Romano PRODI - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 173 - seduta del 02-04-1997
Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza
1997 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 266
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli Deputati , la tragica vicenda che ha colpito tutti noi nella serata del 29 marzo nel canale d' Otranto ha sollevato commozioni e amarezza, risentimenti e polemiche. il governo italiano partecipa pienamente al dolore di tutti coloro che sono stati colpiti. ed io personalmente voglio qui cogliere questa occasione solenne per rinnovare il sentimento di cordoglio che proprio stamane ad Argirocastro ho voluto testimoniare al popolo albanese ed al suo Governo a nome di tutto il popolo italiano per quanto è accaduto e per le vite umane che si sono spezzate. proprio la gravità dell' accaduto e l' estrema complessità della situazione che l' ha prodotto ci impongono però di analizzare i fatti con serenità e con profondo senso di responsabilità . la tragedia ha la sua causa di fondo nella situazione di estrema emergenza in cui versa l' Albania da alcune settimane. l' autorità dello Stato è stata posta in discussione fino al punto che persino unità della Marina militare albanese sono state sequestrate da gente della malavita. lo smarrimento della popolazione ha ingenerato vere e proprie situazioni di panico sulle quali si sono innestate le attività di organizzazioni criminali temibili e violente. la stessa possibilità di sussistenza alimentare appare ora minacciata. l' assistenza internazionale, finora prestata all' Albania, e i contributi allo sviluppo economico del paese appaiono messi a grave rischio. sfruttando la paura delle popolazioni di fronte al diffondersi dell' illegalità e della violenza, criminali organizzati hanno alimentato attraverso l' Adriatico un traffico di persone che troppo spesso è avvenuto nel più assoluto disprezzo di ogni forma di sicurezza e di ogni anche più elementare regola giuridica. l' Italia, anche per la sua vicinanza al territorio albanese e per i tradizionali rapporti che nel corso dei secoli il popolo italiano e quello albanese hanno intrecciato, è stato il primo paese europeo a sperimentare i contraccolpi di questa nuova tragedia a tutt' oggi ancora in corso . il Governo non è rimasto inerte. fin dall' inizio della crisi ha infatti assunto una linea precisa, dalla quale non si è mai discostato nelle scorse settimane; si può condividerla oppure no, ma non accusarla di incertezza o di ambiguità. abbiamo scelto di concentrare i nostri sforzi nella ricerca — insieme con l' Unione Europea — di una soluzione politica della crisi e di tutte le forme concrete di collaborazione per aiutare l' Albania a superare un momento così drammatico. abbiamo perciò rivolto alla popolazione albanese messaggi tesi a scoraggiare un esodo massiccio verso l' Italia e a contrastare illusioni e speculazioni, ma nello stesso tempo non abbiamo esitato ad accordare accoglienza umanitaria e protezione temporanea a quanti lasciano l' Albania perché esposti a pericoli gravi. protezione, certo, soltanto temporanea: anche su questo punto siamo stati chiari. ma accoglienza nel miglior modo possibile, anche se il ritmo dell' afflusso ha toccato i 2 mila arrivi al giorno nei porti pugliesi, ponendoci problemi di difficile gestione. sforzo costante è stato, fin dal primo giorno, quello di dare aiuti e umana solidarietà a chi ne aveva e ne ha bisogno; di portare soccorso a chi si è trovato, anche durante la traversata di mare, in pericolo di vita; di combattere la criminalità organizzata che di questa tragedia è in parte non secondaria causa diretta e che sulla paura e il panico gioca la spregiudicata partita dell' illecito arricchimento; di aiutare il popolo albanese a difendere le ragioni della propria convivenza prestando aiuto al governo albanese nel suo sforzo di garantire per quanto possibile la legalità e l' ordine all' intero paese. in questo spirito abbiamo cercato in primo luogo di favorire in ogni modo il ritorno alla normalità politica. fin dalla fine di febbraio la nostra ambasciata in Tirana ha intensificato tutte le azioni utili a ricucire il dialogo della opposizione con il partito di governo. è anche grazie a questa nostra azione che si è potuto giungere, il 9 marzo scorso, a quell' accordo che ha consentito la composizione del nuovo Governo di riconciliazione nazionale presieduto da Bashkim Fino: un Governo che è l' espressione della più larga parte possibile di forze politiche . ma ciò non è stato sufficiente a riportare la situazione a normalità. abbiamo dovuto dunque proseguire nella nostra azione con l' obiettivo di promuovere una missione internazionale di pace in grado di rendere possibili la distribuzione di aiuti di emergenza e la ricostituzione di normali condizioni di vita . la nostra strategia si è concretizzata in sedi diverse e complementari: l' Unione Europea , l' Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite . la prima ha su nostro impulso deliberato l' insediamento di una missione consultiva in Albania. la seconda fornirà il quadro di riferimento e l' egida politica della missione internazionale. tale missione, formalmente autorizzata su impulso del governo italiano dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite , prevede l' invio di una forza di protezione multinazionale, che avrà la funzione di facilitare l' avvio dell' assistenza umanitaria e di aiutare a creare il clima di sicurezza necessario. tutte queste iniziative sono sempre state assunte in costante coordinamento con il governo di Tirana. operando su di un piano strettamente bilaterale e in un clima di costante collaborazione, abbiamo inoltre già iniziato a fornire medicinali di emergenza che alleviassero direttamente sul territorio albanese le sofferenze di quella popolazione. come ha ricordato ieri in Senato il ministro Dini, con voli militari effettuati da domenica 23 marzo in poi abbiamo fornito agli ospedali di Valona e Tirana più di 6 tonnellate di medicinali e materiali sanitari, sufficienti alle necessità di 250 mila persone per un mese. di più è difficile fare al momento: una nostra squadra medica ha dovuto essere evacuata nei giorni scorsi perché priva di una protezione che garantisse la sua incolumità. sul territorio italiano sono state mobilitate le strutture necessarie ad accogliere, alloggiare e sfamare un rilevantissimo flusso di rifugiati. grande è stato l' aiuto delle organizzazioni di volontariato, la sensibilità delle organizzazioni della Chiesa cattolica e l' impegno umano dei nostri concittadini. a tutti costoro deve andare il nostro grazie e la nostra assunzione piena di responsabilità per gli sforzi che ad essi, come a tutto il popolo italiano , potranno ancora essere chiesti in futuro. le prefetture e le questure delle province pugliesi sono state messe a dura prova, ma la risposta è stata sempre all' altezza della situazione e delle tradizioni di accoglienza e di ospitalità del nostro paese. le cifre parlano chiaro: abbiamo accolto oltre 13 mila profughi in qualche settimana. ne abbiamo sistemato la maggior parte in decorosi centri di assistenza in diverse regioni, così da decongestionare la Puglia e siamo pronti a sistemarne altri, d' intesa con le regioni e gli enti locali , con la collaborazione delle associazioni, della Chiesa e del volontariato. il ministro Napolitano si è adoperato senza risparmio per impartire direttive e formulare proposte legislative che, adottate dal Consiglio dei ministri con il decreto legge del 19 marzo, hanno consentito un' attenta vigilanza intesa a garantire che chi ha bisogno di aiuti e di accoglienza dal nostro paese la abbia, come è giusto che sia, ma chi invece appartiene alla delinquenza organizzata sia tempestivamente e doverosamente espulso o respinto. poiché non mancano certo nella tragedia in corso organizzazioni criminali che approfittano dello stato di bisogno di tanta povera gente , la vigilanza attenta da parte delle nostre forze di polizia è un dovere tanto verso il nostro popolo quanto verso il popolo albanese . cosicché credo si debba apprezzare il fatto che senza atti di violenza ma con grande fermezza ed in rigorosa applicazione delle giuste leggi che ci siamo dati, al 28 marzo 1997 risultavano espulse ben 439 persone mentre altre 651 erano state respinte in applicazione del decreto legge numero 651 del 1997. peraltro, come ho detto, mai, mai è mancato in noi e nelle nostre forze di intervento il senso profondo di umanità; i nostri mezzi aeronavali hanno effettuato innumerevoli missioni di salvataggio di profughi in condizioni precarie su imbarcazioni di fortuna. fra tante missioni e tanti interventi voglio ricordare l' episodio già richiamato dal ministro Andreatta al Senato. più di 350 profughi imbarcati su un motopeschereccio sono stati infatti tratti in salvo nel corso di un' unica operazione dalla fregata Espero e dall' unità anfibia San Giusto . unità, queste, che hanno operato in condizioni proibitive con mare forza 7 e che hanno potuto coronare la loro impresa proprio grazie al fatto che si trattava di navi della marina di stazza adeguata e dotate di equipaggi addestrati e preparati. peraltro, tenendo conto di tutte le attività di soccorso svolte in mare, le vite umane salvate sono state più di 800. anche di questo si deve tenere conto quando ci si interroga sul perché — specialmente negli ultimi giorni — sia stato chiesto alla marina di intervenire con particolare frequenza, assumendosi il compito della vigilanza normale della situazione. ritengo superfluo diffondermi oltre sul nostro concreto impegno in tema di solidarietà umana. per migliaia di albanesi l' Italia è stata e sarà, nella fase di emergenza, una terra di asilo. del resto il popolo italiano , forte delle sue profonde tradizioni di umanità, non è mai venuto meno al dovere di solidarietà verso chi ha davvero bisogno di aiuto né lo farà certamente questa volta. ciò non significa peraltro che accettiamo di mettere a repentaglio il nostro ordine pubblico ; non lo possiamo e non lo vogliamo fare per rispetto di quegli stessi principi che ci guidano nella nostra azione umanitaria. altro è infatti aiutare chi ha bisogno di soccorso e dare a chi è in vere difficoltà la speranza di un rifugio sicuro nel quale ripararsi per il tempo breve, strettamente necessario a superare la situazione di pericolo nella quale versava in patria, altro invece sarebbe, per un malinteso ed incomprensibile senso di umanità (che diventerebbe, in realtà, segno di debolezza e di irresponsabilità), accettare fra di noi persone che non hanno bisogno di aiuto e che devono essere incoraggiate a restare in Albania per concorrere alla ricostruzione del loro paese. altro ancora, infine, sarebbe tutelare e proteggere malavitosi, persone che in patria si sono macchiate di crimini, gente che sfrutta il panico dei suoi stessi connazionali per trarne indebito guadagno, profittatori e cercatori di fortuna alla ventura. è appunto per mantenere il giusto equilibrio tra la tutela della solidarietà e dell' umanità e la difesa dei valori del diritto e della convivenza civile tra i popoli e le persone che sono state adottate alcune necessarie misure di rimpatrio degli elementi indesiderabili. misure che le nostre leggi prevedono e che noi siamo intenzionati a far rispettare nel modo più fermo. la sorveglianza dell' immigrazione clandestina rientra nella doverosa tutela della nostra sicurezza e del rispetto della legalità e della giustizia, che il Governo ha il dovere di perseguire a difesa non solo dei nostri concittadini ma degli stessi cittadini albanesi, troppo spesso vittime di sfruttatori e di delinquenti che non esitano ad appropriarsi di navi della stessa marina albanese e a caricare sui natanti così reperiti un numero assolutamente eccessivo di persone, affidando poi la loro sorte alla ventura del clima e delle condizioni del mare e alla discutibile perizia di piloti e di marinai spesso improvvisati e comunque poco padroni dei mezzi che dovrebbero governare. in ogni caso, con specifico riferimento alle azioni della nostra marina nell' Adriatico meridionale, vorrei richiamare almeno due punti. il primo è che l' azione della Marina militare italiana si svolge sulla base di un accordo con le stesse autorità albanesi, conseguente ad una precisa richiesta di quel Governo. il governo albanese ha infatti ripetutamente rivolto ai paesi europei la richiesta di un' assistenza militare internazionale intesa a consentire alle autorità albanesi di assicurare, attraverso i necessari controlli, che i cittadini che intendono lasciare il paese lo facciano nel rispetto delle disposizioni della legge albanese. questa posizione è apparsa al governo italiano giusta ed utile anche ad evitare che i cittadini che abbiano violato le leggi albanesi e che proprio per questo — e non già per la situazione di panico legata alle condizioni del loro paese — vogliono lasciare l' Albania possano giungere illegalmente in Italia. per questo, il governo italiano , in attesa che la comunità internazionale accogliesse, come poi ha fatto, la richiesta di aiuto dell' Albania, ha ritenuto, su iniziativa del ministro degli Esteri da me condivisa, di offrire al governo albanese immediata collaborazione per il controllo ed il contenimento in mare degli espatri clandestini. l' offerta del governo italiano è stata accolta dal governo albanese, che ha riformulato in tal modo una specifica richiesta di intervento nei modi e nei limiti indicati. è su questa base che la marina ha sviluppato la sua azione, finalizzata, appunto, al controllo degli espatri clandestini. scopo fondamentale di tale cooperazione era e resta, ovviamente, la prevenzione degli atti illeciti che ledono l' ordine giuridico dei due paesi. è in base ad esso che è previsto, tra l' altro, il fermo da parte di unità delle forze navali italiane di naviglio che si sia sottratto ai controlli esercitati sul territorio albanese dall' autorità competente. è questo il dato rilevante dell' accordo. è questo e solo questo lo scopo di tali controlli, non già certo quello di rifiutare soccorso e asilo a chi scappi dal paese in preda al panico e versando in grave pericolo per la propria incolumità personale. il secondo punto è che, anche per questo motivo, quest' azione della nostra marina costituisce tutto fuorché un « blocco » . si tratta invece di un' attività volta soprattutto a stroncare la criminalità comune e la malavita che organizza e dirige gli espatri clandestini. ed è evidente che in questi termini non può avere che effetti benefici per entrambi i paesi e per quelle stesse povere persone, alle quali si fanno sborsare somme ingenti in cambio di un viaggio a grave rischio della vita e di prospettive di ricchezza e di benessere che si dimostrano poi necessariamente illusorie. del resto, come ha detto il ministro della Difesa , proprio l' unità coinvolta nel tragico episodio del 28 marzo, secondo quanto dichiarato dal capo di Stato maggiore della marina albanese, era stata sequestrata sul porto di Saranda il 26 marzo da esponenti della malavita, poi trasferita a Valona e infine messa nelle mani di personale inadeguato per numero, non qualificato e verosimilmente privo di esperienza. senza dubbio, peraltro, l' attività della nostra marina non deve comportare incidenti come quelli del canale d' Otranto. proprio per questo le regole di ingaggio impartite alle nostre unità imponevano che le manovre dovessero essere eseguite in sicurezza, tenuto conto delle possibilità che il naviglio clandestino potesse essere in condizioni non ottimali di navigabilità e nelle mani di personale non qualificato. per questo, vogliamo che piena luce sia fatta su quanto è accaduto e, mentre riponiamo la nostra più piena fiducia nell' operato della magistratura italiana, ripetiamo ancora una volta che il Governo darà alla magistratura ogni doveroso aiuto per agevolarla nel suo delicatissimo compito. nessun documento sarà mantenuto segreto o riservato; nessun ostacolo giuridico o di fatto sarà opposto al magistrato. il Governo per primo vuole che ogni aspetto sia chiarito e che nessuna ombra resti in futuro su quel tristissimo episodio. del resto, proprio stamane il ministro della Giustizia , su segnalazione del procuratore della Repubblica di Brindisi, ha firmato il decreto di richiesta di procedimento previsto dal codice penale nei casi di reato commesso in acque internazionali in danno di cittadini stranieri, in tal modo rimuovendo ogni pur potenziale impedimento alla prosecuzione dell' attività di indagine. come Governo, sicuri di interpretare il sentimento di tutti gli italiani, vogliamo però che anche i nostri amici albanesi non abbiano il minimo dubbio su questa nostra posizione e possano avere piena certezza di come i fatti si sono svolti. proprio per questo abbiamo chiesto al governo albanese di partecipare con propri rappresentanti ai lavori della Commissione di inchiesta che dovrà indagare su ogni aspetto di quel tragico evento. molti morti chiedono giustizia. molti vivi chiedono di sapere. non possiamo e non vogliamo caricare sul nostro popolo il peso di una giustizia negata ai morti e di una risposta da dare ai vivi. per questo assumo qui davanti a voi ma anche, credo, con voi solenne impegno a che ogni possibile ombra sia rimossa per il bene e per l' onore di tutti. lo ripeto: l' Italia deve e vuole aiutare l' Albania. ma in primo luogo è l' Albania che deve aiutare se stessa . non intendiamo respingere i profughi né sbarrare le vie alla speranza; ma spetta in primo luogo agli albanesi non abbandonarsi alla disperazione. ho già rivolto ai cittadini di quel popolo un appello rispettoso ma accalorato affinché essi restino nel proprio paese e tornino a lavorare per ricostruirvi nuove condizioni di vita . l' Italia continuerà a sollecitare la comunità internazionale e ad associarsi a tutti coloro, nazioni ed istituzioni, che condividono la sua profonda preoccupazione per il futuro dell' Albania e della stabilità di tutta l' area. continuerà ad intervenire fattivamente con le sue forze, economiche e militari, per cooperare assieme a tutti gli albanesi di buona volontà ad un nuovo futuro. e farà questo proprio nella speranza che ciò sia di aiuto agli albanesi nell' aiutare sé medesimi. ogni intervento in Albania sarà rigorosamente conforme alle determinazioni assunte dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite . ai fini dell' intervento internazionale al quale l' Italia partecipa sarà comunque fondamentale l' atteggiamento costruttivo e responsabile nei nostri confronti del governo di Tirana, di tutte le forze politiche albanesi e della stessa opinione pubblica locale. la nostra partecipazione, richiestaci dal governo albanese, ad una forza di protezione esige assoluta trasparenza e consapevolezza. si tratta, lo sappiamo tutti, di una missione non priva di rischi e di difficoltà non solo tecniche ed organizzative. abbiamo dunque molto apprezzato che le autorità albanesi, anche di fronte alla tragedia del canale d' Otranto, abbiano riaffermato l' amicizia tra i nostri due paesi. noi infatti non andiamo in Albania per intrometterci o farci coinvolgere nella complessa situazione locale; non vi andiamo per riaffermare preminenze o per tutelare interessi di parte. vi andiamo per offrire agli albanesi il concreto appoggio necessario affinché essi medesimi ristabiliscano, com' è loro responsabilità, le condizioni di una vita civile nel loro paese. il Governo intende tutelare interessi diversi ma tra loro convergenti. quello della stessa Albania, per ridare al suo popolo la speranza nel futuro. quello dell' Italia per il ristabilimento della normalità in un paese vicino ed amico. quello dell' Europa e della stessa comunità internazionale per lo spegnimento di un pericoloso focolaio di instabilità. intendiamo così restare fedeli a superiori principi di solidarietà internazionale che riteniamo più che mai indispensabili nel mondo di oggi. in queste circostanze, il Governo si attende, da parte di tutte le forze politiche italiane, un sostegno ad una linea certo non facile ma che è l' unica a rispondere pienamente ai nostri interessi e alle nostre responsabilità e alla quale non esistono, al momento, alternative responsabili e razionali. si attende, in caso di legittima critica o dissenso, una compostezza di atteggiamento che rispetti i superiori interessi nazionali in gioco. si attende, anche qui, di essere giudicato sulla serena valutazione di risultati concreti e complessivi, non sull' onda di emozioni o di affermazioni infondate e parziali. signor presidente , onorevoli colleghi , ho inteso in questo modo rispondere agli interrogativi da voi sollevati. permettetemi di aggiungere a questa mia esposizione un breve accenno sull' incontro che, come ho detto all' inizio, ho avuto stamane ad Argirocastro con il Primo Ministro albanese Fino. ho in primo luogo confermato la volontà del nostro paese di contribuire in modo decisivo alla ricostruzione dell' Albania, tanto con la partecipazione alla Forza multinazionale di pace, quanto contribuendo allo sforzo economico cui è chiamata l' intera comunità internazionale . il Primo Ministro Fino ha espresso profondo apprezzamento per il mio gesto, così come per tutto l' aiuto che l' Italia sta dando all' Albania in questo difficile momento. vi assicuro che vi sono stati momenti di sincera e spontanea amicizia questa mattina, che penso abbiano cancellato le tensioni di questi giorni. fino ha definito l' incidente della scorsa settimana « una tragica disgrazia » che ha colpito insieme il popolo albanese e quello italiano, ma che — egli ha sottolineato — non può incrinare i rapporti di amicizia tra i due paesi. in proposito ha specificatamente ricordato che, nel suo incontro avvenuto ieri a Valona con quella popolazione, sono emersi sentimenti di amicizia per il popolo italiano . il Primo Ministro Fino attende ora con fiducia ed impazienza l' intervento umanitario ed internazionale guidato dall' Italia, che egli considera una condizione indispensabile per la normalizzazione del paese. con riferimento al tragico evento del canale d' Otranto egli ha espresso fiducia nell' opera della magistratura italiana, ringraziando per la nostra offerta di una partecipazione albanese in sede di Commissione di inchiesta. sarebbe molto apprezzato in Albania — egli ha specificato — il recupero delle salme che giacciono nel relitto e qualche forma di aiuto alle famiglie toccate dalla disgrazia, ed io mi sono personalmente impegnato perché questo possa avvenire. ho, infine, accettato un invito del Primo Ministro fino ad accompagnarlo a Valona in una prossima occasione. ritengo che tale posizione indichi come il governo albanese abbia compreso il significato di una tragedia che non si vuole drammatizzare e che — pur nella sua dolorosa dimensione umana — non deve assolutamente incidere nei rapporti tra i due paesi e i due popoli.