Massimo D'ALEMA - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 354 - seduta del 14-05-1998
Legge elettorale
1998 - Governo VII De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 1060
  • Attività legislativa

vorrei brevemente replicare — lo ritengo doveroso — agli argomenti ed agli appelli che sono venuti da parte di diversi colleghi. la mia convinzione è che con la decisione dell' elezione popolare del presidente della Repubblica il nostro sistema compia un importante passo in avanti. rispettando naturalmente tutte le opinioni (anche se sono colpito dalla certezza fanatica con cui talora vengono proclamate) sono anche persuaso che l' elezione popolare del presidente della Repubblica nel nostro paese risponda, prima ancora che ad una esigenza di stabilità di Governo (che deve trovare altre risposte nella Carta Costituzionale ), all' esigenza di conferire autorevolezza alle istituzioni e di dare ad esse una più forte base di consenso nella società; è una questione a mio avviso molto importante, per rendere più forte la democrazia nel confronto con altri poteri e con ceti forti che sono presenti ed esercitano il loro peso in una società dinamica e diseguale come la nostra. devo dire sinceramente che voglio pacatamente respingere l' argomento secondo cui la decisione dell' elezione popolare del presidente della Repubblica costituirebbe un cedimento nei confronti di alcune posizioni. non nego affatto che la destra nel nostro paese sostiene da gran tempo un' ipotesi di tipo presidenzialista; tuttavia è anche vero, per chi voglia discutere con una qualche serietà, che il modello costituzionale di cui stiamo discutendo non è presidenzialista, ma è il punto di approdo di un complesso compromesso. che tale compromesso rappresenti una presa in giro , come ho sentito sostenere, perché i cittadini verrebbero chiamati ad eleggere un presidente che poi non sarebbe capo di governo , è un argomento che certamente può essere proposto, ma ovviamente bisogna tener conto del fatto che ad essere presi in giro sono i cittadini di una quarantina di paesi nel mondo: vi è, in questa materia, una certezza dogmatica che si basa spesso su una scarsa conoscenza delle materie che vengono affrontate. si dice che un presidente eletto dai cittadini sarebbe uomo di parte, mentre eletto dal Parlamento sarebbe super partes . anche questa è una teoria che ha una scarsa base di riscontro: nell' elezione parlamentare abbiamo avuto scelte fortemente di parte, maturate attraverso uno scontro fra schieramenti, prolungati bracci di ferro, e così via . vorrei anzi suggerire una riflessione che muove proprio dalla considerazione che forse si deve tenere maggiormente conto del fatto che il nostro è, e sarà, un Parlamento eletto con il sistema maggioritario , in cui viene meno quell' elemento di garanzia — che vi era con il sistema proporzionale — che l' elezione parlamentare rispecchia almeno indirettamente il mandato di una maggioranza di cittadini. per recuperare questa garanzia si dovrebbero introdurre quorum particolari, con un forte rischio di paralisi istituzionali. oggi, quindi, l' elezione parlamentare non soltanto appare, a mio giudizio, superata dall' evoluzione del sistema democratico italiano e dalla volontà di partecipazione diretta di una larga parte dell' opinione pubblica , ma anche messa in crisi dal fatto che l' evoluzione delle istituzioni parlamentari, nella logica del maggioritario, toglie all' elezione parlamentare ogni parvenza di garanzia di scelta super partes , esponendo al rischio che il Capo dello Stato sia semplicemente il numero due della coalizione vincente, essendo chiaro che il numero uno sarebbe il presidente del Consiglio , in qualche modo alla testa della coalizione. è proprio per questa ragione — voglio ricordarlo agli amici di Rifondazione comunista — che nel programma elettorale della coalizione dell' Ulivo (che certo non fu il loro programma, ma essi vi si allearono: suppongo, quindi, non considerando la nostra una coalizione pericolosamente antidemocratica), ben prima che si costituisse la Commissione bicamerale, era scritto che al Capo dello Stato si intendeva affidare, nella riforma costituzionale proposta dall' Ulivo, la funzione di garante delle regole e di rappresentante dell' unità del paese e della continuità delle istituzioni democratiche e che tale alta funzione di equilibrio costituzionale doveva essere marcata in modo tale da sottrarla alla maggioranza parlamentare protempore, esaminando altre forme di investitura, compresa l' elezione diretta . questo è il programma elettorale sulla base del quale io sono stato eletto e, con me, molti dei presenti. a proposito della questione della partecipazione, desidero ricordare che il nostro partito, al quale l' amico e compagno Diliberto si è rivolto, prima di decidere di sostenere in quest' Aula l' elezione popolare del presidente della Repubblica aveva sottoposto questa ipotesi al suo democratico congresso, ricevendo l' approvazione della stragrande maggioranza degli iscritti che, partecipando direttamente alle assemblee, hanno alzato la mano, secondo quelle modalità partecipative che giustamente noi difendiamo. io, quindi, non mi sento di aver ceduto a nessuno: se qualcuno ci ha pensato prima di me, onore al merito, ma io credo in coscienza di votare per una soluzione che risponde ad un' esigenza di progresso della democrazia italiana.