Gianfranco FINI - Presidente del Consiglio Maggioranza
XII Legislatura - Assemblea n. 310 - seduta del 10-01-1996
Sulla politica estera del governo
1996 - Governo V De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 147
  • Comunicazioni del governo

signora presidente della Camera , le ricordo che alle spalle ha la bandiera tricolore, simbolo dell' unità nazionale . pensavo fosse al corrente anche del dovere che ha, in termini morali, di evitare che in quest' Aula si pronunci la parola secessione. presidente della Camera , presidente del Consiglio , colleghi, mi dispiace esordire dicendo che l' intervento del presidente del Consiglio non ha contribuito a portare quella chiarezza che tutti quanti avevamo auspicato, anzi, se possibile, ha reso la situazione ancora più confusa. non è sufficiente, come ha fatto ieri il presidente Dini, affermare di aver mantenuto l' impegno preso con il Parlamento avendo rassegnato le dimissioni nelle mani del Capo dello Stato . non è sufficiente, in quanto il Capo dello Stato ha rinviato il Governo alle Camere, e c' è da chiedersi perché lo abbia fatto, almeno a mio modo di vedere , posto che la crisi del Governo Dini non è stata una crisi extraparlamentare . il dottor Dini si è dimesso a seguito di un impegno solenne assunto in Parlamento: credo che mai crisi sia stata più parlamentare di quella che, per qualche ora, ha caratterizzato la vita del Governo Dini. ma il fatto che il presidente della Repubblica abbia inviato nuovamente Dini alle Camere imponeva necessariamente al presidente del Consiglio , nel suo discorso di ieri sera, di delineare due sole ipotesi, come sempre era accaduto in precedenza: ribadire la volontà di dimettersi oppure invitare la maggioranza che lo aveva sostenuto a presentare un nuova mozione di fiducia . coloro che ritengono che Dini possa proseguire anche per un solo minuto devono infatti sentire il dovere di presentare una mozione di fiducia , devono sentire il dovere di impegnare il Parlamento affinché il Parlamento dica che Dini deve andare avanti, anche e soprattutto perché va ricordato che egli si è dimesso in quanto aveva compiuto quello che era il cammino per il quale aveva avuto la fiducia del Parlamento stesso. abbiamo ascoltato, presidente Dini, il suo discorso; abbiamo trovato tre, quattro, cinque ipotesi; non abbiamo trovato traccia né dell' ipotesi cui, in passato, altri avevano fatto ricorso — di ribadire le dimissioni — né dell' ipotesi di invitare la maggioranza — se c' è — a presentare una mozione di fiducia . ecco perché ho detto che non solo non vi è maggiore chiarezza ma vi è, se possibile, maggiore confusione. mi auguro allora che in questa circostanza ognuno si carichi di una quota di responsabilità; non ha voluto caricarsene il presidente Dini dicendo « ribadisco le dimissioni » e io mi auguro che nel corso del dibattito possa rivedere la sua posizione; mi auguro che vogliano farsi carico di responsabilità i deputati i quali ritengono che Dini debba andare avanti anche per un solo minuto. presentino un documento parlamentare il quale dica: « Dini, prosegua » . Alleanza Nazionale farà la sua parte nel portare chiarezza perché voterà contro qualsiasi documento parlamentare atto a tenere in vita questo Governo e voterà a favore di qualsiasi documento parlamentare atto ad aprire la crisi di Governo . e in attesa che chi ritiene che il Governo Dini debba rimanere in carica faccia ciò che, in qualche modo, ha il dovere di fare, cioè presentare un documento a sostegno dell' Esecutivo...... non credo sia lecito addossare tutte le responsabilità di questa situazione al capo dell' attuale Esecutivo, perché la situazione è confusa, è oggettivamente grave in ragione della natura del Governo, che non è tanto un Esecutivo tecnico o tecnico-politico, quanto il classico Governo del presidente (intendendo, ovviamente, per presidente il presidente della Repubblica , il grande assente del dibattito). le responsabilità che ha il presidente Scalfaro nella situazione italiana sono molto, molto maggiori delle responsabilità del presidente Dini. non so se per questa frase qualcuno vorrà accusarmi di vilipendio o qualcun altro vorrà scrivere che si tratta di parole di un inguaribile estremista verbale; se così accadrà, onorevoli colleghi , sarò in numerosa compagnia. basti pensare a quel che è stato scritto nell' ultima settimana, sull' operato del Capo dello Stato su quasi tutti i quotidiani nazionali da opinionisti che non appartengono ad Alleanza Nazionale e neppure al Polo delle libertà . Eugenio Scalfari, La Repubblica : « il fatto è che noi siamo già in pieno regime presidenzialista, con governi che traggono dalla tutela diretta e incessante del Capo dello Stato la loro sostanziale legittimità e con partiti che debbono quotidianamente fare i conti con i poteri di intervento del Quirinale. quella di Scalfaro è una presenza così scoperta, diretta ed esibita, da fare a pugni con quel canone di irresponsabilità politica sancito solennemente dalla nostra Costituzione » . Gianni Baget Bozzo : « in questo anno il regime costituzionale del paese è cambiato. l' itinerario politico è ora disegnato dal solo presidente della Repubblica . Scalfaro ha accennato all' eccezionalità del suo esercizio dei poteri presidenziali giustificandola con una circostanza: in Parlamento non c' è una maggioranza politica. in un regime parlamentare l' argomento sarebbe sufficiente per lo scioglimento delle Camere . appare chiaro che siamo fuori dal regime parlamentare perché questo fatto diviene il fondamento per la scelta contraria: governare il paese senza maggioranza politica. il costituire, al posto della maggioranza politica, una maggioranza costituzionale, non toglie il problema ma lo complica » . Ernesto Galli della Loggia : « è un fatto sempre più conclamato ed innegabile il ruolo di Scalfaro quale dominus effettivo della situazione politica del paese. è un presidente presidenzialista e politico come nessun altro. pur di portare avanti ad oltranza la legislatura, pur di non convocare le elezioni il Quirinale è pronto ad identificarsi anche nel Governo delle grandi intese. il presidente, per rendere chiaro ai partiti che essi sono nelle sue mani, che essi dipendono da lui, gioca con essi come il gatto con il topo, dice di volerli difendere dagli attacchi qualunquistici, ma contemporaneamente si produce egli stesso in uno di questi, accusandoli di prolungare all' infinito la nomina parlamentare di alcuni giudici costituzionali per il desidero — aggiunge — di riuscire ad avere giudici ad essi vicini. e dice questo proprio lui che il suo giudice costituzionale se lo è scelto poco tempo fa in un professore di diritto che per mesi non ha perso occasione pubblica e giornalistica per giustificare ed avallare costituzionalmente ogni mossa del presidente della Repubblica » . « Scalfaro pratica un presidenzialismo non previsto dalla Costituzione. parla come un lord protettore che si arroga il diritto di giudicare » : Valentino Parlato. « è dal dicembre 1994 che il presidente Scalfaro si oppone con incrollabile quanto abile tenacia alle elezioni. si direbbe ci veda un pericolo mortale per la democrazia » : Giorgio Bocca. e potrei continuare. allora non credo che sia, onorevoli colleghi , sinonimo di inguaribile protagonismo ciò che colui che per primo indicò Scalfaro quale presidente della Repubblica da qualche tempo a questa parte si chiede. non è dimostrazione di inguaribile protagonismo ciò che l' onorevole Pannella da qualche giorno a questa parte chiede a se stesso e a tutti quanti noi, vale a dire se non vi siano i presupposti per avviare nei confronti di un Capo dello Stato che opera al di là di quelli che sono i limiti impostigli dalla Costituzione, le procedure previste per la messa in stato d' accusa. anche e soprattutto perché i colleghi della sinistra ricorderanno... anche e soprattutto perché, onorevole D'Alema , lei lo ricorderà assai bene, per molto, molto meno, legittimamente la sinistra avviò le procedure per la messa in stato d' accusa del presidente della Repubblica Francesco Cossiga. e allora, se per un presidente della Repubblica iperattivo e dominus della situazione, qualcuno pensa legittimamente di avviare le procedure per V impeachment, beh, per un presidente del Consiglio , che altro non è che l' esecutore dei voleri del presidente della Repubblica , direi che è doveroso che il Parlamento, se vuole ribadire la sua centralità, decreti con il voto la fine e quindi l' apertura di una crisi, perché il Parlamento è il luogo in cui si decide, mentre da qualche tempo a questa parte il Parlamento è il luogo in cui si discute ma le decisioni vengono prese altrove. e allora si apra la crisi e Alleanza Nazionale — siatene certi, colleghi — non si sottrarrà di fronte all' eventuale ipotesi, qualora a ciò fosse costretta, di presentare gli strumenti parlamentari atti a verificare la possibilità di aprire una crisi. si apra una crisi e la crisi la si risolva, presidente Dini, senza chiedersi se è al buio o illuminata. la si risolva ai sensi della Costituzione perché in attesa di cambiare la Costituzione, cerchiamo almeno di rispettare quella che c' è! e la nostra Costituzione è chiara nel dire che quando si apre una crisi ci sono soltanto due strade: o nasce un altro governo, che non potrà che essere governo politico essendo tutti quanti convinti del fatto che la parentesi tecnica è esaurita (e governo politico vuol dire governo che abbia un programma, una maggioranza, una composizione espressione della politica e, quindi, dei partiti), oppure si vada al voto. Alleanza Nazionale ribadisce, coerentemente, di ritenere la via del ricorso anticipato alle urne la via più lineare, più corretta e più opportuna. e si tranquillizzino le colombe che volano in tutti i cieli: non c' è alcun asse con il Pds o con altri per identificare una data utile del calendario. si vada al voto qualora dopo le consultazioni si verifichi l' impossibilità di fare un Governo nel tempo costituzionalmente previsto e possibile, senza tirare in ballo quello che è stato chiamato l' infingimento del semestre europeo, anche e soprattutto perché la nostra credibilità è già pesantemente lesionata da quel che è accaduto. chiedo a coloro che nell' ambito del centrosinistra proporranno — stando alle indiscrezioni — una risoluzione per la quale l' attuale Governo dovrebbe sopravvivere fino al 31 di marzo o giù di lì, per poi sciogliere il Parlamento e quindi consentire di votare a giugno, quale differenza scorgano, mettendosi nei panni dei nostri partners europei, tra un capo del governo che presieda la conferenza intergovernativa nella pienezza dei poteri, perché ancora in carica , ma condannato all' ordinaria amministrazione (in quanto tutti saprebbero, perché il Parlamento, secondo qualcuno, lo dovrebbe decidere, che lo scioglimento delle Camere è questione di pochi giorni) e, al contrario, un presidente del Consiglio che presieda la conferenza intergovernativa a Camere sciolte e, quindi, rimanendo in carica soltanto per l' ordinaria amministrazione . la credibilità dell' Italia a livello internazionale è indebolita per l' assoluta instabilità politica e per l' altissimo tasso di confusione che regna nella politica italiana . lei, presidente Dini, conosce bene l' Inghilterra, conosce bene la lingua inglese e sa che il Times, qualche giorno fa, ha definito semplicemente crazy — folle — la situazione italiana. non è un addebito da muovere a lei, ma è certamente la constatazione di quanto sia fasullo l' interrogativo posto da chi parla di salvare il semestre di Presidenza italiana o, al contrario, di votare non appena il presidente della Repubblica avrà verificato l' impossibilità di fare un nuovo Governo. ma poiché la Costituzione, come ho detto, è maestra e chiaramente indica, in alternativa alle elezioni, anche la possibilità che nasca un Governo e poiché la possibilità di far nascere un governo politico, un Governo che è stato definito di larga intesa, ha preso respiro nelle scorse settimane, dopo la lodevole iniziativa del presidente Berlusconi, non voglio sottrarmi nemmeno al dovere di essere chiaro a tale riguardo. se si dovesse aprire la crisi — cosa che noi ci auguriamo — sarà facile, in altra sede, esprimere compiutamente la nostra posizione, ma fin d' ora voglio anticipare che siamo perplessi unicamente su un aspetto, quello relativo al dovere che compete ad un governo politico — di larga o di limitata intesa — , che non è soltanto il dovere di lavorare per le riforme — e concluderò parlando proprio di riforme — , ma anche quello di guidare l' economia. poiché in Italia oggi vi è una situazione economica che comincia ad essere difficile, vi è un forte contrasto sociale ed una situazione per la quale sono certamente indispensabili misure forti, io non credo che un Governo di cosiddetta larga intesa, che necessariamente dovrebbe dar corso a compromessi, potrebbe affrontare con possibilità concrete quell' emergenza economica e sociale che si affronta unicamente con la convinzione di poter dare al paese ricette che siano basate su di una strategia e su idee precise. ma ci sarà tempo per parlare di questo, anche perché si sta discutendo molto della possibilità di far nascere un Governo di larga intesa o un governo politico per affrontare l' altro corno del dilemma: le riforme, la fase costituente. allora, onorevoli colleghi , credo che nessuno possa dire in cuor suo che in Italia non è indispensabile un forte progetto riformista, non è necessario aprire la stagione o la fase costituente. è così da almeno dodici anni. l' onorevole Andreotti è l' unico sopravvissuto di questa Camera che partecipò ai lavori della Commissione Bozzi e ricorderà certamente con quanta giusta enfasi si disse, in quell' occasione, « apriamo la stagione costituente » . tale stagione si aprì e si chiuse con due pregevoli volumi, che sono patrimonio di tante biblioteche, ma il cui contenuto non fa ancora parte del nostro ordinamento. poi vi fu la stagione della Commissione bicamerale De Mita-Iotti . qualche collega faceva parte di quella Commissione e sa con quanta lena si lavorò, ma sa anche che il risultato non fu assolutamente in sintonia con tanto impegno. la fase costituente è aperta in Italia da oltre dieci anni, ma l' unica riforma che si è fatta (ed è una riforma che non ha la dignità di legge costituzionale , perché è stata operata con legge ordinaria , ma che ha determinato effetti di grandissimo rilievo costituzionale) è derivata non da una deliberazione parlamentare, ma da una richiesta avanzata a furor di popolo , quando fu sottoposto a referendum il quesito proposto dall' onorevole Segni — e da altri — relativo alla modifica della legge elettorale . la differenza, onorevoli colleghi , è che noi siamo abituati ad ammettere gli errori, quando li compiamo; voi continuate a sbagliare con l' orgoglio di essere nell' errore. allora non si dica in questo momento: facciamo un Governo oppure teniamo Dini per altri tre mesi, perché si deve aprire la fase costituente. molto più serio è semmai discutere dello strumento attraverso il quale operare per realizzare le riforme oppure — ed è la proposta che mi permetterò di avanzare al termine del mio intervento — indicare una sola concreta possibile riforma. lo strumento delle riforme — abbiamo ascoltato qualche istante fa la proposta avanzata dalla Lega — è per alcuni da individuarsi nella indizione di un' Assemblea costituente . ho pensato a lungo a tale proposito quale posizione assumere, essendo notorio non soltanto che Alleanza Nazionale è favorevole all' apertura di una fase costituente che abbia addirittura la dignità di un vero e proprio passaggio da un sistema politico ad un altro, ma anche che Alleanza Nazionale ha in tempi non sospetti presentato in quest' Aula una proposta per l' elezione dell' Assemblea costituente . quindi non demonizziamo in sé la proposta. riteniamo semplicemente che in questo momento essa non sia opportuna. riteniamo che rappresenterebbe un concreto pericolo di cadere da una situazione che è certamente confusa in una che rischierebbe di essere addirittura caratterizzata dalla paralisi, perché la presentazione in questo momento di una legge per l' elezione dell' Assemblea costituente significherebbe per forza di cose tenere l' attuale Parlamento legittimamente operante ed in vita per almeno 18 mesi e significherebbe anche mettere l' Italia di fronte all' ipotesi, tutt' altro che teorica, di un conflitto tra ciò che dovesse essere deciso legittimamente da questo Parlamento e ciò che dovesse essere deciso dall' Assemblea costituente . e non abbiamo nemmeno un organo costituzionale che dovrebbe e potrebbe essere interessato alla soluzione dell' eventuale conflitto. allora in questa fase noi diciamo « no » all' Assemblea costituente . in questa fase riteniamo che lo strumento per modificare la Costituzione già vi sia e sia l' articolo 138. in questa fase riteniamo che per discutere davvero sulla possibilità di riempire di contenuto ciò che in questa legislatura secondo qualcuno ancora dovrebbe trovar posto occorra lasciare da parte i generici appelli e avanzare proposte concrete. allora, e concludo, signor presidente , Alleanza Nazionale è convinta della necessità che si apra la crisi per fare in modo che tutto rientri nell' alveo costituzionale e, o nasce un nuovo Governo politico, oppure si va a votare. e perché Alleanza Nazionale possa contribuire alla nascita di un nuovo Governo, cioè di un governo politico, chiedo che si discuta con serenità e con serietà di una proposta che ha certamente rilievo costituzionale e che rappresenterebbe il compimento di quella che è stata chiamata la rivoluzione maggioritaria e bipolare. noi siamo disponibili a partecipare ad una discussione seria nell' ambito non parlamentare ma eventualmente governativo sulle riforme, a condizione di partire dall' ipotesi di dar corso ad una riforma in senso presidenzialista, atta a garantire stabilità all' Esecutivo perché il problema dell' Italia è che da anni i governi durano mediamente nove, dieci, undici mesi. e poiché nel passato si è detto giustamente che il concetto di presidenzialismo è troppo vasto ed ampio e si è chiesto che la destra spieghi cosa intende, noi non ci sottraiamo. non riteniamo, a differenza di molti colleghi della sinistra, che il modello francese possa essere pericoloso. certo, comprendiamo che il rischio della coabitazione potrebbe determinare nel sistema italiano guasti maggiori di ciò che ha provocato in Francia. quindi, pur senza rinnegare la preferenza per un' opzione di tipo presidenzialista compiuto, siamo disponibilissimi a discutere dell' elezione diretta del presidente del Consiglio , di quello che è stato chiamato semipresidenzialismo, secondo la proposta — avanzata anch' essa in tempi non sospetti — da Alleanza Nazionale , che ha nel suo patrimonio e nel suo programma qualche freccia in più di quella che comunemente qualcuno — magari senza leggere e senza documentarsi — crede abbia. la proposta per l' elezione diretta del presidente del Consiglio fu approvata dall' assemblea di Alleanza Nazionale su suggerimento del senatore Fisichella il 4 marzo dell' anno passato. tale proposta prevede l' elezione contemporanea del presidente del Consiglio e del Parlamento nell' ambito di quello che viene chiamato il Governo di legislatura e prevede esplicitamente la possibilità del voto di sfiducia da parte delle Camere al presidente del Consiglio , ma contempla automaticamente lo scioglimento delle Camere e quindi l' indizione di nuove elezioni qualora esse votino la sfiducia al presidente del Consiglio . è una proposta che lascia temporaneamente sospeso il problema di quale legge elettorale adottare per eleggere il presidente del Consiglio , per espressa volontà della pubblica opinione , e contemporaneamente il Parlamento, ma è certamente possibile, se c' è la buona volontà e se davvero si vuole fare qualcosa di più di instaurare una fase costituente, porre mano ad una legge che abbia dignità costituente o comunque capace di far cambiare faccia alla politica italiana . è certamente possibile, se vi è la buona volontà , trovare un' intesa tra chi pensa che debba necessariamente mantenersi il turno unico e chi, al contrario, ritiene che si debba adottare il doppio turno . basti pensare al fatto che è possibile, anche con una legge a turno unico, garantire che il presidente del Consiglio non sia eletto da una minoranza, perché è indubbio che potrebbe essere inquietante l' ipotesi di un presidente del Consiglio eletto con il 30 od il 35 per cento dei voti. allora Alleanza Nazionale ritiene di concludere questo dibattito accogliendo l' invito che il presidente del Consiglio ha rivolto ad essere concreti e chiari, a parlare non soltanto nel nome di interessi, pur legittimi, di parte, ma anche nel nome degli interessi nazionali . riteniamo di averlo fatto e reputiamo sia possibile, se vi è la buona volontà , che anche altri lo facciano, essendo evidente che la proposta che ho rapidamente riassunto ha trovato in altri schieramenti ed in altri momenti, ed è riecheggiata anche qualche ora fa in quest' Aula partendo da percorsi culturali e politici certamente diversi, delle proposte in qualche modo assonanti. qui non si tratta di stabilire la priorità o la primogenitura, qui si tratta di capire se per davvero si vuole parlare concretamente di riforme o se, al contrario, si è alla ricerca di un motivo per far durare ancora due, tre, quattro mesi questo Governo e magari sei, sette, otto mesi questa legislatura. concludo, allora, riaffermando la necessità di aprire una crisi di Governo . mi auguro, presidente del Consiglio , che quanto è emerso in questo dibattito le porti consiglio e la convinca quindi della necessità di non ostacolare quel progetto cui espressamente ha detto di voler lavorare che è quello di contribuire al miglioramento del paese. mi auguro che questo dibattito serva a mettere le carte in tavola in modo chiaro e ritengo che Alleanza Nazionale lo abbia fatto. mi auguro che adesso voglia farlo lei, presidente del Consiglio , e mi auguro lo voglia fare il Parlamento votando senza infingimenti perché la crisi si apra, affinché si torni alla Costituzione, perché il Capo dello Stato faccia le consultazioni, perché si verifichi se è possibile dar vita ad un Governo che si impegni per una sola riforma capace di cambiare volto all' Italia, oppure si vada a votare e si chieda al popolo la forza politica sufficiente nella prossima legislatura per fare vere, serie e grandi riforme.