Silvio BERLUSCONI - Deputato Opposizione
XII Legislatura - Assemblea n. 310 - seduta del 10-01-1996
1996 - Governo Dini - Legislatura n. 12 - Seduta n. 310
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , signori deputati, in questa Camera nel corso della legislatura avete avuto la cortesia di ascoltare più volte quello che avevo da dire. da presidente del Consiglio e da deputato ho sempre cercato di rappresentare, senza faziosità, prima di tutto gli italiani che si sono riconosciuti nei programmi e nei valori della coalizione liberista, federalista e presidenzialista che ha prevalso nelle elezioni politiche del 27 marzo 1994. credo che, anche nel dissenso, mi possiate tuttavia riconoscere un' assoluta linearità di comportamento e di linguaggio. gli Atti parlamentari sono lì a dimostrare che nel corso dell' ultimo anno ho insistito sempre e sistematicamente, con una puntigliosità che gli avversari hanno tacciato di pedanteria, su un semplice ma decisivo ragionamento politico. sono convinto che il paese debba darsi un Governo politico-parlamentare stabile, duraturo, autorevole sulla scena europea e mondiale. sono altresì persuaso che solo la legittimazione elettorale possa davvero ricaricare la nostra democrazia, dare forza e autentica capacità operativa alle istituzioni, rilanciare l' economia, svelenire il brutto clima degli ultimi mesi e soprattutto risanare la ferita che si è aperta nel rapporto tra la politica e i cittadini. nessuno di noi, nessuno nel Polo delle libertà vuole le elezioni per il gusto di vendicarsi dell' evento che ha portato all' opposizione i vincitori delle elezioni (caso peraltro assolutamente unico nella recente storia europea). il voto è solo lo strumento più credibile per ottenere la stabilità politica e una nuova spinta democratica. è la via più consona alle regole per sanare e ricomporre i conflitti, il mezzo più rispettoso per onorare la scelta referendaria di una democrazia maggioritaria, fatta dagli italiani il 18 aprile 1993 con un referendum popolare dal risultato inequivocabile. sulla strada maestra del voto ci si poteva incamminare — si disse così appena un anno fa, nello scorso mese di gennaio — solo dopo un periodo breve di tregua tecnica, dopo aver fatto alcune poche cose in grado di rendere meno conflittuale per tutti la scelta di tornare a chiedere agli italiani come, da chi e con quali programmi desiderano essere governati. il Governo Dini ha svolto questo compito di garanzia e di tregua. molte delle sue scelte noi non le abbiamo condivise, su alcune altre abbiamo avuto comportamenti parlamentari differenziati, come si addice alle opposizioni non pregiudiziali. siamo sempre stati leali e da parte mia, anche nei momenti di contrapposizione più aspra, quando su scelte programmatiche decisive c' è stato un contrasto parlamentare, non è mai venuta meno l' espressione della mia stima personale e del rispetto nei confronti del presidente del Consiglio e del suo ruolo. ma ora sento il dovere di dire con estrema chiarezza, a nome di tutte le forze parlamentari moderate coalizzate nel centrodestra, che questa fase è davvero finita e che trascinare ancora l' equivoco di un Governo tecnico , senza una vera e solida maggioranza, senza legittimazione elettorale, vuol dire infliggere un grave danno al paese. e vuol dire, senza ombra di dubbio , irridere il bisogno di chiarezza della gente, di quella gente che ci chiede, quale che sia il suo orientamento politico ed elettorale, più trasparenza, più dignità ed una politica più comprensibile. da destra, dal centro e da sinistra, onorevoli colleghi , ci viene incontro una protesta: gli italiani rivogliono indietro quella politica che gli era stata promessa e che ora gli è stata tolta; una politica limpida, chiara — ripeto — , trasparente, che faccia capire a tutti quali siano le vere alternative, quali siano i programmi in competizione, che metta in grado tutti di decidere da cittadini adulti chi governa e chi fa l' opposizione. mi si potrebbe chiedere a questo punto perché mi sia impegnato in un' esplorazione, in un dialogo, in un tentativo di accordo tra le forze parlamentari, sulla base di un grande disegno di riforma della Costituzione garantito da un Governo che ho voluto definire della buona volontà . rispondo subito e senza tentennamenti. perché, così come sono fermo nella mia convinzione favorevole al voto elettorale, così non mi sono pentito del tentativo di dialogo che ho intrapreso. anche in questo caso, il mio è un ragionamento semplice: l' Italia ha bisogno di un governo politico parlamentare con una forte base di legittimazione. un governo siffatto potrebbe accompagnare un' ampia iniziativa costituente, data la indifferibile e preliminare necessità di adeguare la seconda parte della Carta Costituzionale alla realtà moderna, assicurando da un lato la riforma in senso federalista dell' organizzazione statale e, dall' altro, una forma di governo stabile ed autorevole, espressione diretta del voto popolare. l' onorevole Fini ha appena indicato le posizioni di Alleanza Nazionale . devo dire che da quando abbiamo posto all' attenzione pubblica una proposta in senso presidenzialista, si è sviluppata una forte e ricca discussione a cui tutte le parti hanno dato un contributo. anche per noi, dopo l' esperienza di Governo che abbiamo avuto l' onore di fare, la cosa più importante è quella di conferire al capo del governo gli strumenti e la capacità di rendere operativo il programma di Governo ; è quella di sottrarre il Governo alle mutevoli intese difficili dei partiti; è quella di assegnargli un ambito di azione ben preciso, soprattutto per quanto riguarda le leggi di finanza e di bilancio e, a seguito di questo, cambiare anche altre parti della Costituzione secondo un progetto che noi consideriamo aperto alla discussione ma anche improrogabile, per rendere il nostro paese più moderno ed in grado davvero di reggere la competizione con gli altri Stati europei . questo è il punto sul quale mi permetto di insistere perché è il punto decisivo. mi limito a ricordare i quattro problemi principali del paese: ricostruzione ed ammodernamento dello Stato; risanamento delle finanze pubbliche; lotta alla disoccupazione; riorganizzazione della giustizia. vi risparmio naturalmente diagnosi note; si tratta però di altrettanti macigni sulla strada di qualsiasi governo democratico, che potranno essere rimossi più agevolmente attraverso coraggiosi sforzi in comune da parte di tutte le grandi forze rappresentative dei cittadini italiani. dico « tutte » , non solo perché sono in gioco questioni particolarmente ardue, ma soprattutto perché la soluzione di ognuno di questi problemi coinvolge valori fondamentali della convivenza civile. il pericolo che oggi corriamo è quello di un' ulteriore politica di rinvii, di un' ulteriore perdita di tempo, del rifiuto di guardare in faccia i problemi reali del paese, ritardandone ogni soluzione. noi non ci possiamo permettere di vivacchiare, di tirare a campare, di passare di verifica in verifica e di mostrare agli europei il volto di un Governo rispettabile per le persone che lo compongono, ma fragile per la sua politica e programmatica e, proprio per questo, privo della credibilità e del tempo necessari per mettere mano alle grandi riforme. questo non è un buon servizio che rendiamo al paese, all' Unione Europea , al nostro sistema delle imprese, al mondo del lavoro , del commercio e della produzione, ai disoccupati ed ai giovani di un Mezzogiorno che soffre la ripresa dell' inflazione, il costo alto del denaro ed altri impedimenti alla crescita. presidente Dini, capisco la sua irritazione quando l' Assemblea rumoreggia a certi passaggi del suo discorso, passaggi per la verità anche ingenerosi nei confronti del Governo che la vide in prima linea quale autorevole ministro del Tesoro , e capisco anche la suscettibilità alle critiche e il desiderio e la volontà di valorizzare il suo operato. ricorderà anche lei quanto fosse ingiusto vedersi svilire il lavoro di Governo, spesso per partito preso, nell' epoca, non molta lontana, in cui quel lavoro lo facevamo insieme, con una diversa maggioranza, quella cioè voluta dagli elettori. ma così com' è sbagliato mancare di rispetto agli sforzi del suo Governo, che pure ci sono stati, sarebbe assurdo, signor presidente , non riconoscere i limiti oggettivi dell' Esecutivo tecnico, la sua anomalia costituzionale, i condizionamenti politici e le ambiguità che hanno reso il lavoro del Governo spesso difficile e spesso dilatorio, compromissorio, improduttivo, anche al di là delle sue migliori intenzioni. è anche per questo, dunque, che ho avviato il dialogo di fine anno , perché ho avuto il timore che, prevalendo il tabù del « vietato votare » , ancora una volta, magari per pochi voti, si facesse largo, di nuovo, la tentazione del rinvio, dell' impantanamento, del non-governo. non c' è un solo motivo, che non sia l' esclusivo interesse del paese, all' origine del mio tentativo; è infatti la posizione che ho cercato di delineare molto chiaramente. la proposta che ho avanzato, anche sfidando il rischio dell' incomprensione e dell' impopolarità, è perfettamente limpida e comprensibile. se si accetta di votare, ben venga, finalmente, la svolta decisiva, il giudizio inappellabile degli elettori per un grande cambiamento, ma se non fosse possibile, piuttosto di rinviare ancora, cerchiamo di trarre da un male un bene, cioè un Governo più solido, autorevole e duraturo attraverso il dialogo parlamentare, invece che attraverso il voto: questa è stata la mia proposta. credo, onorevole D'Alema , di aver fatto la mia parte. ho messo in un canto le mie riserve sul carattere non parlamentare e politicamente ambiguo della leadership del professor Prodi e l' ho volentieri incontrato in rappresentanza della vostra coalizione. ho chiesto ai miei alleati del Polo un mandato per cercare una nuova via e l' ho ottenuto, avviando un dialogo per cui ringrazio tutti coloro che vi hanno consapevolmente partecipato con spirito costruttivo: da Rifondazione comunista , al Pds, dal Partito Popolare , ai laburisti e ai socialisti, all' onorevole Segni, ad alleanza democratica, ai Verdi, alla Lega. non voglio entrare in polemiche meschine e dunque non voglio rispondere a chi mi accusa, per puro spirito di propaganda, di aver ceduto a presunte impazienze o estremismi dell' onorevole Fini, al quale mi lega un' alleanza consapevole, matura, da persone adulte e libere che si riconoscono in una prospettiva comune. voglio invece manifestare qui la mia delusione, onorevole D'Alema , perché ho l' impressione che le campagne orchestrate sulla presunta subalternità di Berlusconi a fini siano servite soltanto a coprire una vostra mancanza di coraggio, una vostra riluttanza a discutere seriamente del futuro del paese. ho proposto un Governo stabile ed autorevole di due anni almeno, per attuare un serio programma di riforme e fronteggiare, con i necessari compromessi tra forze diverse, l' emergenza economica e finanziaria che abbiamo di fronte. ho chiarito subito che non ero interessato ad ulteriori rinvii, a tattiche dilatorie; l' alternativa era chiara: o il voto subito, o un accordo per arrivare all' obiettivo importante per l' Italia in uno di questi due modi e soprattutto per scongiurare un altro anno di tempo perso, un nuovo pantano, una nuova fase di ambiguità. il grande accordo costituzionale non è un' alternativa al voto, ma alla strategia, ormai intollerabile per il paese, dell' eterno rinvio, è un modo pratico per tirare fuori dalle secche una situazione politica sempre meno chiara e sempre meno accettata dalla maggioranza degli italiani. a questa proposta chiara, che ovviamente deve passare per una corretta e solare crisi di Governo (una crisi tutt' altro che al buio), non è arrivata una risposta altrettanto chiara; mi pare anzi che la vostra risposta sia stata « no » . mi è sembrato di capire che preferite rinviare piuttosto che scegliere, preferite continuare a trincerarvi dietro il Governo tecnico piuttosto che arrivare ad un Esecutivo con una base di legittimazione elettorale o politica più seria ed impegnativa. mi pare di poter dire che gli interessi della vostra coalizione e del suo maggior partito passano sopra quelli veri del paese. io ho detto: votiamo o governiamo con la massima serietà questa difficile fase di transizione. fino ad ora voi mi avete risposto: rinviamo tutto e nel frattempo continuiamo a discutere. le pare costruttivo questo modo di atteggiarsi? le sembra che dopo un anno di confusione, gli italiani possano essere felici, per usare le sue parole, di un generico « inciucio » che rimanda tutto alle calende greche ? non vorrei che si rivelasse pertinente un giudizio amareggiato sullo stato della sinistra italiana che ho letto sui giornali di ieri e che riporto integralmente: « guardo la sinistra italiana di oggi e mi pare un po' folle nel suo voler restare sospesa a metà. certo, possono avere ragione loro; la mia impressione però è che dopo la vittoria di Berlusconi abbiamo innestato la marcia indietro rispetto al bipolarismo. sono tornati a far politica come si faceva prima » . ben detto, onorevole Occhetto! anche dal presidente Dini, sebbene abbia scelto di trincerarsi dietro il carattere istituzionale e presidenziale del suo Governo, mi sarei aspettato (lo dico con sincerità e con una certa amarezza) maggiore sensibilità politica. la conferma delle dimissioni del Governo sarebbe un grande atto di chiarificazione politica perché vorrebbe dire che il presidente del Consiglio considera pietre le sue parole, che dà peso ai suoi impegni e favorisce il raggiungimento di un obiettivo più alto di governabilità del paese. invece questa indifferenza, questa disponibilità un po' pilatesca a qualunque soluzione, tranne quella più limpida e chiara, devo dire che mi deludono, signor presidente . cercheremo comunque, nei modi previsti dal regolamento della Camera e scegliendo gli strumenti che appariranno più idonei, di indurre alla chiarezza tutti, Governo e partiti; quello che faremo al termine del dibattito sarà non per chiudere le porte al dialogo ma per riaprirle, non per seminare nuove divisioni bensì per favorire una soluzione seria nell' esclusivo interesse del paese ed impedire che un nuovo rinvio renda più fragile, più opaca, più ambigua e meno credibile la nostra democrazia e le nostre istituzioni che tanto amiamo.