Silvio BERLUSCONI - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 34 - seduta del 17-07-1996
Discussione di mozioni in tema di riforme istituzionali
1996 - Governo I Prodi - Legislatura n. 13 - Seduta n. 34
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , signori deputati, signori rappresentanti del Governo, è trascorso quasi un anno da quando, a nome di Forza Italia e di tutto il Polo, ebbi l' onore di illustrare il nostro punto di vista sul tema delle riforme istituzionali . molte delle cose che dissi, e che allora suscitarono critiche ironiche e anche pesanti, sembrano diventate oggi patrimonio comune. ho ascoltato con attenzione ed anche con soddisfazione l' intervento dell' onorevole D'Alema , molto diverso da quello che egli pronunciò un anno fa a commento del mio intervento l' onorevole D'Alema lo ricorderà invitandoci tutti ad andare in vacanza anziché a discutere delle riforme istituzionali . ma il tema delle riforme era un tema importante allora, com' è assolutamente importante ora. è con soddisfazione che io faccio questo commento, onorevole D'Alema . sul tema delle autonomie regionali e comunali, che molti, forse nell' intento di raddolcire le velleitarie minacce di secessione, si sono risolti a definire federalismo, dissi allora che era indifferibile una riforma dell' organizzazione dello Stato basata sul principio di sussidiarietà. vedo ora che su questo principio, che non ho certo inventato io, ma che ho sempre richiamato in tema di riforme costituzionali , la sussidiarietà è di casa anche a sinistra. dubito, però, che stiamo parlando della stessa cosa. per noi, che ci riferiamo alla tradizione liberale e alla tradizione cattolico-liberale di don Sturzo e che usiamo questo termine nel suo significato più autentico... mi spiace che qualcuno ritenga di poter avere il monopolio di chi tanti anni fa, con grande preveggenza, tracciò delle linee che oggi sono attualissime e alle quali noi ci ispiriamo e dichiariamo con forza di volerci ispirare. per noi, dunque, il principio di sussidiarietà costituisce il fondamento di una grande riforma dello Stato. sussidiarietà vuol dire infatti, per noi, in primo luogo libertà e, al tempo stesso , responsabilità dell' individuo. tutto ciò che i cittadini possono fare da soli, senza il sostegno dello Stato, non deve interessare l' azione pubblica, se non quando è necessario l' intervento dello Stato per ampliare gli spazi di libertà individuale e collettiva, per vigilare su di essi e per garantirne il mantenimento. è questo il fondamento liberale del principio di sussidiarietà che noi invochiamo. i poteri pubblici sono e devono essere sussidiari: intervengono solo quando i cittadini non possono, da soli, aspirare a quei beni e a quei servizi che la società moderna impone che siano goduti da tutti. il principio di sussidiarietà vale anche all' interno dei poteri pubblici ed in questa forma è stato evocato dal trattato di Maastricht . la regione non faccia quello che può fare il comune o la provincia; lo Stato non faccia quello che può fare la regione. più l' autorità che decide è prossima al cittadino, meglio è. noi vogliamo che venga ridotto lo spazio pervasivo dello Stato burocratico amministrativo, che subordina all' autorizzazione dell' ente pubblico ciò che può essere fatto dal privato o dall' ente locale più vicino al cittadino. spesso le riforme di decentramento hanno ristretto la libertà del cittadino e le regioni hanno ridotto la libertà dei comuni invece di ampliarla. la libertà del cittadino è il nostro criterio di riforma dell' ordinamento amministrativo dello Stato. dubito assai che sussidiarietà sia per tutte le forze della maggioranza solidarietà e, prima ancora, libertà e responsabilità dei singoli individui. comunque, lo vedremo alla prova dei fatti. dubito anche che tutte le forze della maggioranza, quando all' unisono proclamano come noi del Polo proclamiamo l' intangibilità dei principi fondamentali della prima parte della Costituzione, la leggano come noi la leggiamo. penso che sarebbe conforme ai tempi premettere alla nostra Costituzione la Dichiarazione europea dei diritti dell' uomo e del cittadino con atto di formale ricezione di essa, eventualmente con la procedura prevista dall' articolo 138. i nostri costituenti non ritennero di darci un documento analogo a quello della rivoluzione americana ed a quello della rivoluzione francese; li giudicarono troppo liberali. il nostro testo parla di concessioni e di atti della Repubblica, non dei diritti dell' uomo e del cittadino. sono certo che, se avessimo avuto una vera dichiarazione liberale dei diritti dell' uomo e del cittadino, i rapporti tra i diritti del cittadino e la magistratura inquirente sarebbero assai diversi e non correremmo il rischio del giustizialismo o di quello che il presidente americano Wilson chiamò il governo dei giudici. quando da parte nostra si pone la questione delle garanzie individuali e delle regole dello stato di diritto , non sono certo che si incontri il consenso di tutte le forze della maggioranza. quando poniamo come grande tema istituzionale la questione del rapporto tra politica e magistratura veniamo considerati con sufficienza, come se si trattasse di argomenti che riguardano solo qualcuno di noi. ma di ciò mi sono ripromesso di non parlare oggi. sono tuttavia convinto che vi accorgerete dell' incombente drammaticità del tema e spero, per il bene di tutti, che ciò non debba accadere troppo tardi. le nostre idee sulle riforme le conoscete già: un Governo trasparente, politicamente responsabile di fronte agli elettori, forte di una investitura diretta da parte dei cittadini, è la sola via per rimuovere le attuali condizioni di inefficienza dello Stato e degli apparati pubblici. è necessario che i governi del futuro abbiano la forza di emanciparsi dalle mutevoli intese delle forze politiche che danno vita alle maggioranze parlamentari ; una forza che solo l' elezione diretta da parte dei cittadini può conferire. solo in questo modo, con un Governo stabile e responsabile di fronte agli elettori, sarà possibile porre un freno a pretese di assistenza indiscriminata, che non hanno più alcuna possibilità di essere soddisfatte a causa delle condizioni di dissesto della finanza pubblica . solo un Governo responsabile di fronte agli elettori potrà impostare una sana politica di risanamento e di sviluppo del mercato, l' unica strada per risolvere il dramma della disoccupazione. la gran parte dei cittadini avverte che quello dell' occupazione è il primo dei problemi del paese. dobbiamo far capire loro che una riforma che realizzi il principio della responsabilità diretta dei governi di fronte agli elettori è un mezzo e non un fine. ed è l' unico mezzo che ci rimane affinché un Governo possa affrontare il problema dell' occupazione ed inquadrarlo nell' ottica di una economia di mercato , nella quale il lavoro deve essere sempre produttivo, altrimenti non è lavoro, ma è un modo radicalmente errato di intendere l' assistenza sociale. nel Polo, come dovrebbero ormai sapere le maggioranze dell' Ulivo e dei suoi alleati, non manca una visione compiuta ed organica dell' insieme dei problemi istituzionali, a partire dalla riforma della legge elettorale , necessaria per assecondare e per consolidare il processo bipolare che si è venuto delineando, a mio giudizio irreversibilmente, dopo il referendum del 1993, per giungere ad una nuova impostazione dei rapporti tra Parlamento, Governo e presidente della Repubblica . con l' elezione diretta dell' Esecutivo, al presidente della Repubblica devono essere assegnati compiti di Governo e di guida dell' indirizzo politico governativo, secondo un dosaggio che può essere discusso, ma che non potrebbe mai fare dell' Esecutivo un ostaggio delle maggioranze parlamentari . siamo anche consapevoli della necessità che la democrazia maggioritaria non disconosca il ruolo delle opposizioni e garantisca anzi ad esse un vero e proprio statuto. ma nel momento stesso in cui ribadiamo la nostra visione e dichiariamo la nostra volontà di farcene portatori nelle diverse ed oggi incerte sedi in cui verrà affrontato nuovamente il tema delle riforme, dichiariamo anche e non da adesso che siamo all' opposizione che nessun disegno riformatore può aspirare al successo se la riforma è il parto di una maggioranza prevaricatrice. come opposizione intorno alla quale si è raccolto il consenso di milioni di elettori, nessuno di noi deve dimenticare che nel sistema elettorale i consensi del Polo per la parte proporzionale superano quelli dell' Ulivo e dei suoi alleati; come opposizione consapevole della sua forza, dicevo, dichiariamo in quest' Aula la nostra leale volontà di cooperare con ogni serio tentativo di edificare una casa davvero comune. il nostro timore non ce lo nascondiamo è che la Commissione speciale, le Commissioni speciali o le Commissioni bicamerali che l' Ulivo si appresta a proporre, difficilmente riusciranno ad adempiere all' arduo compito che ad esse si vuole affidare, che è quello di interpretare l' ansia di rinnovamento del paese verso la totalità delle istituzioni. eppure, se vi saranno tempi e procedure certe, faremo la nostra parte. chiederemo che i criteri di composizione rispecchino i reali rapporti di forza nel paese e che tali rapporti non vengano assunti in maniera distorta a causa del sistema elettorale maggioritario, che va bene per assicurare stabilità di Governo, ma che non può andar bene se si vuole garantire democraticità a grandi e profonde riforme costituzionali . quel che non si può chiedere all' opposizione è che per propiziare uno spirito di intesa rinunci al suo ruolo e consenta al Governo di convertire, senza un serio confronto parlamentare, l' enorme mole di decreti legge che si sono andati accumulando negli ultimi tempi. vorrei ricordare al presidente del Consiglio che i decreti ascrivibili al mio Governo sono soltanto sette, perché non si possono certo imputare a mia iniziativa quelli che ho dovuto reiterare. ma questo il presidente Prodi lo sa. credo che ieri lo abbia tradito la scelta della polemica a freddo, la ricerca di uno scontro muro contro muro , che servirebbe soltanto a far perdere tempo al Parlamento ed al paese, bruciando per di più le residue possibilità di dialogo tra maggioranza ed opposizione. anche noi vogliamo lo smaltimento dei decreti, ma nessuna conversione automatica, nessuna sanatoria globale o alla cieca. tutto deve essere esaminato in maniera appropriata dal Parlamento, secondo le regole oggi vigenti, regole che ce lo auguriamo nessuno vorrà sovvertire con atti così gravi, che ci autorizzerebbero ad assumere quei comportamenti di legittima resistenza che i cultori del parlamentarismo, presenti in gran numero sui banchi della maggioranza, conoscono molto bene. voglio aggiungere che noi non ci faremo intimidire da nessun avvertimento, da nessuna minaccia, comunque ed in qualunque sede proferita, da nessun provvedimento del Governo contro di me e contro ciò che ho costruito anche nell' interesse del paese, come viene riconosciuto proprio in questi giorni dai più importanti investitori internazionali. dunque, noi faremo la nostra parte, e ciò nonostante le riserve che nutriamo sulla legittimazione delle istituende commissioni. queste saranno infatti formate nella loro maggioranza da forze che si sono presentate davanti agli elettori unite dal solo intento di superarci, ma divise tra loro, guarda caso , sulla questione delle grandi riforme. parteciperemo però ai lavori senza riserve mentali, con la speranza che l' Ulivo e i suoi alleati si faranno portatori di una proposta all' altezza dei problemi e che la risultante delle loro divergenze non sia l' immobilismo e l' ennesima manifestazione di impotenza del Parlamento. sentiamo però di avere diritto, quale forte opposizione nel Parlamento e nel paese, di chiedere alla maggioranza una garanzia, un impegno di fronte a tutti. se la Commissione bicamerale (o le Commissioni speciali, qualunque sarà la loro denominazione) non produrrà, nonostante il nostro impegno, proposte di innovazione costituzionale all' altezza dei problemi, ci si dovrà risolvere a votare una legge con la procedura dell' articolo 138 della Costituzione per eleggere, con criterio proporzionale, una apposita assemblea per le riforme. gli eletti di quell' assemblea non potrebbero mancare l' obiettivo; di un solo compito sarebbero infatti investiti: dare al paese una nuova organizzazione dello Stato e una nuova forma di governo , affinché l' Italia possa finalmente abbandonare l' umiliante posizione di coda tra le liberaldemocrazie occidentali. signor presidente , signori deputati, la nostra volontà di rinnovamento delle istituzioni è così solida da farci ignorare anche gli atteggiamenti provocatori. il presidente del Consiglio non cerchi nell' opposizione le responsabilità delle sue difficoltà; rifletta, invece, con attenzione e senso politico sulle conclusioni amare che vengono tratte ormai dai più autorevoli osservatori della politica italiana . il male oscuro di questo Governo non è nell' opposizione, bensì nello sdoppiamento tra il premier e il leader politico dell' Ulivo e soprattutto nel ruolo di Rifondazione comunista , che ha drasticamente spostato a sinistra l' asse del Governo ed ha profondamente modificato il patto dell' Ulivo con i suoi elettori. questi e non altri sono i dati politici che mettono in fibrillazione la maggioranza e influenzano i mercati finanziari . noi continueremo, dunque, a fare fino in fondo il nostro mestiere e il nostro dovere democratico. le polemiche strumentali sono segno di debolezza oppure rispondono a logiche tattiche interne al Governo. ma il paese è maturo e consapevole; è perciò con il paese e con quella parte di Parlamento che è profondamente preoccupata per la grave e complessa crisi istituzionale che noi apriamo un dialogo chiaro, leale e concreto. al paese e al Parlamento noi rinnoviamo quindi la nostra proposta di riforma delle istituzioni, basata sulla centralità del cittadino, dei suoi diritti, dei suoi valori di persona; basata sul federalismo solidaristico e sul semipresidenzialismo, sul monocameralismo e sul Senato delle regioni e delle autonomie locali; sul principio di sussidiarietà, sul rafforzamento del sistema bipolare , per una politica economica che si colleghi ai processi di globalizzazione e alle intese di Maastricht, per il riordino della giustizia amministrativa e della giustizia penale, alla luce dei valori del garantismo. nessuno si illuda di portare avanti il risanamento economico e il rilancio dello sviluppo senza ridisegnare le istituzioni; nessuno si illuda di poter rispettare gli obiettivi di Maastricht senza riformare profondamente lo Stato; nessuno si illuda di modernizzare il paese senza riscrivere un nuovo patto istituzionale e sociale. ormai tutti i nodi si sono aggrovigliati e la riforma dello Stato è la condizione imprescindibile. certo, la maggioranza, sotto il peso delle sue contraddizioni ed anche al di là delle sincere intenzioni del suo leader, potrebbe anche decidere di frenare le riforme, di fare accademia, di guadagnare tempo; ma allora al Governo toccherebbe in sorte una vita grama, limitata al piccolo cabotaggio e alla navigazione a vista: un inesorabile sfarinamento. lavoriamo dunque insieme per costruire. le riforme istituzionali sono un passaggio obbligato e i tempi per realizzarle sono ormai ristretti ed improrogabili.