Achille OCCHETTO - Deputato Maggioranza
XII Legislatura - Assemblea n. 6 - seduta del 19-05-1994
Provvedimenti per il riequilibrio dell'attuale situazione congiunturale
1994 - Governo Colombo - Legislatura n. 5 - Seduta n. 341
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , la principale preoccupazione che ci ispira e il nostro più profondo assillo riguarda il nostro paese. mentre questo Esecutivo si presenta alle Camere, l' Italia vive un passaggio della sua storia che tutti sappiamo essere difficile: i conti dello Stato sono ben lungi dall' essere risanati; l' acutissima competizione internazionale mette a nudo la fragilità della nostra armatura produttiva; la disoccupazione rende precaria la vita di milioni di lavoratrici e di lavoratori minando la stessa possibilità di ripresa; lo sfaldamento dello stato sociale infligge un colpo ai diritti di cittadinanza che sono il nerbo della nostra democrazia. la vecchia classe dirigente è tramontata ingloriosamente lasciando ai propri successori una pesante eredità a cominciare da una questione decisiva: la riforma dello Stato, delle istituzioni, di una macchina opprimente, inefficiente e dispendiosa; un risanamento e un rinnovamento radicali della stessa vita pubblica . cominciare ad affrontare con umiltà, serietà e rigore questi problemi costituisce l' effettivo banco di prova di una vera nuova classe dirigente ; eluderli o anche ridimensionarne la portata significa ingannare il paese e restare immersi nel crepuscolo della crisi, rinunciando di fatto ad instaurare la necessaria seconda fase della vita della nostra Repubblica. stiamo dunque bene attenti, poiché tutto ciò rischia di dare origine a un male oscuro che può corrodere e sfinire la democrazia italiana. mi dispiace che l' onorevole Berlusconi si sia risentito perché ho definito il suo Esecutivo una umiliazione per il paese. con ciò non intendevo affatto negare — come lei sa — che le destre abbiano la legittimità a governare. sono stato il primo a dire, dopo aver riconosciuto la sconfitta dei progressisti, che la destra doveva governare, doveva assumersi la responsabilità di realizzare il programma enunciato davanti agli elettori, senza ricercare pasticci di sorta. l' umiliazione per il livello civile e culturale del paese nasce dal modo in cui si è giunti alla formazione del Governo. non le sarà certamente sfuggito, signor presidente , che l' Europa si è interrogata con inquietudine sulla presenza nella coalizione di Governo di ministri neofascisti, di uomini che non hanno rotto esplicitamente ed irreversibilmente con l' esperienza fascista. l' Europa ha dato di questo fatto un giudizio preoccupato e severo ed è la prima volta che ciò accade nella storia della Repubblica. è doloroso, grave ed umiliante (non saprei dirlo in altro modo) che l' Italia abbia dovuto subire nei giorni scorsi a questo proposito — e ne sa qualcosa il nuovo ministro degli Esteri — un esame di legittimità democratica da parte della Comunità Europea . non era mai successo. l' Italia era sempre stata, in forza della sua storia repubblicana e della sua Costituzione, un paese esaminatore, mai un paese sotto esame. la nostra Carta Costituzionale si fonda sul fatto che la democrazia e le libertà sono state instaurate in Italia a seguito della lotta di liberazione contro il nazifascismo e, dunque, a seguito della sconfitta subita dal fascismo che quelle libertà e la democrazia aveva sempre negato e conculcato. come ha scritto recentemente lo storico Massimo Salvadori in un bellissimo articolo che le consiglio di leggere, non ci sembra importante ora seguire Fini nelle sue varie valutazioni su Benito Mussolini visto come il più grande statista del secolo, poi rivisto come colui che ha maggiormente inciso sulla nostra storia novecentesca, recuperato successivamente come il più grande statista, ma nell' ambito di una convinzione privata e, infine, ieri — nuovo colpo di scena — la commemorazione di Almirante come antesignano di una destra democratica. ma non solo di questo si tratta; occorre dire se si accetta la sostanza del ragionamento politico che sta dietro certe abborracciate rivisitazioni storiche, se si è d' accordo con chi in Alleanza Nazionale ragiona così: la prima Repubblica fu fondata sull' eredità della Resistenza; è passato mezzo secolo e la seconda Repubblica nasce in un periodo in cui siamo oltre fascismo ed antifascismo, le cui opposte eredità non devono essere più attive. è tempo cioè — dicono costoro — di un giudizio equilibrato sulle due parti che si scontrarono tra il 1943 ed il 1945. queste parti debbono essere parificate, i loro valori debbono venire considerati equivalenti. su questa base, quindi, si accetta, da un lato, la non attualità del fascismo storico ma, dall' altro, si chiede che in cambio gli antifascisti riconoscano la non attualità della pretesa che la seconda Repubblica affondi le sue radici nell' antifascismo e nella Resistenza. è dunque dovere del Governo nel suo complesso — ed in primo luogo del presidente del Consiglio — fornire risposte non equivoche, fare in modo che, al di là degli enunciati di intenzione, si diano tutte le garanzie necessarie. abbiamo assistito nei giorni scorsi ad un balletto che potremmo definire grottesco se non fosse anche inquietante: la presentazione da parte di esponenti di Alleanza Nazionale di una proposta di legge per abolire le disposizioni transitorie e finali della Costituzione, tra le quali la XII — come lei sa, signor presidente del Consiglio — vieta la riorganizzazione sotto qualsiasi forma del partito fascista . quella proposta è stata frettolosamente ritirata — anzi disconosciuta — dai suoi stessi firmatari, ma l' episodio la dice lunga su quanto di contraddittorio e di anomalo sotto il profilo della legittimità democratica e costituzionale la coalizione di Governo abbia al suo interno. si tratta di problemi irrisolti che non possono essere superati da formulazioni retorico-propagandistiche. finché tale problema non verrà affrontato e risolto in radice, anziché con reticenti giri di frase, il Governo resterà sotto esame e continuerà a muoversi su un terreno paludoso. ma prima di affrontare alcuni aspetti della parte programmatica (altri verranno trattati da altri colleghi del nostro gruppo), vorrei fare una considerazione che riguarda, onorevole Berlusconi, la sua figura di cittadino, di imprenditore, di presidente del Consiglio ; considerazione che non giudico irrilevante ai fini di una valutazione corretta del suo Governo. lei è proprietario di un impero economico assai esteso e variamente articolato; lei è il principale imprenditore che opera nel campo dell' informazione e della produzione culturale del nostro paese; lei ha il monopolio della televisione privata a diffusione nazionale, con tutti i benefici aggiuntivi, a cominciare da quello essenziale del controllo delle risorse pubblicitarie. non c' è stato osservatorio oggettivo della vicenda italiana — nel nostro paese, in Europa, negli USA — che non abbia rilevato l' anomalia di una simile condizione. a disposizione di colui che si presenta oggi come presidente del Consiglio c' è un enorme potere economico, finanziario, informativo che pone problemi serissimi relativi al rapporto tra pubblico e privato, all' assetto dei poteri, alla distinzione dei ruoli. sono problemi di straordinario rilievo costituzionale ed in primo luogo di etica pubblica. nel tanto parlare di moralità e di politica, il problema della distinzione dei ruoli tra interessi privati e potere pubblico è fondamentale, e lo è anche se la nostra normativa in proposito è scarsamente sviluppata. il connubio inestricabile tra gli schiaccianti interessi privati dell' impero economico che le appartiene ed il ruolo pubblico che le compete come guida del Governo, ripugna alla coscienza liberaldemocratica, quindi anche alla sua. la coscienza e la prassi liberaldemocratica sono, infatti, per una rigorosa distinzione dei ruoli. a questo punto che dire della sua decisione di affidarsi ai lavori di una commissione di esperti da lei stesso designati? possibile che non la sfiori il sospetto che questa procedura sia molto poco liberaldemocratica e possa, più in generale, gettare un' ombra sul modo con il quale intende affrontare le più delicate questioni istituzionali quali quelle connesse all' equilibrio e alla separazione dei poteri ? lei ha chiesto di essere giudicato dai fatti e non in base ai pregiudizi. ma che lei non abbia operato tempestivamente ed energicamente in direzione di una separazione netta tra interessi privati e potere pubblico è un fatto e non le sarà sfuggito che tali osservazioni non sono state avanzate soltanto dall' opposizione. è del tutto sensato affermare che un imprenditore detiene gli stessi diritti politici di ogni altro cittadino, tuttavia mi pare che le sfuggano i doveri che l' etica pubblica assegna ad un cittadino cui tocchi l' altissima responsabilità di guidare il Governo del paese. i suoi discorsi sono spesso una lunga presentazione personale agli italiani. ogni volta lei si presenta e dice in sostanza: buon giorno, sono il signor Berlusconi, sono un bravo imprenditore e quindi sarò un bravo politico e risolverò i vostri problemi. devo ammettere che è un discorso semplice e nella sua semplicità ha un suo fascino, almeno le prime volte. ma visto che lei è così abituato a dire pane al pane e vino al vino, a dileggiare i discorsi complicati della convegnistica di sinistra, che anche io non amo, perché mai nel suo discorso di presentazione alle Camere e nella sua replica di ieri sera al Senato, invece di fare tanti giri di parole non ha detto semplicemente: signori miei avete ragione, vendo la Fininvest, vendo i miei beni! non è una soluzione fuori dal mondo, dal momento che lei sa benissimo che esistono molti cittadini per i quali il diritto politico dell' esercizio di responsabilità pubbliche è sottoposto a vincoli di compatibilità, cioè a regole nelle quali prende corpo il principio basilare della separazione tra i ruoli ed i poteri e, in primo luogo, la distinzione di funzioni tra chi controlla e chi è controllato. da questo punto di vista ci consenta di dire che lei ha dato spazio, nella formazione del suo ministero, ad uomini che provengono dalla sua azienda, o che sono ad essa in vario modo legati, e ciò non ha nulla a che vedere con il precetto liberaldemocratico. tali osservazioni sono non già il prodotto di propagandistica malevolenza, come lei afferma, ma al contrario il risultato di una riflessione puntigliosa ed appassionata sui caratteri della nostra democrazia, sulla necessità di tutelarne lo sviluppo dentro un più alto quadro di riferimento e di garanzia. e sento che verremmo meno ad un nostro preciso dovere se non le presentassimo qui, per quello che sono in rapporto al suo Governo: una ragione robusta per dubitare della bontà di intenzioni che risultano evanescenti al paragone con i fatti. voglio solo avanzare alcune considerazioni sulle scelte programmatiche da lei accennate. non mi sfugge che il proposito di allargare la base produttiva e creare nuovi posti di lavoro sia da condividere. ma in che modo? al riguardo, come ricordava Bertinotti, le indicazioni fanno largamente difetto e non si può dire che aggiungano concretezza e nerbo alle proposte cosiddette dei cento giorni , alcune delle quali, del resto, fanno riferimento a realtà già in atto. vedete, onorevoli colleghi , anch' io — me lo consenta il presidente del Consiglio — ho un sogno, quello che l' onorevole Berlusconi la smetta di sognare e cominci a parlarci di politiche effettive. è toccato a me, mentre ci si cullava con il sogno del nuovo miracolo italiano, dire agli italiani la verità; è toccato a me, mentre si promettevano consistenti diminuzioni di tasse per tutti, ricordare la condizione tremenda dei conti dello Stato. è toccato a me ricordare che un milione di posti di lavoro non è un evento che si realizzi mediante un colpo di bacchetta magica , ma per il concorso di scelte energiche e di politiche rigorose ed incisive, di riforme e di sviluppo. certo, è più semplice promettere, far sognare, senza mettere in campo le difficoltà reali. questa, si badi, è una linea che può risultare immediatamente produttiva in termini propagandistici e, come si dice, di immagine, ma che poi vi si scarica contro in termini di capacità concreta di realizzazione. dico questo non per una pregiudiziale sfiducia nelle sue capacità personali, onorevole presidente del Consiglio , ma perché noto nella sua impostazione una sottovalutazione della crisi italiana e dei suoi caratteri. ribadisco che si tratta di una sottovalutazione pesante. se non si intende che in Italia le risorse private e pubbliche sono state fondamentalmente orientate verso l' investimento finanziario e le speculazioni, se non si intende che per anni sono stati sfavoriti gli investimenti produttivi che creano occupazione, se non si intende che tutto ciò ha portato alla svalutazione di settori strategici come l' innovazione, la ricerca, la formazione, allora non si capisce neppure il ruolo essenziale delle grandi politiche economiche , industriali, finanziarie, della politica delle infrastrutture ai fini della lotta alla disoccupazione e della creazione di nuove opportunità di lavoro. non solo. allora diventa inevitabile smarrire il senso della questione meridionale come la principale questione nazionale su cui si sono cimentate le classi dirigenti , dalla fondazione di questo nostro paese e di questo Stato; o affrontare il problema delle privatizzazioni in modo frettoloso e disorganico, fuori dall' impostazione di un nuovo rapporto tra privato e pubblico. noi abbiamo dunque constatato un forte deficit di concretezza nell' impostazione programmatica e francamente non crediamo che ciò dipenda, come lei ha detto nella sua replica al Senato, dal fatto che il Governo ha scelto di privilegiare l' enunciazione degli indirizzi generali anziché l' arido elenco dei provvedimenti da prendere. non crediamo che l' alternativa sia tra il momento enunciativo e quello analitico, né che all' opposizione tocchi il rilievo puntiglioso e magari astioso di qualunque proposizione formulata dal Governo. non è questa la nostra concezione del rapporto tra Governo ed opposizione. più semplicemente, noi crediamo che tra i due estremi — indirizzi generali fino alla vaghezza ed elencazione dei provvedimenti come in una lista della lavanderia — vi sia una giusta via di mezzo, quella di definire politiche e linee di intervento concrete e credibili. mi limito a constatare che tali linee mancavano nella esposizione iniziale e non sono presenti, nonostante le dichiarazioni di intenti, neppure nella replica di ieri. al contrario, nella sua replica, signor presidente del Consiglio , ho colto una certa visione delle cose, un mix tra populismo, nazionalismo e liberismo che mi ha fatto riflettere. francamente, non so dove possa portare questa miscela, se rischi di aprire la strada ad un regime potenzialmente autoritario oppure, come pare sostenere il sociologo Alain Touraine, favorisca il neothatcherismo, i cui punti centrali sono la distruzione del welfare state ed il liberismo di una borghesia senza freni. quello che mi sembra abbastanza chiaro è che la visione che ci ha presentato avrà un prezzo molto elevato per i più disagiati: in termini di salario, soprattutto per le categorie meno qualificate e per i poveri, che in Italia sono oltre otto milioni; in termini di servizi sociali e di redistribuzione del reddito; in termini di diritti di cittadinanza sociale. certamente aumenteranno le ineguaglianze e le emarginazioni. ecco perché confermo quanto ho già avuto modo di dire sui caratteri della nostra opposizione e sui livelli della nostra iniziativa strategica. un' opposizione, in primo luogo, forte, tempestiva, incalzante, rigorosa sul terreno dei programmi. i nostri gruppi parlamentari dovranno operare nel complesso della loro attività come un governo ombra e quindi dovranno individuare i punti, gli obiettivi concreti, le linee fondamentali di un' opposizione di programma da presentare nei termini più semplici, più popolari e più netti possibili al paese e al Parlamento. in questo senso ci siamo già mossi e desidero qui ricordare l' iniziativa che abbiamo assunto nei giorni scorsi a Piana degli Albanesi , promuovendo una calorosa ed impegnativa manifestazione contro la mafia a fianco dei sindaci e degli amministratori comunali colpiti da una campagna criminale di attentati, di odio e di intimidazione. ho apprezzato l' iniziativa e anche le parole del ministro dell'Interno , ma desidero dirgli che anche questa notte vi sono stati nuovi attentati contro esponenti progressisti; in particolare, contro un nostro vecchio compagno, Giuseppe Italiano , che fu alla testa delle lotte per la terra. occorre dunque intensificare subito l' iniziativa. non vorremmo che lì sulla terra di Portella della Ginestra una nuova mafia pensi, come avvenne nel 1949, di rinegoziare il rapporto con la classe dirigente italiana. lei, onorevole presidente del Consiglio , ha richiamato il carattere di legislatura della sua maggioranza e in questo quadro si è lasciato andare ad alcune considerazioni sul gioco delle parti tra maggioranza e opposizione. desidero però dirle che non si tratta di questo. noi siamo contrari ai pasticci e il senatore Petruccioli non ha proposto alcuna nuova maggioranza. spetta a voi governare: su questo siamo d' accordo. noi ci siamo battuti con coerenza per l' istituzione di una democrazia dell' alternanza a sistema maggioritario . siamo costretti a constatare che ci troviamo ancora di fronte ad una realizzazione assai approssimativa di quel modello. mettiamo infatti in discussione l' assunto dal quale lei prende le mosse, ossia che la coalizione che lei dirige si sia mossa in piena coerenza con il sistema delle alternanze programmatiche. lei ha compiuto in realtà con Forza Italia un' operazione politica, si è posto al centro tra due destre, l' una e l' altra per vari motivi impotenti a definirsi come forza di Governo in un sistema tendenzialmente bipolare, ed è riuscito — con una capacità politica di cui le va dato atto — a costruire con la Lega e con Alleanza Nazionale una coalizione in grado di imporsi nella competizione elettorale. tale coalizione non ha tuttavia risolto — anzi ha mantenuto al proprio interno — profonde contraddizioni programmatiche e strategiche che lei si è sforzato di superare in modo retorico. e dicendo « retorico » intendo riferirmi, senza alcuna intenzione spregiativa, alla strategia degli artifici verbali che mascherano le contraddizioni ma non incidono sulla loro sostanza. vi sono punti rilevantissimi del programma che ne hanno esempio, della riforma dello Stato e del ruolo specifico che in questo quadro è toccato al federalismo, da lei declassato a poco più che oggetto di dibattito seminariale. al punto che il senatore Miglio è stato costretto ad assimilare in modo pittoresco il proprio voto a favore del Governo all' ingestione di un bicchiere di olio di ricino . ma questo riguarderà tuttalpiù il sistema di coerenza del professor Miglio. preoccupa invece tutti che un capitolo così rilevante della riforma dello Stato, come quello del federalismo venga lasciato a mezz' aria in una sostanziale indistinzione di propositi e di scenari, anziché essere affrontato con la consapevolezza che esso può divenire lo strumento più significativo per rinnovare il patto di unità e solidarietà nazionale tra i cittadini. più ancora preoccupa la facilità con la quale le forze che compongono la coalizione di Governo scaricano con non pregevole disinvoltura obiettivi strategici. certo, tutto si può dire, in un caso come questo, tranne che il collante dell' alleanza siano i programmi; ma allora il mastice vero quale sarà? la spartizione dei poteri pubblici? sarebbe una ben misera fine per chi si è presentato come profeta del nuovo, come campione della lotta contro la degenerazione partitocratica e spartitoria! lei tuttavia, onorevole presidente del Consiglio , ribadisce la validità di tutti gli obiettivi programmatici enunciati nel corso della campagna elettorale , anche se è forte l' impressione che tali obiettivi siano piuttosto il segno di una sua scelta personale che non di uno stabile accordo di coalizione. per esempio, sulla incompatibilità tra proprietà di un' impresa economica e la sua funzione di presidente del Consiglio lei si trova in contrasto non solo con noi ma anche con settori della sua stessa maggioranza. voglio tornare ancora una volta sulla famosa questione del milione di posti di lavoro che lei ha confermato nella sua replica al Senato con qualche particolare in più perché ha detto che ci vorranno due anni, due anni e mezzo e così via . non vorrei che lei cadesse in un equivoco circa la nostra critica, anche se credo che dovrebbe apprezzare il fatto che non abbiamo affermato, secondo un canone tradizionale dell' opposizione, che la proposta di Berlusconi è minimalista proponendo per parte nostra due milioni, due milioni e mezzo di posti di lavoro (per l' Italia sarebbe senz' altro meglio!). non l' abbiamo detto perché siamo seri. al tempo stesso , e sempre per ragioni di serietà, abbiamo dichiarato che la creazione di un milione di posti di lavoro impone politiche attive del lavoro in grande stile. ieri sera lei ha dato nuovamente un saggio del suo esuberante ottimismo affermando che è possibile garantire un milione di posti di lavoro in più. forse non ci siamo capiti: non affermiamo che sia impossibile ma insistiamo nel dire che ancora una volta lei non ci ha spiegato come ciò sia possibile. non siamo degli inguaribili piagnoni, siamo sicuramente partecipi di quello spirito ottimista al quale lei si riferisce così volentieri, ma siamo anche attenti e testardi nell' esigere indicazioni programmatiche nette e credibili. ci convince di più l' idea di un pubblico capace di creare lavoro, che è propria di uomini come Clinton, che non hanno certo bisogno di imparare dall' Italia il rispetto delle regole del mercato. non si preoccupi, dunque: l' opposizione vuole parlare al paese, vuole rispondere ai bisogni, alle speranze, alle legittime aspettative della gente. indicheremo politiche concrete per collegarci all' eventuale possibile ripresa economica internazionale, che non sarà solo compito suo promuovere, ma di una concertata politica europea . le ha parlato infine dell' opportunità di fissare regole liberali per il mercato, insomma della necessità di operare in un mercato regolato. prendiamo atto positivamente della prima sia pur vaga correzione di una visione liberista ed insieme selvaggia ed arcaica; ma certe cose, che come tante altre in momenti opportuni vengono dalla nostra scarsa immaginazione mutuate, le andiamo dicendo da tempo con estrema chiarezza. è solo un grossolano artificio polemico quello di presentarci come degli statalisti inveterati. e pensare che siete così indulgenti verso le mezze e contraddette svolte dell' estrema destra e così sordi e falsamente esigenti verso le reali e coraggiose innovazioni della sinistra! questo, devo ammetterlo, non è solo colpa vostra, è colpa anche di quanti pensano che in Italia, per non pagar dazio, solo a noi spetta il compito di fornire prove e di passare incessanti esami. e poi si lamentano che vince la destra! eppure abbiamo parlato chiaro. la vera innovazione non è il passaggio dallo statalismo al liberismo. questa impostazione è in se stessa ideologica, astratta e inefficace. e non si tratta di aggiungere all' ultimo momento la parola solidarietà. la invito ancora una volta a guardarsi dalle soluzioni retorico-propagandistiche. il punto vero è la riforma del pubblico e quella del privato nel contesto di un nuovo rapporto tra Stato e mercato, nel quale giochi il suo ruolo propulsivo un pubblico variamente articolato, capace di fornire risorse e progetti a tutti i soggetti che si muovono sul mercato, capace cioè di liberare tutte le energie vitali della nostra società. si tratta, come è evidente, di una questione programmatica essenziale. da questo punto di vista colpisce che nelle due esposizioni del presidente del Consiglio non vi sia nulla di corposo che concerne lo Stato, la riforma della Pubblica Amministrazione , la nuova articolazione dei poteri, e nulla che concerne il privato, in particolare nel settore della legislazione antitrust che pure è un banco di prova di tutte le moderne democrazie. si tratta di una carenza imperdonabile. e dal canto nostro vorremmo intanto proporre, per quel che riguarda il settore delle informazioni, il superamento dei due monopoli, quello pubblico e quello privato. è una innovazione di straordinaria portata sotto il profilo dei rapporti tra Stato e mercato, ma anche sotto quello delicatissimo dell' equilibrio dei poteri e della stessa configurazione istituzionale complessiva del paese. e vorrei dire inoltre al presidente del Consiglio che nella sua replica ci sono state alcune battute che non ho apprezzato e che mi paiono francamente collocarsi oltre i confini di una polemica politica anche aspra e tuttavia corretta. lei non si può permettere certe forme di arroganza che rivelano una scarsa attitudine all' ironia. spero che lei intenda, onorevole Berlusconi, che definire « stucchevole » il richiamo doveroso di Trentin ad un' analisi seria della crisi italiana, per capire un po' meglio dove vadano messe le mani, non è il modo migliore per avviare una franca e leale collaborazione con le forze sociali . non si tratta così un valoroso e rispettato dirigente sindacale, e questo non è il linguaggio che deve tenere il presidente del Consiglio ! lei non ignora, signor presidente del Consiglio , che non è sempre stata pratica di Governo quella delle analisi serie, mentre si sono avute fin troppe decisioni frettolose, discutibili, motivate da convenienze di parte, da interessi clientelari, dall' azione di poderosi e incontrollati gruppi di pressione . infine, sempre a proposito di inutile arroganza, lei ha voluto rimproverare alla sinistra progressista mancanza di fantasia e innovazione politica. vorrei chiederle dov' era quando noi ponevamo al paese il problema di un rinnovamento radicale del sistema politico italiano. purtroppo, lo sappiamo da che parte stava! ora ho trovato anche nei suoi discorsi — e me ne rallegro — parole, formule, categorie politiche, come quelle ad esempio attinenti alla polemica sul consociativismo e alla dinamica dell' alternanza, che non avrebbero cittadinanza nel dibattito politico italiano se la sinistra, se i progressisti, se il Pds non avessero messo a disposizione del paese fantasia e capacità di innovazione politica. a ciascuno il suo, dunque, senza infingimenti o polemiche pretestuose. ecco, sento il dovere di dire che noi non rinunciamo a quel secondo livello di opposizione che ho definito di garanzia democratica. tengo a ripetere che ciò non riguarda il diritto e dovere della destra a governare, ma qualcosa di più profondo: il terreno delle pari opportunità per tutti i cittadini, il terreno di una moderna, aggiornata rivisitazione delle libertà politiche e civili di tutti. non temiamo certo la riedizione del vecchio fascismo, ma consideriamo radicalmente insufficiente che di fronte alla concentrazione abnorme di poteri nella sua figura lei si ostini e si limiti a ripetere che la distinzione dei due ruoli è sotto gli occhi di tutti, rinviando infine al tribunale del buon senso . in una società democratica il problema è proprio quello di non lasciar dirimere al buon senso le questioni di equilibrio dei poteri, ma di affidarle ad un sistema di garanzie universalmente valido e condiviso. e voglio fare un esempio di attualità che riguarda il terreno della comunicazione politica, alla vigilia delle prossime elezioni europee . richiamo dunque alla sua attenzione il fatto che il movimento politico che ha espresso il presidente del Consiglio investe circa cinque miliardi di lire in spot elettorali trasmessi dalle reti televisive di proprietà del cittadino imprenditore che è divenuto presidente del Consiglio . in uno dei suoi ruoli l' onorevole Berlusconi utilizza cioè le sue televisioni per la promozione esclusiva delle sue liste e dei suoi candidati, sapendo benissimo che nessun altro soggetto possiede le risorse necessarie per realizzare operazioni analoghe. e tutto ciò mentre in Parlamento il presidente del Consiglio garantisce sulla netta separazione di ruoli e di interessi tra l' imprenditore ed il politico. io non ho motivo di dubitare della sua schiettezza nell' enunciazione di tale proposito, ma l' anomalia di questa situazione non può essere sanata sulla base della semplice schiettezza di propositi. noi poniamo un problema serio e grave, di qualità della nostra democrazia, e lo poniamo come progressisti a tutto il paese. non è tollerabile che la sensibilità democratica dei cittadini venga offesa, neutralizzata ed addormentata. se cedessimo su questo terreno, ci assumeremmo la responsabilità di avallare una nuova e perversa Costituzione materiale. ecco il compito decisivo che sta di fronte a noi. la sinistra c' è, non si è piegata e parla il linguaggio della verità, della dignità e della democrazia. ha fatto male i suoi calcoli chi pensava di averci chiuso in un recinto! signor presidente del Consiglio , il suo Governo ha avuto ieri la maggioranza al Senato della Repubblica per due voti, un risultato che conferma quel che a suo tempo portò sostanzialmente all' elezione del presidente del Senato . una maggioranza è una maggioranza, è innegabile, ma è anche giusto rilevare che due voti sono due voti e che quindi la destra governa con una maggioranza esile, rispondente al fatto che nel paese circa il 60 per cento degli italiani non ha dato il suo voto alla destra. tale risultato, che del resto ci attendevamo, conferma dunque che la sinistra ed i progressisti sono una forza vitale e radicata nel paese, una forza seria e in grado di preparare l' alternativa, nonostante l' agitazione di qualche profeta di sventure. non solo. va apprezzata la posizione ferma assunta dal Partito Popolare , la sua compattezza, che non è stata scalfita in grande parte. riconfermiamo, nello stesso tempo, il nostro pieno rispetto per l' autonomia e l' identità dei popolari. dopo il risicato voto di ieri al Senato, onorevole Berlusconi, lei può sperare in una sola cosa, che in questo paese vi sia una sinistra cieca ed ottusa che non sa guardare oltre i suoi confini. ebbene, se questa è la sua speranza, si sbaglia, fa male i suoi calcoli. lei ha capito che i progressisti si erano organizzati per primi di fronte alla crisi del vecchio sistema vincendo così la battaglia dei sindaci; per questo è sceso in campo. a nostra volta, noi abbiamo capito la lezione che è venuta dalla sua risposta. non ci lasceremo, dunque, rinchiudere in un piccolo ed invalicabile recinto; non rinunceremo a rappresentare, come qualcuno vuole, le ragioni della sinistra e dei progressisti; sapremo pertanto guidare, anche attraverso una ricerca collettiva, l' innovazione necessaria nel nuovo ciclo politico, nella nuova fase politica. la sinistra non può essere bandita da questo paese né per l' azione della destra né per una sorta di volontà di suicidio, ma le ragioni di una sinistra moderna, alternativa, di Governo sono oggi le ragioni più ampie di una più avanzata esperienza democratica, di una democrazia che non si limita a difendersi ma si rinnova e si trasforma coraggiosamente sul terreno politico e su quello istituzionale. così, guardando avanti e sfidandovi sul terreno dell' innovazione, prepareremo la rivincita. sono sicuro che voi, con le vostre insanabili contraddizioni, ci darete una mano. esiste oggi un' opposizione nuova, democratica, capace di iniziative efficaci ed incisive, soprattutto in tema di garanzie democratiche ed istituzionali; un' opposizione capace di dare battaglia in Parlamento e nel paese. noi vogliamo dunque lavorare seriamente a costruire una prospettiva nuova per il paese. sappiamo di poter contare su una grande maggioranza potenziale. avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza, di tutta la nostra passione, di tutto il nostro rigore, ma riusciremo — ne sono sicuro — a dare slancio ad una nuova e grande alleanza di forze democratiche e progressiste, a ridare all' Italia speranza, sicurezza e prestigio. e nel dire che noi lavoreremo per quest' alleanza più ampia con la stessa passione con la quale i popolari affermano la dignità della propria autonomia e della propria posizione, affermiamo anche che ciò è possibile se si comincia a rispettare in questo paese, come avviene in tutta Europa, la dignità dell' esistenza di una sinistra democratica ed avanzata, che non solo non va abolita, ma che vuole e vorrà sempre più rappresentare gli interessi fondamentali dei lavoratori italiani in un contesto più ampio di collocazione democratica e avanzata del nostro paese.