Massimo D'ALEMA - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 253 - seduta del 07-10-1997
1997 - Governo VII De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 727
  • Comunicazioni del governo

signor presidente della Camera, signor presidente del Consiglio , credo che in questa giornata difficile, per il nostro paese prima ancora che per il Governo e la sua maggioranza, ella, professor Prodi, abbia indicato con grande dignità, come le è stato riconosciuto, con chiarezza e con forza voglio aggiungere io, il cammino che il suo Governo e il nostro paese intendono percorrere. si tratta di un cammino di innovazione, di riforme, di impegno per il lavoro e per la giustizia sociale . lei ha inteso così dare una risposta alle sollecitazioni, alle critiche che erano venute anche dall' interno della sua maggioranza, nello stesso tempo riaffermando, con forza di argomenti e di fatti, la coerenza di un indirizzo, i risultati della politica seguita e, muovendo da qui, indicando la possibilità di una accelerazione, nel senso di un impegno per le riforme, per lo sviluppo, per il lavoro, introducendo anche, con coraggioso spirito autocritico — penso che la forza di un leader è anche nel correggere — innovazioni rispetto alla legge finanziaria che il Governo ha discusso e presentato alle Camere. io condivido pienamente la rivendicazione che ella ha fatto della coerenza di fondo e dei risultati della politica del Governo ed insieme condivido il modo aperto con cui ella ha inteso rispondere alle critiche e le innovazioni che vengono proposte per dare maggiore impulso all' azione del governo dell' Ulivo e della maggioranza di centrosinistra. io credo che questo cammino — salvare il paese, risanare la finanza pubblica , intraprendere la via delle riforme — sia un cammino che seguiamo da molto tempo. vorrei partire, almeno con un riferimento, un pochino più da lontano, a quel settembre del 1992, quando il nostro paese era sconfitto, la lira espulsa dal sistema monetario europeo . eravamo sull' orlo della bancarotta, è capitato altre volte di dirlo. ma nel ricordare quel momento non voglio solo rivendicare ciò che abbiamo fatto noi. credo che l' essere giunti oggi ad essere un paese rispettato in Europa, ammirato per i risultati conseguiti, persino indicato a modello (chi l' avrebbe mai pensato!) da grandi paesi come la Francia e la Germania per le politiche di risanamento che abbiamo effettuato; ebbene, l' essere arrivati a questo punto è un merito, è un motivo di orgoglio per tutti i nostri concittadini. noi abbiamo fatto la nostra parte; credo che noi — la sinistra democratica del paese — siamo stati fra i protagonisti di questa politica, fin da quando, non facendo parte di quella maggioranza, sostenemmo la legge finanziaria del Governo Ciampi e poi sostenemmo il Governo Dini, e con noi il movimento sindacale , che è stata una forza decisiva per salvare il paese, per riportarlo in Europa, per intraprendere il cammino di una rinascita nazionale. in questa politica noi non abbiamo mai puntato a rompere ed a separare la sinistra; nulla è più ingiusto che raffigurare, in modo caricaturale, questo momento difficile come una resa dei conti , una rissa a sinistra. c' è un dissenso di Rifondazione, che giudico immotivato, sbagliato, verso la politica del Governo, ma non c' è una rissa. noi conversiamo amabilmente, non ci sono risse; c' è un dissenso serio, profondo. noi non cerchiamo rese dei conti: abbiamo cercato puntigliosamente, per scelta unitaria e non solo per necessità, di portare l' insieme della sinistra italiana alla prova del Governo del paese. in questi giorni siamo talmente poco desiderosi di cercare una resa dei conti che abbiamo lavorato affinché Rifondazione comunista fosse con noi e con le altre forze dell' Ulivo — come sapete — nel sostegno ai sindaci dell' Ulivo delle grandi città italiane ed anche là dove nel 1993 Rifondazione era stata fuori o contro. per estendere la collaborazione unitaria, nel corso di questi mesi abbiamo insistito perché si passasse — lo sappiamo, non era facile — dalla desistenza ad un patto di maggioranza organico, fondato — lo riteniamo possibile — su una convergenza più solida rispetto agli obiettivi; non un' unificazione, ma una convergenza a breve, medio termine, su obiettivi e propositi. non credo che la politica che il governo dell' Ulivo ha fatto sia stata liberale se non per aspetti per i quali ritengo che l' Italia avesse bisogno di una politica liberale. non credo che sia stata una politica che abbia fatto del bene all' economia e del male alla società. non condivido un' analisi catastrofica — vorrei dirlo agli italiani — di questa società che va a destra, presa dalla disperazione sociale. ma dove? in quale paese? la destra ha ripreso, oggi, la parola nella politica italiana . ma di che cosa parliamo? l' economia va bene e la società va male? riducendo l' inflazione all' 1,4 per cento , mentre le retribuzioni reali sono cresciute del 4,9, noi abbiamo difeso il potere d'acquisto delle famiglie, dei lavoratori italiani e non soltanto l' economia. riducendo i tassi d'interesse e difendendo il valore della lira abbiamo salvaguardato il valore del risparmio delle famiglie italiane; abbiamo colpito il peso della rendita finanziaria che soffocava il nostro paese, liberando, appunto con la riduzione dei tassi d'interesse , risorse per lo sviluppo e per l' occupazione. questa è la politica del governo dell' Ulivo ed io trovo — non voglio litigare — sconcertante che chi potrebbe oggi affermare di avere merito in questa politica, dica: è stata una politica sbagliata, bisogna cambiarla; e lo dica di fronte al paese che non ci capisce, non ci può capire. infatti non ci capisce. non capisce le ragioni di questa crisi. voi ridete ed è giusto che ridiate. io mi rivolgo a quelli che non ridono e sono tanti. è comprensibile che voi ridiate; penso che ci sono tanti che non ridono in questo momento. io penso che... io penso che Prodi abbia indicato le vie ragionevoli per una politica incisiva per il lavoro e per il Mezzogiorno che comprendono senza dubbio — ed è questa cosa che condivido e che da tempo noi andavamo sollecitando — un forte impegno pubblico. la scelta di una dismissione delle partecipazioni pubbliche in buona parte dell' apparato industriale del paese non significa una rinuncia ad un impegno pubblico, che deve essere ripensato nella sua filosofia e nei suoi obiettivi, che deve essere un impegno di promozione e di lavoro, di impresa; un impegno volto ad aiutare la società meridionale a camminare sulle sue gambe, con le sue forze migliori e non — lasciatemelo dire — con la vecchia ricetta assistenziale. quella è fallita, quelle cose lì sono state fatte in Italia e sono fallite; hanno un sapore antico, non parlano del futuro le assunzioni di massa: hanno un sapore antico! sull' orario di lavoro Prodi ha proposto esattamente quello che propone il riformismo europeo, Jospin (mi permetto di dirlo; fa anche piacere che ci si riferisca a quell' esperienza, con la quale noi abbiamo qualche rapporto). il governo francese si predispone a presentare una proposta che incentiva, incoraggia, ma non stabilisce per legge che, ad un certo punto, scatta per tutti un vincolo. no, non sarà così; mi permetto di dirlo. sono pronto a sottoscrivere l' impegno a fare come in Francia, perché penso che in Francia fanno qualcosa di diverso, com' è ragionevole e com' è compatibile con una politica europea . riforma dello stato sociale . Prodi è stato chiaro nell' indicare il vincolo dell' equità; ha usato parole che apprezzo dichiarando l' impegno alla tutela — ma i sindacati sono anche impegnati — di quei lavoratori, di quegli operai i quali sono entrati in fabbrica da ragazzi, dietro l' usbergo dei quali le pensioni di anzianità sono diventate invece un privilegio per altri che non hanno lavorato trentacinque anni, che non sono entrati in nessuna fabbrica da ragazzi. una forza di sinistra deve sentire il bisogno di una riforma nel senso dell' equità, perché questa riforma darà meno alle corporazioni, ma libererà risorse per fare quelle leggi sulla povertà, sull' infanzia che vive al di sotto della soglia di povertà, che a me sta più a cuore di certe categorie di lavoro che, tutto sommato, sono, rispetto ad altre, più avvantaggiate. ora il Governo propone una scelta di fondo. è chiaro — voglio dirlo — che la legge finanziaria è un testo: si presenta alla Camera, lo si discute, lo si emenda, lo si corregge. se il Governo propone di togliere, come ha detto Prodi, un ticket sui malati cronici, è giusto; si può pensare di allargare questa misura proponendo disposizioni compensative; ne abbiamo fatte tante, non debbo spiegarvi come si fa una legge finanziaria . si tratta però di capire se questo asse di fondo di una politica che accelera nel senso del lavoro, dello sviluppo, offra il terreno per proseguire un impegno comune — che sarà anche un impegno dialettico, ma è comune — oppure se questa possibilità si sia spezzata. questo va detto con una certa chiarezza al paese, perché tutto si può pensare, meno che un Governo ragionevole — noi siamo persone ragionevoli — possa andare avanti senza sapere se c' è una maggioranza sulla legge finanziaria , in una condizione di incertezza per l' Italia, di cui una classe dirigente seria non può a cuor leggero rendersi responsabile; se c' è quindi una base su cui lavorare dentro l' orizzonte di una collaborazione che può continuare, una collaborazione dialettica come è stata fino ad oggi, oppure se questo orizzonte si è incrinato. questo punto francamente a me, che pure sono ascoltatore attento (sempre e, in particolare oggi, con quel tanto di trepidazione) ed anche esegeta, interprete, non è apparso chiaro fino in fondo. invece penso che su questo bisogna essere in chiaro. il presidente del Consiglio ha fatto uno sforzo chiaro: ha ascoltato ed ha corretto, non ha riproposto le posizioni di partenza. in questo io vedo l' espressione di uno spirito aperto e di una scelta generosa. dall' altra parte mi è sembrato che si sia riletto un comunicato. allora, se è così — se è così — è una scelta grave per il paese (per il paese, lo ribadisco). mi dispiace che l' onorevole Casini abbia inteso male. io non ho chiesto le elezioni, onorevole Casini: fra l' altro, nella posizione in cui ci troviamo, avendo vinto le elezioni precedenti, stando al Governo, mentre facciamo le riforme, tutto possiamo volere meno che lo scioglimento di questo Parlamento! io ho espresso ed esprimo una preoccupazione profonda e questa preoccupazione nasce dal fatto che, in questo contesto, se si apre una crisi, essa rischia di essere confusa e priva di sbocchi visibili. non si tratta di fare un Governo per una emergenza di tre mesi. il cammino è lungo: è il cammino dell' Europa, delle riforme, delle riforme costituzionali . conosciamo i tempi: è un cammino di due anni ed occorre una base programmatica comune, non soltanto una volontà. quindi, perché non devo dire al paese che questa strada non dipende dall' onorevole D'Alema ? si apre una crisi difficilissima, dall' esito assai problematico: è la verità ed un leader politico ha il dovere di dire la verità ai concittadini e di non raccontare favole consolatorie. c' è una distanza — il dibattito ce ne ha dato conferma — , una distanza programmatica, una distanza politica, che rende molto difficile l' idea che si possa governare insieme per un lungo periodo questo paese. d' altro canto, non a caso siamo divisi. noi dovremmo arrenderci: si è chiesto un segno di resa. no — io voglio qui ringraziare Prodi per quello che ha fatto, per il discorso che ha fatto — , noi vogliamo andare avanti; noi siamo convinti che questo Governo abbia preso la strada giusta; noi non possiamo alzare bandiera bianca; noi vogliamo andare avanti sulla via del rigore, delle riforme, dell' Italia in Europa, del riformismo europeo, del lavoro. se avremo la forza per andare avanti in questo Parlamento, non per arrenderci, andremo avanti. se non avremo la forza per andare avanti in questo Parlamento, la chiederemo agli italiani.