Silvio BERLUSCONI - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 253 - seduta del 07-10-1997
Sulla crisi politica
1997 - Governo I Prodi - Legislatura n. 13 - Seduta n. 253
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli Deputati , la crisi politica è virtualmente diventata crisi di Governo nel momento in cui una componente della maggioranza numericamente decisiva ha annunciato il ritiro della sua fiducia all' Esecutivo. noi del Polo delle libertà e del buon governo , in totale accordo con quanto hanno annunciato l' onorevole Fini e prima ancora gli onorevoli Buttiglione e Casini, crediamo che il presidente del Consiglio debba prendere atto di questo dato di fatto senza ulteriori rinvii e tergiversazioni. d' altra parte era politicamente prevedibile (e fu da noi previsto) che un Governo solido e capace di serie ambizioni non avrebbe potuto reggersi a lungo sulla fragile impalcatura di un patto di desistenza elettorale tra una sinistra che si dice di Governo e un partito di impronta, di cultura e di ispirazione neocomunista. sappiamo tutti che Rifondazione, sulla sinistra, e la Lega, sul versante del centrodestra, hanno (e probabilmente riuscirebbero a mantenere in futuro) un potere di interdizione o di veto che rende difficile, se non impossibile, governare il paese nel segno della continuità, della coerenza di programma e della stabilità. sappiamo che questo potere di veto si appoggia su regole ereditate dalla vecchia Italia partitocratica, quelle regole che rendono imperfetto il nostro bipolarismo ed affannoso il nostro passo verso la piena integrazione nell' Europa della moneta unica . sappiamo che c' è in giro una grande voglia di accordi sottobanco, di restaurazione della vecchia influenza e di egemonia delle oligarchie e degli apparati di partito, di quella che io chiamo la « politica mestierante, la politica politicante » . non è un caso che si ebbe a fare tanto scandalo su una mia dichiarazione in cui registravo quello che tutti vedevano: la crisi del bipolarismo, il moltiplicarsi degli attacchi alla capacità di governare il sistema politico secondo la norma della alternanza. chi vince governa, chi perde controlla e prepara il governo di domani. vorrei che fosse estremamente chiaro che noi non siamo disponibili per alcun tipo di accordo sottobanco; non ci interessa mercanteggiare i nostri voti, che sono un mandato affidato a noi da milioni di elettori per fare la stampella ad un Governo che ha perso la sua autonoma maggioranza. nel caso drammatico dell' Albania, che tutti ricordate, quando cioè erano in gioco l' onore militare ed il prestigio internazionale del nostro paese, fummo costretti a conferire a questo Governo una maggioranza che non aveva più; lo facemmo però in nome di un' emergenza nazionale nel campo delicatissimo della politica estera e della sicurezza. oggi è in discussione l' identità programmatica del Governo, e qui pasticci non se ne fanno e non se ne possono fare! è un momento in cui devono compiersi scelte chiare di cui si è responsabili di fronte alla nazione e all' Europa. quando una maggioranza va in crisi, di regola in un paese serio si vota in breve tempo e si sceglie un nuovo Governo. noi non abbiamo alcuna paura di questa prospettiva, anzi la riteniamo politicamente possibile, in piena coerenza con quanto affermavamo all' epoca del « ribaltone » . sarebbe bello se anche l' onorevole D'Alema potesse oggi rivendicare nuove elezioni in coerenza con le sue parole di ieri, ma non è così, perché fra le virtù politiche la coerenza è quella più difficile da praticare con serietà ed ostinazione. comunque, pronunciamenti chiari del Capo dello Stato ed ansie di numerose forze parlamentari fanno pensare che, ancora una volta, sarebbe ardua e tortuosa la strada che conduce dalla crisi politica alle elezioni. non è affatto certo, anzi è forse certo il contrario, che il risultato di nuove elezioni sarebbe la nascita di una maggioranza parlamentare pienamente autosufficiente. la nostra scelta è dunque chiara, e non da ora. non amiamo le vie tortuose, non ci piacciono gli inciuci, non vogliamo pastrocchi. se c' è da fare un tratto di strada insieme per realizzare determinati obiettivi utili al paese, questo è un altro discorso. l' Europa e le riforme costituzionali sono già da mesi, per il determinante contributo di un' opposizione come la nostra, seria e civile, elementi di un programma gestito in forma bilaterale da Governo e opposizione. senza il nostro contributo, dalla missione in Albania alla responsabilità con cui abbiamo condotto la nostra opposizione parlamentare garantendo stabilità al paese, l' Europa sarebbe un miraggio irraggiungibile. senza il nostro lavoro e il nostro impegno, le riforme costituzionali , già all' ordine del giorno delle Camere, non sarebbero mai state avviate. tuttavia, non sta a noi indicare soluzioni, oggi. noi confermiamo apertamente — perché siamo gente seria e pratica e non vogliamo vedere l' Italia umiliata sulla scena e sul mercato europeo e mondiale — la nostra disponibilità a far muovere in avanti questo paese, nonostante il fallimento della maggioranza dell' Ulivo, ed a risparmiargli una nuova commedia di equivoci, inganni e trabocchetti come quella vissuta dopo la crisi del Governo che ebbi l' onore di presiedere. se dall' interno della ex maggioranza si indicherà una formula nuova di Governo e un nuovo Esecutivo che siano capaci di mettere a frutto per un tempo determinato le intese sulla riforma dello stato sociale e della Costituzione, il nostro impegno non mancherebbe. onorevole D'Alema , si assuma le sue responsabilità di leader politico e di presidente della Commissione bicamerale per le riforme! dopo aver chiesto ed ottenuto la nostra collaborazione leale in tante occasioni, è venuto il momento di indicare lealmente una soluzione di Governo nuova che chiuda la stagione impossibile dell' Ulivo e apra una fase di transizione virtuosa all' Europa e a un nuovo sistema costituzionale. per fare questo, ecco il punto, o si vota e si trova una maggioranza autosufficiente (un' ipotesi allo stato difficile da prevedere), oppure bisogna varare una nuova maggioranza. ma sta a voi tirare fuori il paese dal guaio in cui la crisi di questa maggioranza-non-maggioranza (quella del 21 aprile 1996) lo ha cacciato. se non avete una maggioranza per governare, proponetene un' altra, ma alla luce del sole, in Parlamento, senza pastrocchi e trappole che il paese non capirebbe. noi siamo disponibili ad un dialogo impegnativo e limpido; non siamo disponibili a nient' altro! queste che vi ho esposto, signori deputati, non sono posizioni d' occasione. noi abbiamo considerato nei mesi scorsi come dissennata la scelta di perseguire il riequilibrio dei conti dello Stato con un incredibile aumento della pressione fiscale sulle attività produttive e sui redditi piuttosto che con una incentivazione allo sviluppo e agli investimenti produttivi, accompagnata da misure di razionalizzazione della spesa pubblica e da norme capaci di rendere flessibile il mercato del lavoro . ma abbiamo detto — e ripetiamo — che il riequilibrio dei conti è un obiettivo comune e che l' ingresso dell' Italia in Europa, nel momento in cui partirà l' unificazione monetaria, è un risultato a cui l' opposizione punta non meno del Governo. diciamo queste cose da tempo e sempre alla luce del sole! io credo che un programma a tempo determinato per l' Europa possa e debba essere oggetto di negoziato nel momento in cui venga meno la maggioranza e non risulti realistica la prospettiva elettorale. diciamo altresì, da mesi, che occorre mutare la forma di Stato in senso federalista; che occorre introdurre una nuova forma di governo e mettere mano alla legge elettorale senza penalizzare la rappresentanza, ma rendendo possibile un Governo autorevole del paese. diciamo da mesi che si deve ricostruire e riportare nel suo alveo naturale lo stato di diritto , proteggendo l' indipendenza dei magistrati, ma anche la terzietà e l' autorevolezza dei giudici. abbiamo votato insieme nella bicamerale un programma di lavoro sul quale il Parlamento potrebbe utilmente impegnarsi da qui in avanti, mantenendo intanto ben salda la nostra rotta verso l' Europa. ma sta a chi vinse le elezioni, sia pure in virtù di un meccanismo elettorale fragile, un meccanismo discutibile come la desistenza con i neocomunisti, sta a chi vinse le elezioni, ripeto, avanzare proposte serie per una nuova maggioranza, oppure alzare le braccia in segno di resa e lasciare agli italiani di giudicare una stagione nata tra grandi proclami, che si chiude tristemente ora nel segno dell' impotenza. vi ringrazio.