Gianfranco FINI - Presidente del Consiglio Maggioranza
XIII Legislatura - Assemblea n. 135 - seduta del 22-01-1997
1997 - Governo VI De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 378
  • Attività legislativa

presidente, colleghi, è a tutti noto che fin dalla prima votazione parlamentare per istituire la terza Commissione bicamerale da parte di Alleanza Nazionale sono state avanzate perplessità, preoccupazioni, per certi aspetti riserve. personalmente ebbi modo di dire (e il paragone trovò un certo seguito giornalistico) che il rischio era quello di imboccare un viottolo abbastanza impervio, molto stretto, incamminandoci lungo il quale vi era la possibilità concreta di non giungere alla meta, dando per scontato che la meta da tutti indicata altra non era che quella delle riforme. lo voglio ricordare iniziando il mio intervento non per rendere più comprensibili le ragioni che hanno indotto Alleanza Nazionale ad assumere recenti posizioni, bensì per sgombrare il campo da un equivoco; un equivoco che non ha ragione d' essere ma che, al contrario, vi è stato e per molti aspetti, almeno propagandisticamente, vi è ancora. l' equivoco di chi tende a mettere sullo stesso piano le perplessità per un voto relativo all' adozione di uno strumento legislativo parlamentare e le perplessità sull' opportunità delle riforme. certi apodittici ultimatum, certe affermazioni scolpite quali « o bicamerale o caos » , « no alla bicamerale significa no alle riforme » , certamente non hanno agevolato il dibattito che abbiamo alle spalle. semmai è esattamente vero il contrario, perché più si è convinti della necessità di profonde modifiche della Costituzione, più si è convinti della necessità di dare vita ad un sistema politico stabile, ad un sistema politico che determini le condizioni per una democrazia dell' alternanza, più si è convinti della necessità di dare vita ad una democrazia dell' alternanza che sia anche democrazia governante, più si è convinti — lo dico in particolar modo pensando ad alcune recenti, pubbliche affermazioni dell' onorevole D'Alema — dell' opportunità storica che in questo momento viene offerta alla classe dirigente del paese, di tutte le parti, per scrivere insieme le nuove regole, per dare vita ad un nuovo patto fondante, per consegnare all' Italia del futuro un assetto diverso e migliore rispetto a quello in cui ci troviamo, più si è convinti di tutto ciò — e di tante altre cose ancora — e maggiore credo debba essere la cautela, la perplessità, la diffidenza nei confronti di uno strumento così controverso e così fragile qual è la Commissione bicamerale. perché, onorevoli colleghi , se è molto alto — ed anche molto nobile — l' obiettivo che tale Commissione si pone, e quindi non soltanto piccole riforme, ma addirittura passaggi che dovrebbero segnare un' epoca, è evidente che affidare poi tante speranze ad uno strumento fragile qual è la bicamerale mi pare per molti aspetti se non controverso, per lo meno di difficile riuscita. ho detto fragile e per certi aspetti controverso per una constatazione, una considerazione che abbiamo sentito nelle scorse settimane e che voglio rilanciare ancora una volta, in Aula. perché fragile, perché controverso? perché in buona sostanza individua nel processo costituente un solo soggetto, il Parlamento. è una scelta perfettamente legittima, ma è una scelta che a mio modo di vedere , a nostro modo di vedere , contrasta con una necessità, quella di allargare il processo costituente ad altri soggetti, senza escludere i cittadini. è vero, come è stato ricordato, che la legge istitutiva della bicamerale prevede automaticamente una sorta di potere di ratifica da parte del popolo sovrano di quelle che saranno le eventuali riforme. ma per dare vita ad un processo autenticamente costituente forse, accanto ad un potere di ratifica, sarebbe stato necessario garantire al popolo sovrano un potere di indirizzo delle riforme. a ben vedere, allora, credo che anche le recenti polemiche e le prese di posizione che vi sono state all' interno del Parlamento ed all' interno dei poli dipendano da un quesito che fu posto in altri momenti e cui non è stata data ancora risposta. è il quesito — come ho già detto in quest' Aula parlando proprio della bicamerale, ma voglio ripeterlo — che pose l' allora Capo dello Stato nel messaggio alle Camere del luglio 1991. un quesito che più o meno suonava così: in una democrazia matura, in una democrazia consolidata, in una democrazia che oggi nessuno mette in discussione, in una democrazia in cui vi è una fortissima richiesta di partecipazione da parte dei cittadini (lo ha colto qualche istante fa l' onorevole Marini, non lo si può negare, anche perché i cittadini sono stati, giustamente, indotti a partecipare ed oggi non accettano di fare passi indietro), in una democrazia siffatta, che non è certamente quella che fu costruita nel 1946 perché si è evoluta e lo ha fatto in senso positivo, dove va situato quello che Cossiga chiamò il baricentro della sovranità popolare , che poi è il cuore, l' essenza di una democrazia? va situato nel Parlamento o va situato nel corpo elettorale ? mi rendo conto che di fronte ad un quesito così posto può essere semplice rispondere propagandisticamente dicendo che se il baricentro della sovranità popolare si situa nel corpo della sovranità elettorale si ha in mente la scorciatoia plebiscitaria, si tenta la spallata al sistema; ma a ben vedere così facendo si fa soltanto una semplicistica operazione di propaganda che non consente di risolvere i problemi. porre il quesito può apparire ozioso ed è ozioso se lo si riferisce al normale processo legislativo . nessuno pensa, infatti, di poter assegnare al popolo il compito di fare le leggi, nessuno immagina democrazie telematiche o di antica e certamente non più riproponibile dimensione greca; ma se davvero si parla di processo costituente, se si dice che le riforme servono per il passaggio da una fase all' altra della Repubblica, se si pone addirittura come obiettivo delle riforme nientemeno che la riscrittura delle tavole comuni e dei valori, se si sente dire, come è stato detto da coloro che volevano la bicamerale, che la posta in palio è il fallimento, con la fine in qualche modo della credibilità della politica, o al contrario una nuova stagione di credibilità della politica, ebbene, se si alza in questo modo la posta in palio, non credo si possa considerare oziosa la domanda del dove va situata la sovranità. ecco perché, ad avviso di Alleanza Nazionale , specie se davvero si vuole dar vita ad un processo costituente, la via maestra restava e resta quella dell' Assemblea costituente . Alleanza Nazionale continuerà il suo impegno a sostegno di tutte le iniziative che vi sono nel paese perché si giunga un giorno all' Assemblea costituente . pur tuttavia, Alleanza Nazionale voterà a favore della Commissione bicamerale e vi parteciperà senza nessuna volontà di boicottarne i lavori, senza la ben che minima aspirazione di sancirne il fallimento, per una ragione molte semplice. siamo fermamente convinti del fatto che per molti tra i sostenitori della bicamerale il vero obiettivo non sia quello di dar vita ad un processo costituente, ad una nuova fase della storia repubblicana e nemmeno quello di sancire la democrazia dell' alternanza, il reciproco rispetto, il reciproco riconoscimento di un' accettazione di valori comuni. crediamo che per qualcuno tra coloro che indicano nella bicamerale l' unico strumento per le riforme, l' obiettivo sia quello di dar vita a piccoli ritocchi dell' attuale assetto, non a profonde modifiche. quando sentiamo dire che non si tratta di sancire il passaggio tra la prima e la seconda Repubblica , ma tutt' al più , giocando con le parole, ma non tanto, di sancire il passaggio tra il primo e il secondo tempo della Repubblica, quando sentiamo negare quella che è un' evidenza palmare agli occhi di tutti, vale a dire che oggi l' assetto politico, economico, sociale, istituzionale dell' Italia non è quello del 1946, quando in qualche modo si ha l' inconscia tentazione di negare che è cambiato tutto nel mondo e quindi anche in Italia rispetto al momento in cui fu redatta la Costituzione, quando vediamo una evidente volontà non già di cambiare ma tutt' al più di ritoccare, forse commettiamo l' errore di fare un malevolo processo alle intenzioni. siamo convinti che ciò non sia. allora ecco perché ho detto che vogliamo partecipare ai lavori della Commissione pur con tutte le ragioni che qui ho richiamato, che militavano e militano a favore di una scelta assai più coraggiosa, senza alcun desiderio di boicottarli. è vero, come qualcuno dice, che non siamo capaci di cogliere l' esigenza di rinnovamento, il sincero spirito riformatore che c' è nella maggioranza ed in particolar modo in qualche componente? qualche mese sarà sufficiente per verificare se sia vero oppure no. entriamo nella bicamerale senza prevenzioni, senza pregiudizi, senza preconcetti, ma al tempo stesso anche senza cedimenti. non entriamo con lo spirito dei saldi di fine stagione, entriamo nella bicamerale coscienti che il Polo tutto ha un contratto sottoscritto con gli elettori e che quel contratto si basa su un binomio presidenzialista e federalista che deve essere posto al centro delle riforme che, a nostro modo di vedere , servono all' Italia. sappiamo di non poterle imporre, ma non chiedeteci di rinunciarvi a priori . sono principi che possono essere accolti in modo diverso, ma che non possono essere accantonati; sono principi che possono servire per una sintesi alta, nobile, con altri principi, ma non possono essere utilizzati per dar vita ad un mercato. sono principi che possono dar vita ad un compromesso nobile e quindi in qualche modo — senza ironia — storico, ma non possono certo essere utilizzati per dare vita anziché a riforme per la nuova Italia a ritocchi per il mantenimento dell' Italia attuale. è con questo spirito che Alleanza Nazionale entra nella bicamerale; credo di poter dire che con questo spirito vi entra tutto il Polo, che non si è diviso in un momento difficile e non si dividerà nel corso dei lavori della bicamerale. tocca ad altri, se davvero ha a cuore le riforme, tocca ad altri dimostrare con i fatti di avere identica chiarezza di idee ma anche identica buona volontà .