Gianfranco FINI - Presidente del Consiglio Maggioranza
XIII Legislatura - Assemblea n. 177 - seduta del 09-04-1997
Sugli sviluppi della situazione internazionale
1997 - Governo VI De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 488
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , presidente del Consiglio , colleghi, intervenendo esattamente una settimana fa in quest' Aula, in occasione del precedente dibattito sulla crisi albanese, ebbi modo di dire che l' opposizione sicuramente avrebbe dovuto dimostrare capacità di assunzione di responsabilità; dovevamo dimostrare il nostro senso di responsabilità . perché — lo ricordo rapidamente — in ogni democrazia occidentale che si rispetti la politica estera è tradizionalmente materia bipartisan, su cui non deve esservi conflitto tra maggioranza ed opposizione; perché è indispensabile far partire la missione internazionale militare umanitaria al fine di salvare l' Albania; perché ci saremmo coperti di vergogna se l' Italia, per ragioni interne, avesse declinato l' invito; perché è un preciso interesse dell' Europa spegnere il focolaio di crisi nei Balcani ed anche perché — lo ricordo in particolar modo per coloro che temono un arrivo indiscriminato di profughi — o si ha il coraggio di inviare i soldati in Albania per riportare ordine, pace e progresso, oppure siamo per forza di cose destinati a confrontarci con una fuga determinata dalla fame. queste erano — e sono — le ragioni per cui dicemmo allora che l' opposizione avrebbe dimostrato senso di responsabilità . ricordo però anche di aver detto, insieme ai colleghi del Polo, in quella circostanza, che non soltanto da parte nostra doveva esservi dimostrazione di senso di responsabilità . doveva esservene anche dal presidente del Consiglio che non poteva fingere di far finta di nulla, che non poteva tenere gli occhi chiusi di fronte ad un dato che era palese a tutti fin da allora, cioè che di fatto la maggioranza politica che lo aveva sostenuto fino a quel momento era venuta meno. beh, io non immaginavo parlando una settimana fa, signor presidente del Consiglio e colleghi, che la sua ostinazione, onorevole Prodi, durasse una settimana intera. dico volutamente ostinazione, perché mi rifiuto di pensare che nell' atteggiamento che ha tenuto da una settimana in qua abbiano giocato altre ragioni. non voglio pensare che lei abbia confidato nella benevolenza dell' opposizione e men che meno nella dabbenaggine dell' opposizione. qualora lo abbia fatto, faccia un po' più di attenzione per il futuro perché, come ha visto, l' opposizione è responsabile ma non è arrendevole e, soprattutto, quando si tratta di distinguere tra l' interesse generale e le questioni relative alla politica nazionale, lo sa fare. in ogni caso, che sia stata ostinazione immotivata o miope calcolo, per una settimana il presidente del Consiglio ha fatto come le tre scimmiette (poi decida quale delle tre): in certi momenti non ha visto, in certi momenti non ha sentito, in certi momenti non ha parlato. sicuramente non ha visto che la maggioranza non c' era più. lo avevano capito tutti in Italia: tutti gli uomini politici , tutti i giornalisti, tutti gli italiani che seguono le vicende nazionali. l' unico che ogni qualvolta appariva in televisione faceva finta che non fosse accaduto nulla era il presidente del Consiglio . in altri momenti non aveva visto — o aveva finto di non vedere — che non solo Rifondazione si era dissociata, la direzione di un partito aveva annunciato che in ogni caso non avrebbe votato, ma addirittura (è accaduto ieri) al Senato l' hanno contestato in piazza. non ha visto — o ha fatto finta di non vedere — che un suo ministro ha partecipato, vergognosamente, ad un corteo organizzato contro la spedizione militare. e quando lo ha visto, perché lo hanno scritto i giornali, e quindi in qualche modo non poteva fingere di non vedere, non ha trovato niente da ridire al fatto che il ministro avesse detto che ne aveva parlato con il presidente del Consiglio , il quale non ci aveva trovato nulla di male. poi, non aveva visto nemmeno — se non fosse stato per la reazione del Polo e per la nota diplomatica di Tirana — che un suo sottosegretario, convinto di parlare in un organismo di partito, senza che i giornalisti lo sapessero, si era scagliato contro il presidente della Repubblica albanese, esponendo la missione che partirà a rischi ulteriori, perché tutti sanno qual è la realtà albanese e tutti sanno che in quella lotta — anche armata, ahimè — vi sono i partigiani dell' una come dell' altra parte. per una settimana, Prodi, come le tre scimmiette, non vede, non sente, non parla. non vede che il Polo non è disponibile a soccorrerlo. non lo capisce, non se ne rende conto, finge di non capirlo, di non saperlo, di non vederlo. tenta ostinatamente, ieri, tutta la giornata, di trovare una via di uscita che in qualche modo gli impedisse di prendere atto di ciò che tutti gli italiani sapevano, cioè che non c' era più una maggioranza politica per sostenerlo. il presidente del Consiglio si rifiuta di prendere atto della realtà; si rifiuta di prendere atto che il Polo non è disposto a salvare il Governo. il presidente del Consiglio si rifiuta di fare ciò che avevamo chiesto in quest' Aula fin da una settimana fa, vale a dire l' atto di dignità e di umiltà di dire finalmente: « è successo qualche cosa: una componente essenziale del mio Governo si è chiamata fuori » . poi, finalmente questa mattina la « bella addormentata » ha aperto gli occhi. non so chi sia il principe che questa notte l' ha baciata, se sia stato il principe D'Alema , il principe Marini, il principe Dini. qualcuno questa notte le ha fatto aprire gli occhi e questa mattina finalmente ha detto ciò che tutti sapevano, vale a dire che finalmente la maggioranza, in termini politici, si era dissolta e che quindi era suo dovere — come in qualche modo avevamo chiesto da almeno una settimana — trarne le dovute conseguenze e salire al Quirinale. beh, signor presidente del Consiglio , meglio tardi che mai. ne prendiamo atto. non ci illudiamo su ciò che accadrà domani o questa sera, anzi lo sappiamo. se fosse per lei, sarebbe il Quirinale a venire qui, anziché andare lei al Quirinale, tanta è la volontà di minimizzare. lo sappiamo cosa accadrà prevedibilmente: un' altra parte di una brutta commedia. auguriamoci che per certi aspetti agli occhi degli italiani non divenga una farsa. non appena lei tornerà alle Camera per la verifica, improvvisamente riscoprirete le ragioni di una perduta unità: tutti insieme appassionatamente, l' ha detto l' onorevole Mastella qualche istante fa. beh, vi chiedo almeno, a nome di Alleanza Nazionale : « abbiate il pudore di far passare 48 ore! » . fate almeno finta di fare una verifica seria, onorevole Marini, onorevole Dini! quarantotto ore, non fra quattro minuti! perché lo sappiamo perfettamente che non sarà una verifica seria, ma almeno salvare la forma, qualche volta non guasta. personalmente, attendo con una particolare curiosità culturale l' intervento dell' onorevole Bertinotti. è bravo l' onorevole Bertinotti, ma dovrà superare Demostene per dimostrare agli italiani come fa a votare la fiducia ad un Governo che deve gestire una missione militare, dopo che quel Governo è stato politicamente sfiduciato perché egli, l' onorevole Bertinotti, ha definito ingiusta la missione militare. sarà uno dei più spericolati capolavori di dialettica che la politica italiana della seconda Repubblica avrà avuto modo di verificare! in ogni caso e in attesa che si compia il rito, la commedia, auguriamoci soltanto che non sia una farsa, Alleanza Nazionale prende atto con soddisfazione di ciò che è accaduto. prende atto con soddisfazione del senso di responsabilità che il Polo ha saputo dimostrare — non ne avevamo mai dubitato — ma anche del fatto che finalmente il « re è nudo » . nessuno potrà più negare che la maggioranza, in termini politici, è andata in crisi. poi, sappiamo che il vaso che si è rotto sarà immediatamente, in termini molto brevi, rimesso in piedi, i cocci saranno assemblati di nuovo. però, tutti sanno che quando un vaso si rompe, in qualche modo lo si può rimettere insieme, ma il valore non è quello iniziale. fuor di metafora, onorevoli colleghi , vi è un dato politico che oggi è chiaro a tutti e che mi rendo conto venga negato, ma è evidente: avete vinto le elezioni il 21 aprile 1996, ma il 9 aprile 1997, su una questione importante, strategica, essenziale per l' Italia, è stato il Polo a consentire all' Italia di fare una bella figura sul piano internazionale, perché la maggioranza non c' era più! si è esaurita la spinta dell' Ulivo! e allora, onorevole presidente del Consiglio , onorevoli colleghi , recitate l' ultima parte della commedia, fate tra quattro, ventiquattro o quarantotto ore la verifica, l' opposizione non ha fretta! l' opposizione ha dimostrato in questa vicenda di avere fermezza necessaria e unità necessaria per guardare all' interesse nazionale , ma al tempo stesso per mantenere distinto il ruolo tra maggioranza e opposizione come si conviene in ogni democrazia basata sul bipolarismo. lo dimostreremo anche nei prossimi appuntamenti; lo dimostreremo sulle vicende relative allo stato sociale ; lo dimostreremo sulle questioni relative alle riforme istituzionali ed elettorali; lo dimostreremo sulla finanziaria del 1998, che sarà discussa nel 1997. cito volutamente le tre questioni sulle quali probabilmente il vaso che questa sera rimettete insieme mostrerà tutta la sua fragilità. non abbiamo fretta, ma non è con questo riferimento di carattere polemico che voglio concludere bensì, come hanno fatto altri colleghi, con un altro riferimento, alla necessità di rivolgere ai nostri militari che si accingono per nostra scelta, per nostra responsabilità ad intraprendere una missione delicata, un indirizzo di saluto e di sostegno. non è retorica dire che rappresentano l' Italia e quindi rappresentano a maggior ragione il Parlamento italiano. ecco, mi auguro che così come è stato alla fine largo il sostegno a quella missione, altrettanto largo sappia essere il sostegno al loro sforzo, che è sicuramente difficile ma è davvero indispensabile non solo per il buon nome dell' Italia, ma anche per il raggiungimento della pace.