Massimo D'ALEMA - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 120 - seduta del 20-12-1996
Misure del governo per l'ordine pubblico
1996 - Governo VI De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 432
  • Attività legislativa

onorevole presidente , onorevoli colleghi , noi non possiamo astenerci: sarebbe molto bello se altri potessero, nel frattempo, provvedere ad approvare questa proposta di legge . ma siccome, disgraziatamente — diciamo — , le dimensioni del nostro gruppo sono quelle che sono, se vogliamo che sia fatta una legge dobbiamo votarla. voteremo a favore perché siamo convinti che in Italia, così come in tutti gli altri paesi del mondo democratico, si debba tornare ad avere una legge per il finanziamento della politica, una legge diversa da quella che fu cancellata in un referendum popolare, nel quale noi stessi votammo per l' abrogazione della vecchia legge, in un altro momento, di fronte ad un altro sistema dei partiti e di fronte ad un meccanismo che, a differenza dell' attuale, era meno garante delle trasparenze, delle garanzie, dei controlli che si introducono con questa nuova legge e che, allo stesso tempo, affidava esclusivamente allo Stato, senza passare attraverso il vaglio della volontà dei cittadini, il finanziamento ai partiti. questa è anche una legge ad alto rischio per i partiti. questa legge è una sfida, perché attraverso il meccanismo che prevede avremo, anno per anno, nella scelta dei cittadini, un giudizio sul sistema dei partiti. in questo senso, questa legge ha anche un contenuto democratico, perché i partiti si espongono ad essere giudicati dai cittadini, nel loro insieme, anche nel momento della dichiarazione fiscale (non l' ha osservato nessun commentatore). prevale un qualunquismo becero. in una parte della società italiana vi è un qualunquismo contro il sistema dei partiti che è un residuo di una cultura antidemocratica e che è persino indecente su certi grandi giornali, dato che essi stessi hanno attinto alle casse dello Stato cento e cento volte più di quanto non abbiano fatto i partiti politici . altro che finanziamento dei partiti! si dovrebbero elaborare delle tabelle, ma non verrebbero pubblicate sui giornali. normalmente, nei paesi democratici ci sono i partiti; almeno finora non è stato inventato un sistema più efficace per organizzare i cittadini che partecipano alla vita politica. ho letto che qualche nostro collega avrebbe detto che i partiti dovrebbero essere sciolti. è un proposito interessante; in effetti è accaduto in alcuni paesi che i partiti siano stati sciolti e in quel caso il potere politico è stato esercitato dai militari o dai banchieri, ma non si ha memoria che la democrazia si sia allargata. i partiti debbono certamente rinnovarsi, devono essere trasparenti, debbono sottoporsi ad un controllo da parte dei cittadini. tuttavia non si capisce davvero come privare i partiti di qualsiasi forma di sostegno simile a questo — che senza dubbio, pur essendo legato alla volontà dei cittadini, passa attraverso un incentivo ed una garanzia pubblica, visto che l' incentivo fiscale è garantito dallo Stato — , come sottrarre i partiti alla sfera pubblica, alla quale appartengono essendo organismi tutelati costituzionalmente, e ricacciarli in una situazione privatistico-mercantile, possa essere un fatto più moderno e liberale. nelle grandi democrazie liberali, onorevole Taradash, esistono forme diverse di finanziamento, di sostegno pubblico ai partiti. l' idea, invece, di organizzazioni politiche che magari negoziano l' appoggio ai candidati nei colleghi uninominali in cambio di determinate cifre che poi esigono di fronte al giudice appartiene ad una concezione mercantile-privatistica del finanziamento dei partiti! non avevamo di che partecipare a quell' asta, onorevole Taradash, ma non vi avremmo partecipato anche se avessimo avuto le risorse, perché abbiamo una concezione diversa del ruolo dei partiti. il movimento socialista, poi la sinistra, i comunisti sono stati le grandi forze politiche che si sono sforzate più di altre, insieme ad altri partiti popolari, di fare in modo che la politica potesse essere appannaggio anche dei ceti popolari, i quali non disponevano del proprio e, inevitabilmente, per poter condurre e organizzare la vita politica, avevano bisogno di risorse. tali risorse in parte notevole vengono tratte da chi milita nei partiti. noi non consideriamo il finanziamento garantito attraverso lo Stato e dato dai cittadini alternativo rispetto al contributo degli iscritti, dei militanti, nel nostro partito anche dei dirigenti, secondo quella che è non solo una necessità finanziaria, ma anche una regola della vita politica. tuttavia, è comunque evidente che, se questa garanzia deve esserci per tutti, è utile che vi sia una legge. altrimenti soltanto i partiti organizzativamente più attrezzati o quelli che hanno le loro basi di sostegno nel mondo economico più forte avrebbero la possibilità di agire nella vita politica. noi non siamo affatto contrari a che, come è stato detto durante la discussione, si aiutino, accanto ai partiti, anche le altre forme di organizzazione e di partecipazione dei cittadini; anzi, questa è senza dubbio una necessità rispetto alla quale siamo in grave ritardo. tuttavia credo non sia giusto sollevare demagogicamente questo tema contro l' esigenza di finanziare i partiti, dato che — è del tutto evidente — questi in qualche modo, in rapporto alla loro funzione, sono la forma in cui i cittadini si organizzano, partecipano alla vita politica, alle campagne elettorali , formano la rappresentanza attraverso il voto, hanno un ruolo preminente dal punto di vista della vita politica rispetto ad altre forme di associazionismo e di partecipazione. c' è un interesse pubblico evidente a che i partiti siano messi nelle condizioni di funzionare in modo trasparente e controllato. non voglio sottrarmi ad una rapidissima considerazione sulla questione che tanto ci ha appassionato e sulla quale mi permetterò di essere in dissenso con alcuni di coloro che voteranno a favore di questa legge. credo sia stata una misura di saggezza ritirare l' emendamento che prevedeva la depenalizzazione dell' illecito finanziamento dei partiti. all' onorevole Parenti vorrei dire che noi siamo partiti da una preoccupazione, peraltro sollevata da più parti, sulla cui fondatezza si possono anche avere dubbi, ma che non è parsa del tutto infondata: cioè che la inevitabile applicazione al passato, sulla base del principio del favor rei, di nuove norme che non prevedano la penalizzazione dell' illecito finanziamento, potesse intralciare, ostacolare l' opera di accertamento della verità, di giustizia che si va compiendo a proposito delle vicende della cosiddetta Tangentopoli. da parte nostra non c' è alcuna volontà di ostacolare quest' opera, né di introdurre amnistie in forma surrettizia. tema, questo, sul quale è legittimo avere qualsiasi opinione, che evidentemente dovrebbe essere discussa in una sede propria. noi siamo contrari, ma comunque non è questo l' oggetto della discussione. di fronte ad una preoccupazione di tal genere penso che giustamente, con saggezza, con legittima preoccupazione dell' opinione pubblica , non della gente (non credo, infatti, che il compito della politica sia quello di inseguire il giustizialismo della gente; l' attenzione all' opinione pubblica è un' altra cosa), si è ritenuto di accantonare tale questione, di non affrontarla in questa legge ma eventualmente in un momento successivo, nel quadro di un provvedimento organico. se ne sta discutendo uno, che non è di proprietà dell' onorevole Pisapia, anche se egli se ne è fatto promotore, ma del Parlamento; e credo sia del tutto ragionevole pensare — qualora sia possibile operare la depenalizzazione senza intralciare l' accertamento della verità nei procedimenti giudiziari in corso riguardanti la vicenda di Tangentopoli — di affrontare tale questione nel quadro di una legge appunto di depenalizzazione dei reati minori perché si tratta di un reato minore, di un reato di competenza del pretore. la questione, a mio giudizio, deve essere affrontata con equilibrio, perché non possiamo lasciare per il futuro una situazione chiaramente anomala. abbiamo una vecchia legge penale, un residuo della legge del 1974 non abrogato dal referendum, che prevede il carcere per la omessa dichiarazione di un finanziamento superiore a 5 milioni e contemporaneamente abbiamo una legge del 1993 che depenalizza, per i candidati alle elezioni, l' omessa dichiarazione per un contributo, ad esempio, di 50 milioni. quindi, un candidato che non dovesse dichiarare di aver ricevuto 50 milioni paga una multa, mentre invece l' omessa dichiarazione di un finanziamento di 5 milioni e 10 mila lire ad un partito prevede come pena la galera. è chiaro che questa anomalia può rimanere in piedi soltanto se pensiamo che i partiti siano associazioni per delinquere; se invece pensiamo che la nuova legge, dato che non siamo più di fronte ad un finanziamento pubblico, che impone ed incentiva la trasparenza grazie all' incentivo fiscale, debba rivisitare la normativa sanzionatoria, ebbene, credo che su questo punto si potrà tornare con serenità e con equilibrio, essendo chiaro che la situazione attuale è del tutto anomala. sono favorevole che si facciano tutte le discussioni sul presente e sul passato che sono state anche auspicate ed alle quali non ci siamo mai sottratti. non ho mai pensato, sinceramente, che Tangentopoli sia stata fondamentalmente una vicenda di finanziamento illecito dei partiti, perché ho sempre considerato questa analisi riduttiva e sbagliata, trattandosi di una vicenda assai più complessa che ha riguardato un rapporto non trasparente tra la politica e l' economia del nostro paese e che non ha toccato soltanto il ceto politico. credo quindi che sarebbe stato sbagliato discutere di questo ai margini del dibattito della legge sul finanziamento dei partiti che tocca un aspetto — a mio giudizio — abbastanza marginale del complesso della questione della corruzione. spero che si torni a discutere di ciò quando il Parlamento finalmente esaminerà le misure di prevenzione contro la corruzione, che la Commissione speciale dovrà presto proporci. spero che si discuta a fondo della vita pubblica ed amministrativa, di come si combatte la corruzione, di come la politica combatte tale fenomeno, perché quando avremo preso quelle decisioni saremo anche più forti e credibili nel pretendere che la giustizia faccia il suo compito e non quello della politica.