Massimo D'ALEMA - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 173 - seduta del 02-04-1997
Disposizioni per la protezione della popolazione civile in caso di guerra o di calamità
1997 - Governo VI De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 706
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , signor presidente del Consiglio , onorevoli colleghi , credo che questa discussione valga ad esprimere, così come è avvenuto da parte di tutte le forze parlamentari del nostro paese, il senso profondo di partecipazione, di cordoglio e il turbamento di fronte ad una tragedia che è costata decine di vite umane e di cui sentiamo in parte il peso; non, io credo, il peso di una nostra diretta responsabilità, ma certamente quello di una responsabilità politica . siamo noi l' America alla quale gli albanesi guardano; alla quale guardano con speranza come ad un paese vicino ed amico, come un paese che comunica loro modelli di vita, di consumo e magari anche il mito di un facile arricchimento. a noi spetta una speciale responsabilità nel sostenere questo paese amico nel processo di costruzione di una democrazia moderna, di una economia efficace, di una convivenza civile degna di questo nome. è giusto, dunque, che ci si interroghi se il nostro paese — il nostro paese, non soltanto questo Governo e ora — abbia svolto fino in fondo, nel passato ed oggi, il compito attribuito ed abbia esercitato questa responsabilità con un' azione costante ed efficace. credo sia giusto, ripeto, interrogarsi su questo. ritengo che da questa terribile tragedia possa almeno scaturire un modo — spero non solo oggi — più civile ed umano di discutere dell' immigrazione. ho sentito pronunciare parole importanti; abbiamo letto parole importanti sui grandi giornali italiani in questi giorni, magari scritte in maniera critica verso di noi, verso la maggioranza, verso la sinistra (non ho colto spunti autocritici), ma non è vero ciò che è stato detto. la campagna secondo cui il nostro paese non era in grado di accogliere diecimila profughi, il senso di panico e di rifiuto, è stata alimentata da più parti, ma è sbagliata. ha ragione l' onorevole Berlusconi quando dice che ora un grande paese come l' Italia deve essere in grado di accogliere con serenità diecimila profughi senza che questo debba creare panico, sentimenti di rigetto, istinti razzisti, come è stato scritto sui giornali italiani da esponenti politici dell' opposizione: ho i testi, non voglio polemizzare. l' onorevole Marini ha ricordato, molto efficacemente, posizioni parlamentari. ho qui l' articolo del professor Marcello Pera: « chiudere le frontiere, non siamo in grado di accogliere profughi » . non soltanto posizioni politiche hanno alimentato questa campagna, ma anche posizioni pubblicistiche, giornalistiche. su uno dei giornali, La Repubblica , oggi più impegnati a chiedere alla sinistra che fine hanno fatto i suoi valori, pochi giorni fa potevamo leggere un approfondito editoriale dal titolo: « chiudere la porta d' Oriente » , in cui le considerazioni di tipo umanitario, quelle che hanno ispirato finora una doverosa reazione di solidarietà e di accoglienza, devono cedere alle ragioni della sicurezza e dell' ordine pubblico . una posizione certamente rispettabile, ma fortunatamente il Governo ha cercato di ottemperare le ragioni della solidarietà con quelle della sicurezza e dell' ordine pubblico ed anche di non farsi condizionare da una campagna che ha avuto questo segno e molti responsabili. oggi si parla diversamente e credo che questo sia un fatto positivo. ritengo innanzitutto che il nostro compito non sia quello di garantire un accertamento delle responsabilità di ciò che è accaduto, poiché non è tollerabile neppure il sospetto che l' incidente in questione possa essere stato causato da scelte. vogliamo conoscere, l' opinione pubblica vuole conoscere, è giusto. bene ha fatto il Governo ad annunciare che non vi sarà nessun segreto militare e che si potranno conoscere quali ordini sono stati dati alla nostra Marina militare ed in che modo è stata condotta questa delicata e difficile operazione. sappiamo che non è facile un' opera di dissuasione in mezzo al mare. sappiamo altresì che esiste una notevole differenza tra il comunicare via radio o con un megafono e compiere manovre che possono avere un carattere intimidatorio e creare un pericolo. credo sia giusto conoscere fino in fondo la verità su come si sono svolti questi fatti, ma nello stesso tempo ritengo del tutto ingiustificata una campagna, perché non vera, che presenta il pattugliamento italiano come un blocco navale: abbiamo accolto tredicimila profughi, quale blocco navale! le nostre imbarcazioni hanno soccorso navi militari o pescherecci albanesi che nei giorni scorsi rischiavano di affondare. d' altro canto è ovvio che fosse così, trattandosi di navi sovraccariche di centinaia e centinaia di profughi che sono stati tratti in salvo nel nostro territorio. dobbiamo autopresentarci al mondo come paese che aggredisce o fa aggredire, quando invece non vi è il minimo dubbio che se nel basso Adriatico e nel canale d' Otranto non vi fosse stata la Marina militare , la Guardia Costiera e la Guardia di Finanza del nostro paese ci sarebbero stati centinaia e centinaia di morti nelle navi che stavano per affondare: non alcune decine, ma centinaia e centinaia! grazie all' opera dei nostri militari in pochi giorni sono stati salvati migliaia di profughi imbarcati su relitti incagliati o alla deriva. dunque non blocco, né un' aggressione; né mi pare saggio ritirare le nostre navi, perché credo che le conseguenze, anche dal punto di vista umanitario, sarebbero catastrofiche come è immaginabile che sia per un esodo di questo tipo, condotto con cinismo, spesso da organizzazioni criminali che agiscono sui mezzi e sulle vie marittime. ricordo che su un' imbarcazione di quindici metri vi erano centoventi persone: c' è da domandarsi non come non sia affondata, ma come stesse a galla : questa è la realtà! credo che la verità che vogliamo conoscere e sulla quale vogliamo condurre un' indagine severa, debba riguardare l' accertamento delle responsabilità: non possiamo nascondere questo quadro, questa reale drammatica situazione e l' azione che è stata condotta. ho sentito dire molte verità del giorno dopo. si è cercato innanzitutto di fronteggiare un' emergenza umanitaria, di dare accoglienza ai profughi, oltre 13 mila (non un respingimento sistematico, dunque, perché solo 600 sono stati respinti); si è cercato di esercitare, di intesa con le autorità albanesi, una selezione che consentisse di individuare criminali ed evasi, per evitare che essi, per quanto possibile, si mescolassero ai profughi, si è avviata un' azione politica tendente non a sostenere né a rovesciare Berisha (questo non può essere pertinenza del governo italiano ) ma a favorire un' intesa tra le forze albanesi per governare una transizione democratica e per garantirla. si è chiesto dove fosse il Pds. il Pds era lì; persino nei giorni drammatici dell' insurrezione, quando per le strade le persone giravano con i mitra, il responsabile internazionale del nostro partito era a Tirana, a discutere con le forze della sinistra di quel paese per incoraggiarle a concludere un accordo di unità nazionale per cercare una via d' uscita politica. non ci siamo accorti ora di tutto questo, e siamo impegnati da tempo. è del tutto evidente (vorrei dirlo a Bertinotti e ai compagni e agli amici di Rifondazione comunista ) che senza una presenza internazionale che garantisca gli aiuti umanitari e un minimo di ritorno all' ordine, che non a caso è invocata da parte del Governo di unità nazionale albanese, anche il processo democratico che deve portare entro pochi mesi a libere elezioni garantite internazionalmente non ci sarà. è per questo che trovo veramente incomprensibile la posizione. qui non siamo alla vigilia di un intervento militare, ma siamo di fronte ad una richiesta del governo albanese (alla quale — purtroppo, dico io — l' Europa e l' Italia sono state messe in condizioni di rispondere molto tardi a causa dei ritardi e delle inefficienze della comunità internazionale ) volta a garantire un minimo di ordine e aiuti umanitari in una situazione talora dominata da bande armate criminali, nonché a tutelare una transizione democratica e libere elezioni. dobbiamo tirarci indietro e dire che non siamo in grado? dobbiamo dire che lo facciano altri perché l' Italia non è all' altezza ? questa sarebbe una disfatta per il nostro paese, della quale credo non ci possiamo assumere (almeno non noi) la responsabilità, oltre che un grave errore politico. signor presidente del Consiglio , ho apprezzato molto ciò che lei ha fatto questa mattina; nessuno lo ha ripreso. è stato un atto importante, che ha posto rimedio a quello che è stato indubbiamente (lo dico in modo autocritico) un difetto di tempestività in queste ore. non ho sentito nessun complesso e nessuna invidia. l' onorevole Berlusconi ha fatto bene a fare ciò che ha fatto. sento che noi, Governo e maggioranza, abbiamo avuto un difetto di tempestività, di presenza (come negarlo?), ma questo non oscura il senso di un' azione politica in condizioni difficili e l' indicazione di una prospettiva per la quale bisogna agire. credo che lei stamattina abbia fatto bene e su questa linea avrà il nostro sostegno..., e avrà il sostegno della maggioranza di questo Parlamento, spero anche della sua maggioranza perché, se non sarà così, chi negherà questo sostegno si assumerà una responsabilità politica molto grave.