Massimo D'ALEMA - Deputato Opposizione
XII Legislatura - Assemblea n. 310 - seduta del 10-01-1996
Ratifica ed esecuzione del Trattato del Nord Atlantico, firmato a Washington il 4 aprile 1951
1996 - Governo V De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 284
  • Comunicazioni del governo

signor presidente della Camera, colleghi deputati, signor presidente del Consiglio , vorrei innanzitutto, giacché non sappiamo come si concluderà il dibattito in corso , dall' esito incerto, approfittare della discussione odierna per rivolgere un ringraziamento al presidente del Consiglio per il lavoro che egli ha svolto in modo positivo nei confronti del paese in un periodo molto difficile; per la correttezza con la quale ha operato pur nella circostanza, senza dubbio eccezionale ed anomala, di un Governo tecnico ; per aver fronteggiato il rischio di una crisi finanziaria e aver ricostruito il prestigio ed una tenuta del nostro paese e della nostra moneta; per aver favorito la ripresa economica . ho sentito venire anche da parti che hanno contrastato l' attuale Governo il riconoscimento che il suo Governo, dottor Dini, ha ben meritato. se lo dicono quanti hanno sistematicamente votato contro e vi hanno negato la fiducia più volte, credo che ella immaginerà quanto ciò possa far piacere a chi, non per interesse di partito ma per senso di responsabilità e spirito di servizio di fronte al paese, ha sostenuto il suo Governo, la legge finanziaria , la riforma delle pensioni , le manovre, le scelte anche più dure e impopolari: questa è la sinistra italiana, altro che interessi di partito, onorevole Berlusconi! non è vero, come taluno dice, che il paese ha retto ed è andato avanti malgrado la politica. certo, sarebbe del tutto sbagliato negare la crisi e le difficoltà gravi di un sistema politico che vive un periodo di transizione ormai troppo lungo. ma c' è differenza tra chi, nel vivo di queste difficoltà, ha guardato agli interessi propri, ha giocato allo sfascio e chi si è fatto carico di assicurare, nelle condizioni possibili, rigore e governabilità. questa differenza fa appunto la differenza fra lo schieramento democratico del centrosinistra e le altre forze politiche . essendo il più grande Partito Popolare del nostro paese, sentiamo ogni giorno il peso dei grandissimi problemi irrisolti dell' Italia. guardiamo al dramma della disoccupazione, tanto più angoscioso perché coinvolge così largamente una parte del paese, il sud, perché colpisce ragazze e ragazzi che spesso hanno studiato e perché essa si mantiene e si estende a fronte di una crescita economica e produttiva e di un aumento della ricchezza. è del tutto evidente — ha ragione Bertinotti, ma è buffo che ne faccia carico al Governo — che si è spezzato quel rapporto fra crescita e occupazione che aveva caratterizzato positivamente per molti anni il mondo industriale più avanzato e più sviluppato. è un problema che riguarda tutte le società e che si manifesta in modo acuto nel nostro paese, intrecciandosi drammaticamente con una rinnovata questione meridionale . ma pesa anche, e di nuovo, un' esigenza di giustizia sociale . non tutti hanno pagato allo stesso modo l' avvio di un processo di risanamento e di rigore e non tanto perché il Governo sia stato mosso da una volontà di iniquità sociale, ma perché la stessa inefficienza della macchina pubblica, l' insanabile piaga dell' evasione fiscale , fa sì che paghino di più quelli che vivono di salari e di stipendi fissi rispetto ad altri cittadini; che paghino di più quei ceti popolari più poveri, per i quali l' inefficienza della Pubblica Amministrazione molto spesso significa privazione di diritti essenziali — alla salute, alla sicurezza — che altri può garantirsi diversamente. è del tutto evidente che per affrontare queste grandi questioni — ho fatto solo un accenno — occorre un' azione politica incisiva, di forte respiro e che queste questioni si pongono al di là dell' orizzonte possibile di un Governo tecnico , di un Governo di servizio, inevitabilmente limitato nel tempo e nelle possibilità. queste questioni rimandano alla necessità di profonde riforme economiche e sociali, alla formazione di una maggioranza di Governo che sia espressione di quel mondo del lavoro , dell' impresa, dell' intellettualità alla quale noi lavoriamo per offrire al paese la possibilità di una sinistra di Governo, mai avuta per l' Italia. è del tutto evidente che dare risposta a questi problemi comporta la politica, perché i meccanismi spontanei del mercato non sono in grado di dare risposte a questi problemi. è per questo, non per una fissazione politicista, che una grande forza di sinistra ritiene centrale per l' Italia una riforma delle istituzioni e dello Stato in grado di restituire efficacia all' azione politica e democratica, in grado di dare al nostro paese un sistema politico capace di decidere per migliorare la vita dei cittadini; capace di decidere e insieme di essere controllato democraticamente. noi siamo una forza di rinnovamento. credo che questa mattina abbiamo sentito nelle parole dell' onorevole Nilde Iotti una chiara piattaforma di rinnovamento, tanto più significativa perché viene da una persona che è testimone della storia della democrazia italiana; una chiara e seria, non propagandistica, prospettiva di rinnovamento. noi sentiamo — vorrei dirlo all' onorevole Casini — quanto acuto sia il problema di un paese che si è inoltrato nella democrazia del maggioritario e nella logica del bipolarismo senza un impianto costituzionale che lo metta in grado di far vivere questa democrazia dell' alternanza in un quadro di certezze e di garanzie e senza aver regolato questioni come quelle del sistema dell' informazione e del conflitto di interessi , non meno importanti, a mio giudizio, ai fini di una democrazia moderna, delle grandi scelte costituzionali. è per questo che noi ci siamo impegnati nel corso di questa legislatura per sollecitare e chiedere un impegno per le riforme. abbiamo chiesto che ci fosse un Governo per le regole; abbiamo sollecitato un dialogo tra destra e sinistra che potesse rappresentare anche l' occasione di una legittimazione reciproca, vincendo pregiudizi e motivi di conflitto, attirandoci l' accusa di essere stolti « buonisti » , chiamando a discutere avversari che non volevamo e non vogliamo demonizzare, ma che intendiamo riconoscere come antagonisti nel quadro di una rinnovata democrazia. non da noi è venuto l' impedimento a che si avviasse una fase costituente, ma da chi anziché comprendere che la crisi del Governo Berlusconi era una manifestazione clamorosa della fragilità del nuovo impianto del maggioritario all' italiana ne ha fatto un motivo di rancore per una sorta di tradimento e per un anno ha inchiodato il paese nella richiesta convulsa e confusa di un voto riparatore; salvo scoprire oggi (un anno dopo) che forse quelle elezioni non saranno risolutive e che sarebbe meglio avviare una fase costituente. ho sentito un discorso contro le elezioni da parte dell' onorevole Casini che era una lezione a noi! e allora mi si lasci dire, cari amici, che chi scopre oggi la necessità di un confronto costituente deve dare atto a chi lo propone da un anno e mezzo di non avere chiesto il voto riparatore! ma mi fermo qui, perché non voglio polemizzare; non credo infatti sia utile in questo momento della vita del nostro paese una polemica retrospettiva. e devo dire sinceramente che preferisco il Berlusconi che cerca il dialogo al Berlusconi che vuole lo scontro, perché sono convinto che tutti noi siamo chiamati alla difficile sfida di conciliare quell' inevitabile, limpido confronto di principi, di idee, di programmi che deve caratterizzare una democrazia dell' alternanza con la ricerca di un' intesa sulle regole e sull' architettura costituzionale del paese. siamo chiamati a questo difficile compito di costruire una concordia discors tra di noi, un conflitto regolato, che non sia né consociativismo né rissa. ci sarà una via di mezzo fra questi due estremi! per questo abbiamo riproposto e riproponiamo una visione riformatrice che guarda all' Europa e che ritiene la cosiddetta forma di governo del Primo Ministro , del premier, la forma preferibile per il nostro paese, consentendo ai cittadini, con il voto, la scelta contestuale di una maggioranza e di un capo di governo , come avviene senza presidenzialismo nelle maggiori democrazie europee. vorrei rispondere all' onorevole Segni dicendo che l' espressione « elezione diretta del capo del governo » mi appare vaga, perché essa può inclinare verso il presidenzialismo (in America c' è un forma di elezione diretta del capo del governo ), o verso la forma del Governo del Primo Ministro , come avviene in paesi europei nei quali, quando si va a votare, si sceglie anche il capo del governo come capo di una maggioranza parlamentare . noi preferiamo questa seconda forma, perché come ha detto questa mattina in modo mirabile l' onorevole Nilde Iotti se si spezza il legame di responsabilità e di fiducia tra Parlamento e Governo si hanno governi più deboli e non più forti, onorevole Segni. siamo vicini, siamo lontani, non lo so! bisognerebbe discuterne, ma con serietà, senza propaganda. mi permetto di dire all' onorevole Fini — non per polemica — che un grande leader in questo momento non fa propaganda; ed è propaganda dire di voler fare una sola riforma per quanto riguarda l' elezione diretta del capo del governo perché ciò cambia tutto! cambia l' impianto costituzionale, perché non si tratta di una sola riforma... bisogna farne tante per dare un senso. e allora lasciamo da parte la propaganda! una riforma complessiva è possibile a partire da una scelta che non è né quella della difesa del parlamentarismo classico, né quella presidenzialista; un compromesso: sulle regole si ricercano dei compromessi. e occorre legare questo mutamento della forma di governo al doppio turno , che a me sembra in qualche modo necessario proprio per dare una forte legittimazione democratica — non minoranza — ad un premier così forte. occorre legare questo ad una riforma federalista ; l' onorevole Bossi afferma che in Parlamento non la si può fare, io penso che si possa fare. la sinistra che noi rappresentiamo vuole il federalismo e mi permetto di dire che il federalismo è più danneggiato dai proclami secessionisti dell' onorevole Bossi che dalla sinistra italiana. non torno sulle questioni, pure così importanti, del superamento del bicameralismo perfetto e della riduzione del numero dei parlamentari, né sulle altre questioni che in modo assai approfondito e serio ha proposto in quest' Aula l' onorevole Iotti. come vedete, è difficile dire, oggi, se siamo vicini o lontani o quanto possiamo avvicinarsi su questi punti. è difficile poterlo dire in una discussione di questo genere. di una cosa mi sento assolutamente tranquillo, avendo ascoltato il dibattito: se si apre una crisi di Governo , non si va alle riforme, si va alle elezioni. una crisi di Governo mette il paese, la politica e tutti noi di fronte ad una scelta molto netta: o il cosiddetto governissimo o le elezioni. ma senza un accordo sulle riforme da fare, un accordo preciso, chiaro, presentabile agli italiani, il governissimo è un puro accordo di potere, è consociativismo, onorevole Berlusconi, e non lo possiamo fare almeno noi. per questo abbiamo avanzato una proposta che non ha alcun carattere furbesco o dilatorio. siamo di fronte ad una novità, che è rappresentata dal fatto che l' onorevole Berlusconi, il quale non rinuncia a chiedere le elezioni (questo lo considero un residuo propagandistico; mi chiedo come si possa volere insieme le elezioni e un Governo per fare le riforme: ma lascio ai suoi esperti...!)...... apre alla possibilità di una intesa per le riforme in questa legislatura. la situazione, nel frattempo, si è molto logorata, tutto è diventato più difficile; ma noi non vogliamo lasciare cadere questa possibilità. una intesa per le riforme, a mio giudizio, per esser credibile a questo punto deve essere una precisa intesa sulle riforme da fare nel merito perché, se si manifestasse un dissenso radicale, di principio, sarebbe inevitabile interpellare i cittadini. per questo ciò che proponiamo è che non si apra una crisi di Governo , che il Governo Dini possa continuare a lavorare per il semestre di Presidenza europeo e che si avvii da subito, non tra i partiti ma in una sede in qualche modo istituzionale, in una conferenza congiunta dei capigruppo di Camera e Senato, un confronto di merito, per verificare in un tempo breve non se vi sia la volontà di fare le riforme (un discorso vago al quale nessuno può dire di no), ma se esista una intesa sufficientemente precisa sulle riforme da fare. solo se c' è questa intesa ha un senso prolungare la legislatura, altrimenti è giusto che si voti entro la primavera di quest' anno. nell' affermare questo, soggiungo due cose. primo: una grande forza politica che avanza tale proposta si impegna a ricercare una intesa, non a sabotarla (altrimenti non staremmo a perdere tempo), avendo una fermezza sui principi fondamentali sui quali non riteniamo di poter deflettere, ma anche una sufficiente apertura a ricercare un punto di vista , per uscire da questa strettoia del nostro paese, che possa essere comune o sufficientemente ampio. secondo: se una intesa non vi fosse, si voti entro la primavera di quest' anno, perché non solo voi ma anche noi sentiamo il logoramento di questa situazione. siamo una grande forza che vive nel paese, non nel palazzo. di queste due cose io penso con serietà di potermi rendere garante, siamo disposti ad una verifica seria, fra di noi e con la gente che ci guarda: se c' è accordo, si fanno le riforme, non gli accordi di potere; se non c' e accordo, si vota. questo è il passo da compiere: non è un « no » , soprattutto, non è un « no » alle riforme, è un « no » ai pasticci, agli accordi di potere, ma per le riforme è forse l' unica via possibile.