Pier Ferdinando CASINI - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 173 - seduta del 02-04-1997
Sugli sviluppi della situazione in Albania
1997 - Governo I Prodi - Legislatura n. 13 - Seduta n. 173
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

sperimentato..., non esageriamo. signor presidente del Consiglio , signor ministro degli Esteri , signor ministro dell'Interno , signor ministro della Difesa , che però è assente alcuni, in questi giorni, hanno chiesto le dimissioni del ministro della Difesa : noi non siamo tra questi, ma avremmo gradito la sua presenza al dibattito odierno. signor presidente , i profughi albanesi che attraversano in questi giorni l' Adriatico su barche di fortuna e bussano alle porte del nostro paese, ci mettono a confronto con una dimensione drammatica e inquietante dello scenario mondiale. una dimensione con la quale ci misureremo più spesso di quanto ci piaccia pensare e per la quale è richiesto, ad una politica di pace e di democrazia, di trovare equilibri ragionevoli tra i diversi diritti che entrano in conflitto: il diritto alla vita, prima di tutto; il diritto alla libertà, che un intero cinquantennio di comunismo ha conculcato con gli effetti a tutti noti; il diritto alla speranza per i popoli meno fortunati; il diritto alla sicurezza per i cittadini del nostro paese e, accanto a tutti questi diritti, il dovere di adempiere i propri compiti e le proprie responsabilità nel modo più adeguato. un dovere senza il quale, in uno Stato moderno, tutti questi diritti rischiano di essere vanificati. la domanda a cui oggi siamo chiamati a rispondere, tanto più di fronte al dolore ed ai lutti di questi giorni, è se abbiamo adempiuto tutti i nostri doveri. esiste un dovere militare, civile e professionale a cui la marina italiana ha corrisposto in condizioni di straordinaria difficoltà ed emergenza. esiste un dovere, ma direi meglio, una vocazione di solidarietà e di cura del nostro prossimo a cui il mondo del volontariato, cattolico e laico, ha fatto fronte con un impegno commovente. vi è poi un dovere più ampio del « sistema paese » , delle istituzioni, del Governo che mi sembra invece sia stato trascurato, almeno in parte, e che ha sicuramente aggravato i termini dell' emergenza. è su quest' ultimo punto che Governo ed opposizione si trovano oggi divisi. tutti hanno osservato come questa tragedia ci chiami in causa almeno due volte. la prima volta siamo chiamati in causa per il nostro senso di solidarietà, per la nostra capacità di accoglienza, per i valori che ci caratterizzano come grande paese europeo, che deve governare i problemi complessi di una società multirazziale. la seconda volta siamo chiamati in causa per la nostra capacità di difendere e di presidiare in modo pacifico la nostra frontiera nazionale. debbo dire al presidente del Consiglio dei ministri , con lealtà, senza spirito di parte, che l' azione del governo si è rivelata inadeguata sotto tutti e due questi profili. siamo stati colti alla sprovvista, sorpresi dagli avvenimenti nel modo più eclatante. il Governo non è riuscito né a gestire l' accoglienza, sia pure limitata e temporanea, né a contrastare appieno i tentativi di violare la frontiera nazionale, tant' è che esso è criticato sia dai fautori di una più ampia apertura, sia da quelli favorevoli ad un maggiore rigore. quello che è più grave ed allarmante è questo ondeggiamento tra le due suddette esigenze, che si doveva cercare di ottemperare. queste due esigenze, questo ondeggiamento stanno alzando ancora di più gli ostacoli che si sovrappongono ad una missione di pace in terra albanese. rischiamo così di trovarci più isolati sul piano internazionale, proprio quando avremmo dovuto invece cercare di esercitare un' azione di stimolo, se possibile di guida, rispetto al coinvolgimento degli altri paesi europei e degli organismi mondiali cui è affidata la gestione di questo tipo di crisi. rischiamo altresì di trovarci più deboli proprio quando si vorrebbe fare appello alla nostra forza di persuasione. lo diciamo con preoccupazione, ma noi crediamo nel ruolo di un' opposizione costruttiva e non radicale, un' opposizione che riconosce i lati positivi dell' azione di governo (quando vi sono) e che assume alcune fondamentali corresponsabilità rispetto ai grandi destini nazionali. siamo qui non per giocare al « tanto peggio, tanto meglio » , né per speculare su autentiche tragedie, ma c' è qualcosa, anzi molto, che non ha funzionato, ed è dovere dell' opposizione denunciare. non ha funzionato la capacità di avvertire per tempo la situazione che si andava profilando; non ha funzionato appieno la capacità di gestire l' emergenza né in termini di accoglienza, né per porre in essere efficaci azioni dissuasive. ha funzionato poco e male la capacità di promuovere una più vasta concertazione internazionale. non ha funzionato, inoltre, come avrebbe dovuto e come avremmo voluto, la capacità di dialogo tra maggioranza ed opposizione. di tutte queste capacità, che sono venute meno, il Governo porta — mi consenta, signor presidente , — una significativa parte di responsabilità. e questa responsabilità non può essere certo scaricata sulle spalle — in questo caso del tutto incolpevoli — dei mezzi di comunicazione. ora si tratta di valutare e di decidere, possibilmente assieme, cosa deve essere fatto. noi riteniamo indispensabile che l' Italia assuma la responsabilità di una missione internazionale di pace in Albania. siamo consapevoli che obiettivi e strumenti di questa missione dividono non poco l' attuale maggioranza; proprio per questo ci sembra utile che per una volta l' intero complesso di tale operazione venga definito e programmato senza ambiguità, a cominciare dalle regole di ingaggio dei militari che saranno impegnati nella missione e su cui è già capitato di sentire voci discordi all' interno della coalizione di Governo. la chiarezza su questo punto è la condizione stessa della serietà dell' impresa che ci accingiamo a compiere. in questi giorni, e ancora ieri con un documento della nostra segreteria, il centro cristiano democratico si è proposto come parte di un' opposizione moderna e moderata. abbiamo apprezzato l' azione della Marina militare , che qualche spezzone della maggioranza ha criticato adottando un linguaggio politico da anni Settanta . è vergognoso anche per noi ipotizzare intenti deliberati della Marina militare nell' affondamento della motovedetta albanese. abbiamo assunto la nostra parte di responsabilità, riconoscendo la necessità di un pattugliamento delle nostre coste, volto a controllare e contenere il traffico clandestino, un pattugliamento ovviamente pacifico e per niente incline ad abusare della propria maggiore forza. abbiamo dichiarato — e torniamo a farlo — la nostra disponibilità a condividere una parte delle decisioni che adotteremo, nello spirito di un bipolarismo serio che ha un minimo comune denominatore di valori condivisi tra i due schieramenti. in questo spirito ci sarebbe piaciuto vedere assieme, sul molo del porto di Brindisi, il leader del Governo e quello dell' opposizione; in compenso, abbiamo visto il portavoce di una forza di Governo, l' onorevole Manconi, parlare come l' interprete di una posizione persino più intransigente, anche se per motivazioni ben diverse dalle nostre. ci troviamo con due partiti della maggioranza che contraddicono i ministri degli Esteri e della Difesa su fondamentali principi della politica internazionale , con quale vantaggio per l' immagine dell' Italia nel mondo è fin troppo facile intuire. ora si tratta di vedere se il Governo collocherà la missione di pace al punto di incrocio del dialogo istituzionale con l' opposizione oppure se la confinerà nel recinto delle sue sempre più difficili mediazioni interne. si tratta di vedere, in altre parole, se i nuovi appuntamenti internazionali a cui siamo chiamati daranno una mano a rendere più unito il nostro paese nelle sue direttrici fondamentali oppure no. per arrivare a questo, però, occorre prima liberare il campo da una scissione degli animi, che è perfino più insidiosa delle scissioni che la politica inevitabilmente porta con sé. in questi giorni una falsa rappresentazione ha contrapposto le ragioni del cuore alle ragioni dello Stato; da una parte sono stati posti i diritti e le sofferenze del popolo albanese , dall' altra parte, arbitrariamente, sono state collocate le ragioni di sicurezza delle famiglie e delle città italiane. così ci è stato imposto di scegliere, in modo del tutto artificioso, tra una generosità della quale temevamo di non avere le risorse e un egoismo del quale sicuramente non abbiamo la vocazione. il nostro problema è semmai opposto, è quello di mettere insieme queste due ragioni, il cuore e lo Stato, i doveri e i diritti, i bisogni e i meriti. solo così porremo le premesse per rafforzare la nostra coesione nazionale, ma perché questo avvenga — e ho terminato, signor presidente del Consiglio — occorre che il Governo si dia una linea di chiarezza e da quella linea si rivolga all' opposizione. quanto maggiore sarà la chiarezza da parte del Governo, tanto maggiore sarà l' ascolto da parte dell' opposizione.