Massimo D'ALEMA - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 339 - seduta del 03-04-1998
Legge elettorale
1998 - Governo VII De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 1060
  • Attività legislativa

signor presidente , credo che questa discussione, di cui comprendo le motivazioni, rischi di mettere in ombra alcuni aspetti inerenti al significato che, nella Costituzione riformata, assume l' autonomia speciale regionale innanzitutto, se verrà accolto dalla Camera, in ragione del principio che consenta a ciascuna regione, sulla base di una iniziativa propria, di sottoporre all' esame del Parlamento l' approvazione di uno statuto di autonomia speciale . in realtà, agli effetti pratici, se approvassimo l' aggiunta del Veneto all' elenco delle regioni ad autonomia speciale o se non l' approvassimo, il risultato sarebbe il medesimo, perché non daremmo alcun contenuto all' autonomia speciale del Veneto. infatti, si tratterebbe di una pura dichiarazione di principio, di un manifesto, di un annuncio politico. l' approvazione di uno statuto di autonomia speciale del Veneto dovrebbe avvenire, sulla base di una proposta della regione Veneto, dopo l' approvazione della Costituzione. tale facoltà esisterebbe comunque per il Veneto in Costituzione. lo ricordo per far capire i termini della questione. ho un grande rispetto per la politica, ma noi stiamo facendo una discussione puramente politica, il cui contenuto è un annuncio, perché dal punto di vista istituzionale e costituzionale l' autonomia speciale del Veneto ci sarà nel momento in cui la regione Veneto opererà nel modo che ho descritto. questa è la grande novità che si introduce con la riforma costituzionale ed è una novità che noi rischiamo di incrinare — parliamoci chiaro — perché in questo momento stiamo riproponendo il tema dell' autonomia speciale negli stessi termini in cui venne proposta nel passato. e non a caso il collega Boato ha fatto una serie di dotti richiami. allora ci stiamo occupando di un' altra questione e la nostra è una risposta del Parlamento nazionale alla questione veneta. perfetto! io dico: allora è questo, punto e basta . infatti, ci troviamo di fronte a due concezioni diverse dell' autonomia speciale . la prima concezione è quella che noi vogliamo introdurre, secondo la quale l' autonomia speciale sarebbe un progetto che sorge dal basso, secondo alcuni colleghi addirittura senza più bisogno neppure di una legge costituzionale ; e in questo trovo una netta contraddizione dal punto di vista della cultura istituzionale. quindi, o si tratterebbe di un progetto che sorge dal basso e che il Parlamento recepirebbe in un confronto con la regione, oppure, come fu nel passato, sarebbe una risposta nazionale al sorgere di una questione. trovo però pericoloso accavallare le due visioni del problema, perché in tal caso lanceremmo al paese il seguente messaggio: signori, noi lasciamo aperta una strada, ma è una finzione, perché il problema della vera autonomia speciale di cui aveva bisogno il Veneto è già stato risolto dal Parlamento. vorrei quindi che fossimo consapevoli di quanto stiamo decidendo. non entro nel merito del dibattito che è stato svolto. condivido l' analisi, ma trovo ci sia un mito dell' autonomia speciale , che dovrebbe essere sottoposto ad una riflessione più attenta. in realtà, nelle regioni ad autonomia speciale abbiamo avuto un ritardo nell' innovazione istituzionale rispetto alle altre regioni; basta pensare al permanere di vecchi sistemi elettorali e di sistemi di governo più instabili. conosco bene la realtà del Veneto, incuneato tra due regioni ad autonomia speciale , ma ciò nonostante in questo dopoguerra esso ha conosciuto un livello di sviluppo e di crescita del benessere e dell' occupazione assai superiore rispetto alle regioni vicine. nutro dubbi che la diversità di specialità abbia comportato un danno per una delle regioni più sviluppate del nord e del nostro paese. ovviamente il merito è tutto dei veneti. al di là del mito che la caratterizza, l' autonomia speciale dopo l' approvazione della riforma della Costituzione sarà sottoposta ad una verifica critica perché è del tutto evidente, come osservava il collega Salvati, che oggi per « autonomia speciale » si intende un regime speciale finanziario, più che di poteri. credo che il federalismo fiscale introdurrà un principio di responsabilità delle classi dirigenti locali, le quali difficilmente potranno vivere di trasferimenti perché dovranno assumere più poteri ma anche maggiori responsabilità dal punto di vista fiscale. tutto ciò cambierà il modo con cui oggi si discute con troppa facilità dell' autonomia speciale e comporterà una più forte assunzione di responsabilità. occorre però prestare molta attenzione perché il messaggio può avere una carica ambivalente: nel momento in cui apriamo la strada ad un processo dal basso verso l' autonomia ed il Parlamento si rende garante della possibilità di una simmetria che muove da un' elaborazione dal basso e nello stesso tempo decidiamo dall' alto l' autonomia speciale del Veneto, lanciamo due messaggi contrastanti. il Veneto è una regione molto importante ma non bisogna dimenticare che accanto ad essa vi sono la Lombardia e l' Emilia. il Parlamento deve dunque lanciare un messaggio al paese: se l' autonomia speciale di oggi, se l' autonomia del 2000 non è come quella siciliana, cioè la risposta ad una questione drammatica, ma la possibilità dal basso di ridefinire i poteri ed i rapporti con lo Stato centrale, al Veneto e a tutte le regioni italiane dobbiamo dire, all' indomani dell' approvazione della nuova Costituzione, che sono loro ad avere la possibilità e la responsabilità di proporre un progetto di autonomia speciale che verrà esaminato dal Parlamento in modo aperto. questa possibilità è la novità di questo testo e stiamo rischiando di negarla e di lanciare un messaggio confuso e contraddittorio. conseguentemente, oggi pensiamo di risolvere una questione veneta senza immaginare che magari al Senato, nel prosieguo dell' esame della riforma, si proporrà una questione piemontese o lombarda e così via . si corre il rischio di scardinare la vera novità istituzionale di dare più potere a tutte le regioni italiane, non di risolvere una somma di casi, ma di riordinare lo Stato ed il rapporto tra il centro e la periferia.