzionale incoerente e pericoloso. non vogliamo bloccare il cammino delle riforme istituzionali , vogliamo, se è ancora possibile, portarlo a buon fine. vogliamo però delle riforme vere, capaci di cambiare il nostro assetto costituzionale per ammodernarlo. vogliamo delle riforme di cui essere orgogliosi e non delle riforme di cui doverci scusare con gli italiani, non delle mezze riforme, fatte solo al fine di dire che, in fondo, qualcosa abbiamo fatto, indipendentemente dal merito di ciò che ci si chiede di votare. ma non possiamo, ad un tempo, vederci considerare parte contraente necessaria per la riforma, in quanto forza centrale del sistema politico italiano, ed essere poi costretti ad una battaglia contro i mulini a vento, votando noi da soli, inutilmente, i nostri emendamenti. dobbiamo constatare che complicati giochi tattici e di potere stanno riducendo la grande riforma istituzionale ad una occasione di ordinaria contesa politica e le fanno perdere quel fine alto, nobile e generale che invece dovrebbe avere. in una situazione di questo tipo, abbiamo deciso di bloccare la deriva verso le sabbie mobili di un compromesso di basso livello che rinunci a quel disegno organico e unitario, forte di una propria coerenza interna indispensabile per una riforma costituzionale e che si affidi invece ad una composizione improvvisata e occasionale di norme e di istituti che oltre tutto fanno paventare per il futuro il rischio di una pericolosa conflittualità istituzionale. per arrestare questo degrado, che è funzionale soltanto agli interessi di chi vuole attraversare la fase costituente senza correre rischi nella gestione del potere che ha occupato, ribadiamo ancora una volta i punti chiari, netti e irrinunciabili che potrebbero rappresentare — almeno ce lo auguriamo — una sintesi accettabile delle differenze non strumentali emerse nel dibattito parlamentare . ricordiamoli questi punti. primo: un federalismo politico autentico, accompagnato da un avanzato federalismo fiscale , che consenta una corretta attribuzione delle risorse. secondo: una forte affermazione della libertà di iniziativa in campo economico e sociale , sostenuta da un' effettiva limitazione del potere dello Stato e delle istituzioni pubbliche, mediante la rigorosa applicazione del principio di sussidiarietà; vale la pena di ricordare, a questo proposito, l' emendamento dell' onorevole Guarino, del Partito Popolare , bocciato però dalla sua stessa maggioranza. terzo: un sistema di garanzia dei diritti di tutti i cittadini in linea con l' Europa, attraverso la trasposizione nella nostra Costituzione dei principi contenuti nelle convenzioni di Strasburgo, con modalità di funzionamento degli organi giudiziari coerenti con quelle degli altri paesi europei . siamo infatti convinti che l' integrazione economica e politica non potrà avere successo in assenza di una convergenza anche fra gli ordinamenti giuridici. quarto: il presidenzialismo. su questo punto fondamentale, che è il cuore della riforma, noi teniamo ferma la posizione che ho prima illustrato e che è la nostra posizione di sempre. se, come sembra, la forza delle decisioni già prese ci costringesse a votare questo presidenzialismo inconsistente, contraddittorio e pericoloso, non esiteremmo a dire « no » . un « no » decisivo, che coinvolgerebbe, anche per la valenza delle altre osservazioni, l' intero progetto di riforma che è sotto i nostri occhi. noi non sappiamo se, allo stato attuale delle cose, ci sia ancora in Parlamento una larga, coerente maggioranza riformatrice e, nel caso ci fosse, se essa sia in grado di porre rimedio ai gravi errori finora compiuti. nonostante tutto, noi ce lo auguriamo: ci auguriamo che tutti i gruppi, quelli di maggioranza come quelli di opposizione, sappiano e vogliano riflettere.