Pier Ferdinando CASINI - Deputato Maggioranza
XII Legislatura - Assemblea n. 296 - seduta del 07-12-1995
Sul semestre italiano di Presidenza dell'Unione europea
1995 - Governo Dini - Legislatura n. 12 - Seduta n. 296
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , all' inizio del mio breve intervento ritengo anzitutto di dover spiegare che considero assolutamente improprio il dibattito nei termini nei quali si è voluto impostarlo in queste ore, forse più sui giornali che in quest' Aula. un dibattito imperniato sulla data del voto può essere rilevante e legittimo — sicuramente lo è — nel nostro paese, ma è senz' altro improprio rispetto al dibattito sulla politica europea e sul semestre di Presidenza italiano che stiamo svolgendo in quest' Aula! alcune risoluzioni — come quella presentata dal colleghi del gruppo di Forza Italia — fanno riferimento alla necessità di un Governo stabile e autorevole per il semestre di Presidenza italiana ed io ritengo che tale auspicio non possa non essere condiviso da tutti in quest' Aula. un Governo stabile ed autorevole si può costituire in diversi modi: ricorrendo alle elezioni anticipate , o con un ampio accordo di carattere parlamentare che ampli la base di sostegno di questo Governo, o, addirittura, con una convergenza — se ve ne fossero le condizioni — tra le principali forze politiche . ma tutto ciò fa parte del dibattito politico, che è senz' altro legittimo, ma che non c' entra con il dibattito introdotto autorevolmente dal presidente del Consiglio due giorni fa e che rappresenta il merito della riflessione odierna. onorevoli colleghi , consentitemi in primo luogo di esprimere, a nome del centro cristiano democratico e del Cdu, il nostro rammarico perché nel dibattito odierno vi sarebbe stata la possibilità di raggiungere una convergenza su di una risoluzione ampia sulla politica europea mentre, per un gioco di incomprensioni reciproche, per una sorta di confusione che sembra esservi oggi nella vita politica italiana , questa ampia maggioranza su di un documento di politica europea , che avrebbe costituito una base di riferimento forte per l' Esecutivo, purtroppo non è stato possibile realizzarla. a parziale conforto dell' Assemblea e del Governo, vorrei rilevare che, se si analizza il testo delle risoluzioni presentate, in particolare dopo le modifiche apportate questa mattina a tutti i documenti presentati, salvo che per la risoluzione presentata dal gruppo di Rifondazione comunista-progressisti , avverto l' esistenza di un' ampia convergenza sul merito della politica europea , sulla volontà che il nostro paese deve esprimere, tramite questo Parlamento, di andare avanti sulla strada tracciata dai padri fondatori europei e anche da chi ha voluto tracciare le basi costitutive dell' Europa anche in rappresentanza del nostro paese. perché auspicavo un' estesa convergenza su di un' ampia risoluzione? perché ritengo che il bipolarismo — al quale sono fortemente affezionato ed in cui il nostro partito è fortemente radicato — sia un confronto leale tra i due poli con un minimo comune denominatore . quale minimo comune denominatore più significativo di quello della politica europea vi può essere in Italia nella competizione leale che i due poli debbono affrontare? credo che la politica europea debba rappresentare un punto di riferimento comune in questa sede ed essere considerata in Italia nel modo in cui lo è in Germania ed in Francia, paesi nei quali chi compete per la guida del Governo — e lo fa legittimamente — non mette in discussione i pilastri della politica europea ! onorevoli colleghi , questa è la ragione per la quale non temo la germanizzazione dell' Europa, per la quale non evoco problemi e spettri che ritengo siano stati fortemente superati in un cammino europeo che gli Stati hanno percorso assieme e perché mi rifaccio alla coerenza della impostazione illustrata nella discussione di due giorni or sono dall' onorevole D'Onofrio , che ha ripreso il corso di un cammino che viene da lontano e che oggi impone al nostro Governo ed al Parlamento in carica di dare alcune indicazioni chiare e precise. sono queste, a mio parere, le indicazioni contenute soprattutto nella risoluzione presentata dai colleghi del Ccd e del Cdu, ma anche in altre. la stessa risoluzione che, sul piano della geografia parlamentare, mi trovava più distante, cioè quella della sinistra, di cui era primo firmatario l' onorevole Berlinguer, era a mio avviso largamente condivisibile. naturalmente le risoluzioni che, in sede di votazione, assoceremo al voto della nostra, sono innanzitutto quella che reca la prima firma dell' onorevole Costa e quelle presentate dai colleghi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia (quest' ultima ci trova consenzienti a seguito delle modifiche apportate). tra l' altro, voglio sottolineare che la risoluzione Tremaglia ed altri numero 6-00026 ha il merito di aver riportato sui binari giusti il dibattito sulla Slovenia. ho apprezzato, nel merito del nostro contenzioso con la Slovenia, le prese di posizione del Parlamento europeo ed anche l' azione del ministro Agnelli; un' azione difficile perché su tale questione si rischia di creare un' incomprensione più ampia tra il nostro e gli altri paesi in un' area particolarmente importante che abbiamo interesse a cooptare nella società europea, nell' Europa dei popoli (naturalmente a fronte di una contropartita su cui non si può barattare, cioè l' accettazione dei principi degli Stati che fanno parte dell' Unione Europea ). prima di concludere, vorrei sottolineare alcuni aspetti. innanzitutto, il Governo deve andare avanti con forza nel favorire un' interpretazione del parametri di Maastricht che sia autentica e consenta soprattutto, per alcuni elementi della politica economica , una più ampia partecipazione degli Stati al « nocciolo » duro europeo che partirà per primo. non parlo di revisione degli accordi di Maastricht, sia ben chiaro; parlare oggi di questo significherebbe, infatti, porre in discussione, sradicare l' intera impalcatura europea che è stata costruita anche e soprattutto per iniziativa del nostro Governo, assieme a quella degli altri principali partners europei. parlo di un' interpretazione autentica, che è già contenuta nei lavori del comitato di riflessione che sta preparando la conferenza intergovernativa . il secondo punto concerne l' attenzione all' allargamento dell' Unione Europea sul versante del Mediterraneo. in merito alla conferenza di Barcellona sono state fatte interessanti riflessioni; mi auguro che il nostro Governo voglia imprimere davvero una spinta nella direzione dell' allargamento, che non si può limitare a Cipro e a Malta, anche se i negoziati per l' entrata definitiva di quei paesi hanno una particolare importanza. la politica della sicurezza è un altro punto sul quale dobbiamo maggiormente discutere perché, probabilmente, qualcuno ha pensato che la fine della guerra fredda tra le due superpotenze renda inutile la competizione militare. vorremmo tutti che fosse così; purtroppo non lo è. abbiamo visto cos' è accaduto in Bosnia e i conflitti regionali nel mondo di domani probabilmente saranno più pericolosi di quelli che potevano esserci ieri, quando la pace nel mondo era regolata dal terrore tra le due superpotenze. ecco perché una politica di sicurezza comune s' impone; ecco perché non possiamo accettare l' idea che i nostri conflitti regionali possano essere placati e sedati solo dagli interventi degli americani, che tra l' altro sono stati positivi come nel caso dell' ex Jugoslavia, creando una collaborazione euro-americana che certamente riteniamo positiva. occorre, poi, una forte spinta verso il riequilibrio territoriale. mi riferisco alle aree del Mezzogiorno d' Italia, ma anche alle aree depresse di altri paesi europei . al riguardo deve svilupparsi una politica regionale, capace davvero di essere elemento di equilibrio dell' Europa, non di aggravare gli squilibri. certamente l' Italia a due velocità non può entrare in Europa: non vogliamo in Europa due velocità, come non vogliamo accettare e rassegnarci all' idea di un' Italia a due velocità, perché questa difficilmente entrerebbe nel novero dei paesi che possono davvero essere determinanti per costruire l' Europa come la vorremmo. la questione della disoccupazione fa parte della tematica richiamata. in generale è opportuno, altresì, un impianto istituzionale più efficace: non può esservi la paralisi permanente, che grava su tutte le riunioni europee, determinata dal vincolo dell' unanimità; il Parlamento europeo non può avere poteri così limitati; l' Esecutivo europeo deve essere più flessibile, per essere in grado, in definitiva, di andare avanti senza essere vincolato a una sorta di equilibrio generalizzato, che difficilmente si riesce a raggiungere. su questi temi credo che la risoluzione del Ccd e del Cdu si collochi in una tradizione europeista che non può essere contestata da alcuno; soprattutto individua alcuni indirizzi per il futuro, sui quali ci auguriamo un' ampia convergenza parlamentare.