Silvio BERLUSCONI - Presidente del Consiglio Maggioranza
XII Legislatura - Assemblea n. 7 - seduta del 20-05-1994
1994 - Governo I Berlusconi - Legislatura n. 12 - Seduta n. 7
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , la ringrazio per la ramanzina, ma credo di doverla in parte restituire, perché il mio ritardo è dovuto al ritardo con cui si è chiusa questa mattina la seduta antimeridiana , dal momento che molti deputati non hanno rispettato i tempi loro assegnati. sono pertanto tornato a casa in ritardo e siccome porto molto rispetto a quest' Assemblea ho dovuto concentrarmi in ritardo sulle cose che sto per dirvi. permettetemi allora di cominciare scusandomi e di rivolgervi, signori deputati e signor presidente , il mio saluto e il mio ringraziamento per l' impegno che avete messo nella discussione del mio discorso, che secondo la prassi ho consegnato a questa Camera subito dopo averlo pronunciato in Senato. una volta si usava ripetere la lettura integrale del discorso del presidente del Consiglio , poi questo uso è stato abolito, credo saggiamente, perché la ripetizione di un identico discorso è stata considerata una semplice formalità o, se volete, un rito più che un omaggio alle regole della comunicazione istituzionale. d' altra parte, come ha ricordato l' onorevole Napolitano, il nostro è un sistema di bicameralismo perfetto, in cui un' Assemblea ripete esattamente o quasi ciò che fa l' altra. chissà che un giorno o l' altro non si riesca, avvalendosi del lavoro di approfondimento fatto nella scorsa legislatura dalla bicamerale, ad eliminare in tutto o in parte questa specie di « ritorno dell' identico » . le elezioni, come tutti sanno, sono state svolte nei giorni 27 e 28 marzo del corrente anno. La Repubblica dovrebbe disporre da stasera, se avrò la vostra fiducia naturalmente, di un Governo nel pieno esercizio delle sue funzioni. sono passati esattamente 53 giorni, all' incirca 1.272 ore. se le cose andranno come spero, saranno comunque giorni spesi beni. signori deputati, l' onorevole Napolitano ha giustamente polemizzato contro l' idea che tutto si possa risolvere con una semplificazione del linguaggio e magari con un suo impoverimento, e ha chiesto che la maggioranza si impegni in un « serio dibattito istituzionale » con le opposizioni. per le idee dell' ex presidente di questa Camera, e specialmente per il suo stile alto, dignitoso e rispettoso, ho grande considerazione. risponderò perciò a lui, come a molti altri onorevoli Deputati , ma dico subito a tutti che non raccoglierò le supersemplificazioni polemiche indirizzate a chi vi parla e destinate ad una sempre più pallida eco di stampa. anche i giornali, credo, si annoieranno di ripetere sempre la stessa prima pagina . comunque, scarterò minuziosamente dalla mia replica, giudicandoli non già argomenti di serio dibattito istituzionale, bensì aggressioni polemiche di tipo personale, fondate sulla distorsione della realtà e sulla logica dell' insulto, tutte le visitazioni interessate di quello che un deputato ha avuto l' amabilità di definire il mio « recente passato » . se si procede così, in questa legislatura, quella sequela di risse verbali e di sorda incomunicabilità, contro la quale mi sono permesso di pronunciarmi in Senato, non avrà fine. per quanto mi riguarda, ed è una scelta antica, non faccio processi, non giudico gli altri con sufficienza, non sono mosso da astiosità verso le persone, non attacco nemmeno la storia personale di coloro che in qualche senso, da liberale e da democratico, avrei il diritto di considerare avversari ideologici, più o meno pentiti, del sistema di valori e del modello di società in cui credo. se mi capiterà di polemizzare, anche nel corso di questa replica, non sarà verso le persone ma verso le idee che esprimono. un altro nostro vivace collega, risollevando contro il presidente del Consiglio il tema del conflitto di interessi tra l' imprenditore ed il politico, e facendolo ormai con una ripetitività meccanica perfino noiosa, si è ritenuto libero di rispolverare il vecchio armamentario propagandistico della sinistra italiana contro la TV commerciale, o privata, o libera che dir si voglia, e contro le leggi dello Stato che hanno accompagnato la sua affermazione sul mercato. mi consenta il nostro onorevole collega, ma io sono libero di dirgli, con la serenità di un parlamentare e di un uomo di Governo che conosce i suoi doveri, che la campagna elettorale per me, e credo per la maggioranza degli italiani, è finita ed è finita, appunto, come ho appena ricordato, da 53 giorni, da 1.272 ore. ripeto come stanno le cose per l' ennesima volta e chiedo, per dir così, che quel che dico venga messo a verbale: ho fondato, fatto crescere ed amministrato fino a qualche mese fa un gran numero di aziende, ho svolto nel pieno rispetto delle leggi e nel modo più trasparente la libera attività imprenditoriale garantita dalla Costituzione, ma oggi non sono più un imprenditore, non svolgo alcuna attività direttiva, non partecipo alle decisioni e neppure alla vita delle aziende, non detengo cariche, non sono l' amministratore delegato di nulla, non partecipo ad alcun consiglio e neppure ad alcuna assemblea sociale, ed il mio comportamento etico in rapporto al patrimonio di cui sono titolare è sorvegliato, nell' ordine: dalla mia coscienza, che nessuno in buona fede può mettere in dubbio; dal Capo dello Stato ; dall' autorità antitrust; dal garante per l' editoria; dal Consiglio dei ministri , che è un organo collegiale; dal Parlamento, e in special modo dall' opposizione; dalla magistratura ordinaria ed amministrativa; dalla libera stampa; dal corpo elettorale e dall' opinione pubblica . se tutto questo basta, se vogliamo guardare avanti ed esercitare senza astio e malanimo le normali funzioni di vigilanza di cui tutti gli uomini pubblici sono oggetto, bene; altrimenti vuol dire che si desidera disfare a colpi di insinuazioni i risultati elettorali usciti dalle urne. chi vuole questo si accomodi, ma non chieda al presidente del Consiglio di seguirlo su questa strada, che è una caricatura, una parodia della democrazia liberale. torniamo alle cose serie. il presidente Napolitano ha svolto alcune considerazioni sulle quali francamente concordo. era ispirato a grande serietà ed onestà il suo sobrio elogio di quanto è stato prodotto dalla nuova legge elettorale , particolarmente all' indomani di un voto che ha premiato la coalizione avversa a quella in cui egli milita: Napolitano ha parlato di una più evidente capacità di esprimere un Governo da parte del sistema politico parlamentare e di una benefica semplificazione della rappresentanza democratica. concordo anche sulla sua analisi critica del fenomeno del consociativismo, con il riferimento orgoglioso alle sue tesi di dieci anni fa, anche se è ovvio ribattere che un conto è individuare un fenomeno di decadimento del regime politico ed un altro conto è sapersene tirare fuori o saperlo impedire. è vero che un sistema maggioritario ha bisogno di contrappesi. la democrazia americana, che è una democrazia presidenzialistica e maggioritaria per eccellenza, è proprio fondata su un meccanismo ferreo di pesi e contrappesi, di poteri autonomi che si controllano vicendevolmente con grande autorità. ma in Italia, e questo il presidente Napolitano lo sa meglio di me, siamo solo agli inizi. da noi è in vigore da pochi mesi un sistema elettorale di tendenza maggioritaria, con una forte correzione proporzionale. e tutto il resto del sistema istituzionale non è stato toccato, anche se si profila all' orizzonte un nuovo referendum sulla legge elettorale , che potrebbe compiere l' opera avviata dall' XI legislatura e approvata, nei suoi principi fondamentali, da ottanta italiani su cento. sono sensibilissimo al tema dei contrappesi e delle garanzie, delle regole e del loro rigoroso rispetto, ma non vorrei che dietro questa giusta deferenza verso la norma si nascondesse una certa qual paura del nuovo, magari al di là delle stesse intenzioni di ognuno. il Governo deve essere messo in grado di portare in Parlamento il suo indirizzo politico e legislativo, perché le Camere lo ratifichino o lo respingano e, se del caso, lo modifichino in tempi politici che abbiano qualcosa dell' umano. bisogna essere cauti ma anche determinati nel perseguire questa via, una via alla quale sono tutti interessati, coloro che governano e coloro che preparano il ricambio di Governo, e che non ha niente a che vedere con l' ostentazione della muscolatura da parte della maggioranza o dell' opposizione. altrimenti, colleghi deputati, si finisce come si è finiti negli ultimi due anni. il numero di decreti che ingombrano la scrivania del Governo è ingente, e la massa di spesa che questi decreti a ripetizione prevedono impegna un' incredibile quantità di risorse pubbliche senza che il Parlamento sia in grado di esercitare alcun controllo. la conseguenza più penosa di questa eredità così pesante, verso la quale il Governo non ha un atteggiamento di ripulsa propagandistica ma nemmeno di supina acquiescenza, consiste nel fatto che i decreti reiterati all' infinito diventano piano piano una sorta di legislazione extraparlamentare e, nel frattempo, il Parlamento non viene posto di fronte alle sue naturali ed istituzionali responsabilità di organo della sovranità popolare deputato all' esercizio pieno della legislazione ed al controllo delle politiche di bilancio. è anche così che nascono i deficit astronomici. e questa situazione va cambiata con urgenza, con l' ausilio delle Camere, dei loro uffici di presidenza , delle Commissioni permanenti e dei gruppi, di tutti i gruppi. non ripeto qui le considerazioni sul programma e sui vari punti del programma che ho svolto al Senato, perché sono convinto che anche il miglior programma non esiste e non può vivere senza che esistano e vivano gli strumenti per attuarlo. un alto numero di interventi svolti in quest' Assemblea ha insistito su diversi temi affrontati nel discorso di presentazione, con un interesse prevalente per le politiche del lavoro, per i problemi dell' università e della ricerca, per i problemi dell' autonomismo regionale (e mi scuso sinceramente con l' onorevole Caveri per non aver ascoltato il suo intervento, che però ho letto e valutato con scrupolo). nel dibattito hanno fatto ovviamente la parte del leone le osservazioni sulla questione della spesa pubblica e del fisco, sulle grandi questioni sociali della previdenza, della sanità, dei trasporti, della struttura del salario, delle politiche scolastiche e per la famiglia; il Governo, tra le altre cose, ha allo studio misure urgenti per un efficiente e serio sostegno al volontariato che milita nel campo straordinario della solidarietà sociale verso i ceti più deboli, verso le aree di vecchia e nuova povertà, verso gli immigrati extracomunitari e tutte le situazioni di integrazione difficile, di emarginazione e di sofferenza. in questo contesto, interventi di assoluta urgenza dovranno riguardare la tragica situazione delle nostre carceri. secondo l' associazione dei medici penitenziari — ne abbiamo uno con noi — siamo sull' orlo del collasso civile: il numero dei detenuti è aumentato in due anni da 22 mila unità a 53 mila unità, i posti letto sono soltanto 27 mila e la popolazione carceraria è composta per il 40 per cento di tossicodipendenti, con un altissimo numero di sieropositivi. la società non vede il suo carcere, che è occultato da alte mura; ma dalla condizione del suo carcere si vede perfettamente il grado di civiltà giuridica della società medesima. e noi, per dirla nel modo più diretto possibile, da questo punto di vista stiamo messi veramente male. non faccio di nuovo la lista delle politiche da noi proposte. a un certo punto è fisiologico che il programma di un Governo si identifichi con l' attività dell' Esecutivo, con la sua capacità di lavoro quotidiano, giorno dopo giorno, problema dopo problema, soluzione dopo soluzione. sono certo di aver messo in piedi una squadra di persone capaci, competenti e appassionate o, per parlare con un tono più ufficiale, una compagine di tutto rispetto. qualcuno ha fatto lo spiritoso sulla « cultura delle fabbrichette » , citando i ministri del bilancio e dell' industria; gli rispondo che le « fabbrichette » sono talvolta più utili delle officine in cui si forgiano le « parolette » , e che il Parlamento non dovrebbe sprecare con battutine offensive le occasioni solenni in cui si celebra la comunicazione democratica attraverso la parola della politica. l' importante è che sia chiaro, e cercherò di chiarirlo di nuovo tra poco, l' insieme delle linee di intervento e di principi che ci ispirano. e che il Governo si propone di favorire la rimessa in moto del meccanismo politico-legislativo che una situazione di dura crisi politica ha fortemente penalizzato nel passato. consentitemi, dunque, di riprendere la parte di analisi economica contenuta in numerosi interventi di oratori che parlavano dai banchi della sinistra. che cosa vuol dire, onorevole Bertinotti, che la crisi dell' economia italiana è « strutturale » ? vuol dire che è profonda, immagino, che non riguarda la congiuntura monetaria, che non è risolvibile senza interventi radicali e di indirizzo generale, che ad essere coinvolte sono le strutture produttive, agricole e industriali, finanziarie e commerciali; e che sono in gioco, in una parola, i destini e gli scopi della nostra economia. se « strutturale » vuol dire questo, onorevole collega, sia così gentile da pensare che non c' è alcun dissenso tra noi nel giudizio sull' economia del nostro paese. il dissenso è sui modi per uscire da queste difficoltà. un dissenso semplice, che tutti possono capire senza che per questo si semplifichi troppo la natura del problema. lei crede, e in questo è un figlio legittimo della cultura della « programmazione democratica degli investimenti » e del « controllo statale » sull' economia pubblica, che il Governo possa e debba decidere come deve andare l' economia, dirigendola; e dunque fa appello a una politica industriale che decida che cosa, come e quando va rafforzato, che metta sotto il pieno controllo dello Stato l' innovazione tecnologica , che intervenga sull' orario di lavoro , che governi il mercato dei beni di consumo e che faccia tutto questo imponendo per di più una serie di vincoli e di divieti ambientali molto rigidi. in questo la sua esposizione non è molto diversa, anche se diverso era lo stile, da quella di molti altri deputati della sinistra. ne ho apprezzato l' intelligenza apocalittica e la passione nel dire, meno le cose dette, che in alcuni punti mi sono sembrate addirittura stravaganti, e prenda questa affermazione con la massima considerazione per la sua persona. mi riferisco in particolare alla citazione da un testo di Marx, in cui l' avvento al Governo del Polo delle libertà e del buon governo viene salutato come il cominciamento di un nuovo medioevo, o all' osservazione secondo cui si è creata in Italia una « preoccupante asimmetria » nel potere, quando i rapporti politici sono sempre asimmetrici in ogni democrazia in cui la maggioranza governa e la minoranza controlla chi governa. e mi riferisco al punto in cui lei, onorevole Bertinotti, imputa al capitalismo il dolore del mondo. mi consenta di replicare che lei dimentica un fatto ormai universalmente riconosciuto nella nostra epoca, e cioè che il dolore non è quantitativamente misurabile, perché è parte della condizione umana, ma se lo fosse, onorevole Bertinotti, la gran parte del dolore dell' epoca contemporanea sarebbe da addebitare piuttosto al comunismo e al socialismo reale e alle loro miserie, che alle squilibrate e critiche ricchezze del capitalismo. su questi temi tutti conoscono il mio pensiero, è stato sottoposto alla prova della cultura d' impresa e anche a quella elettorale. non pretendo che sia accettato, ma chiedo soltanto che sia messo alla prova. anche perché, lo ripeto, non è un pensiero dogmatico. in sostanza io credo che i poteri di indirizzo dello Stato nell' economia debbano essere esercitati direi con discrezione liberale...... e che sulle grandi varianti dello sviluppo e dell' accrescimento e allargamento della base produttiva di un paese occidentale si debba intervenire con due funzioni: sostenere l' economia liberandola da troppi impacci che la imprigionano e, contemporaneamente, vigilare sul rispetto delle regole, senza le quali non esiste alcun mercato. sostenere e vigilare, onorevole Bertinotti: questo non vuol dire dirigere, non vuol dire esercitare i poteri di pianificazione a tavolino da parte dello Stato centrale e degli organi di Pubblica Amministrazione . quanto ai toni apocalittici, anche certi ambientalisti hanno tentato di emulare l' onorevole Bertinotti. e questo è uno dei motivi per cui l' ambientalismo, che è una risorsa politica in tutta Europa, in Italia si presenta, politicamente, come un' appendice nobile ma ininfluente della vecchia sinistra. hanno citato, al solito, « l' effetto serra » , parlando dei tanti pericoli di squilibrio che minacciano la terra. voglio ricordare che un giornale come gli economisti di Londra, spesso autorevole, eccetto quando cerca di fare previsioni sui risultati delle elezioni e sull' andamento della politica in Italia, ha scritto qualche tempo fa che forse il nostro pianeta comincerà ad intiepidirsi in un lasso di tempo pari a quello che ci divide addirittura dalla morte di Caio Giulio Cesare , circa duemila anni. non so se siano allo stato possibili previsioni scientifiche di così lunga gittata; quel che è certo è che credo sia inutile agitarsi troppo perché un po' di tempo mi pare che ce l' abbiamo! signor presidente , signori deputati, dalla sinistra di questo emiciclo, come anche dai settori del centro occupati da rappresentanti del cattolicesimo popolare sono venuti nuovi accenti critici sulla questione del liberismo economico. il liberismo è una strategia di sviluppo che va trattata con molte cautele, ma alla cui ispirazione di fondo il Governo ha deciso di attenersi, sia pure con saggezza e misura. un deputato del gruppo del centro cristiano democratico ha ricordato gli accenti liberali presenti perfino nella dottrina sociale della Chiesa, alle sue origini, e ha citato un grande pontefice come Leone XIII . se gli amici popolari non si lasciano convincere a discutere questo argomento da un deputato papista, forse troveranno più convincenti le parole di un popolare honoris causa come don Luigi Sturzo: « l' errore fondamentale dello statalismo è quello di affidare allo Stato attività a scopo produttivo, connesse a un vincolismo economico che soffoca la libertà dell' iniziativa privata » . e fin qui siamo nel segno della scienza economica. ma politica ed economia hanno rapporti più complessi di quelli che alcuni statalisti tendono a immaginare. e, infatti, don Sturzo aggiungeva (e siamo nel 1955): « le nazionalizzazioni e statizzazioni possono anche produrre effetti immediati, ma poi questi vantaggi si scontano strada facendo... e il paternalismo dello Stato verso gli enti locali ... toglie il senso della responsabilità della Pubblica Amministrazione e concorre a deformare al centro il vero carattere del deputato. era questi un servo degli elettori anche prima del fascismo, ma oggi arriva perfino ad essere il trafficante degli interessi dei parassiti dello Stato » . mi pare che, riletto adesso, questo pensiero, che l' onorevole Bossi sottoscriverebbe senza difficoltà, così come lo sottoscrive chi vi parla, sia un giudizio su parte della nostra storia, che non è solo storia di manomissione dello Stato. però non può sfuggirci, in quest' Aula che è stata così drammaticamente coinvolta nella vicenda traumatica del finanziamento illegale dei partiti politici e dei fenomeni di corruzione a questo collegati, che per combattere ed estirpare le cattive abitudini ci vuole, prima di tutto, una buona dose di libertà restituita tutta intera alla società. questo è il vero, decisivo compimento dell' opera di moralizzazione della vita pubblica intrapresa, ed è un loro vanto, dagli italiani. signori deputati, ringrazio l' onorevole Occhetto per l' impostazione politico-programmatica del suo discorso alla Camera. sono persuaso che abbia fatto la scelta giusta per tutti noi quando ha detto che non ci sarà una sinistra d' opposizione « cieca e faziosa » e che non ci sarà una divisione del Parlamento tra ottimisti e « piagnoni » . forse sono troppo indulgente con gli ottimisti, ma personalmente detesto i « piagnoni » . il suo discorso è stato duro nei contenuti, molto critico verso la mia impostazione, ineccepibile nel prospettare un' efficace e dura opposizione, che però non sarà — ed io voglio esserne convinto senza riserve — una sorta di grande ostruzione al Governo, una specie di sistematico impedimento a decidere e legiferare. il punto su cui però mi aspettavo una risposta, che al Senato non mi era venuta, è quello del giudizio di legittimità sul Governo che si presenta alle Camere. è questa una questione molto delicata, perché riguarda una delle basi della convivenza civile ed ha riflessi sull' immagine internazionale del paese. sì — è vero — l' onorevole Occhetto è stato tra i primi, subito dopo il voto, a riconoscere il diritto della coalizione vincente a governare. ma poi, con un' oscillazione di cui non ho capito le ragioni, il segretario del più numeroso partito dell' opposizione di sinistra ha definito « umiliante per l' Italia » questo Governo, e in più si è abbandonato a toni davvero inconsueti nel tentativo di sottrarre con le parole quella legittimazione che concedeva di fatto. un governo legittimo può essere giudicato, a occhio e croce, un « cattivo governo » , un « governo incapace » , un « governo di destra » , un « governo illiberale » , un « governo contrario alle aspirazioni del paese » : sono tutti giudizi politici e altri ne troverà facilmente l' onorevole Occhetto nel suo lessico politico, giudizi politici che danno il segno di un' opposizione costituzionale seria e responsabile. io non credo affatto che questo sia, semplicisticamente, un Governo « di destra » . l' onorevole Taradash e questa mattina l' onorevole Bonino, con il suo commosso silenzio, mi hanno chiesto fino a che punto io consideri interno al programma di maggioranza il ruolo dei riformatori e dei club Pannella: non ho difficoltà a rispondere che la decisione di federare gli eletti riformatori al gruppo parlamentare di Forza Italia è stata saggia e coerente con una visione delle cose che insiste, come i radicali fanno da anni, sulla fine del consociativismo politico. e che le cose che ci legano per un lavoro futuro sono molte di più di quelle che ci dividono. d' altra parte è proprio ad una convenzione dei riformatori che ho parlato esplicitamente del punto di equilibrio su cui si fonda la nostra coalizione. per quanto riguarda la mia funzione di direzione e di coordinamento dell' attività dell' Esecutivo, lo ripeto: intendo tenere ben ferma al centro la barra del timone. la coalizione che sostiene il Governo e lo nutre di idee e di proposte, come abbiamo potuto vedere nel corso del dibattito alle Camere, ha un minimo comun denominatore moderato e democratico, dalla sinistra liberale dei riformatori ai cattolici, da un cartello elettorale di centro come Forza Italia ad un movimento di impulso come la Lega Nord , fino alla destra costituzionale di cui ha parlato con accenti di verità politica l' onorevole Fini. comunque, ciascuno può coniare le definizioni che preferisce. ma che c' entra l' umiliazione dell' Italia? perché questa campagna ostile in via di principio, fin troppo evidente nei modi, persino plateale, condotta senza risparmio di energie in Italia ed anche in Europa? il pretesto è la presenza nel Governo di ministri di Alleanza Nazionale ...... un cartello elettorale e una organizzazione politica che ha stretto un suo patto con gli elettori e con altri movimenti per governare l' Italia, uscendo confortata dalle urne. un' organizzazione politica che — come l' onorevole Fini ha solennemente e recisamente riaffermato questa mattina in quest' Aula — « ha ormai consegnato alla storia i conti con il fascismo » . una forza che è originata da una scelta di apertura e di costituzionalizzazione dell' estrema destra . un movimento politico che, come ha ricordato in Senato il presidente Cossiga, ha offerto spesso in passato, quando non si chiamava ancora Alleanza Nazionale ed era assai diverso da quel che è oggi, i suoi voti determinanti per eleggere le massime cariche della Repubblica. e ne è stato ricambiato con sentiti ringraziamenti. è lecito condannare politicamente questa scelta, onorevole Occhetto, anche se aspetto ancora una sua riflessione sul libero voto di quasi metà dei cittadini di Roma e di Napoli: ci mancherebbe altro! ma è altra cosa imbastire su questa opposizione politica una campagna regressiva che sa di rivalsa e di ricatto sentimentale verso i sentimenti antifascisti e la memoria della grande maggioranza degli italiani. ed è imperdonabile trasferire questo risentimento mal dissimulato fuori dai confini nazionali, con toni di denuncia astiosa e qualche accento francamente irresponsabile che ora un ex deputato ed ex ministro francese riecheggia alla meglio nelle nostre piazze. onorevole Occhetto, ho sentito io con le mie orecchie la trasmissione televisiva in cui lei si è confrontato con il leader di Alleanza Nazionale , l' onorevole Fini. se non ricordo male, le hanno chiesto di fare il cosiddetto gioco della torre, e di dire pubblicamente chi avrebbe buttato giù dalla torre, se Berlusconi o Fini. e ricordo — non posso sbagliarmi — la sua risposta senza equivoci: meglio Fini di Berlusconi. ora la prego sentitamente di essere coerente con il suo impegno, con la sua dichiarazione davanti ai cittadini. la prego davvero: se vuole criticarci, prenda a bersaglio me, che sono un antifascista democratico e liberale senza pregiudizi e senza paraocchi, e magari il mio programma di Governo , ma non cerchi pretesti dalle parti di Alleanza Nazionale . se questo argomento non la convince, onorevole Occhetto, allora le ricorderò ancora una volta le parole pronunciate dall' onorevole D'Alema il 10 febbraio scorso, a proposito della necessità di costituzionalizzare le estreme e dare vita a un bipolarismo politico in sintonia con la legge maggioritaria . diceva D'Alema : « potevamo governare per una stagione storica e avremmo dato luogo a un nuovo regime ventennale. ma avremmo di nuovo chiuso le estreme ai lati, bloccando qualsiasi ipotesi di ricambio. invece (...) abbiamo rimesso in circolo forze più radicali » — Rifondazione comunista a sinistra, Alleanza Nazionale a destra — « come ci sono in tutte le democrazie, e preparato le condizioni per un futuro bipartitismo. questa è una dinamica virtuosa » . scusi la mia puntigliosità, ma ho fatto un altro piccolo e innocente sogno: ho sognato che qualcuno di voi mi rispondesse e mi spiegasse il senso di queste parole, subito dopo che un' improvvida iniziativa europea di chiara ispirazione italiana aveva preteso di mettere sotto esame democratico questo paese che è tra i più democratici e liberi del mondo, obbligando il Capo dello Stato e i presidenti delle Camere a una sacrosanta risposta politica e civile. io devo sinceramente ringraziare, avviandomi alla conclusione, i gruppi che compongono la maggioranza e che hanno deciso di dare la fiducia al Governo. in particolare l' onorevole Bossi, con il quale pure ho avuto il piacere e l' onore di intrattenere nel recente passato alcune polemiche. anzi, per dire la verità, chi vi parla è stato soprattutto oggetto di quelle polemiche. ma la politica è fatta così, e quando si ha la testa sulle spalle anche un clima di diffidenza molto accentuata può lasciare il passo, come nel caso dell' onorevole Bossi, ad un discorso ricco di passione sulla storia del movimento leghista, sui problemi del Mezzogiorno, sulla visione di un' Italia unita e federale in un' Europa unita e federale. il mio ringraziamento non è formale, onorevole Bossi. lei ha detto con sincerità di spirito che, se il Governo confermerà gli obiettivi stabiliti in comune dalle forze della coalizione, non gli mancherà il sostegno della Lega e dei suoi parlamentari. io le credo senza riserve e, per parte mia, farò di tutto perché sia così. ho ascoltato con attenzione le cose dette dall' onorevole Fini nella cornice impegnativa di un dibattito parlamentare sulla fiducia al Governo. non so se si possa dire che l' antifascismo è soltanto il contrario del fascismo e non anche un quadro di valori su cui, storicamente e positivamente, si è fondata la Repubblica e la vita civile del nostro paese. ma è certo che l' onorevole Fini ha confermato stamane un costume di serietà e di autenticità che in molti, anche fra i suoi avversari, gli riconoscono. e so anche per certo che egli dice quello che pensa e che sente, quando afferma la sua condivisione dei principi di democrazia e di libertà, e quando manifesta l' avversione al totalitarismo politico che ha segnato di sé la storia drammatica di questo secolo. la democrazia italiana ha sempre mostrato, onorevoli colleghi , una grande capacità di attrarre verso di sé tutti i suoi avversari ideologici. e questo per un motivo che i veri liberali conoscono per istinto: la libertà libera. signor presidente , signori deputati, da domani, se avrà la vostra fiducia, il lavoro del Governo entra a pieno regime. sapete quel che vogliamo, onorevoli colleghi , sapete che siamo stati chiamati qui da milioni di italiani che avevano una grande voglia di cambiamento, sapete i principi in cui crediamo, i valori che ci ispirano. noi crediamo nelle libertà, in tutte le forme della libertà: nella libertà di pensiero, di espressione, di associazione, nella libertà di culto, di tutti i culti, di tutte quelle fedi che spingono l' uomo a migliorarsi e a tendere all' alto. noi crediamo nell' individuo, crediamo che ciascuno abbia il diritto di realizzare se stesso , di costruirsi con le mani il proprio futuro e di aspirare al benessere. noi crediamo nella famiglia, che è il centro dei nostri affetti principali, è il nucleo fondamentale della nostra società; noi crediamo anche nell' impresa, l' organizzazione e l' istituto cui è demandata la creazione di lavoro, di benessere e di ricchezza. noi condividiamo — e non potrebbe essere diversamente — anche i valori della nostra cultura e della nostra tradizione cristiana, i valori irrinunciabili della vita, della tensione al bene comune , della libertà educativa, della pace, della solidarietà, della giustizia. noi crediamo nella tolleranza e ci riesce facile, naturale, praticarla; crediamo nel rispetto, nel rispetto verso tutti, anche verso gli avversari, nel rispetto, soprattutto, verso chi è più debole. crediamo nella generosità, nell' altruismo, nella dedizione e, siccome siamo liberisti, crediamo naturalmente nell' amore per il lavoro, nella competizione, nella concorrenza, nel profitto, nel progresso e crediamo che non ci possa essere progresso senza libertà. puntiamo su una distinzione precisa dei ruoli di maggioranza e opposizione, ma sappiamo che cos' è il rispetto delle regole e siamo pronti a tutto, oggi a governare e domani a fare opposizione. siamo forze nuove alla guida dello Stato e, per questo preciso motivo politico, non per un artificio verbale, chiediamo di essere giudicati dai fatti. i partiti e i politici più tradizionali hanno tutto il diritto di manifestare un certo scetticismo di fronte alla nostra determinazione e alla nostra capacità di fare quello che abbiamo promesso. delle cose nuove e impreviste spesso si ha paura o si sorride. e quando questa straordinaria, nuova fase della mia vita è cominciata, appena qualche mese fa, di sarcasmi ed irrisioni ne ho ascoltati in quantità. è ovvio che non sarà facile rimettere il paese sulla via dello sviluppo; non sarà facile rilanciare l' economia, mantenere i posti di lavoro in pericolo, creare nuovi posti di lavoro . non sarà facile amministrare il denaro pubblico con attenzione, con capacità di risparmio, contenendo le spese dello Stato per arrivare a diminuire la pressione fiscale , per avere un fisco più giusto, soprattutto più giusto nei confronti di chi ha di meno. non sarà facile cambiare la macchina organizzativa dello Stato rendendola più aperta verso i cittadini e non in contrasto con chi intraprende e con chi rischia. non sarà facile neppure disboscare il gran numero di leggi, di « leggine » e di regolamenti che rendono a tutti la vita difficile e che impediscono l' espansione della nostra società civile . lo sappiamo: non sarà facile, ma con tutta la passione di cui saremo capaci, con tutta la forza che ancora ci rimane, con l' esperienza che tutti, venendo dalla trincea del lavoro, delle professioni, dell' università abbiamo portato in questo nuovo incarico, con tutto questo, sapendo che non sarà facile, noi cercheremo di farcela. noi ci proveremo. grazie, signori deputati. vi chiedo di dare a questo Governo la vostra fiducia.