Massimo D'ALEMA - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 178 - seduta del 11-04-1997
Sulla politica estera
1997 - Governo VI De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 673
  • Comunicazioni del governo

grazie, presidente. signor presidente , signor presidente del Consiglio , colleghi deputati, tra le varie cose ingiuste dette in questi giorni, una più di ogni altra ha suscitato indignazione in noi e, credo, ilarità in molti ascoltatori: che il Partito Democratico della Sinistra stesse brigando a favore di una crisi di Governo . noi siamo stati, senza alcun dubbio, tra le forze che più hanno voluto questo Governo, che più lealmente lo hanno sostenuto e che sono più convinte della necessità che il Governo prosegua nel suo impegno, nel suo lavoro e giunga al momento in cui il frutto di una politica di risanamento, necessaria e dura, si traduca in una ripresa duratura e solida per il paese. noi ci rendiamo interpreti di quel timore di una crisi, a cui ho fatto riferimento, mi sembra, questa mattina (l' onorevole Tatarella ha citato un' agenzia), che è diffuso non soltanto tra i cittadini che hanno votato per l' Ulivo. sono persuaso che la maggioranza degli italiani non voglia una crisi di Governo , consideri il ripetersi di questo pericolo, di queste discussioni, di queste fratture politiche come il segno di una immaturità del sistema politico . hanno ragione: io condivido questo loro sentimento e questo loro giudizio. il paese non può permettersi una crisi di Governo . non può permetterselo nel momento in cui sta partendo una delicata e impegnativa missione civile e militare, di protezione, in Albania, che espone il nostro paese; non può permetterselo nel momento in cui il Parlamento deve ancora approvare le misure che garantiranno nel 1997 l' aggancio a quel fatidico 3 per cento , faticoso ma necessario per arrivare con le carte in regola alle scadenze con l' Europa e nel momento in cui contemporaneamente si avvia un dialogo nella maggioranza, tra le forze politiche , tra Governo e parti sociali sul tema cruciale di una riforma dello stato sociale . infine non ci si può permettere una crisi nel momento in cui la Commissione bicamerale si avvia, dopo un lavoro proficuo, alla fase conclusiva, non delle decisioni, perché queste spetteranno al Parlamento, ma della definizione di una proposta di riforma costituzionale . sono scadenze dalle quali non si può prescindere. ma una crisi sarebbe di più: una sconfitta del bipolarismo. il bipolarismo può essere sconfitto; fu sconfitto dopo il voto del 1994: cadde. anche noi combattiamo per non cadere, ma vogliamo resistere; vogliamo dimostrare che questo paese è capace come altri paesi europei di essere governato da quelli che vincono le elezioni. naturalmente questo non lo decide Scalfaro, spetta a chi ha vinto le elezioni dimostrare di essere in grado di governare. ma credo che il giorno in cui accadrà questo noi dimostreremo di essere un paese europeo e maturo. una crisi non ci sarà. nessuno la vuole. siamo seri, amici dell' opposizione, al di là della propaganda! l' opposizione in questi giorni ha alzato la voce, purtroppo c' è chi ha offerto l' occasione perché questo accadesse. si sono avvertite ansie di « governissimo » . si sono avvertite posizioni diverse, ho letto che oggi l' onorevole Fini ha detto: via l' Ulivo, poi vedremo! mi è venuto in mente come un ricordo di un passato neanche troppo lontano. l' opposizione ha messo in campo tutte le sue diversità di visione che ben conosciamo e che credo dimostrino che la governabilità del paese, l' Europa, difficilmente possono essere affidate all' opposizione, malgrado il gesto positivo compiuto in queste ore. l' onorevole Berlusconi con una espressione della quale lo ringrazio, si è appellato al coraggio e alla fantasia del segretario del Pds; naturalmente in questo c' è un modo astuto. quando si invitano gli altri a fare proposte, quando ci si appella al coraggio degli altri in qualche modo si riconosce anche che non si è in grado di prendere un' iniziativa. e questo è abbastanza evidente. ma io credo che non ci possiamo accontentare del fatto che non ci sarà una crisi; noi siamo qui perché non ci accontentiamo di questo fatto. vorremmo che da questa vicenda, dalle discussioni e dalle scelte che avverranno nei prossimi mesi sia posta su basi più solide l' azione del governo ed anche, più in generale, la prosecuzione della legislatura. quello che è venuto alla luce è stato un fatto serio, un problema serio, è inutile nascondersi. tra le cose che ho trovato più incomprensibili in questi giorni è stato dire: mah! una crisi sull' Albania?! come se si trattasse... no! si è trattato e si tratta di un episodio importante della politica italiana , in sé, per ciò che significa. è venuto alla luce un dissenso profondo, direi un dissenso che investe la concezione stessa di una politica di pace e di solidarietà internazionale finita l' epoca della guerra fredda : una politica di pace e di solidarietà internazionale comporta il coraggio nell' ambito delle decisioni degli organismi internazionali di azioni per difendere la pace e la sicurezza. io rispetto il pacifismo integrale di chi aborre le armi, quello religioso, cattolico, buddista. non riesco ad immaginarlo nell' onorevole Cossutta... c' è, quindi, un dissenso politico, c' è un problema politico serio che riguarda la politica estera del nostro paese, che riguarda anche la sinistra, la sua cultura. ho sentito parole molto severe, per esempio dal senatore Manconi; ho letto che diversi leader intellettuali della sinistra albanese con parole anche dure, di riprovazione della posizione di Rifondazione, hanno rivolto l' accusa di un calcolo elettoralistico. certo, c' è qualcosa di curioso nell' opporsi ad una missione che si presenta come a sostegno di Berisha, litigando contro quelli che sotto Berisha sono finiti in carcere e che chiedono che vadano i soldati italiani! c' è in questo una smisurata ambizione di decidere anche cosa debba fare la sinistra in Albania, negli altri paesi; di non tenere conto del fatto che questa missione è invocata da tutte le forze politiche di quel paese, anche dall' opposizione, come condizione per evitare una catastrofica crisi umanitaria ed anche come condizione per aiutare una ripresa della democrazia (le elezioni, le istituzioni). questo problema porta alla luce, dunque, un dissenso che ha un peso e non è — vorrei dirlo all' onorevole Paissan, di cui ho letto una dichiarazione, forse vera, forse no, ma comunque, se vera, infelice — una questione di litigi e di beghe del vecchio Pci. no, qui non c' entra nulla: io penso che al vecchio Pci non sarebbe mai accaduto... di trovarsi nel Parlamento europeo scavalcato perché chiuso su posizioni più grette e dogmatiche dei comunisti francesi: avranno anche mandato una lettera a Bertinotti, ma si sono astenuti nel Parlamento europeo , non hanno votato contro! e Rifondazione ha votato contro insieme ad altri cinque parlamentari europei — portoghesi, greci — , espressione proprio dei residui dello stalinismo. c' è qualcosa che non funziona. c' è qualcosa che non funziona in questa posizione e, con ogni evidenza, questa posizione rappresenta un problema per la sinistra (io lo dico con preoccupazione). vedete, ha fatto bene Prodi questa mattina a dire che altri passaggi di questo tipo non sono accettabili e che occorrono nuove regole e coerenza di comportamenti. ho trovato queste espressioni giuste, incisive, sobrie. è chiaro che c' è un problema della sinistra, ma c' è un problema che riguarda la maggioranza, il Governo: la certezza, l' affidabilità, questo bene prezioso nel rapporto con il paese, mica tra di noi! con il paese! noi non abbiamo mai ricercato una rottura a sinistra... abbiamo condotto in questi anni con pazienza una politica unitaria. voi ricorderete quando noi cercavamo di costruire uno schieramento alternativo alla destra in grado di vincere (Tatarella ha evocato quel momento) e Bertinotti cercava, insieme a Berlusconi — anche elogiato allora — di far precipitare il paese verso le elezioni con una posizione tale che, se avesse prevalso, non saremmo qui. allora ci salvammo per il coraggio unitario di una parte di Rifondazione, così come, vedete, questa volta, il paradosso di una posizione politica che non si regge: no alla crisi, no alla missione. francamente, la logica ha un suo diritto: la crisi si è evitata perché ha vinto il « sì » alla missione. è chiaro che questa posizione è una metafora dell' insensatezza, è difficile definirla diversamente: è un' espressione icasticamente insensata. noi tuttavia intendiamo riprendere, come allora riprendemmo, il filo di un dialogo, perché — vedete — se cerchiamo un coinvolgimento in una responsabilità di tutta la sinistra non è fondamentalmente per una ragione tattica, ma è per la preoccupazione che se in questo paese prende piede un moderno massimalismo sarà un disastro, non solo per la sinistra ma anche per il paese. verranno infatti meno le condizioni del bipolarismo, che consistono nel fatto che ci sono due schieramenti che si contendono il Governo del paese; l' uno e l' altro sono pronti a cimentarsi con la prova del Governo. vorrei rispondere a chi ha parlato di eclissi dell' Ulivo: non c' è un' eclissi dell' Ulivo. d' altro canto, fin dall' inizio — e ora questa verità è tornata alla luce in modo evidente e scultoreo — questa maggioranza si componeva di una parte, l' Ulivo, con un suo programma che sta svolgendo con coerenza e con impegno, e di una parte che non ha mai riconosciuto questo programma comune (onestamente si deve darne atto) e che non ha mai voluto, neppure in questi mesi, arrivare ad un' intesa, ad un dialogo, alla definizione di una piattaforma, ad una convergenza che pure è stata insistentemente cercata. qui c' è un equilibrio complesso, che — badate — come tale deve essere difeso, e sta nel rapporto tra l' Ulivo e Rifondazione; se noi vogliamo mantenere una maggioranza che si fonda su questo difficile rapporto occorre che il rapporto con Rifondazione lo conduciamo insieme, senza scavalcamenti, altrimenti alla fine tutto sarà più difficile. la prova è nei prossimi mesi: la prova delle riforme, la prova di un rinnovamento della società, la prova di una fase in cui il risanamento — che ha dato già maggiore affidabilità all' Italia, che ha difeso il valore dei salari (per la prima volta da molto tempo i salari hanno fatto premio sull' inflazione) — deve diventare volano di una ripresa che dia una risposta ai grandi problemi del paese. ed è questa maggioranza che deve misurarsi fino in fondo con la sfida del Governo. io non credo ai governissimi, non credo alle larghe intese ; ritengo persino dannoso il riaprirsi di questo confronto. vedete, bisogna che nel nostro paese ci si abitui alla distinzione e bisogna anche che nel nostro paese possa svilupparsi una comune responsabilità, senza che questo debba precipitare nella consociazione. è un esercizio difficile, ma è normale. in Germania Kohl governa perché nel Bundesrat, dove non ha la maggioranza, i socialdemocratici lo lasciano governare; in Spagna Aznar governa perché Gonzales accetta che governi; in Inghilterra il governo conservatore ha governato con un parlamentare di maggioranza (con l' ostruzionismo, vi lascio immaginare!). queste sono le grandi democrazie, dove c' è una comune responsabilità senza bisogno di fare « governissimi » . è vero che l' opposizione ha fatto bene in queste ore, ma ha fatto anche il suo interesse; se l' opposizione, per far cadere il Governo, avesse votato contro la missione avrebbe pagato un prezzo altissimo nel rapporto con il suo elettorato e con l' opinione pubblica internazionale. vi ringrazio, ma ringraziatevi da soli! c' è una logica (ho finito, non interrompetemi). la prova di questa comune responsabilità sta nel coraggio delle riforme, per il centrosinistra e per tutti; coraggio delle riforme costituzionali significa ricercare soluzioni in grado di corrispondere ai bisogni del paese. in fondo lo vediamo: la crisi di maggioranze non omogenee, una legge elettorale che produce — sì — maggioranze, ma non omogenee, ed una forma di governo nella quale il Primo Ministro non ha i poteri che dovrebbe avere in una democrazia. insomma, vediamo che qui non c' è solo un fatto politico, ma che torna alla luce, così come nella crisi del Governo Berlusconi, un grande problema istituzionale e di regole. e se non lo risolviamo, la prossima volta non so chi vincerà, ma gli altri staranno ad aspettare la crisi che verrà. ecco perché la bicamerale non deve e non può fallire. il sentiero che sta di fronte al paese è un sentiero stretto e difficile, io non me lo nascondo, ma è l' unica via concretamente percorribile: quella di una maggioranza che fino in fondo accetta la sfida del governare, come ha fatto sin qui, con risultati. lei ha detto: avete passato undici mesi a discutere con Bertinotti. lei passò sette mesi a discutere con Bossi, ma i risultati non furono migliori. in fondo questo Governo sull' inflazione e sui tassi d'interesse ha fatto molto di più di quello che poté fare lei. quindi... quindi il cammino è stretto e alla fine di questo cammino c' è, io spero, una riforma...... che consentirà a qualcuno di governare senza....