Gianfranco FINI - Presidente del Consiglio Maggioranza
XII Legislatura - Assemblea n. 302 - seduta del 18-12-1995
Sulla politica estera del governo
1995 - Governo V De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 147
  • Attività legislativa

chiedo di parlare. presidente del Consiglio , colleghi, io non credo — glielo dico molto rispettosamente, signor presidente del Consiglio — alla dichiarazione con cui ha esordito dicendo che non pensava che, ponendo la fiducia sui tre maxiemendamenti che il Governo aveva presentato, si caratterizzasse in senso politico il confronto che si svolge da qualche tempo in quest' Aula e fuori di essa; perché era di una evidenza solare che, nel momento in cui il Governo, da ella presieduto, avesse presentato tre maxiemendamenti, volti legittimamente a rendere più agevole il cammino della finanziaria (e quindi a superare le ragionevoli motivazioni presentate dall' opposizione) ed avesse posto su di essi la fiducia il confronto sarebbe diventato, ancora una volta e ancora di più, un confronto politico. non troviamo una sola ragione per dire a noi stessi che il presidente del Consiglio ha ragione quando dice che è una fiducia tecnica. anche e soprattutto perché ricorderà, signor presidente del Consiglio , che proprio in quest' Aula, quando fu presentata la mozione di sfiducia nei suoi confronti (mozione che fu respinta), da più parti si disse chiaramente: oggi cambia lo scenario politico in cui si trova l' Italia perché viene meno un Governo tecnico (che in verità per noi tale non era nemmeno nel momento in cui nacque) e prende forma un Governo dalla chiara connotazione politica. quindi, glielo dico con molto rispetto ma anche con molta fermezza; non prenda in giro se stesso , la Camera e gli italiani dicendo: non sapevo che presentando la fiducia ci sarebbe stato uno scontro politico! perché questo era quanto di più logico e di più naturale potesse accadere. poiché lei ha presentato i tre maxiemendamenti, con un intento lodevole dal suo punto di vista (cioè l' intento che tutti i governi hanno, quando di fronte alla finanziaria cercano di limitare il margine di azione dell' opposizione), mi permetto di sottolinearle una contraddizione. se i primi due maxiemendamenti sono stati presentati — e su quelli ha posto la fiducia — al fine di rendere più spedito il cammino dell' Aula, ottenendo il risultato che si era prefisso, mi chiedo allora perché mai lei oggi decida di ritirare il terzo maxiemendamento, esponendo la Camera al rischio — ai suoi occhi! — di un lungo dibattito sugli emendamenti residui. coerenza vorrebbe che lei oggi, proprio perché crede di essere ancora alla guida di un Governo tecnico , proprio perché crede che la fiducia sia un fatto tecnico, proprio perché pensa che la politica debba rimanere fuori da quest' Aula (mentre le ricordo che questo è il luogo deputato alla politica e alla discussione sugli atti del Governo), lei oggi, con maggiore coerenza, avrebbe dovuto — proprio perché la finanziaria va approvata, come lei sostiene in ogni circostanza, proprio perché il suo Governo ritiene che sia una buona finanziaria, proprio perché anche stamane ha voluto ricordarci che o si fa la finanziaria o si muore — dire chiaramente: rimango convinto che la fiducia vada posta per ragioni connesse al bilancio dello Stato , ai doveri nei confronti dell' Europa, al riguardo che dobbiamo avere nei confronti dei cittadini; dicendo semmai ai parlamentari: pensateci bene! lei, che dice di essere un presidente del Consiglio tecnico, stamane si è comportato da politico, e da politico accorto. perché lei si è reso conto, finalmente, di non avere una maggioranza in quest' Aula. si è reso conto, finalmente, di rischiare quest' oggi di essere battuto. si è reso conto, finalmente, del pasticcio in cui avete ficcato l' Italia — e, se me lo consente, anche voi stessi — nello stesso momento in cui avete pensato di poter governare senza avere i numeri in un' Aula del Parlamento. si può essere tecnici, ma se si è democratici ci si deve ricordare che si governa soltanto se si hanno i numeri per governare! lei sapeva perfettamente che avrebbe salvato il suo Governo unicamente se quest' oggi ci fosse stata qualche defezione, qualche mal di pancia o qualche ripensamento. allora, con molta accortezza e con un senso politico che ritenevamo non fosse di casa in un Governo tecnico , lei oggi ci ha comunicato di ritirare il maxiemendamento e di rimettersi alle decisioni del Parlamento, cercando in qualche modo di far ricadere la situazione sulle spalle dell' opposizione. e le ricordo che c' è un' opposizione al suo Governo: lei ebbe la pazienza di ascoltarmi in un' altra occasione, nella quale le augurai buon lavoro, dicendole che, se avevate i numeri, potevate dimostrare di essere in grado di fare ciò in cui credevate. lei non può dire oggi di essere stato ingenuo, di avere quindi sbagliato per non aver capito che la fiducia non è un fatto tecnico mai un fatto politico, e ritirare il maxiemendamento sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia , invitando poi l' opposizione a riflettere su quanto si è verificato. lei non può affermare che se l' opposizione dovesse svolgere il suo ruolo — che da sempre è quello di discutere gli emendamenti presentati e di fare in modo che essi, nei limiti del possibile, siano approvati — , se dovesse mantenere gli emendamenti, continuando l' iter parlamentare dei documenti di bilancio, forse la legge finanziaria non verrebbe approvata e si andrebbe all' esercizio provvisorio; ciò, infatti, è quanto lei ha avuto l' ardire di affermare! signor presidente del Consiglio , se il rischio è quello dell' esercizio provvisorio, perché non ha mantenuto la questione di fiducia ? non lo ha fatto perché sapeva che oggi il suo Governo sarebbe andato a casa! signor presidente del Consiglio , la politica può essere interpretata, ma la logica è ferrea: se lei oggi teme che il Parlamento, che è sovrano, possa, in sede di esame degli emendamenti, compromettere l' esito positivo della legge finanziaria , lei avrebbe avuto il dovere — una volta in coerenza con se stesso — di dichiarare di mantenere la questione di fiducia che lei ha posto e che nessuno le ha chiesto. mi sembra di aver capito che anche qualche gruppo che la sostiene, almeno stando a quello che si legge sui giornali, sia perplesso su questo strano modo di procedere. nella sua dichiarazione, tuttavia, vi è stato un elemento assai positivo, perché ha confermato ciò che ci disse alla fine di ottobre, cioè che al termine della sessione di bilancio lei rimetterà il mandato. ha inoltre aggiunto — e di ciò la ringrazio: avendo avuto io l' onestà intellettuale di parlarle sempre in termini molto bruschi e anche abbastanza diretti, il mio ringraziamento di oggi è tutt' altro che formale — che oltre a rimettere il mandato, presenterà le dimissioni. lei sa benissimo che vi è una differenza di fondo tra rimettere il mandato e dimettersi. lei oggi in Assemblea ha dichiarato che si dimetterà; quindi in seguito a ciò si aprirà ufficialmente una crisi di Governo . è evidente che, Costituzione alla mano, il Capo dello Stato può anche respingere le sue dimissioni; tuttavia è ormai certo che il dibattito si svolgerà in quest' Aula. questa sarà l' occasione in cui finalmente si comprenderà — così come è stato poc' anzi ricordato dal collega Berlinguer — se esista una maggioranza o se, al contrario, l' esito naturale della legislatura sarà quello dello scioglimento delle Camere . così impostata la questione, ritengo che da parte del Parlamento occorra riflettere su ciò che bisogna fare, innanzitutto per garantire all' opposizione il diritto dovere di discutere gli emendamenti che essa ha presentato in riferimento ad una manovra finanziaria che non ci piace. occorre infatti ricordare che non abbiamo presentato emendamenti per il gusto sadico di far lavorare il Parlamento a ridosso delle feste natalizie; abbiamo presentato emendamenti in ragione di un dovere costituzionale che avvertiamo, giacché siamo di fronte ad una manovra finanziaria che non ci soddisfa. allora, la prima esigenza che il Parlamento deve necessariamente difendere è il diritto dovere della nostra Assemblea di discutere gli emendamenti. è tuttavia anche vero, e in tal senso accolgo la richiesta formulata dal collega Berlinguer, che c' è modo e modo per svolgere il ruolo di opposizione. non vi è infatti alcun intento ostruzionistico da parte nostra e — credo — da parte degli altri colleghi del Polo. sarebbe quindi opportuno che, una volta ritirata la questione di fiducia , permanesse il maxiemendamento del Governo sul quale, nei tempi che saranno fissati, ai sensi del regolamento, dalla conferenza dei presidenti di gruppo , potranno esser presentati subemendamenti. quindi, fatta salva la prerogativa della Camera di una dialettica maggioranza-opposizione, verificheremo anche in quella sede se vi sia una maggioranza (certamente verificherete che c' è un' opposizione); dopo di che, sia ben chiaro, non cambierà l' atteggiamento complessivo sulla manovra da parte del mio gruppo, ma si potrà anche raggiungere l' obiettivo di un chiarimento politico, non più differibile, entro la fine dell'anno , a seguito delle sue dimissioni. in tal modo, chi condividerà l' impostazione della finanziaria la potrà votare — io, personalmente, non lo farò — ma, contemporaneamente, si darà finalmente all' Italia la certezza che questo è un Parlamento che, quando esprime un Governo, esprime un Governo sostenuto da una maggioranza politicamente omogenea, un Governo che — mi permetta di concludere così — non ricorra al trucchetto di porre la questione di fiducia quando conviene e di revocarla quando ritiene che non sia più conveniente mantenerla.