Romano PRODI - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 255 - seduta del 15-10-1997
Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza
1997 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 266
  • Comunicazioni del governo

onorevole presidente della Camera, onorevoli Deputati , il 9 ottobre, come avevo annunciato al termine della seduta della Camera, mi sono recato dal presidente della Repubblica per rassegnare le dimissioni. la decisione era stata determinata dalla constatazione che era venuto meno il sostegno di una componente essenziale della maggioranza che a suo tempo aveva espresso la fiducia al Governo. ho infatti sempre ritenuto che, nell' ambito di un corretto bipolarismo, il venir meno di una maggioranza sanzionata dal consenso elettorale imponga o il suo ricostituirsi o la necessità di rimettere il mandato al presidente della Repubblica e, perciò, agli stessi elettori. ho considerato dunque le dimissioni come un atto necessario e dovuto. un atto che ho compiuto ben consapevole della gravità della crisi che in quel momento si apriva. del resto io stesso, nel corso della replica alla Camera, avevo indicato i pericoli ai quali il paese poteva andare incontro e avevo dichiarato con franchezza la disponibilità a ricercare tutti i modi e le forme utili per garantire la continuità nello sforzo di raggiungere l' obiettivo del definitivo risanamento dei conti pubblici e dell' entrata a pieno titolo in Europa. avevo però detto anche, con altrettanta franchezza, che proprio dall' esigenza di perseguire comunque questo obiettivo discendevano vincoli di bilancio precisi, che in nessun modo potevano essere messi a rischio. di qui nasceva l' inevitabilità delle mie decisioni. di fronte al perdurante dissenso del gruppo di Rifondazione comunista , non potevo far altro che trarne le necessarie e doverose conseguenze, rimettendo il mandato al Capo dello Stato . nei pochi giorni che sono trascorsi dal 9 ottobre molte cose sono accadute. il confronto politico e programmatico fra le diverse componenti della maggioranza di Governo è stato forte e talvolta anche aspro, ma è stato certamente franco. non sono mancati momenti nei quali è sembrato che la frattura fosse insanabile o, comunque, non immediatamente ricomponibile. mai, tuttavia, abbiamo rinunciato a ricercare modi e forme di un possibile confronto. mai abbiamo perso di vista il fatto che questo Governo aveva il diritto di esistere e l' autorevolezza di governare solo se poteva continuare a fondarsi sulla maggioranza che era stata espressa dagli elettori. mai abbiamo abbandonato la convinzione che la volontà degli elettori deve essere completamente rispettata e tutelata e che, dunque, ognuno di noi avesse il dovere di non lasciare nulla di intentato affinché la frattura fosse ricomposta e la maggioranza ricostituita. in questo, siamo stati aiutati dagli stessi cittadini. come qualcuno ha scritto, questa è stata forse la prima volta in cui davvero l' opinione pubblica ha pesato fortemente e direttamente sulla stessa classe politica , per la soluzione della crisi. anche dai parlamentari abbiamo avuto segnali significativi ed importanti: primo fra tutti il documento delle donne dei partiti che hanno dato vita e sostenuto il Governo, comprese quelle di Rifondazione comunista , che hanno firmato perché fossero « ritessuti i fili spezzati » . alle parlamentari che hanno sottoscritto il documento va quindi il mio grazie e — ne sono sicuro — quello dell' intera maggioranza. siamo stati dunque aiutati dal senso di responsabilità di tutti e dalla consapevolezza della posta in gioco . l' entrata in Europa, infatti, è fortemente voluta dagli italiani; questi ultimi hanno fatto capire con chiarezza che non avrebbero mai perdonato chi, per incapacità o per testarda indisponibilità al dialogo, avesse fatto mancare l' obiettivo. siamo stati aiutati dal senso di responsabilità che è prevalso in tutte le componenti della maggioranza e dalla fermezza con la quale, pur nel rigoroso rispetto delle sue competenze istituzionali, il presidente della Repubblica ha richiamato tutti all' obbligo di far valere, sopra ogni altra cosa, l' interesse generale del paese. siamo stati aiutati dal fatto che il Partito della Rifondazione comunista ha saputo e voluto accogliere l' invito del Governo a non far venir meno il suo appoggio allo sforzo che stiamo compiendo per portare l' Italia a partecipare a pieno titolo, e fin dal primo momento, alla moneta unica europea. tutto questo ha fatto sì che la maggioranza abbia potuto ricomporsi e che oggi il paese possa contare nuovamente su un Governo in grado di garantire certezza di guida e continuità di azione. posso anzi dire con convinzione che oggi la maggioranza è ancora più coesa e può assicurare meglio quella stabilità che il paese vuole e che costituisce un aspetto fondamentale delle moderne forme di governo . questa stessa maggioranza di centrosinistra che ha ricevuto dagli elettori la legittimazione a governare. l' Esecutivo e le forze parlamentari dell' Ulivo, di Rinnovamento italiano e di Rifondazione comunista hanno assunto infatti un impegno reciproco di sistematica consultazione relativamente ai passaggi significativi della stessa azione di governo . è stato inoltre stabilito che, almeno per il 1998, saranno di comune accordo ricercate tutte le intese possibili intorno ad obiettivi comuni di politica economica e sociale, ai fini di qualificare l' azione riformatrice del Governo, senza peraltro che ciò costituisca alcun limite temporale all' alleanza tra Rifondazione comunista e le altre forze che fanno parte della coalizione. dell' avvenuta ricomposizione della maggioranza ho informato il presidente della Repubblica , rimettendo a lui ogni valutazione. egli, prendendo atto delle mie dichiarazioni, ha deciso di respingere le dimissioni e mi ha invitato a presentarmi al più presto al Parlamento. questo è, dunque, onorevoli Deputati , quanto è accaduto nei pochi giorni trascorsi dal momento delle dimissioni. una maggioranza politica che era venuta meno si è ricomposta. un Governo che aveva ritenuto suo dovere dimettersi di fronte al venir meno della maggioranza sancita dagli elettori ha ritrovato la sua legittimazione e la sua ragion d' essere. un Capo dello Stato autorevole e saggio ha interpretato la volontà del paese di essere governato nella stabilità e nella continuità ed ha quindi deciso di rinviare il Governo alle Camere. se oggi voi vorrete sanzionare con il vostro voto — che io chiederò sia un voto di fiducia — le dichiarazioni che sto esponendo, il paese avrà nuovamente un Governo nella pienezza delle sue funzioni e l' Italia potrà riprendere con determinazione il suo cammino verso l' obiettivo della moneta unica . i paesi e i governi europei, che in questi giorni hanno dimostrato per le nostre vicende un interesse e un' attenzione profonda, saranno rassicurati e potranno continuare a credere in un' Italia davvero nuova e diversa dal passato. un' Italia paese affidabile, consapevole del suo ruolo internazionale e del suo interesse nazionale . un' Italia responsabile, con una classe politica che, al di là delle contrapposizioni tra maggioranza e opposizione, dimostra di far prevalere gli interessi vitali del suo popolo. è giusto infatti dire che una vicenda politica difficile e delicata come quella che noi abbiamo vissuto in questi giorni si conclude non con la vittoria di qualcuno contro qualcun altro, ma con la vittoria della Repubblica italiana . desidero dare atto ai gruppi e ai leader dell' opposizione parlamentare e politica di aver tenuto in questi giorni un comportamento politicamente ed istituzionalmente ineccepibile. un comportamento degno di un paese maturo che ha definitivamente scelto di darsi un sistema politico bipolare ed una prassi costituzionale e parlamentare moderna e comparabile con quella degli altri grandi paesi europei . e mi auguro che lo stesso apprezzamento possa essere da voi rivolto a un Governo che mai, neppure per un momento, ha pensato che si potesse continuare a governare ricorrendo a schieramenti variabili, ad accordi provvisori ed a soluzioni ponte o di breve periodo. a me pare che un primo grande risultato di questa crisi sia stato proprio quello di dimostrare che il bipolarismo è ormai entrato davvero nelle abitudini e nel costume politico del paese. come ha detto il vicepresidente Veltroni, questa è stata la prima crisi che si è svolta tutta, sia sul versante della maggioranza che su quello dell' opposizione, secondo le regole di un corretto bipolarismo. ed anche questo è un aspetto che segna un elemento importante della modernizzazione del paese. sento ora il dovere di esporre con semplicità, ma anche con precisione, quali sono stati i punti intorno ai quali la maggioranza si è ricostituita, consentendo al presidente della Repubblica di respingere le mie dimissioni e consentendo a me di presentarmi oggi a chiedere la fiducia. già nelle comunicazioni rese alla Camera dei Deputati il 7 ottobre, al Senato l' 8, e nella replica alla Camera il 9, avevo richiamato l' attenzione sulle misure più significative che fanno della finanziaria del 1998 uno strumento di rilancio dell' occupazione e dello sviluppo ed avevo indicato una serie importante di misure che il Governo era disposto a proporre per accentuare ed accelerare l' impegno del paese su tutti questi fronti. questi impegni sono stati confermati e costituiscono parte integrante dell' azione che il Governo svilupperà nelle prossime settimane. per contro il Partito della Rifondazione comunista si è impegnato a garantire l' approvazione finale della finanziaria 1998, senza ulteriori modifiche salvo una minore riduzione delle spese, pari a 500 miliardi, con corrispondente incremento dell' importo delle entrate derivanti dalla lotta alla elusione e alla evasione. è questo un impegno che le altre forze di maggioranza ed il Governo hanno assunto volentieri perché concorre a qualificare ulteriormente la legge finanziaria 1998 sul versante della lotta all' evasione. versante, questo, che sta a cuore a tutti gli italiani e che il Governo considera assolutamente prioritario. del resto io stesso, sia nelle comunicazioni alla Camera e al Senato che nella replica alla Camera, mi sono soffermato sulla nostra volontà di combattere l' evasione fiscale . accogliere questa richiesta è quindi un fatto eticamente carico di valore e del tutto compatibile con l' impostazione globale della finanziaria. per quanto riguarda poi il capitolo delle pensioni, resta pienamente confermato quanto ho detto nella replica del 9 ottobre alla Camera. il Governo si impegna infatti a garantire che l' intervento normativo volto ad anticipare l' entrata a regime della « riforma Dini » dovrà salvaguardare le categorie operaie ed equivalenti. per altro, secondo l' intesa stipulata con il Partito della Rifondazione comunista , il riferimento al lavoro operaio manuale va rivolto anche al lavoro non operaio di pari qualifica con analoghe condizioni di gravosità del lavoro stesso, da definirsi sulla base di intese tra le parti sociali . anche in questo caso si tratta di un punto che considero assolutamente compatibile con quanto avevo già espresso a nome del Governo. mi sembra, anzi, una specificazione doverosa e pienamente rispondente a criteri di equità. non vi è dubbio, infatti, che a parità di qualifica e di condizioni di gravosità di lavoro sarebbe iniquo prevedere trattamenti differenziati. desidero sottolineare, inoltre, che si rimette necessariamente e doverosamente all' intesa tra le parti sociali la definizione in concreto dei casi e delle situazioni che devono essere ricomprese tra le categorie equivalenti. questo conferma la fiducia che il Governo ha verso il metodo della concertazione con le parti sociali e ribadisce una scelta di fondo alla quale il Governo non intende in alcun modo rinunciare. ho detto poco fa che ho considerato e considero il rispetto della scelta compiuta dal paese a favore di un sistema bipolare come un vincolo fondamentale da osservare, al rispetto del quale mi sono attenuto e mi atterrò sempre con assoluto rigore. voglio ribadire ora che considero altrettanto importante assicurare una forte coesione sociale. reputo in tal senso essenziale il ruolo delle forze sociali . il metodo della concertazione e della ricerca del consenso delle forze sociali non è solo un modo di governare, è a mio parere qualcosa di più: è un modo di concepire il rapporto tra società e politica; è un aspetto essenziale di quello stato sociale che, come ho più volte ripetuto, è uno dei contributi più importanti della storia europea di questo secolo. noi dunque non intendiamo rinunciare a questo metodo, anzi vogliamo procedere sempre di più sulla strada della concertazione. crediamo, infatti, che solo su questa via il risanamento del paese ed il suo sviluppo possano realizzarsi senza tensioni, senza ingiustizie e senza prepotenze. l' aver richiamato anche nell' accordo il ruolo delle parti sociali assume, dunque, questo significato, che va ben al di là dell' importanza specifica, e pur rilevante, che riveste la definizione delle categorie « equivalenti » . peraltro, un ruolo importante è riservato alle parti sociali , anche nel settore relativo all' intesa raggiunta sull' orario di lavoro . anzi, proprio il peso che le forze sociali avranno nell' applicazione della riduzione dell' orario di lavoro segna una delle differenze maggiori tra la linea scelta dal governo Jospin in Francia e quella che noi intendiamo perseguire in Italia. del resto è ragionevole che sia così. in Italia, a differenza di quanto accade in Francia, l' abitudine delle parti sociali alla concertazione è profondamente radicata ed è ormai una realtà consolidata nel nostro paese. anche per questo in Italia è possibile ciò che in Francia sembra difficile: cercare di giungere alla riduzione dell' orario di lavoro secondo modalità e attraverso assunzioni di corresponsabilità che facciano di questa scelta una scelta condivisa, capace di cogliere il senso della storia che avanza senza però mettere a pregiudizio la capacità produttiva e le relazioni industriali del paese. peraltro, le iniziative che intendiamo assumere tengono conto della dichiarazione comune di intenti tra Italia e Francia di voler perseguire l' affermarsi di una comune politica europea del lavoro e, in particolar modo, di una comune politica europea dell' occupazione. vediamo meglio in che cosa consiste l' accordo che, in ordine alla riduzione dell' orario di lavoro , è stato raggiunto. il Governo si impegna, dunque, a presentare, entro il gennaio 1998...... un disegno di legge in Parlamento che preveda la riduzione dell' orario legale di lavoro a 35 ore settimanali a partire dal 1 gennaio 2001. la commissione trilaterale, che avevo già proposto nella seduta del 9 ottobre scorso, sarà immediatamente istituita e concorrerà alla redazione del richiamato disegno di legge . resta inteso che la riduzione dell' orario legale di lavoro si applicherà limitatamente alle aziende con più di quindici addetti e che comunque il disegno di legge dovrà prevedere verifiche sullo stato della situazione economica , sociale, dei settori produttivi e delle aree territoriali in ordine alla stessa riduzione di orario e alle sue conseguenze. anche in questo caso si tratta di un aspetto che, pur ampliando le indicazioni che avevo dato in quest' Aula pochi giorni fa, si inserisce nella stessa linea della politica del lavoro proposta dal Governo. questa prospettiva era già stata peraltro indicata a chiare lettere nel programma elettorale dell' Ulivo, quando alla tesi numero 43 si era scritto di voler perseguire l' obiettivo di « favorire le possibilità di gestire i tempi di lavoro e di vita, con due obiettivi di fondo: una progressiva riduzione dell' orario settimanale o annuale, di pari passo con l' aumento della produttività; una maggiore possibilità di scelta del singolo circa la gestione del proprio ciclo di vita » . e del resto, non a caso, ho più volte insistito sull' importanza che assegno anche all' introduzione di forme di pensionamento graduale, che permettano negli ultimi anni di lavoro un part-time parzialmente sovvenzionato. in ogni caso, noi oggi intendiamo muoverci in questa direzione, secondo le modalità e con le verifiche che ho poco fa richiamato. è una scelta importante. proprio per questo, d' altra parte, noi compiamo questa scelta con grande senso di responsabilità . proprio per questo noi ci appelliamo al contributo determinante delle parti sociali . resta fermo che tutto ciò comporta un impegno ancor più forte del paese a garantire lo sviluppo della produzione e l' espansione della sua economia. la riduzione dell' orario di lavoro , infatti, non può avvenire senza il rispetto dei vincoli e delle compatibilità economiche. in questo senso essa si deve legare alla lotta alla disoccupazione ed al sostegno alla produzione e all' economia: sono tutti elementi che si congiungono insieme, concorrendo a definire aspetti diversi di un' unica prospettiva. quella di un paese che vuole impegnarsi a fondo per costruire il proprio futuro. è solo in questa prospettiva che tutti questi elementi possono operare in modo virtuoso. ed è per questo che considero la scelta che oggi facciamo come uno stimolo ad avere ancora più senso di responsabilità e ad impegnarci ancora di più nel risanamento economico e nel rilancio produttivo. del resto è proprio per questo che abbiamo previsto un arco relativamente lungo di tempo per la sua attuazione e abbiamo stabilito che debbano comunque essere fatte le idonee verifiche circa la situazione economica e sociale, anche con riferimento ai settori produttivi e alle aree territoriali, che in Italia sono così importanti, date le differenze tra il nord e il sud del paese. onorevoli Deputati , tutti i dati che abbiamo di fronte e soprattutto quelli dell' economia ci confortano; non solo, la Borsa e i mercati hanno dimostrato e dimostrano fiducia nel nostro paese. le previsioni che proprio in questi giorni la Commissione europea, quindi non il governo italiano , ha fatto sull' economia italiana sono incoraggianti. per quanto riguarda l' incremento del prodotto interno lordo , si prevede che esso cresca dell' 1,4 per cento nel 1997, del 2,5 per cento nel 1998, del 2,8 per cento nel 1999. si tratta di una previsione che corregge fortemente verso l' alto le previsioni precedenti fatte dalla stessa Commissione europea. per quanto riguarda l' inflazione, la Commissione europea prevede che essa cresca del 2,2 per cento nel 1997, del 2,2 per cento nel 1998, del 2 per cento nel 1999. si tratta di uno degli indici più bassi al mondo e per il nostro paese di un indice virtuoso che mai solo qualche anno fa avremmo potuto pensare di raggiungere. questo significa difesa del risparmio, più favorevoli condizioni per gli investimenti, tutela effettiva dei più deboli e dei lavoratori a reddito fisso; significa che il valore della moneta, e quindi della fatica di ciascuno, non viene messo a repentaglio. per quanto riguarda il rapporto fra deficit e prodotto interno lordo , esso è previsto pari al 3 per cento nel 1998, pienamente in linea con i parametri di Maastricht. per il 1998 esso è previsto nel 2,7 per cento , a condizione che la finanziaria che abbiamo presentato sia approvata. bastano questi dati per dire dell' importanza che ha la finanziaria 1998 e dunque del grande senso di responsabilità che Rifondazione comunista ha dimostrato impegnandosi a votarla. per quanto riguarda il rapporto fra debito pubblico e prodotto interno lordo , esso è stimato nel 123,2 per cento nel 1997, nel 121,9 per cento nel 1998, nel 120 per cento nel 1999. la linea di tendenza è dunque quella di una lenta ma costante e progressiva riduzione del debito. l' aridità delle cifre non deve nascondere il significato che questo ha: stiamo ricominciando a restituire ai nostri figli quanto avevamo preso loro negli anni scorsi. per quanto riguarda infine il rapporto fra bilancia dei pagamenti e prodotto interno lordo , esso è indicato nel 3,7 per cento nel 1997, nel 4 per cento nel 1998 e nel 4,4 per cento nel 1999. questi dati sono forse, per molti di quanti ci ascoltano fuori di quest' Aula, freddi e poco comprensibili. essi dicono però che la nostra economia è tornata a crescere, che esporta più di quanto importi. ci parlano, cioè, di un paese che produce e rende ogni anno più ricchi e più sicuri i suoi abitanti. tutto questo, tutti i dati e le cifre che ho ricordato, ci debbono spingere ad andare avanti con la volontà di continuare negli sforzi intrapresi in questi anni ed anzi di fare di più. non solo l' entrata in Europa è davanti a noi. è tutto il paese che sta ritrovando fiducia in se stesso , è tutto il paese che ritrova un suo ruolo sulla scena mondiale. quello che invece ci preoccupa — e che ci preoccupa ancora molto — è l' occupazione. per quanto riguarda l' occupazione, si prevede per il 1997 una crescita molto bassa, troppo bassa; essa, infatti, è limitata ad un incremento dello 0,1 per cento , a fronte di un tasso di disoccupazione del 12,1 per cento . ed insoddisfacenti sono anche i dati del 1998 e del 1999. quindi, è su questa direzione che dobbiamo lavorare. per questo è giusto l' impegno del Governo sul terreno dell' occupazione e nella lotta contro la disoccupazione. è per questo che le scelte che abbiamo fatto, anche attraverso questi giorni di confronto e di dibattito, sono scelte giuste, che io mi sento di difendere in ogni sede, a nome del Governo e a nome del popolo italiano . per questo è importante che il Governo ritrovi oggi la sua maggioranza e il paese ritrovi la sua stabilità. onorevoli Deputati , io e il mio Governo vi chiediamo un voto di fiducia che chiuda, anche formalmente, questa breve parentesi e che consenta a tutti noi di riprendere con rapidità il cammino. per pochi brevi giorni, si poteva temere che il lavoro compiuto dal Governo e dal Parlamento potesse andare perduto e che l' Italia dovesse ricominciare daccapo. ora, con il vostro voto di fiducia , non si chiude solo una crisi, ma si mette fine ad un grande timore: quello che le paure del passato potessero tornare! ora abbiamo davanti un avvenire che dipende solo da noi. lavoriamo insieme per coglierne tutte le opportunità. credo che il nostro paese lo meriti davvero. grazie.