Ciriaco DE MITA - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 35 - seduta del 18-07-1996
Informativa urgente del Governo sull'emergenza idrica ed energetica in atto nel paese
1996 - Governo II Berlusconi - Legislatura n. 14 - Seduta n. 344
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , signor rappresentante del Governo, non ho difficoltà ad ammettere che faccio fatica a seguire il dibattito, non quello che si svolge in quest' Aula ma quello in generale sulle istituzioni. è vero che le istituzioni hanno una loro razionalità, ma è anche vero che la razionalità efficace delle istituzioni intanto è comprensibile in quanto fa riferimento ai fatti, alle vicende, alla condizione delle comunità alle quali le istituzioni sono destinate. il nesso tra processo storico ed istituzioni rischia di saltare e non a caso rincorriamo con il desiderio un modello ipotetico di ordinamento entro il quale risolvere la complessità dei problemi. credo perciò sia giusto, in un' occasione come questa, recuperare la memoria; senza la memoria, infatti, le istituzioni non hanno valenza. che senso ha discutere come avviene di presidenzialismo come ancora di salvezza, come indicazione del nuovo, come spartiacque tra conservazione e non conservazione? che senso ha fare riferimento all' istituzione presidenziale senza tenere conto della complessità dei problemi del nostro paese? si afferma che tutte le democrazie europee avrebbero forme di governo del genere e si ignora che quasi nessun paese europeo ha questa forma di governo . si fa riferimento alla democrazia francese ignorando (lo dico al professor Malgieri, la cui dissertazione mi ha abbastanza incuriosito) che il sistema presidenziale francese a parte la contraddittorietà tra sistema parlamentare e sistema presidenziale ha funzionato guarda caso ! non con due presidenti, ma con due sovrani. De Gaulle e Mitterrand hanno gestito le istituzioni presidenziali in Francia non come riferimento della democrazia plebiscitaria , della democrazia elettorale, onorevole Malgieri, ma come due sovrani che guardavano alla crisi del sistema democratico francese per aiutarlo ad uscire dalle difficoltà. le ultime, preoccupate riflessioni di Mitterrand, del resto, riguardavano il sistema elettorale ; il sistema maggioritario a doppio turno , infatti, scomparso dalla discussione (perché altro sistema invocato come ancora di salvezza), consentiva di stabilire chi vinceva le elezioni, ma non garantiva chi avrebbe dovuto governare il paese. non a caso il sistema francese presidenziale ha funzionato espropriando il Parlamento altro che semipresidenzialismo parlamentare! espropriando, ripeto, il Parlamento! professor Rebuffa, quando il Parlamento non è stato piegato alla volontà del Governo, ma vi è stato uno scontro con le forze sociali del paese, è stato piegato il presidente della Repubblica . quindi, parlare, come è avvenuto con l' ultimo governo presieduto da Juppé, di questo sistema come di una forma risolutiva della complessità dei problemi della partecipazione e della governabilità, perché la crisi è intorno a tali questioni, mi sembra una discussione astratta, dove si rincorre il desiderio e non la soluzione dei problemi. dico subito, a scanso di equivoci , che non ho alcuna preclusione ad individuare anche forme di governo presidenziale, se mi dovessi persuadere che alla fine della ricostruzione complessiva delle istituzioni interne al nostro paese questo sia il sistema funzionante. al riguardo, ho un' opinione diversa la brevità del tempo non mi consente di illustrarla che mi porta a conclusioni opposte. è stato già sostenuto credo dal collega Cerulli Irelli che la democrazia funzionante esige una sorta di raccordo tra maggioranza parlamentare e Governo, senza la quale il sistema non funzionerebbe. per tale motivo non capisco come si possa ipotizzare questa soluzione, che è la conclusione di un processo di ordinamento della convivenza della collettività, come un modello al quale aggrapparci. come ho detto poc' anzi , occorre recuperare la memoria, perché le istituzioni vere sono la storia, sono la politica. come ha scritto in un suo libro il professor Rebuffa, l' evoluzione del pensiero, distolto dall' attività più serena della ricerca e della riflessione, e coinvolto in maniera precipitata nella vicenda politica, ha fatto sì che l' analisi storica venisse sopravanzata dalla strumentalizzazione politica. non usciremo dalla situazione attuale se non ci libereremo dalla discussione strumentale dei problemi. infatti, anziché discutere come affrontare le questioni, ci accorgiamo che spesso i dibattiti sono occasione di accordo o disaccordo, ma non di risoluzione delle questioni stesse. è importante lo ripeto recuperare la memoria e ieri l' onorevole D'Alema , nel suo intervento, che ho ascoltato con molta attenzione, ha tentato di farlo; e per la parte relativa all' esperienza repubblicana l' ha fatto in maniera notevole, che mi trova d' accordo. egli ha ricostruito la storia del nostro paese non dentro le categorie, molto superficiali, improvvisate, vecchie, nuove, di errori, ma esaminando la complessità della storia, ricca di contraddizioni, ed anche di straordinarie novità. l' onorevole D'Alema ha però concluso il suo intervento sostenendo che negli anni Settanta la forza propulsiva dei partiti si è esaurita. il che è vero, ma nella sua analisi mancano i motivi di tale esaurimento ed egli non spiega perché adesso dovrebbe riprendere. a mio avviso, se riflettiamo su queste affermazioni, non dovrebbe esserci difficile recuperare nella memoria la considerazione che il grande movimento di contestazione, un grande movimento civile all' interno del nostro paese, ha posto un problema ai quali né la cultura, né le istituzioni hanno dato risposta. vi fu, infatti, una grande domanda di partecipazione nei confronti della quale la cultura e la politica furono distratte. a mio avviso ci furono tre riflessioni importanti, che vorrei ora ricordare: quella di Paolo VI , che è intervenuto con grande attenzione su questo fenomeno; quella dell' onorevole Amendola ed infine quella, credo più rilevante perché avvenuta all' interno di tale processo, dell' onorevole Moro sulla nuova stagione dei diritti e dei doveri, riflessione che lo ha accompagnato fino alla morte. se è così e credo sia così le questioni maggiori che abbiamo di fronte non sono quelle della forma di governo e della legge elettorale , bensì altre, ossia quelle del diritto di cittadinanza e del recupero del governo delle autonomie. il vero problema che ha messo in crisi l' ordinamento ed il sistema istituzionale complessivo del nostro paese è stato l' arricchimento dei diritti delle persone, che nell' ordinamento costituzionale non hanno avuto riferimento. noi stiamo vivendo drammaticamente tale questione perché, sulla scorta di un ordinamento imperfetto, tutto da rivedere, l' ordinamento dello stato sociale (le grandi conquiste di libertà che la coscienza dei cittadini ha maturato nell' esperienza di questi ultimi cinquant' anni , soprattutto nel nostro paese) ha incrociato un momento di difficoltà economica, nella quale ci dibattiamo con il rischio di non risolvere né la situazione economica né quella istituzionale. voglio dire tutto ciò all' onorevole Malgieri (chiedo scusa, lo cito ricorrentemente perché ho ascoltato il suo intervento questa mattina), ma anche agli onorevoli D'Alema e Berlusconi: c' è una relazione, sul piano del processo storico istituzionale, con riferimento al diritto di cittadinanza della persona. questo sorge come diritto di cittadinanza civile dopo la rivoluzione francese (quindi le istituzioni hanno una sorta di complementarietà, intendendosi il Parlamento come organo di controllo), vi è poi l' insufficienza di questo momento e la seconda fase, la cittadinanza politica, con il riconoscimento del diritto elettorale. ma l' insufficienza del diritto elettorale, in assenza della garanzia della libertà della persona e quindi del riconoscimento del diritto allo studio , alla salute, alla salvaguardia di un minimo di protezione sociale, come condizione di arricchimento potenziale del processo democratico e di partecipazione, ci pone di fronte ad una situazione rispetto alla quale, onestamente, balbettiamo. discutendo di questo problema, oscilliamo tra i tagli alla spesa pubblica facendo riferimento all' inefficienza, ma ignoriamo che provvedimenti di questo tipo, a parte la loro discutibilità sul piano economico, porterebbero alla riduzione progressiva della libertà delle persone. è questa la questione principale da affrontare, anche con riferimento a tutti i discorsi, che facciamo, di risanamento, di presenza in Europa, ignorando lo dico solo incidentalmente un aspetto importante : l' accordo di Maastricht, onorevoli colleghi , non consisteva nell' organizzazione della moneta comune per l' Europa. la scelta della moneta comune fu di sollecitazione per l' organizzazione degli USA d' Europa. ipotizzare l' organizzazione di una comunità fondata solo sulla moneta unica significa aderire ad un' organizzazione economica verso la quale saremo continuamente dipendenti. se sta nei termini che ho indicato la riscoperta del governo delle autonomie, non solo sul piano territoriale, ma anche su quello dell' amministrazione degli interessi complessi, diffusi e diversificati che le comunità hanno, mi domando come si possa immaginare di dare risposta alla domanda di pluralismo istituzionale con l' accentramento, nelle mani di una sola volontà, del potere di amministrare una comunità complessa e ricca come la nostra. se le cose non sono così e credo non lo siano dovremo porci di fronte a tale problematica recuperando la consapevolezza della complessità del problema, misurandoci tutti, con una disponibilità disarmata, con le complessità dei pregiudizi che hanno impedito finora di affrontare la questione, seguendo una procedura che ci consenta di approfondire le problematiche e, alla fine dell' approfondimento, di individuare la forma istituzionale in grado di risolvere la questione. un secondo solo e concludo, presidente. volevo dire soltanto questo sulla procedura: io non sono d' accordo sull' ipotesi di Assemblea costituente non perché sia un conservatore, sia un distratto... non vorrei ricordare agli onorevoli colleghi che probabilmente io ho la strana contraddizione, di essermi occupato sempre di questi problemi anche nell' indifferenza generale, mentre adesso, che la consapevolezza è maturata, rischio di essere emarginato come un cittadino estraneo, intruso, probabilmente perché ci può essere anche questo tipo di interpretazione potrei richiamare la cattiva coscienza, come dovrei dire a Selva; come si fa a far riferimento al presidente Cossiga come ad una persona attenta alle questioni istituzionali, soprattutto nel momento in cui ha esercitato l' alta funzione di Capo dello Stato ?! Selva ci ha voluto ricordare il messaggio inviato al Parlamento, alla fine della legislatura. ma, sempre per recuperare la memoria, a Selva vorrei dire che il senatore Cossiga sollecitò, aprì la crisi dell' ultimo Governo Andreotti (aprile del 1991) per dar vita ad un Governo che affrontasse le riforme, ponendo come alternativa che se il Governo non si fosse fatto carico di affrontare le riforme si sarebbe fatto ricorso al corpo elettorale . signor presidente , concludo perché sono rispettoso dei termini. mi toglie la parola probabilmente sulla sola cosa che... io non sono per la Costituente perché le Costituzioni non si deliberano; i momenti costituenti si fanno, onorevoli colleghi ! per quanti sforzi faccia, non mi viene in mente un Parlamento funzionante, appena eletto, che deliberi il proprio suicidio. l' elezione di un' Assemblea costituente sarebbe un suicidio! si può anche fare, a patto che si abbia questa consapevolezza; quindi vedo abbastanza contraddittoria questa proposta. viceversa colgo tutta la preoccupazione di chi, di fronte a procedure incerte, ha vari tentennamenti e vorrebbe avere la certezza di imboccare un percorso in fondo al quale ci sia la soluzione. allora una Commissione bicamerale con poteri redigenti, con tempi di durata congrui ma determinati, potrebbe essere un percorso utile. e, perché no, accompagnata da una commissione di esperti di grande valore. ho concluso.