Pier Ferdinando CASINI - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 135 - seduta del 22-01-1997
Istituzione di una Commissione parlamentare per le riforme costituzionali
1997 - Governo I Prodi - Legislatura n. 13 - Seduta n. 135
  • Attività legislativa

signor presidente , il voto dei deputati cristiano-democratici a favore dell' istituzione della bicamerale è un voto meditato, convinto, ma anche sofferto. il Parlamento conosce il tragitto che ci ha portato a questa decisione. eravamo convinti che la discontinuità istituzionale su cui si fonda il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica richiedesse un' Assemblea costituente , un' assemblea che fosse investita dagli elettori di un mandato ampio che separasse nettamente materie istituzionali e compiti di Governo e che approdasse ad una nuova forma di Stato, concludendo finalmente la lunga transizione di questi anni. ne eravamo convinti e lo siamo tuttora. non ci hanno dissuaso né gli alfieri del conservatorismo istituzionale, né i profeti di sventura che colgono dietro ogni pronunciamento popolare l' annuncio di una imminente deriva plebiscitaria o, ancora, che iscrivono al partito della destabilizzazione gli alti moniti istituzionali del presidente Cossiga. noi abbiamo preso atto però che la strada verso l' Assemblea costituente era preclusa dal dissenso su questa procedura della maggioranza parlamentare ed abbiamo scelto di percorrere insieme un' altra strada, che ci appare meno ampia, ma che forse è resa più sicura.... dal maggior consenso che la accompagna. abbiamo scelto, in una parola, di cominciare da qui, da questo voto quella ricerca di regole comuni che ci dovrà guidare nei prossimi mesi. coloro che sono soliti descrivere il Polo come uno schieramento politico radicale, in preda ad una sorta di massimalismo politico-istituzionale, farebbero bene a valutare, invece, la prova di disponibilità che proprio su questo terreno abbiamo dato. non abbiamo eretto barricate, non abbiamo fatto proclami. alla rigidità di alcuni componenti della maggioranza che hanno descritto l' Assemblea costituente come una sorta di tentazione insurrezionale abbiamo opposto la ricerca, per quanto era possibile, di un minimo comune denominatore istituzionale. naturalmente questa disponibilità non è una rinuncia. abbiamo cercato in questi ultimi giorni di ricomporre il dissidio sui mezzi perché potesse cominciare a formarsi il consenso sui fini. quello che a noi premeva era mettere in moto la macchina per le riforme, Costituente, bicamerale o articolo 138 che fosse. con il voto di questa sera la macchina c' è; si tratta ora di vedere quanta strada farà, in quale direzione e con quale velocità. credo che tutti avvertiamo come il paese ormai non ci aspetti più. l' inizio della transizione politica italiana si perde negli anni: comincia con la crisi dello Stato e dell' etica pubblica, prosegue con la crisi dei partiti e del loro sistema, si illude di finire con i referendum sulla legge elettorale nel 1991 e nel 1993. nel frattempo, abbiamo dovuto registrare lentezze decisionali, instabilità politiche, divaricazioni geografiche. quasi tre anni fa il Polo, vincendo le elezioni, si candidò a guidare il rinnovamento delle istituzioni, ma non vi riuscì. due anni dopo c' è stato chi si è illuso che la vittoria elettorale dell' Ulivo potesse portare con sé sul versante opposto un nuovo Stato oltre che un nuovo Governo, ma anche questa speranza si è dissolta in pochissimo tempo. la normalità evocata dal segretario del Partito Democratico della Sinistra si è rivelata una efficace parola d'ordine elettorale, ma una descrizione assai ingannevole ed arbitraria della salute politica del paese. se due anni fa l' onorevole D'Alema ironizzava sul fatto che il problema istituzionale era l' imperizia del guidatore e non la mancanza del volante, possiamo dire che aver cambiato guidatore non ha restituito certo un volante al sistema politico e istituzionale e mi sembra che anche il navigatore non sia riuscito a supplire alle difficoltà della guida. la Commissione bicamerale che oggi insediamo è finalizzata a tre obiettivi fondamentali: il primo è ridisegnare lo Stato in senso federale, recuperando il sentimento delle autonomie locali caro alla tradizione cattolica e la denuncia di un anacronistico centralismo formulata dal movimento leghista al suo esordio; il secondo è restituire ai cittadini una maggiore sovranità politica chiamandoli ad un' investitura diretta della guida del paese; il terzo è ripensare nel suo insieme il rapporto tra i cittadini e le istituzioni, abbattendo le barriere di una burocrazia troppo radicata, di una legislazione troppo complicata, di una giustizia troppe volte ingiusta. solo se realizzeremo tutti e tre questi obiettivi ci sarà dato di partecipare a pieno titolo alla nuova Europa che intanto sta prendendo forma e dalla quale siamo lontani per la crisi del nostro Stato più ancora che per l' accumulo del nostro debito pubblico . i parlamentari del centro cristiano democratico dedicheranno il loro impegno nella Commissione al conseguimento di questi obiettivi e lo faranno con la necessaria flessibilità. siamo pronti, per esempio, a ragionare sull' elezione diretta del Primo Ministro , purché si tratti di elezione e non di una vaga indicazione e purché alle elezioni corrispondano poteri e diritti non fittizi, in primo luogo quello dello scioglimento. siamo anche pronti a ragionare sul semipresidenzialismo, purché non venga svuotato e ridotto ad una semiriforma. siamo consapevoli, signor presidente , che una riforma autentica richiede una collaborazione più ampia. ci faremo carico, per la nostra parte, di una mediazione utile tra le diverse linee di riforma su cui lavorerà la Commissione ma non possiamo essere disponibili alla mediazione tra la riforma e la conservazione. il « minimo comune denominatore » che consente oggi ad un larghissimo schieramento politico di votare insieme è appunto la volontà di mettere mano ai cambiamenti profondi e non solo a quelli di facciata. dalla maggioranza sono venuti, nei giorni scorsi e anche in questo dibattito, segnali non univoci. abbiamo apprezzato che una parte ribadisse che non vi era vincolo di coalizione e non abbiamo dimenticato dichiarazioni più coraggiose sul primato delle riforme rispetto al Governo. questo è il vincolo da cui anche noi ci sentiamo legati, ma è un vincolo a cui una parte della maggioranza continua invece ad opporre un istinto conservatore, che vorrebbe tener ferma ogni cosa, assetto istituzionale, equilibrio politico, Costituzione materiale. non ci proponiamo una riforma che di per sé produca un diverso Governo. i due piani sono diversi e, proprio perché diversi, sarebbe inaccettabile che la gelosa conservazione dell' equilibrio politico e di Governo finisse per conservare altrettanto gelosamente istituzioni e regole che siamo invece chiamati a cambiare con una certa nettezza e profondità. mi preme fare un' ultima considerazione. noi siamo consapevoli che la questione della legge elettorale non rientra nell' ordine del giorno della Commissione bicamerale e proprio per questo — lo voglio dire con chiarezza a tutti — non accetteremo di condividere un progetto che tra le righe, impropriamente, contenesse l' indicazione di un mutamento surrettizio delle regole della rappresentanza. in prospettiva non sarebbe accettabile per noi né una legge che favorisse un polo rispetto ad un altro né una legge che sancisse una sorta di « Santa Alleanza » tra i partiti più grandi a spese di tutti gli altri. quando sarà il momento discuteremo anche di questo, a patto che si tratti, appunto, di una discussione e non di una imposizione.