Emma BONINO - Deputato Opposizione
XII Legislatura - Assemblea n. 38 - seduta del 20-07-1994
Abolizione pena di morte
1994 - Governo I Berlusconi - Legislatura n. 12 - Seduta n. 38
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , colleghe e colleghi, signor rappresentante del Governo, presentare una mozione di indirizzo vincolante per il Governo su questa materia e per l' istituzione di un tribunale internazionale permanente per i crimini contro l' umanità può apparire... signor presidente , se riuscissi a non urlare illustrerei la mia mozione molto volentieri... grazie, presidente. il tema dell' abolizione della pena di morte sicuramente non appassiona il nostro paese, non foss' altro perché, fortunatamente, tale pena non esiste più nel nostro codice. unica eccezione, il codice penale militare: ma già nella scorsa legislatura la Camera si è pronunciata all' unanimità a favore dell' abrogazione della pena di morte anche dal codice militare; l' iniziativa non è stata portata a termine soltanto a causa della conclusione della legislatura e tuttavia oggi si trova all' esame del Senato: io mi auguro che il problema possa essere risolto nel più breve tempo possibile, poiché questo ci darebbe la possibilità di ratificare il secondo protocollo aggiuntivo al patto sui diritti umani . come dicevo, il tema probabilmente appassiona poco i cittadini italiani, perché fortunatamente la sanzione della pena di morte nel nostro ordinamento non esiste più. proprio per questo motivo, però, credo sia importante un dibattito per dare un indirizzo al Governo affinché il problema venga portato all' attenzione dei fori internazionali, in primo luogo dell' Assemblea generale delle Nazioni Unite e, per altri versi, dello stesso Consiglio di sicurezza . infatti è necessario che un dibattito sulla civiltà giuridica, sui diritti, sulle libertà fondamentali e su beni come la vita (a nostro avviso indisponibili, anche a fronte di un' eventuale maggioranza del 98 per cento di qualunque popolazione) abbia piena cittadinanza all' interno dei fori internazionali, preposti allo studio ed all' applicazione delle regole del diritto che debbono governare i rapporti fra Stati. noi firmatari della mozione (siamo più di cento, appartenenti a tutti i gruppi politici ), in sostanza, siamo per l' affermazione di un nuovo diritto civile : il diritto a non essere uccisi neppure in forza di legge, neppure in presenza di un processo giusto. certamente il dibattito tra abolizionisti e non abolizionisti non è nuovo. signor rappresentante del Governo, se ci limitassimo a considerare i numeri la battaglia sarebbe già persa; lei sa meglio di me che nell' ambito dell' Assemblea generale su 183 paesi che fanno parte della Società delle Nazioni in ben 132 è ancora presente nel codice questo istituto. tuttavia, proprio perché credo che la civiltà giuridica non debba arrendersi alla forza né ai numeri, ma debba far perno sulla ragione, intendiamo prospettare al Governo un indirizzo vincolante in questo senso. a sostegno della nostra tesi chiedo fin da ora alla Presidenza di autorizzare la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna di un dossier, che abbiamo appena compilato — credo sia davvero il primo a livello internazionale — , contenente un' analisi delle esecuzioni capitali, sommarie o non sommarie, nei vari Stati del mondo. le assicuro, signor sottosegretario, che le cifre sono terrificanti; mi riferisco soprattutto alle esecuzioni sommarie, in particolare in presenza di colpi di Stato o di guerre civili. nasce da qui la seconda richiesta della mozione: chiediamo che il Consiglio di sicurezza , organismo con poteri vincolanti, qualora verifichi la sussistenza delle condizioni, ovvero che le esecuzioni sommarie in caso di guerre civili o di colpi di Stato sono una minaccia alla pace, oltre a ricorrere a tutti gli altri mezzi di cui dispone a tutela dei diritti umani , individuali e collettivi, sanzioni tali esecuzioni e indichi una moratoria per lo meno di qualche anno. non sfuggirà, infatti, ad alcuno che in caso di colpi di Stato o di guerre civili le esecuzioni avvengono senza alcun elemento di tutela e difesa dell' imputato. l' associazione che ha realizzato il dossier non a caso è denominata « nessuno tocchi Caino » . infatti non discutiamo di pene di morte per innocenti o colpevoli privilegiando gli uni o gli altri, ma di un diritto, di un valore inalienabile e indisponibile da parte della maggioranza, come ho accennato fosse pure una maggioranza del 100%. esistono valori intoccabili e indisponibili, tanto più per uno Stato. non a caso l' omicida, chi toglie la vita è un criminale; vorremmo che l' Assemblea generale delle Nazioni Unite stabilisse che lo Stato non può scendere allo stesso livello di criminalità dell' omicida stesso. lo Stato non è vendicativo, non deve attuare una vendetta; lo Stato, l' organizzazione civile dei cittadini è giustizia, legalità, diritto, non vendetta, ripeto. tanto più che, come oggi è dimostrato, l' istituzione e l' applicazione della pena di morte non ha alcun valore di deterrenza. proprio nei paesi in cui è essa prevista e applicata, infatti, spesso la violenza non è più sotto controllo. sempre in riferimento ai rapporti tra Stati e alle regole che devono governarli, si impegna il Governo ad attivare tutte le iniziative possibili per l' istituzione di un tribunale penale permanente che sappia individuare e sanzionare coloro che violino convenzioni sui diritti umani che tutti gli Stati hanno firmato, a cominciare dalla Convenzione di Ginevra del 1949. onorevoli colleghi , signor sottosegretario, tutti sappiamo bene, rincorrendo la stampa un genocidio dietro l' altro, quanto sia grande la frustrazione di coloro che sono impegnati a difesa dei diritti umani e civili non nel comizio della domenica mattina, ma come costante della loro iniziativa politica. tutti noi — credo — di volta in volta riceviamo rappresentanti del Kurdistan, del Tibet, del Ruanda, dell' ex Jugoslavia, dello Yemen e via dicendo. tutti, quindi, conosciamo la frustrazione di non avere avuto e di non disporre attualmente di un referente cui denunciare i vari dossier che pure l' Alto commissariato per i diritti umani , che ha sede a Ginevra, raccoglie, ma che vanno a finire nella sua biblioteca, perché a tutt' oggi la comunità internazionale non si è dotata di un' istituzione giurisdizionale in grado di far rispettare le convenzioni che sono state sottoscritte, sanzionando chi le violi. l' istituzione di un tribunale ad hoc per i crimini nell' ex Jugoslavia — stabilita, tra l' altro, dal capitolo 7 della Carta delle nazioni, come deterrente nelle situazioni di conflitto — è stata sicuramente un passo avanti. non a caso, però, per quel tribunale abbiamo tanto combattuto affinché fosse veramente in grado di funzionare (è di pochi giorni fa la nomina del Pubblico ministero ) e diamo atto al governo italiano di essersi attivato anche nell' ambito del G7 per superare le ultime resistenze e gli ultimi veti posti da alcune superpotenze per la designazione di tale figura istituzionale, senza la quale il presidente del tribunale ad hoc , Cassese, non avrebbe avuto potestà di iniziativa giuridica e penale. tutti, oggi, attendiamo le prime sedute del tribunale a partire da settembre. è indubbio, signor sottosegretario, che non sarebbero pensabili rapporti internazionali basati su decine di tribunali ad hoc . non è infatti possibile disporre di tribunali specifici per i feroci crimini nell' ex Jugoslavia, in Ruanda e per il prossimo genocidio, perpetrato chissà dove. pertanto, l' istituzione di un tribunale permanente — che è da dieci anni allo studio dell' International law Commission , che proprio venerdì scorso ne ha ultimato lo statuto — è diventata oggi urgente e necessaria. impegniamo dunque il governo italiano ad assumere tutte le opportune iniziative diplomatiche e politiche, anche bilaterali, affinché la 49° sessione dell' Onu, che si riunisce in questi giorni e a settembre con all' ordine del giorno lo statuto, varato a Ginevra, di un tribunale permanente, lo approvi con celerità ed avvii la definizione di convenzioni e trattati istitutivi. forse questa sarà la vera svolta dell' Organizzazione delle Nazioni Unite , che nel 1995 celebrerà il suo 50° anniversario. tutto il mondo si prepara a celebrare tale evento; ma credo sia importante che l' anniversario segni una svolta proprio con la stipula di convenzioni sulla materia di cui stiamo parlando. signor sottosegretario, onorevoli colleghi , ritengo che nel nuovo ordine internazionale — e non mi piace chiamarlo in questo modo — che ha sostituito o cerca di sostituire il disordine o l' ordine di Jalta, l' unica strada che possiamo perseguire sia quella del nuovo diritto internazionale . non conosciamo pace, non conosco ordine, non conosco ordine internazionale senza giustizia e senza regole. è come se noi approvassimo leggi che disciplinano la convivenza civile a livello nazionale senza prevedere sanzioni e organi giurisdizionali, in assenza di tribunali, polizia, carceri o comunque di strumenti preventivi e sanzionatoli. questo è il problema vero dei rapporti internazionali. vi sarebbe un' alternativa: la legge della giungla e dei rapporti di forza. oggi ci troviamo di fronte ad una tale divaricazione; tutti gli osservatori internazionali e le classi politiche dei vari paesi hanno preso atto della caduta del muro di Berlino , ma — temo — non se ne sono tratte le dovute conseguenze. mi chiedo quale ordine possa essere sostituito a quello di Jalta — i giudizi su quel periodo li affido ad altre sedi, il mio è noto — , cosa possiamo avere l' ambizione di sostituire a quell' ordine, si fa per dire, del mondo. non abbiamo alternativa, se non la strada tutta in salita — è vero — del diritto e della regola per tutti. l' unica altra possibilità — ripeto — è la legge della giungla , della forza, degli interventi sporadici a seconda delle convenienze, anche economiche, da parte delle superpotenze: il che tutto è tranne regola, pace e giustizia. noi abbiamo difeso tutto ciò in termini di diritto nel nostro paese siamo convinti che ogni altra scorciatoia a livello nazionale ci porterà solo alla mancanza di qualsiasi capacità di previsione, di ogni strumento di deterrenza, e ad inseguire invece genocidi nella frustrazione generale, tra sensi di colpa molto spesso a buon mercato, ma senza capacità di intervento. proprio per questo riteniamo tutti che l' istituzione di un tribunale internazionale permanente possa essere non lo strumento decisivo — non siamo così ingenui — , ma certamente la pietra miliare di una svolta nei futuri rapporti internazionali. non è pensabile che la Società delle Nazioni , così come una società di individui, sia priva di regole, di leggi e di strumenti per applicarle. questo, in sostanza, è il senso della mozione. ho accennato all' inizio del mio intervento ad un secondo problema. certo, se per quanto riguarda, per esempio, l' affermazione del diritto a non essere uccisi in forza di legge, la moratoria in caso di guerre civili (in particolare durante i colpi di Stato) e la moratoria delle sentenze capitali già erogate, badassimo ai numeri, questi ci darebbero torto. però, nell' ultimo anno si sono avute novità. il tribunale ad hoc contro i crimini nell' ex Jugoslavia, nello statuto votato all' unanimità dal Consiglio di sicurezza , ha escluso tassativamente la pena capitale. questo principio, in termini di verticalizzazione del diritto, è una pietra miliare . il tribunale ad hoc , così concepito, è stato votato all' unanimità da potenze che fanno parte del Consiglio di sicurezza — penso agli USA e, in particolare, alla Cina — che pure, nel loro ordinamento, conservano la pena di morte . questa è la prima contraddizione — a nostro avviso positiva — che si apre nel dibattito internazionale. il ministro della Giustizia degli USA si trova certo in una situazione di disagio quando, di fronte a crimini enormi quale il genocidio, il suo paese vota nell' ambito del Consiglio di sicurezza per l' inapplicabilità della pena di morte , pur mantenendola nel proprio ordinamento, magari a carico di donne incinte, di minori o di handicappati mentali e, comunque, per reati che ovviamente sono tutti vergognosi, ma certamente meno gravi. al governo italiano chiediamo una iniziativa politica, non una registrazione del dato oggettivo che faccia perno anche sui successi che abbiamo ottenuto, sul fatto che lo statuto del tribunale permanente vieta, a sua volta, la pena capitale come sanzione per la violazione delle convenzioni. ci auguriamo che questa iniziativa diventi una bandiera del nostro Governo in ambito internazionale e che i principi del diritto e della regola siano quelli cui si ispira l' Esecutivo nella quotidianità dei rapporti internazionali, soprattutto con le Nazioni Unite . concludo, presidente, ribadendo la richiesta che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna del documento — che ho in precedenza ricordato — relativo alle condanne capitali eseguite in vari Stati del mondo.