Romano PRODI - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 178 - seduta del 11-04-1997
Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza
1997 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 266
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli Deputati , credo che ci sia un tempo per le polemiche e un tempo per le riflessioni. all' inizio di questo dibattito, al termine dei lunghi e difficili giorni che ci stanno alle spalle, intendo sottoporre a questo Parlamento alcune riflessioni sulla situazione politica e sul Governo che presiedo. espongo in questa sede il filo delle riflessioni che ieri ho svolto al Senato nel corso della mia relazione e della replica a conclusione del dibattito. come ho detto ieri e come ho detto in quest' Aula nella seduta del 9 aprile, dopo il voto contrario di Rifondazione comunista sugli impegni assunti dall' Italia in ordine alla crisi in Albania, mi sono immediatamente recato dal presidente della Repubblica . il presidente della Repubblica mi ha invitato a presentarmi al Parlamento per un chiarimento politico e nella giornata di ieri il Senato, udite le comunicazioni, dopo un dibattito ampio e molto articolato ha riconfermato la fiducia al Governo. oggi sono qui per esporre anche a voi la valutazione del Governo sulle vicende degli ultimi giorni. signori deputati, fin dall' inizio di questa esperienza di Governo ho detto che noi non siamo qui, almeno io non sono qui, per governare ad ogni condizione. convinti che la nostra legittimazione a governare si fondi prima di tutto su un patto con gli elettori, fin dall' inizio abbiamo chiarito che intendevamo collocarci in una prospettiva politica precisa e in una prospettiva temporale di lungo periodo. ci siamo dati un programma di lungo periodo perché c' è bisogno di un programma di lungo periodo. noi non siamo qui a governare per governare a qualunque costo; siamo qui per realizzare un progetto di risanamento, di modernizzazione del paese e per dare a tutti, e prima di tutto ai nostri giovani e alle nuove generazioni, una qualche speranza per il futuro. sin dalla campagna elettorale abbiamo detto agli italiani che occorreva da parte di tutti molta determinazione e molto impegno per sviluppare, nell' arco degli anni che sono assegnati alla nostra legislatura, un programma ampio di respiro e forte per impatto. oggi ripeto queste mie convinzioni. l' Italia ha bisogno di stabilità, di certezza, di continuità di Governo. i nostri concittadini vogliono vivere finalmente in un paese moderno, nel quale si sappia con certezza chi ha il diritto e il dovere di governare e quale sia il tempo che il Governo ha a disposizione per sviluppare la sua azione. per questo ho considerato lo strappo operato da voi, deputati del gruppo di Rifondazione comunista , con il voto negativo sull' Albania, così grave da non consentire al Governo di proseguire nella sua esperienza senza un chiarimento forte, preciso e netto. un chiarimento che doveva essere fatto necessariamente nella sede parlamentare e necessariamente in fretta. questo non è stato un dibattito affrettato, ma necessariamente veloce, perché non si potevano e non si possono mandare le nostre truppe in Albania senza un Governo nell' assoluta pienezza dei suoi poteri. questo era chiaro a tutti e spero che sia ancora chiaro a tutti. per questo motivo, confortato dalle indicazioni del presidente della Repubblica , noi siamo qui per verificare se questo Governo ha ancora la fiducia della Camera. gli italiani, specialmente in questo momento, hanno il diritto di sapere se vi è un Governo che possa governare davvero. hanno il diritto di sapere, nel lungo periodo, se chi chiede loro sacrifici deve essere chiamato poi a rispondere di quello che fa e non a rispondere di quello che gli viene impedito di fare. signori deputati, meno di un anno fa, dopo la vittoria elettorale del 21 aprile 1996, ci siamo presentati a voi per esporre il programma e per chiedere la vostra fiducia. oggi molto di quanto avevamo promesso è stato puntualmente fatto. nel programma presentato alle Camere era delineato un grande progetto di risanamento e di sviluppo del paese . quel progetto ed i principi che lo ispiravano conserva oggi tutta intera la sua validità. ed i risultati raggiunti in questi primi undici mesi ci spingono ad andare avanti lungo quelle stesse linee di programma. mi riferisco innanzitutto al risanamento della finanza pubblica . dicevo un anno fa che quando un paese vive sotto una montagna di debiti tutto è a rischio: la capacità di investimento, la crescita economica , l' equilibrio nella distribuzione dei redditi e l' equità fra le generazioni. il risanamento finanziario, perciò, non è un fine in se stesso . è un mezzo per liberare risorse da mettere al servizio dello sviluppo produttivo e costituisce una pietra angolare per dare una risposta concreta al problema del lavoro e degli squilibri sociali e territoriali del paese. mi riferisco all' obiettivo di portare l' Italia nell' unione monetaria europea, che nelle dichiarazioni programmatiche del maggio 1996 individuavo come il traguardo principale del Governo. mi riferisco all' obiettivo di innescare nel paese un ciclo virtuoso di riforme per avvicinare lo Stato ai cittadini. dissi allora che l' Italia aveva accumulato un gravissimo ritardo rispetto agli altri paesi e che non poteva esservi un vero futuro di crescita e di sviluppo qualora non fossimo stati in grado di recuperare il tempo perduto. dissi che questo era possibile, era raggiungibile, solo che noi tutti, Governo e Parlamento, maggioranza e opposizioni, fossimo in grado di assolvere al nostro dovere e alle responsabilità che il paese ci ha affidato. oggi il risanamento finanziario è concretamente avviato. lo sforzo fatto in questi undici mesi è stato rilevantissimo, i risultati si vedono. la stessa sfida europea ha registrato in questi mesi un grande balzo in avanti, tale da consentire al paese di poter partecipare all' unione monetaria europea sin dal suo avvio, il primo gennaio 1999. quando questo Governo si è insediato l' Italia era lontana da tutti e cinque i parametri di Maastricht e sembrava inesorabilmente destinata ad essere esclusa dall' unione monetaria . abbiamo perciò chiesto al paese uno sforzo eccezionale per recuperare una situazione irrimediabilmente compromessa, che avrebbe condannato l' Italia a restare ai margini della nuova fase che si aprirà in Europa con il varo definitivo dell' unione monetaria . oggi, dopo mesi difficili, possiamo dire che almeno tre dei cinque parametri sono già stati raggiunti (inflazione, tassi d'interesse , stabilità dei tassi di cambio). per quanto riguarda il parametro che definisce l' indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche , vale la pena di ricordare ancora una volta che alla fine del 1996 esso si collocava al 6,7 per cento del Pil. all' inizio del 1997 questo parametro era già sceso al 3,8 per cento . con la manovra di Pasqua è destinato a scendere al 3 per cento , raggiungendo così un altro dei parametri che l' accordo di Maastricht richiede. una correzione di oltre 3 punti percentuali nei conti pubblici è un fatto che pochissimi paesi del mondo hanno realizzato in tempo così breve. l' efficacia dell' azione di risanamento sui conti pubblici è testimoniata dall' avanzo primario delle amministrazioni pubbliche . esso raggiungerà, alla fine del 1997, con la recente manovra correttiva, il 6,7 per cento del Pil. si tratta del valore più elevato tra i paesi dell' Unione Europea , del G7 e dell' Ocse. nessun altro paese industrializzato ha un attivo così forte nel suo bilancio. il peso dei debiti è quello che distingue l' Italia dagli altri paesi e il peso dei debiti è quello che questo Governo ha ricevuto dal passato. lo ripeto: sono 2,4 milioni di miliardi di debiti, con i quali questo Governo ha dovuto fare i conti. è questo il segno che l' Italia ha compiuto e sta compiendo uno sforzo senza eguali. è stato rimproverato ieri, nel dibattito al Senato, di aver fatto una manovra dietro l' altra, una serie ininterrotta di manovre finanziarie: non era possibile fare altrimenti. era necessario per il paese e non è gradevole per nessuno che sia il Governo a doversi impegnare continuamente in operazioni di questo tipo, ma era l' emergenza e la necessità del paese. se non dovessimo pagare il debito lasciato dai governi precedenti... veda lei. si prenda la Navicella. ma il debito c' è e costa ogni anno allo Stato una cifra enorme: oltre il 10 per cento del prodotto interno lordo . è questa la pesante eredità del passato. passava e passa dalla risoluzione di questo nodo un' azione di risanamento solida e duratura. di questo siamo stati consapevoli fin dal primo giorno. la nuova credibilità che, passo dopo passo, siamo andati acquisendo a livello internazionale si è immediatamente riflessa sull' andamento dei tassi d'interesse , che sono calati di circa tre punti percentuali. data la massa del nostro debito pubblico e la sua scadenza media, ciò significa, a regime, un risparmio per lo Stato, nel pagamento degli interessi, di 20 mila miliardi per ogni punto percentuale in meno: un risparmio a regime di 60 mila miliardi è l' unica via per portare l' Italia in Europa senza distruggere la sua economia produttiva e senza gravare di ulteriori pesi coloro che di pesi ne sopportano già troppi. è giunto quindi, amici parlamentari, il tempo della responsabilità: è questo il significato della via stretta sulla quale ci siamo incamminati. ma i miglioramenti economici non finiscono con il risparmio per gli interessi. a partire dal giugno 1996 si è avuto un forte e costante calo dell' inflazione. il tasso di crescita del costo della vita è sceso dal 5,4 per cento del 1995 al 3,9 nel 1996. si tratta del calo di inflazione più rapido fra tutti i paesi europei . nel mese di marzo, il tasso di incremento dell' inflazione si è attestato sul 2,2 per cento . sono valori che il nostro paese non conosceva da almeno trent' anni e che consentono di dire che noi oggi in Italia siamo tornati davvero a tutelare il risparmio, dando a tutti la ragionevole possibilità di accumulare, attraverso un risparmio che non perde valore, le risorse necessarie per progettare il futuro. dopo quattro anni, dal settembre 1992, momento nel quale il nostro paese sfiorò una gravissima crisi finanziaria che avrebbe potuto metterlo per generazioni ai margini della storia d' Europa, nel novembre scorso l' azione di questo Governo consentiva il rientro della lira negli accordi europei di cambio. ci siamo trovati a dover combattere una dura battaglia contro partner europei che volevano riconoscere alla nostra moneta un valore maggiore di quello da noi sostenuto. oggi possiamo dire che i cittadini italiani hanno una moneta che ha un valore forte sul mercato dei cambi e anche questo significa rispettare gli sforzi e i sacrifici che i cittadini quotidianamente compiono. i mercati internazionali sono tornati a dare fiducia al paese. a fine 1996 gli investimenti esteri in portafoglio hanno raggiunto i 122.300 miliardi di lire : il valore più elevato dell' intero dopoguerra. si è finalmente innestato in Italia un circolo virtuoso , che sta contribuendo ad affermare quella cultura della stabilità che è la forza degli altri paesi. con la legge finanziaria del 1997 abbiamo poi voluto dare un segnale inequivocabile sulla fine dell' incertezza economica e finanziaria che da troppi anni vigeva. questa scelta strategica, insieme con la necessità di accelerare il cammino verso i criteri di convergenza europei, ha richiesto un contributo supplementare sul versante delle entrate. il Governo e la maggioranza non hanno potuto, su questo punto, rispettare, anche se di molto poco, il contratto stipulato con gli elettori che affermava — lo ricordiamo bene — l' invarianza della pressione fiscale . il Governo ha però avviato, con il collegato alla finanziaria, una riforma fiscale che prevede una forte riduzione delle aliquote impositive sia per le famiglie, sia per le imprese. a regime il sistema fiscale italiano sarà più rispondente alla domanda di autonomia degli enti territoriali e delle regioni e più vicino nella struttura delle aliquote a quello di molti altri paesi europei . sarà soprattutto un sistema fiscale più giusto e più semplice, e meno facilmente eludibile. il governo dell' economia non consiste però soltanto nel contenimento del debito pubblico . per questo abbiamo intrapreso anche un' ampia azione per la riorganizzazione dei mercati. la privatizzazione delle grandi imprese pubbliche, in particolare la Stet per la quale si dovrà inequivocabilmente procedere in questo stesso anno, il riordino del mercato delle telecomunicazioni, la direttiva sulle Ferrovie dello Stato e sulle poste, la riforma delle fondazioni bancarie sono tutti tasselli di un mosaico ispirato ad una sempre maggiore concorrenza. questa è una delle più preziose realtà che il processo di integrazione europea ha portato nel paese: la « rottura » cioè dei monopoli, la piena liberalizzazione dei mercati. su questa strada noi intendiamo andare avanti con determinazione. tutto questo ci dice che oggi, a undici mesi da quando questo Governo ha iniziato la sua azione, noi italiani possiamo davvero farcela. l' Italia è già molto al di là della metà del guado ed abbiamo superato i tre quarti degli ostacoli. la stabilità economica e finanziaria è a portata di mano e stiamo realizzando le condizioni utili a cogliere le potenzialità della nuova fase di crescita economica che è alle porte dell' Europa. questa ripresa può essere solida e duratura. essa sarà fondata infatti su una bassa inflazione, bassi tassi d'interesse sull' ordine nei conti pubblici: non dipenderà, come troppo spesso in passato, da svalutazioni della moneta e dal ricorso al denaro pubblico . è un' occasione da cogliere in pieno. accanto allo sforzo per il risanamento economico, l' attenzione prevalente del Governo è stata rivolta al problema del lavoro. ci siamo dovuti misurare con condizioni economiche particolarmente avverse. il lento ritmo di crescita è stato il nostro principale nemico. la drammatica situazione in cui versano alcune vaste aree del sud è stata ed è la nostra principale preoccupazione. abbiamo comunque avuto come obiettivo quello di dare fiducia e speranza ai giovani. il problema più grave di fronte al quale si trovano molti paesi europei , compreso il nostro, è proprio quello della crescita senza occupazione. è necessario dunque creare le condizioni perché la ripresa economica , quando si presenterà, esplichi in pieno i suoi benefici sull' occupazione. l' Italia, con le iniziative assunte durante il semestre di Presidenza dell' Unione Europea , e poi con l' accordo del lavoro del 24 settembre, ha seguito un metodo che mira, con il coinvolgimento del mondo del lavoro e della produzione, a dare efficienza e flessibilità al mercato del lavoro ; a creare un ambiente favorevole per nuovi investimenti; a definire politiche di qualificazione delle professionalità necessarie; a sostenere gli sforzi di innovazione tecnologica ; ad incentivare le infrastrutture utili allo sviluppo economico . per dar seguito a quell' accordo, la legge finanziaria ha destinato per il prossimo triennio 6 mila miliardi, ai quali si debbono aggiungere le risorse disponibili e quelle stanziate per apposite leggi di spesa e di riduzione degli oneri fiscali nel Mezzogiorno. abbiamo varato due importanti disegni di legge per il lavoro e le attività produttive che oggi, già approvati dal Senato, sono in discussione alla Camera. le imprese avranno più strumenti per creare nuovi posti di lavoro e i giovani maggiori opportunità. l' abolizione del monopolio pubblico del collocamento renderà più diretti i legami tra la domanda e l' offerta di lavoro. per quanto riguarda gli interventi nel Mezzogiorno abbiamo operato per ridare efficienza e funzionalità all' intervento ordinario. abbiamo però dedicato particolare attenzione a creare condizioni favorevoli agli investimenti. l' accordo per il lavoro ha individuato il nuovo strumento del contratto di area, un sistema che molti considerano il vero elemento di novità sul quale puntare per realizzare, in alcune aree industriali , nuovo sviluppo. in quelle aree si avrà infatti una sorta di scambio fra sindacati, imprese, pubbliche amministrazioni e banche. ognuno dovrà rinunciare ad alcune prerogative nell' interesse comune dello sviluppo economico e produttivo. ognuno trarrà vantaggio da questo scambio. ho detto « scambio » . ho detto « scambio » . per quanto riguarda il problema degli investimenti pubblici e delle infrastrutture, di fronte a procedure infinite e ad incertezze decisionali, il Governo ha voluto tagliare d' un colpo ogni nodo e con il sostegno del Capo dello Stato ha varato un decreto legge che consente di intervenire in modo tempestivo dove esistono opere importanti per lo sviluppo occupazionale. l' ammodernamento delle amministrazioni, ma anche l' incentivazione della professionalità nel settore pubblico , costituiscono un' azione importante del Governo su questo terreno. su tale azione è stato acquisito anche il consenso, attraverso un protocollo di intesa sul lavoro pubblico, siglato con le parti sociali il 12 marzo scorso. l' azione riformatrice promossa dal Governo in questi 11 mesi è stata del resto vastissima. voglio esprimere qui la mia gratitudine ai parlamentari di entrambi i rami che, sotto la guida dei loro presidenti, hanno finora corrisposto con grande impegno a questa eccezionale, anche se necessaria, stagione di riforme. mi limito a ricordare tre grandi settori assolutamente strategici. per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione il Governo, grato al Parlamento per l' approvazione della legge numero 59 del 1997 e della legge sulla riforma della contabilità pubblica, attende ora fiducioso che vengano rapidamente approvati anche i disegni di legge che riguardano le misure urgenti di semplificazione e le nuove norme in materia di enti locali . il primo obiettivo di queste riforme è quello di promuovere un vero e proprio rovesciamento nella distribuzione delle competenze tra Stato centrale, regioni e sistema di autonomie. si vuole dare concreta attuazione al principio di sussidiarietà, favorire la flessibilità nelle funzioni e promuovere il massimo di decentramento in senso federale. fa inoltre parte di questo disegno strategico la riforma degli apparati amministrativi italiani, a partire dalla stessa Presidenza del Consiglio per giungere fino agli enti pubblici nazionali e agli istituti di ricerca. altrettanto rilevanti sono le iniziative in materia di giustizia. si è lavorato per la prima volta a un progetto globale di intervento, che riguarda in modo contestuale uomini, strutture e norme e coinvolge tanto la giustizia penale quanto quella civile, toccando sia i problemi legati alle grandi emergenze quanto quelli che riguardano i diritti del quotidiano. grazie alla sensibilità del Parlamento, il Governo ha cominciato a cogliere significativi frutti e non posso che auspicare che i disegni di legge non ancora definitivamente approvati siano esaminati con sollecitudine dalle Camere competenti. ciò che voglio dire è che con queste iniziative il Governo ha voluto perseguire e sta realizzando l' obiettivo di una giustizia più efficiente e rapida, nella convinzione che una maggiore efficienza e rapidità siano indispensabili per garantire ai cittadini una risposta più giusta e ai magistrati un' effettiva indipendenza, responsabilità e capacità di dare quella risposta. per quanto riguarda infine il settore della scuola e dell' università ho già detto più volte che il Governo, ed io personalmente, attribuiamo a questi settori assoluta importanza strategica. la scuola italiana oggi ha un tasso di dispersione assolutamente inaccettabile, ed è su questo terreno la più lontana dai parametri europei. occorre dunque riformarla radicalmente. è necessario cambiarne il modello sviluppandone l' autonomia; modificarne la struttura, attraverso un' ampia revisione dei cicli formativi; rivedere i curricula, ammodernando il sapere trasmesso e promuovendo lo studio delle lingue, introdurre nuove tecnologie informatiche. dobbiamo costruire una scuola capace di rispondere alle domande dei giovani. per quanto riguarda l' università puntiamo sempre più sulla valorizzazione della sua autonomia e rivedremo, contestualmente, il modello dei concorsi. è importante, infine, procedere rapidamente, attuando le deleghe che il Governo ha già ottenuto, alla riforma degli enti di ricerca. particolare attenzione abbiamo prestato in questi mesi ai temi dell' ambiente. abbiamo proposto significative riforme e su questa strada dobbiamo continuare con determinazione, facendo delle politiche di riqualificazione ambientale anche un' importante occasione per promuovere la nuova occupazione. grande importanza abbiamo dato, infine, al problema dell' immigrazione, creando e proponendo al Parlamento soluzioni nuove, attente a dare una risposta giusta e moderna alla questione che nel futuro più è destinata ad incidere sulle strutture profonde della società italiana . per quanto riguarda, infine, la politica estera , terreno questo che ha occupato molto il Governo ed il Parlamento nel corso delle ultime sedute, con la stessa chiarezza con la quale ho difeso e difendo le ragioni del nostro intervento in Albania, dico che la politica estera italiana non è solo Albania. peraltro, per quanto riguarda la nostra missione in quel paese, missione che sta per partire, sento il dovere di ringraziare le forze politiche che hanno, con il loro voto, approvato l' azione di governo . sento soprattutto il dovere di salutare con gratitudine i militari e i civili che stanno per partire e di assicurare loro che il Governo, il Parlamento ed il popolo italiano non faranno mai mancare il sostegno necessario. in questi mesi abbiamo sviluppato un' ampia azione internazionale improntata ad una visione coerente dei nostri interessi e, allo stesso tempo, alla volontà di dare al nostro paese il ruolo che la storia, la geografia, il suo potenziale economico e produttivo e la sua collocazione nello scenario mondiale gli impongono. il 3 aprile, nell' ambito dell' Onu, per nostra specifica iniziativa, la commissione per i diritti umani ha fatto un fondamentale passo in avanti sulla strada della eliminazione della pena di morte nel mondo. nell' ambito della conferenza di Ginevra ci siamo battuti per la riduzione degli armamenti e la messa al bando delle mine antiuomo . abbiamo contribuito e contribuiamo a consolidare i rapporti tra NATO e Russia ed operiamo per il consolidamento del ruolo dell' Osce sul terreno della democrazia, della pace e della cooperazione tra i popoli. abbiamo sviluppato un' intensa rete di relazioni e di rapporti di amicizia con i paesi dell' Europa centrale ed io stesso, in questo quadro, sono stato a Praga, Kiev, Varsavia, Zagabria e Lubiana. nel contesto dell' Unione Europea stiamo operando attivamente allo scopo di favorire l' adesione di nuovi stati membri . nell' ambito della revisione dei trattati oggi in corso abbiamo presentato una specifica proposta per inserire nel trattato una norma precisa sul divieto della pena di morte . signori deputati, come già nella discussione sull' intervento in Albania, anche oggi ho voluto essere minuzioso nel riferire dell' attività svolta dal Governo. credo che questi undici mesi di Governo siano stati importanti e, del resto, riconosco volentieri che parecchio di quanto è stato fatto ha visto la partecipazione attiva e collaborativa della stessa opposizione, a dimostrazione che, come nelle democrazie bipolari più mature, spesso la comune passione per l' interesse del paese prevale sulle divisioni politiche contingenti. ma certamente molto, molto di più resta da fare. per portare il paese fuori dalle attuali difficoltà e per aprire definitivamente la nuova grande stagione di sviluppo è necessario avere una maggioranza forte, coesa e determinata. qualora questo non fosse possibile, null' altro sarebbe possibile, almeno per quello che mi riguarda. il Governo che io presiedo è espressione di un fenomeno politico, l' Ulivo, che, pur composto da partiti e movimenti, si è presentato al paese per chiedere agli elettori consenso su un programma di legislatura, dichiaratamente finalizzato a cambiare profondamente l' Italia. questo programma ha avuto il consenso degli elettori e, durante la campagna elettorale , con i partiti dell' Ulivo hanno stretto un rapporto politico significativo altri partiti. innanzitutto Rinnovamento italiano e altre forze, come i socialisti italiani ed il patto Segni, che fanno parte dell' organica alleanza di Governo promossa dall' Ulivo, e poi Rifondazione comunista che sostiene questo Governo. questo Governo è nato e vive su un duplice, forte patto con gli elettori e con le forze che lo appoggiano: il programma per cambiare il paese; il legame politico per corrispondere alle ragioni e alle necessità di un sistema orientato al bipolarismo. è su questo assunto di base che abbiamo accettato la responsabilità di governare. solo se ciò non viene meno, possiamo accettare di continuare il nostro impegno. ho detto molte volte che io mi sono assegnato un compito, e un compito solo: quello di aiutare il mio paese a entrare in Europa, a difendere e rafforzare le ragioni e le prospettive del suo sviluppo, a darsi finalmente un sistema politico e istituzionale capace di garantire agli elettori un vero diritto di scelta del loro governo e garantire al Governo reali condizioni di stabilità. sinora tutto questo è stato possibile e io sono molto grato ai partiti e ai movimenti che hanno sostenuto questo sforzo. siamo qui per verificare se queste condizioni esistano ancora. abbiamo di fronte a noi alcuni anni certamente difficili e di assoluta importanza per il paese. è in corso un processo di revisione delle nostre istituzioni al quale un Governo come il nostro non può che guardare con rispetto e interesse. è di fronte a noi la grande sfida della competizione mondiale, che obbliga tutti ad accelerare e accentuare le proprie capacità di innovazione per reggere al confronto con gli altri paesi. sono ormai irreversibilmente incombenti, in tutta Europa, grandi e difficili problemi di riforma dei sistemi di sicurezza sociale . i giovani vivono una stagione di grandi incertezze in un mondo in continua trasformazione. la tumultuosa innovazione scientifica e tecnologica pone all' uomo del Duemila nuove sfide etiche ed esistenziali. in questo scenario il paese non può essere governato né dalla ordinarietà né dalla precarietà. grazie! per dare ai nostri giovani, che ne hanno pieno e irrinunciabile diritto, la garanzia che anch' essi saranno in futuro protetti, dobbiamo oggi rivedere le regole e le tutele che sono state pensate e messe a punto in un altro contesto storico. le nostre grandi democrazie occidentali hanno edificato, nel corso dei decenni, ampi sistemi di protezione sociale, capaci di coniugare efficienza ed equità, crescita e coesione. ma la società, il sistema produttivo , il mondo del lavoro sono profondamente cambiati. i sistemi di protezione sociale, pensati per una realtà che non c' è più, perpetueranno — se lasciati così come oggi sono — alcune forti disuguaglianze; mentre, come tutti sappiamo, lo stato sociale è nato e si è sviluppato proprio per creare una rete di sicurezza per il cittadino nel momento del bisogno. la principale delle forti disuguaglianze oggi presenti è quella fra coloro che sono, o sono stati, « interni » al mercato del lavoro (e sono protetti) e coloro che dal mercato del lavoro sono « esclusi » (e mancano di tutela). è un dualismo, questo, a danno soprattutto dei giovani. se vogliamo che giustizia ed equità regnino nel rapporto fra le generazioni, dobbiamo necessariamente procedere ad un riequilibrio tra spesa previdenziale (la cui quota dovrà ridursi) e le altre componenti, in primo luogo quella per l' assistenza e quella per le politiche del lavoro. si è rimproverato a questo Governo un' eccessiva timidezza nell' affrontare questo grande tema della riforma dello stato sociale . così non è. avevo promesso, insediandomi al Governo, che non avrei toccato la struttura del sistema dello stato sociale fino al 1 gennaio 1998, perché questa era stata la promessa del Governo precedente, questi erano stati gli impegni del patto sottoscritto. avevo detto che sarebbe stato questo l' anno per definire una riforma organica del sistema assistenziale e previdenziale, riforma organica che sarebbe entrata in vigore il 1 gennaio del 1998. questo impegno io l' ho sempre mantenuto e lo mantengo tutt' ora, per cui a metà di gennaio ho costituito una commissione per l' analisi delle compatibilità macroeconomiche della spesa sociale a cui — come la stessa dizione lascia intendere — assegnavo un compito ben preciso, oltre che tempi molto stretti. inoltre, contestualmente alla manovra correttiva assunta alla fine di marzo, ho dichiarato che il successivo passo nell' azione del governo sarebbe stato il confronto, con tutte le forze politiche e sociali, sulla riforma dello stato sociale . esso non può che partire dal confronto fra l' Italia e l' Europa. in Europa infatti la « convergenza » va ben oltre l' aritmetica del bilancio pubblico, finendo per coinvolgere anche i sistemi di protezione sociale, che sono sempre maggiormente indirizzati allo sviluppo delle opportunità individuali. il nostro stato sociale presenta alcune evidenti anomalie. infatti, come osserva la relazione finale della Commissione prima richiamata, il confronto fra l' Italia e l' Europa è un confronto molto istruttivo e pone in evidenza che per il complesso delle prestazioni sociali il nostro paese spende all' incirca un quarto del prodotto interno lordo , una spesa non dissimile da quella dei dodici paesi europei ; all' interno però di questa spesa, quella previdenziale appare significativamente più elevata che negli altri paesi, mentre, al contrario, la spesa a tutela dei rischi « disoccupazione-formazione » , « famiglia-maternità » , « abitazione » riceve una proporzione di risorse di gran lunga più bassa altrove che in Europa. in conclusione, dobbiamo perciò ripensare con saggezza e concretezza molte delle regole e delle abitudini nelle quali siamo cresciuti. a tal fine, il Governo, dopo la verifica della realizzazione sugli impegni presi con il patto sul lavoro, avvierà con le parti sociali un serrato confronto per definire le linee di riforma della spesa sociale. le conclusioni raggiunte troveranno la loro formulazione legislativa nel disegno di legge collegato alla legge finanziaria 1998. dobbiamo sciogliere nodi strutturali che imbrigliano lo sviluppo del paese . è giunto quindi il momento di aprire il confronto sullo stato sociale . non possiamo perdere un giorno di più. le riforme messe in cantiere devono essere proseguite e portate a compimento, con l' impegno e la costanza che richiedono certezza di sostegno politico e disponibilità di condivisione. gli scenari internazionali possono in questi anni mutare rapidamente e porre ai paesi e ai governi nuovi problemi e nuove responsabilità. l' Albania, che tanto ci ha impegnato in questi giorni, si iscrive in uno scenario che ha visto in questi anni, anche guardando solo all' area del Mediterraneo, numerosi, difficili e spesso sanguinosi scenari di guerra. in questa realtà il paese ha diritto di essere governato con autorevolezza e senza incertezze. la continuità di Governo è condizione perché l' Italia possa entrare in Europa. purtroppo il comportamento tenuto dal gruppo di Rifondazione comunista in questa vicenda ha rischiato di indebolire il paese oltre ogni misura. sono ben consapevole che la vicenda parlamentare di questa settimana ha posto il mio Governo di fronte a gravi difficoltà. so bene anche, però, che il paese ha bisogno oggi di Governo purché esso mantenga intatta la sua forza e l' autorevolezza che gli derivano dal consenso degli elettori e dalla coesione della sua maggioranza. è per questo che noi non potremo mai accettare di galleggiare sui problemi, di governare ad ogni costo, di diventare un Governo allo sbando che cerca inutilmente di sopravvivere a se stesso . il paese deve avanzare sulla strada della costruzione di un sistema politico capace di consentire un rapporto forte tra maggioranza e opposizione sulle scelte fondamentali; capace anche e soprattutto di consolidare un assetto bipolare nel quale sia sempre possibile distinguere con nettezza il ruolo della maggioranza e quello dell' opposizione. è questo un cammino che deve essere sviluppato con nuove regole e coerenza dei comportamenti. questa è per me, oggi, la condizione del nostro governare. signori deputati, in quest' Aula maggioranza e opposizione svolgono ruoli diversi, hanno responsabilità diverse. noi vogliamo assolvere pienamente i compiti che spettano a un Governo e alla sua coalizione. altri passaggi come quello che ha messo a rischio l' immagine internazionale del paese non sono più accettabili. signori deputati, vi ho parlato con franchezza e libertà. noi siamo qui per continuare nello sforzo intrapreso. siamo qui a chiedere a quanti, partiti, movimenti e singoli parlamentari ci hanno dato la loro fiducia di continuare a darcela, con lealtà, collaborazione e sostegno. sono qui a chiedere e ad offrire a tutto il Parlamento, nella necessaria e doverosa distinzione dei ruoli, collaborazione e rispetto. deve però essere a tutti chiaro chi sostiene questo Governo e qual è la sua maggioranza. e deve essere altrettanto chiaro che chi ci darà oggi la fiducia deve condividere il progetto di ampio respiro al quale abbiamo lavorato e che ora vogliamo portare a compimento e non si sottrarrà domani alle responsabilità di guida che sono affidate alla maggioranza.