Fausto BERTINOTTI - Deputato Appoggio
XIII Legislatura - Assemblea n. 33 - seduta del 16-07-1996
Discussione del documento di programmazione economico finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 1997 1999
1996 - Governo I Prodi - Legislatura n. 13 - Seduta n. 33
  • Attività legislativa

signori presidenti, signore e signori deputati, come tutti sanno è un' evidente sciocchezza sostenere che la risoluzione Mussi ed altri numero 6-00001 cui approdiamo è il frutto di una sorta di ricatto di Rifondazione comunista . del resto, se avessimo potuto dettare i nostri obiettivi, ben altro sarebbe stato l' esito. ci siamo proposti invece di introdurre elementi positivi di rilievo sociale nel documento di programmazione economico-finanziaria che è stato presentato. avremmo potuto scegliere un' altra via ed anzi, forse, avremmo dovuto sceglierla se avessimo guardato semplicemente lungo la griglia dei nostri reali dissensi. avremmo potuto cioè dissentire dall' impianto del documento di programmazione oppure, quando il Governo ha avanzato l' ambizioso obiettivo di ridurre il tasso di inflazione al 2,5 per cento , ricordando che tale obiettivo veniva posto in un quadro di relazioni industriali e sociali connotato dalla concertazione, avremmo potuto fronteggiare criticamente l' obiettivo medesimo. abbiamo scelto un' altra via, quella di introdurre in progress correzioni che rispondessero ad istanze sociali. abbiamo cercato di contribuire, nel confronto con le altre forze politiche della maggioranza e con il Governo, ad aprire la via affinché si potesse andare oltre l' impostazione del documento su due punti essenziali per il futuro dell' Italia, che del resto connotano direttamente anche l' intera vicenda europea, vale a dire il drammatico problema dell' occupazione e la questione della riforma dello stato sociale . per questo abbiamo proposto la questione della difesa del potere di acquisto del salario non come semplice difesa, pure necessaria, di condizioni così duramente provate di tante masse del nostro paese. l' abbiamo proposta per sottolineare l' esigenza di un' inchiesta sulla condizione sociale di queste masse oggi nel paese. abbiamo inteso cioè proporre una questione distributiva di ordine e di significato generale. abbiamo indicato un' ingiustizia che si è andata costituendo duramente in questi anni. veda, presidente Ciampi, secondo noi la concertazione non ha dato i buoni esiti che lei qui ha ricordato. la concertazione è fallita perché ha visto falsificata la tesi per cui è stata costruita in questi anni. è stata falsificata perché i salari reali si sono ridotti durante un periodo di incremento della produttività, perché la disoccupazione si è solidificata durante un periodo di crescita e perché la condizione di lavoro ne sono testimoni i drammatici indici degli infortuni è venuta aggravandosi nonostante l' innovazione tecnologica . no, non siamo andati verso un miglioramento della condizione di questo paese, ma verso un incremento dell' ingiustizia sociale che ci ha fatto raggiungere il record, in Europa, del tasso di ingiustizia sociale in un paese. del resto, bastano i dati che lo stesso governatore della Banca d'Italia ha citato nella sua relazione, quando ha ricordato che i profitti nel 1995 sono aumentati, rispetto al 1994, del 30 per cento dicasi del 30 per cento ! mentre i salari dell' industria sfioravano, a malapena, il 3 per cento , mettendosi così al di sotto dell' inflazione reale, e dunque ancora protraendo come del resto il presidente del Consiglio ha dovuto riconoscere una perdita al loro potere d'acquisto reale (perdita del potere d'acquisto che, per chi guadagna un milione e 400 mila lire o un milione e 500 mila lire al mese, induce sofferenze reali e quotidiane). del resto, in questo paese la povertà ha ormai raggiunto e superato il 10 per cento della popolazione e, in generale, siamo di fronte ad un incremento degli squilibri che vede sprofondare il Mezzogiorno. di fronte a questa condizione abbiamo pensato e pensiamo che lo schema del documento di programmazione economico-finanziaria non è in grado, così com' è, di costruire e difendere la coesione sociale di un paese così provato. ed è per questo che abbiamo provato a resuscitare lo spirito del 21 aprile, quello che ha consentito la vittoria contro le destre e che ha generato grandi attese. non ha fondamento domandarsi chi abbia vinto in questa contesa. la domanda è sbagliata. forse, una domanda accettabile e giusta è chiedersi chi ha perso con questa risoluzione, con la conclusione verso cui stiamo andando. ha perso un soggetto come la Confindustria, che ha scelto una linea oltranzista, come quando, dopo l' annuncio del 2,5 per cento di inflazione programmata, ha chiesto, detto e preteso che i rinnovi contrattuali si effettuassero su quell' indice. o come quando il nuovo capo dell' ufficio studi chiede ai lavoratori italiani di disporsi ad accettare licenziamenti semplicemente quando cala la produzione, dimentico persino degli ammortizzatori sociali che si sono costruiti; di dimenticare la pensione pubblica muovendosi solo in direzione delle assicurazioni; di disporsi, quando ammalati, a essere curati solo negli ospedali e di ricorrere, in caso contrario, all' assicurazione privata. ecco, questa istanza è stata sconfitta e, in qualche modo, un elemento di riconoscimento delle esigenze dei lavoratori si è affermato. ed è questo risultato che non fa vincere le nostre istanze ma quelle dei lavoratori, almeno come impegno che consente di dire che oggi il futuro di questo Governo, il domani di questo Governo è più positivamente aperto di quanto lo fosse ieri e non vedrà certamente, se si prosegue su questa strada di innovazione, di riforma e di attenzione alle istanze sociali, una minaccia da parte di Rifondazione comunista . semmai, una minaccia vera a questo Governo viene da chi continua a riproporre, « di riffa o di raffa » , le logiche delle larghe intese , insomma lo snaturamento del senso di questa innovazione. ragioniamo, al contrario, sull' esperienza di questi giorni, anche sui contrasti che vi sono stati, sui conflitti, sui nostri voti contrari nelle Commissioni, ma anche sul fatto che un principio di realtà è diventato fatto politico e che la maggioranza che sostiene questo Governo si è rivelata, come è, non essere soltanto l' Ulivo, ma invece effetto di una coalizione che vede l' Ulivo e Rifondazione comunista impegnati in questo cammino. non è semplicemente una questione di composizione, ma di apertura alle istanze sociali. è questione di guardare al paese come all' esigenza di costruire una vera e propria coalizione sociale riformatrice. è qui che, pure manifestando la nostra ferma intenzione di votare a favore della risoluzione per sottolineare questo elemento dinamico, non possiamo non indicare i nostri punti critici. il Governo Prodi, se vuole durare, deve mettersi all' altezza della richiesta di riforme che ha suscitato nel paese. vorrei dire onestamente che non credo ci sia questo tipo di risposta nel documento di programmazione economico-finanziaria . l' intervento rigoroso svolto dal ministro Ciampi ha persino acutizzato i miei elementi di dissenso. penso a questioni assai importanti, come alle privatizzazioni o al mercato del lavoro e al modo stesso con cui si pensa alla moneta unica europea. avremo come banco di prova dell' efficacia, dell' efficienza, della capacità di riforma di questo Governo, l' autunno, la conferenza sull' occupazione e la finanziaria. vorremmo dire, senza alcuna sottolineatura demagogica, che guardiamo a quell' appuntamento con fiducia e con impegno, ma sentiamo di dirvi, signori del Governo, che c' è un termine che non ci sentiremo di accettare in quella finanziaria: il termine « sacrifici » . in un paese in cui l' evasione fiscale ammonta a 230 mila miliardi non è possibile pensare che un sacrificio ricada su chi guadagna un milione e mezzo al mese. porsi, tra i tanti, anche l' obiettivo della riduzione del 10 per cento dell' evasione fiscale italiana credo possa essere un obiettivo indicatore della strada che si vuole percorrere, che individua un' altra modalità di recupero delle risorse, per una nuova politica economica , che abbia al centro davvero l' occupazione. ministro Ciampi, lei ci ha riproposto in questa sede la logica e l' ispirazione di Maastricht. creda, noi comprendiamo il suo ragionamento anche quando dissentiamo dal medesimo, tuttavia dobbiamo chiederle se siamo o no di fronte ad un fatto nuovo nella congiuntura dell' Europa e dell' Italia. si affaccia o no, concretamente, anche un pericolo di recessione? questo paese, provato dal 12,5 per cento di disoccupazione, può tollerare che una stretta recessiva produca altra disoccupazione? allora, ecco che i parametri di Maastricht non possono essere enunciati come dogmi, su di essi si deve riflettere criticamente. il presidente del Consiglio ha già fatto l' esperienza del Parlamento europeo e quando ha parlato del Consiglio europeo di Firenze, non io, un esponente di Rifondazione comunista , ma Pauline Green, ha criticato questa impostazione. il capogruppo della socialdemocrazia europea ha sferrato un attacco a fondo alle politiche che non rispondono ai problemi dell' occupazione, chiedendo un' innovazione e una svolta e lo stesso chiediamo noi.