Umberto BOSSI - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 177 - seduta del 09-04-1997
Sulla missione multinazionale di pace in Albania
1997 - Governo I Prodi - Legislatura n. 13 - Seduta n. 177
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , sono piuttosto incredulo anche per i toni che da ultimo ho ascoltato. se sente così tanto la responsabilità, forse l' onorevole Spini potrebbe offrirsi e partire volontario per l' Albania, ma io sono piuttosto incredulo. tu sai che noi siamo liberi, non abbiamo mai creduto allo Stato etico che impone, quindi sei libero di fare quello che vuoi. come dicevo, sono piuttosto incredulo dopo aver ascoltato l' intervento del presidente del Consiglio , che ha comunicato che dobbiamo andare in Albania per evitare chissà quale catastrofe. in realtà in Albania non c' è la fame perché l' agricoltura funziona, non c' è la guerra, non ci sarebbero i morti, non c' è la persecuzione. quelli che sparano, se ripresi dalla televisione, sono i cittadini albanesi che hanno perso i soldi ad opera delle finanziarie della sacra corona unita e di altre società dello stesso tenore. c' è una rivolta, non una rivoluzione; c' è una rivolta senza morti ed è una situazione che è difficile risolvere perché la soluzione è in Italia e consiste nella restituzione dei soldi ai cittadini albanesi truffati. questa è stata la causa scatenante! siamo quindi una razza di banchieri di Dio che da sempre alligna in questo paese e cresce di solito nell' ovatta del sottobosco politico. invece di venire in Aula a piangere, il Governo avrebbe dovuto venire in Aula a spiegarci quale fu e se ci fu un ruolo dei nostri servizi e della nostra ambasciata nel pateracchio che è stata la causa scatenante del problema dell' Albania. il Governo, invece, vuole che il paese paghi le addizionali per l' Albania e stia zitto. il paese dovrebbe pagare per umanità, mi pare si dica. nessuno dubita che l' Albania sia un piccolo paese bisognoso di aiuti, con i mille problemi comuni a quelli di tutti i paesi coinvolti nel crollo del socialismo reale , falliti sul piano politico per l' impossibilità di realizzare l' utopia marxiana, il superamento dello Stato, paesi dove tutto è crollato, « dalla cima dei capelli alla punta dei piedi » . si tratta di Stati dove una burocrazia sterminata opprimeva i produttori e i lavoratori, una burocrazia che naturalmente tutto voleva, tranne che perdere le proprie « poltroncine » garantite dalla tenuta dello Stato, non dal suo dissolvimento, verso la società comunista. come in un lampo, insomma, si è passati dal socialismo reale al revisionismo, al crollo economico anche in Albania. in realtà questi effetti si sono avuti con una cronologia in parte differente dagli altri paesi comunisti, che forse è utile sottolineare. qui l' impatto con l' Occidente e con il capitalismo è stato sicuramente molto più traumatico perché l' Albania non è stato un paese revisionista, anzi accusò Kruscev e Mosca di revisionismo e di tradimento prima di trasferirsi, « armi e bagagli » , nell' orbita cinese. l' Albania fu il paese del maoismo ed è più che naturale adesso che, con il crollo della Russia e l' avvio del revisionismo in Cina, si sia trovato allo sbando pressoché totale perché non era stato avviato, attraverso il revisionismo, un progressivo adeguamento alle logiche capitaliste. questo è quello che sapevamo tutti, onorevole presidente . le difficoltà erano ben note all' Italia; da tempo si sarebbe dovuti intervenire, se l' attenzione e la considerazione per l' Albania fossero state sincere e basate sulla solidarietà generale. come dicevo, si sarebbe dovuti intervenire con aiuti allo sviluppo veri e non con i soliti aiuti distribuiti « a pioggia » , o agli amici, ai vari paesi in via di sviluppo che troppo spesso ingrassano le banche svizzere anziché le « intraprese » dei singoli paesi. invece del pesce oggi, l' Italia avrebbe dovuto proporre la canna da pesca ieri! se non sbaglio, il Vangelo — mi sia concesso ricordarlo, visto che si è fatto cenno al Papa — dice: « guadagnerai il pane quotidiano con il sudore della fronte » e non con l' assistenzialismo o con la distribuzione a pioggia di denaro! avremmo dovuto programmare prima! certi « buonisti » , per esempio, dovrebbero farci un piacere, in nome della carità cristiana: stare zitti e utilizzare i loro soldi se vogliono rifare l' Albania! visto che prima si parlava del Papa, qualche migliaio di miliardi in meno sul Giubileo potrebbe aiutare! voglio sottolineare un fatto semplice perché è bene essere sempre chiari: l' Albania è un paese dapprima fortemente sostenuto dalla Russia e poi dalla Cina e che sentì come grave provocazione, se ben ricordo, e tradimento il taglio degli aiuti che, a suo tempo, le riservò la Russia. occorre quindi stare attenti, bisogna fare « patti chiari e amicizia lunga » , viste le abitudini! ne abbiamo già di pasticci e di cose da mantenere! quindi, chiarezza e non confusione. devo dire però che quello dell' aiuto all' Albania mi sembra un falso problema o comunque rappresenta solo una parte del problema. quello che vuol sentire il popolo è altro: è cosa si decide qui in merito all' immigrazione di massa, o comunque a quella che viene dall' Albania, e all' invio delle forze armate in quel paese. questi sono i punti. devo dire subito che la Lega (sottolineo queste cose perché pare che sia solo un problema di « buonismo » e di aiutare; non è così, il popolo fuori da quest' Aula aspetta anche altre risposte: tanto, quattro soldi non li si nega a nessuno) è stata la prima forza politica ad opporsi al progetto che mira a creare in breve tempo una società multirazziale, sottolineando che si tratta di un progetto con finalità solo apparentemente umanitarie, perché il suo scopo è quello di tentare di rafforzare il centralismo dello Stato, attraverso il voto tradizionalmente centralista degli immigrati. in questo modo si vorrebbe fermare la crisi irreversibile dello Stato nazionale occidentale, che è uno Stato democratico ma — come tutti abbiamo coscienza — oppressivo. almeno, certo, uno può dire che è uno Stato « democratico » ; quello socialista, lo Stato nazionale di tipo socialista, non era neppure democratico: non vi era la concorrenza economica e quindi non vi era la concorrenza in politica che si chiama democrazia. in Occidente vi è la democrazia, ma se un paese, uno Stato, fa votare in modo democratico e porta milioni di immigrati extracomunitari, per il povero cittadino, che avrà problemi di casa, di violenza e di tutti i tipi, l' operazione diventa oppressiva; è quindi uno Stato democratico oppressivo, che è in crisi perché il mito pianificatore dello Stato — superato già in Occidente — qui vede anche il superamento del mito legislativo dello Stato. per fortuna, ormai, le leggi le stanno facendo altri e non solo lo Stato. si tratta quindi, dicevo, di frenare con l' immigrazione la crisi irreversibile dello Stato nazionale occidentale, cioè di avere un Parlamento non più espressione dei cittadini, ma che sia anche espressione dei « fantasmi » degli italiani all' estero, dei « transeunti » , dei residenti eccetera: vuol dire un Parlamento che impedisca al paese la controreazione, il feedback rispetto allo Stato nazionale, al paese che rifiuta o che reagisce contro lo Stato nazionale, potendolo modificare attraverso le istituzioni, attraverso la bicamerale se funzionasse e se non fosse invece « l' Albania istituzionale » che abbiamo in questo paese. che la scelta di favorire l' immigrazione non sia un fatto umanitario lo si evince da semplici constatazioni. la politica dell' immigrazione non risolve di certo il problema del pauperismo, cioè della grande povertà del terzo mondo , perché né l' Italia, né l' Europa, né tutti i paesi occidentali messi assieme sarebbero in grado di ospitare quattro miliardi di diseredati. secondo alcuni dati dell' Unicef, con poco più di 10 mila lire impegnate in un paese in via di sviluppo si riuscirebbe — uso il condizionale — a mantenere un bambino per la bellezza di un anno; mentre in Italia la stessa cifra non basta neppure per mezza giornata. da questo banalissimo esempio è evidente che la soluzione ideale della questione non è quella dell' immigrazione, ma quella di promuovere investimenti nei paesi in via di sviluppo . semmai, bisognerebbe mettere in discussione gli attuali sistemi di cooperazione che hanno conseguito quei risultati fallimentari che tutti hanno davanti ai propri occhi. ricordo, infatti, che l' intervento a favore del terzo mondo è stato purtroppo accaparrato da enti statali e grandi imprese dediti alla solita corruzione politica. è difficile o è stato difficile, in altre parole, o sarà per sempre impossibile, costruire una rete di servizi nei paesi in via di sviluppo e sperare che un giorno si possa veder crescere un' economia in questi paesi. forse nessuno lo vuole; si vuole un' altra strada: quella dell' immigrazione. a nessuno dei molti signori che parlano di immigrazione, ad esempio, viene in mente che in fondo siamo inseriti semplicemente, favorendo certe cose, in una specie di grande mercato di carne umana e che la società multirazziale — tutto ciò sfugge troppo facilmente al Governo mi pare e ad altre forze politiche — non è esattamente molto felice. basta prendere l' aereo (con i buoni della Camera) e andare a New York per vedere se è possibile il melting pot , dopo quanti secoli sia possibile, se è così bello, così unificante, oppure se è come è. sono stato a New York un po' di volte e quello che ho visto non è bello come descrive « mamma Rai » : ho visto ad Harlem i neri, a Lower Beach gli italiani, la loro mafia, ho visto a Brighton Beach i russi, i caratteri cirillici sui negozi, la loro mafia, e gli ispano-americani. non è esattamente una cosa da ridere la società multirazziale e il melting pot è una cosa molto difficile. i cittadini, qualunque cosa voi diciate, capiscono benissimo che si fanno delle scelte che possono avere una serie di conseguenze per chi parla di democrazia. poi vedremo se lo Stato riuscirà a tenere assieme democraticamente una società di quel tipo o avrà bisogno di altri metodi, di altre sollecitazioni un po' più forti. qualche anno fa ad Harlem erano tornate le black panther e si cantava una canzoncina interessantissima — era la più famosa, quella che andava di moda — che tradotta in italiano significava grosso modo questo: « liberatevi dal diavolo perché non potete essere un vero nero per tutta la vita, con un ebreo bianco che vi insegna cosa fare. basta che gli spariate una pallottola nella tempia » . eh, eh, molto democratico! non so se è vero, ma sulla stampa — i giornalisti ingigantiscono sempre — si parla di 13 milioni di immigrati in dieci anni! la gente forse non lo sa — e temo che sia così se pensiamo che Milano ha il 19,9 per cento di immigrati extracomunitari — perché se lo sapesse probabilmente reagirebbe in maniera molto più decisa contro la sua classe politica . ebbene, la nostra contrarietà vale anche, se volete, per l' immigrazione di piccole masse dall' Albania. non so, presidente, che tipo di affari siano intercorsi in passato tra l' Italia e l' Albania, quando vi era il blocco nei confronti dei paesi dell'est , o verso la Jugoslavia, per esempio. temo, anzi, che ci possano essere stati dei rapporti oscuri, perché l' Albania era la via attraverso la quale venivano contrabbandate armi, eccetera. in fondo il senso di certe operazioni è di pulizia internazionale; girano armi, chissà dove vanno, andranno mai ai popoli in lotta per la libertà? eh sì, che paura! resta un fatto che dobbiamo chiarire. emigrano due tipi di cittadini albanesi, nessuno dei quali è profugo, o meglio persona alla quale si può riconoscere il titolo di réfugié, di rifugiato politico , secondo la Convenzione di Ginevra del 1953. si tratta di cittadini albanesi che spesso parlano l' italiano, perché là hanno tutti più o meno — anche nelle capanne più umili — l' antenna satellitare sul tetto (il contrabbando funziona bene, l' antenna satellitare là costa poco). quindi sono cittadini che spesso parlano l' italiano e che altrettanto spesso — va detto — non hanno gli strumenti culturali per leggere la realtà italiana e scambiano la pubblicità del « Mulino bianco » per la rappresentazione realista dell' Italia. insomma, si tratta del solito immigrato, diciamolo con chiarezza, che di solito ha valori molto infantili — forse dispiacerà a qualcuno ma è la verità, amici, colleghi — e vuole il telefono, la macchina, i soldi, magari un po' di donne, vuole fare quello che vuole e questo non è sempre possibile. scappano, però, anche numerosi funzionari, non solo cittadini qualsiasi: poliziotti, militari, disertori, cittadini compromessi con il vecchio regime (pensate al poliziotto che ricattava il cittadino). cambia il mondo, non c' è più lo Stato etico che norma la vita del cittadino a partire dalla camera da letto . non c' è più! questi personaggi dunque stanno prendendo la fuga, ci sono anche loro: vengono in Italia, stracciano i documenti, se ne fanno degli altri cambiando identità, seppellendo il passato, a volte anche i crimini commessi al servizio dello Stato centralista o dello Stato nazionale socialista, che poi è la stessa cosa. capisco l' attrazione fatale che devono provare certi compagni revisionisti ingrassati alla mensa del capitalismo, al ritorno sulla scena politica degli ultimi resistenti del maoismo. per molti compagni, diciamo, è un ritorno alle origini o se non altro ai ricordi di gioventù. capisco tutto questo; sono un uomo che dà molto peso al valore affettivo. ma noi restiamo, purtroppo, della nostra idea: contrari all' immigrazione. vogliamo dunque comprendere bene cosa si intenda fare. quando c' è contrasto tra potere e popolo di solito si cambia il popolo, presidente del Consiglio ; questo sottolineava Berthold Brecht. potere e popolo: cambiamo il popolo! aveva ben capito molti suoi amici! un altro problema è quello dell' invio del contingente italiano: anche in questo caso siamo fermamente contrari. capisco bene che l' Onu, gli altri Stati cerchino di scaricare sull' Italia la questione Albania, non solo perché sono italiani quelli che hanno determinato la causa scatenante della rivolta, ma perché il governo italiano si offre, e se vi offrite...! è desideroso di riabilitare l' « italietta » — lo ascoltavamo prima — sul palcoscenico internazionale; sembra di vedere gli allievi davanti alla maestra severa del contesto internazionale. Pierino « stracciatello » ora è cambiato, ora studia, va all' esame di responsabilità davanti agli organismi internazionali, ha l' opportunità della sua vita. lo davano per perso al riformatorio del debito pubblico ; lo davano per uscito di mente con la sua magistratura intenta a sfogliare il codice Rocco ; lo davano per ladro, per farabutto, per oppressore della Padania. ed invece è cambiato, va à la guerre : missioni di guerra e di pace, è in diplomazia, autorizzato dagli organismi internazionali; insomma, è importante. capiamo tutte le difficoltà di chi è caduto in basso e fatica a risalire la china, e deve dimostrare agli altri ed a se stesso che si è trattato solo di un malore improvviso ma transitorio. sono sforzi di volontà quelli del Governo, dai quali però i cittadini faranno bene a stare in guardia. direi che è vecchiaia, senilità della politica, non breve malore. ci sono da fare le riforme, caro presidente! questa è la nostra vera Albania, altro che mandare gli eserciti: quali eserciti! andare a ficcare la testa nella bocca del leone e sperare che non morda, mi sembra francamente troppo. non credo che, andando in Albania, riusciremo a ribaltare tutto. se fosse vero ciò che viene sostenuto da più parti, cioè che l' attuale presidente dell' Albania (ho letto i giornali) è stato eletto con brogli particolarmente gravi messi in atto dalla malavita, ritenete veramente che noi potremmo andare a ribaltare tutto? certo, bisognerebbe farlo, ma come? non diventiamo piuttosto ostaggi costretti a pagare chi è abituato da sempre a farsi mantenere, prima dalla Russia e poi dalla Cina? Patti chiari ed amicizia lunga, presidente! per questi motivi dobbiamo dire « no » all' invio della spedizione e dobbiamo chiederle di fare immediatamente chiarezza sugli immigrati, su tutti i giochi che state facendo. fateci sapere se non potete parlare, se l' Italia è nei pasticci, perché fece cose oscure, che una parte di quelli che vengono nel nostro paese, quella legata al passato regime, conosce ed è bene invece che il popolo non sappia, che nessuno sappia.