Pier Ferdinando CASINI - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 223 - seduta del 03-07-1997
Discussione di mozioni in materia di istruzione scolastica
1997 - Governo I Prodi - Legislatura n. 13 - Seduta n. 223
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , signor ministro, l' apertura del dibattito sull' istruzione e sulla formazione voluta dai gruppi parlamentari del Polo evoca alla memoria i versi allegorici del Pascoli: « c' è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d' antico... » . il nuovo è costituito dal ritrovamento di un ambito autorevole e pubblico per discutere sull' educazione e per esercitare un' azione di critica, di sensibilizzazione e spiegazione delle scelte che competono ai legislatori e ai governanti. l' antico è riferito al continuo ritorno del tema del rinnovamento dell' istruzione e della formazione, tema annoso ma espunto dall' agenda delle grandi decisioni, nonostante la bugiarda predicazione sulla sua importanza in una società democratica. si tratta di una predicazione vana perché il grande dibattito fra le forze politiche e sociali si svolge su altri argomenti e perché finanziamenti cospicui sono destinati ad altri comparti della vita nazionale e l' istruzione e la formazione, sia per una preoccupante distrazione della gente comune, determinata da molteplici fattori, sia per una progressiva depressione della classe dirigente e docente, si affievoliscono e riducono la loro capacità di dialogo sino al limite dell' afasia. infatti, le istituzioni dell' istruzione e della formazione evidenziano una arretratezza allarmante nei confronti dei sommovimenti sociali e delle conquiste tecnico-scientifiche e, nello stesso tempo, palesano un' inquietante impotenza nell' aiutare gli allievi nell' individuazione delle loro inclinazioni, delle loro attitudini e delle loro vocazioni. insomma, la scuola assomiglia parzialmente al libro della sorella di Alice: un libro senza figure e senza dialoghi! poiché non si vive altrove ma nel mezzo di una disputa assai controversa, si può tralasciare l' analisi dei mali che affliggono il sistema dell' istruzione e di formazione per procedere più proficuamente sino in fondo alla ricerca di soluzioni convincenti e durature da proporre per il suo ammodernamento. questo tipo di indagine incrocia purtroppo un punto essenziale di contrasto tra le due impostazioni; perviene ad un discrimine tra due visioni dell' uomo e della società e perciò fra due concezioni dei fini, degli obiettivi, dei contenuti e dei metodi. non sono un residuato di preclusioni ideologiche sempre deteriori qualunque sia la loro collocazione, ma l' esposto di progetti culturali, avendo due differenti ispirazioni. da un lato, si colloca il progetto del Governo, che punta su una destrutturazione dell' assetto esistente per imporre uno schema rigido basato sull' anticipo a cinque anni degli apprendimenti, sulla terminalità a diciotto anni, sulla unificazione della cosiddetta scuola di base e sui cicli biennali, che saranno causa di un ulteriore aumento della dispersione e delle « mortalità » scolastiche. è un' ipotesi che si può definire incompleta, perché accantona la formazione professionale , ignora la parità giuridica ed economica della scuola non statale e tace sul contenuto culturale dei curricula; ed è vecchia in quanto è la riesumazione di una proposta di legge che l' allora partito comunista presentò nel 1977, che fu più volte dibattuta (ho davanti a me alcuni stralci della ex rivista Riforma della scuola del 1984). è un' ipotesi viziata da un proposito di discontinuità con la ricerca avviata dalla commissione Biasini; con le sperimentazioni realizzate da dirigenti e docenti generosi e preparati; con il patrimonio di idee accumulate soprattutto dalla conferenza nazionale sulla scuola, organizzata dal ministro, protempore, onorevole Mattarella, il quale dovrebbe ora provare un comprensibile disagio nel notare che il suo prezioso lavoro viene gettato al macero; con la tradizione scolastica italiana che nonostante le ombre, a cui si è accennato, mantiene punti di eccellenza pedagogica che altri paesi ci invidiano. è un' ipotesi alterata da un presagio di terremoto che scompone la scuola elementare , cancella la scuola media , decapita la scuola secondaria , falsa il rapporto tra gli stadi dell' età evolutiva e le scansioni organizzative del sistema, mortifica l' obbligo di istruzione e di formazione ridimensionato in obbligo di scuola, peraltro bloccato a quindici anni. è un' ipotesi che noi non possiamo condividere! è un' ipotesi che distorce anche il ruolo della famiglia chiamata a collaborare con la scuola, quando da sempre si sa che deve essere l' esatto contrario. è una proposta evanescente che non si misura con le istanze, gravide di conseguenze, delle risorse umane , scaraventate fra i cicli senza pensare al come, e delle risorse economiche previste in quantità irrisoria. da un altro lato, compare il progetto del Ccd, che si propone lo sviluppo migliorativo dell' esistente sulla base dei principi della diversificazione e della accessibilità. è un' ipotesi alternativa a quella del Governo, i cui punti salienti sono contenuti nella mozione presentata dai gruppi parlamentari del Polo, e caratterizzata da una finalità educativa verso la quale sono indirizzate l' istruzione e la formazione; dal primato della famiglia che detiene il diritto dovere originario e inviolabile dell' educazione; dalla continuità vista come processo dinamico tra l' evoluzione della personalità dell' allievo e il contesto di istruzione e di formazione; dai prerequisiti di ogni innovazione che sono l' autonomia piena delle unità operative e la parità giuridica ed economica tra le istituzioni statali e le istituzioni non statali all' interno di un sistema pubblico integrato; dalla flessibilità dell' impianto ordinamentale e curriculare al fine di consentire un adeguamento degli stessi alle realtà locali; dal rinnovamento profondo della scuola media e della scuola secondaria superiore senza porre l' intero servizio in uno stato di fibrillazione; dall' apprestamento di un sistema nazionale della formazione professionale , graduato e indipendente dal sistema scolastico , con passaggi e crediti di istruzione e di formazione fra i medesimi; dall' innalzamento dell' obbligo di istruzione, non di scuola, fino a sedici anni di età, e di formazione professionale , fino ai diciotto anni. tra i numerosi aspetti elencati, il Ccd attribuisce un particolare significato ed una grande valenza al riconoscimento, di cui ha parlato il presidente Berlusconi, della scuola non statale nella parità. le ragioni che fondano questo impegno sono note. torna vantaggioso anche per la scuola statale vivere e operare in condizione di competizione con la scuola non statale, in un quadro di integrazione e di equità. la questione irrompe con la massima sollecitudine e nell' attesa sentita di regole trasparenti. per garantire il diritto di scelta dei genitori e degli alunni è necessario distinguere possibili tipologie di scuole non statali, prevedendo per ognuna gradi diversi di precettività e di sostegno; è necessario che nello statuto sia reso esplicito il progetto educativo che si intende attuare; è necessario che sia assicurata la libertà di reclutamento dei docenti da parte del gestore; è necessario, infine, che sia erogato dallo Stato un sostegno economico congruo, nelle forme e con obblighi che esaltino e non mortifichino la libera iniziativa. qualsiasi forma di parità di trattamento giuridico, non rapportata ad un parallelo concetto di parità di trattamento economico, evidentemente finirebbe per affermare un principio e per mortificare di fatto la scuola non statale. di fronte a questo bivio il cammino sembrerebbe arrestarsi, impedito da un dilemma aspro che impone una scelta. che fare? è una domanda che ha ascendenze lontane e che richiama l' urgenza di provvedere ad una trasformazione positiva degli ordinamenti e dei curricula; una urgente impresa che deve coinvolgere tutti, essendo l' istruzione e la formazione un problema di tutti, che non sopporta esclusioni pregiudiziali e furbizie tattiche. sinora il Governo ha compiuto alcuni gravi errori di strategia, di cui il ministro della pubblica istruzione , con il rispetto che dobbiamo alla persona, deve assumersi la piena responsabilità. sono errori che rischiano di aprire una voragine incolmabile tra la maggioranza e l' opposizione, spegnendo l' ultima labile possibilità di cooperazione in vista delle riforme della scuola e della formazione professionale . si accusa il Governo, in particolare il ministro, di aver espropriato il Parlamento delle sue potestà e competenze; di aver occupato pervicacemente le strutture amministrative; di aver perseguito una gestione brutale del potere in favore di enti o di singoli soggetti appartenenti a ben definite aree politiche; di aver attuato una conduzione della pubblica istruzione fondata su interventi settoriali e a singhiozzo, recando un enorme malessere tra il personale ora in fuga dal servizio. appare chiaro che il Governo, assecondando l' inclinazione verso modifiche silenziose effettuate per via amministrativa, mettendo altri organi dello Stato di fronte a fatti compiuti, predilige il modello reale e dedica ad esso tempo ed energie per trasfigurarlo con una miriade di atti secondo il proprio vangelo. ed è altresì chiaro che il « riformone » è un modello attuale dal carattere illusorio ed evanescente, affascinante nella sua immaterialità e inservibile nella sua astrattezza; un modello costruito per confondere le idee e poter coprire iniziative concrete ed efficaci di revisione e di controllo del mondo dell' istruzione e della formazione. si ritorna, allora, al quesito: che fare? la ripresa della scuola statale, la codificazione della parità giuridica ed economica della scuola non statale e l' incremento della formazione professionale sono i traguardi che il Ccd ritiene indifferibili e per i quali intende offrire il proprio apporto, secondo le linee testé illustrate. prima di ogni pur legittimo interesse di parte viene il potenziamento dell' istruzione e della formazione. per realizzare questa nobile intenzione siamo pronti e disponibili ad intese che prescindano dal suo giudizio negativo, più volte espresso, sulla politica del Governo. tutto questo può accadere solo se vengono rispettate alcune condizioni imprescindibili che possono essere enunciate sistematicamente e sinteticamente, data la loro facile comprensione. la prima: sdoganare le opinioni dalle certezze dottrinarie senza smarrire la propria identità. la seconda: osservare le soluzioni adottate negli altri paesi europei senza trapianti o fotocopiature. la terza: ripristinare la centralità del Parlamento senza finzioni o sotterfugi. la quarta: sospendere le riforme striscianti senza tarpare l' attività dell' amministrazione. la quinta: interrompere ogni provvedimento nel periodo estivo senza fermare le procedure in favore del personale. la sesta: riattivare le sperimentazioni coordinate e assistite senza limitarle a quelle del disegno di riforma basato sui cicli. la settima: abbandonare il videogame costruito a tavolino da alcuni « giocherelloni » della politica scolastica senza frenare gli interventi innovativi. questi non sono dei consigli per gli acquisti, ma criteri da seguire per accelerare il passo delle riforme della scuola e della formazione professionale . il ministro della pubblica istruzione può benissimo, con le deleghe che la maggioranza gli ha concesso, irridere questi suggerimenti e fare come crede. può continuare a fare ciò che vuole; può persino continuare in una politica, su cui noi abbiamo molte perplessità — perché la stiamo monitorando — , di nomine disinvolte in ordine ai direttori generali. non può però raccontare la favola dell' orco cattivo che gli sbarra la strada delle riforme o del mago buono che con un atto di magia cambia il vile metallo della scuola e della formazione professionale in oro pregiato, perché, ministro, l' orco non è l' opposizione ed il mago non è lei.