Achille OCCHETTO - Deputato Maggioranza
XII Legislatura - Assemblea n. 294 - seduta del 05-12-1995
Bilancio di previsione 1971 e rendiconto esercizio finanziario 1969
1995 - Governo Colombo - Legislatura n. 5 - Seduta n. 434
  • Comunicazioni del governo

onorevole presidente , onorevoli colleghi , mi si conceda di iniziare questo intervento pensando a Sarajevo come alla città che in maniera quanto mai drammatica ha simbolicamente aperto e chiuso le vicende di questo nostro secolo. a Sarajevo l' Unione Europea si trova oggi di fronte alla difficile sfida di un impegno politico forte, che sappia coniugare ricostruzione economica e ricostruzione civile. nel fare queste affermazioni, signor presidente del Consiglio , c' è in me la piena consapevolezza delle difficoltà che il processo di integrazione incontra. infatti, tutti noi sappiamo che in Europa al precedente atteggiamento di fiducia e di speranza si è andato progressivamente sostituendo un atteggiamento di disagio e di crescente pessimismo sulle possibilità che l' Unione Europea possa assicurare un futuro sicuro alle popolazioni. su questa inquietudine si inseriscono gli episodi di intolleranza razzista, le chiusure xenofobe verso i cittadini extracomunitari. noi vogliamo reagire a tutto ciò e diciamo a chiare lettere che dall' attuale crisi di credibilità non si esce con meno Europa ma, al contrario, con più Europa. c' è bisogno di un forte potere politico europeo che, per dirla con Delors, ricerchi una federazione degli Stati nazionali come sua forma futura. c' è bisogno di pensare ricordando una perifrasi di Pietro Calamandrei, che tutte le strade che un tempo conducevano a Roma oggi conducono agli USA d' Europa. per questo non bisogna retrocedere implicitamente su posizioni come quelle che vedono l' Europa quale mero libero mercato, da una parte, e come quelle identificano invece un nucleo duro permanente, dall' altra. in questo senso, ho apprezzato lo spirito europeista del discorso tenuto in quest' Aula dal presidente del Consiglio . sono dunque molte le questioni sul tavolo della Presidenza dell' Unione Europea : lo sviluppo di un approccio comunitario alle materie del terzo pilastro (quelle relative alle questioni di sicurezza interna e di giustizia); l' impegno verso il Mediterraneo, con l' assunzione dei primi provvedimenti per l' avvio della costruzione di una zona di libero scambio; le iniziative volte allo sviluppo di una vera cittadinanza europea; una trasparenza effettiva delle istituzioni europee nella direzione di un autentico governo europeo; istituzioni monetarie bilanciate per assicurare un governo politico delle decisioni macroeconomiche attinenti alle politiche di coesione sociale e dell' occupazione; una riforma delle istituzioni europee che valorizzi, infine, il lavoro del gruppo di riflessione. questi sono i temi rispetto ai quali anche la classe politica italiana , maestra spesso di adesione retorica e passiva all' Europa e contemporaneamente inadempiente nella fase di recepimento delle direttive europee e dell' utilizzo dei fondi europei, può ritrovare la passione politica e i termini concreti dell' impegno di Altiero Spinelli. questa rinnovata passione politica si rende necessaria soprattutto in Italia dove, a differenza di altri paesi, a parole sembra che tutti siano convinti europeisti ma poi ben pochi sono conseguenti nei comportamenti pratici. in linea generale credo si possa dire che la sinistra cerca di muoversi con convinzione e coerenza in tutta l' Europa; chi tira indietro sono ancora una volta i conservatori, anche grazie a nuovi apporti come quello di Chirac. non è quindi fuori luogo suonare un campanello di allarme sul pericolo di una rinazionalizzazione. infatti, se si guarda bene, ci si accorge che in questi anni la sinistra ha fatto di tutto, a partire dall' impegno con il quale ha sostenuto certe misure del Governo Ciampi prima e del Governo Dini poi — ha fatto di tutto, onorevole Martino — per avvicinarsi alle necessarie convergenze europee. i sindacati ed i lavoratori, in particolare, hanno fatto abbondantemente la loro parte di sacrifici, a partire dall' accordo sul costo del lavoro portato a termine dal Governo Ciampi. il Pds, seguendo lo stesso obiettivo di coerenza, per arrivare con le carte in regola all' appuntamento europeo, ha reso possibile quell' enorme sforzo di aggiustamento fiscale che ha toccato anche le classi medie . dal contrapposto polo della destra, invece, che cosa è stato fatto? niente, assolutamente niente. abbiamo assistito al roll back del ministro Martino rispetto ai precedenti impegni europeisti del paese; nulla è stato fatto — devo dire, anche di recente — di fronte ai problemi essenziali delle tecnologie dello sviluppo e dell' ambiente. in compenso, si è parlato molto di televisione e di data delle elezioni; ma non direi, in un caso come nell' altro, che lo si sia fatto in chiave e con spirito europeo. ciò che è più grave è che l' interesse fondamentale di gran parte della classe dirigente è stato quello di approfittare della debolezza della lira per fare i propri affari, improvvisamente dimentichi dell' inebriante retorica sull' azienda italia e tanto più sull' azienda Europa. ci si è chiusi a riccio; si è lavorato in molti, in troppi casi, alla giornata e non si sono messe in campo operazioni che muovessero davvero su scala europea. in questo clima, oggi tutti parlano di integrazione europea , ma per farlo seriamente bisogna anche dire con la necessaria severità che i comportamenti non corrispondono e perché ciò avvenga il processo di integrazioni deve procedere nel cuore della società. cosa fare, dunque, per superare i ritardi e le gravi contraddizioni che abbiamo di fronte? in primo luogo, l' asse strategico portante della Presidenza italiana dovrebbe essere, come ho già sottolineato, lo sforzo di impedire che proceda esclusivamente l' unione monetaria e rallenti quella politica. occorre reagire con nettezza a questa possibile deriva e per farlo vi mettiamo a disposizione una visione politica e istituzionale dell' Europa capace di muoversi con coerenza nelle due direzioni che a prima vista appaiono in contrasto tra loro: quella dell' approfondimento e dell' articolazione dei poteri nella direzione del federalismo e quella del loro allargamento su scala sovranazionale lungo la strada che conduce verso gli USA d' Europa. al centro di ciò collochiamo il principio della sussidiarietà, opportunamente richiamato dal presidente Dini. ma per fare questo con coerenza non bisogna giocare con i problemi istituzionali, nel senso che il tema affascinante di un nuovo tipo di Stato nazionale deve misurarsi con la necessaria articolazione dei poteri verso il basso e l' altrettanto necessaria concentrazione delle grandi decisioni-quadro verso l' alto, riconducendo però contemporaneamente tutto ad una più ampia possibilità di controllo democratico in tutte le direzioni, non semplicemente spostando, ma rompendo le vecchie logiche delle burocrazie centralistiche. solo questa è una vera e autentica prospettiva federalista. diventa allora essenziale operare per un' unica velocità politica nella costruzione dell' unità europea. occorre dunque fare in modo che l' unità politica operi al fine di condurre, con il consenso di tutti, alle necessarie convergenze economiche, da attuarsi anche in tappe e modi differenziati. occorre farlo attraverso una sensibilità rinnovata rispetto ai temi decisivi delle tecnologie e della qualità di uno sviluppo socialmente ed ecologicamente sostenibile. ecco perché non basta continuare a contemplare le distanze economiche e monetarie rispetto alla comune ed essenziale convergenza. occorre mettere seriamente in discussione quelle compatibilità statiche di cui parlavo prima e farlo non vuol dire assolutamente gettarsi ventre a terra sulla via dello sperpero e del parossismo consumista e corporativo, ma esattamente il contrario: vuol dire aiutare i diversi punti di partenza per giungere allo stesso obiettivo; vuol dire giusta ripartizione dei sacrifici negli Stati e tra gli Stati; vuol dire anche che c' è chi deve muoversi più velocemente e chi deve sapere attendere senza per ciò stesso frenare il complessivo interesse di tutti per la stabilità ed il progresso. ecco, ancora una volta, perché occorre recuperare in termini di velocità politica quanto le diverse velocità economiche rischiano inesorabilmente di bruciare. in buona sostanza, l' Europa avrà qualcosa da dire anche agli sloveni, ai serbi, ai croati, ai musulmani, se saprà nel più breve tempo possibile trovare la velocità giusta per arrivare assieme alla più ampia federazione europea, se troverà dentro di sé la forza unitaria da esibire come modello ma anche, più concretamente, come nuova grande casa comune. una casa comune che, al contrario di quanto vuole la destra, spalanchi le porte agli ultimi, che abbia la forza morale e le carte in regola per sostenere lo sguardo carico di dolore dei profughi dell' ex Jugoslavia e degli immigrati. solo così, e non semplicemente a parole, potrà vivere una vera e propria cittadinanza europea; solo così l' Europa può proporsi di essere una nuova potenza, non di guerra ma di pace e di coabitazione mondiale. presidente del Consiglio , la responsabilità che sta dinanzi alla Presidenza italiana è dunque grande. le difficoltà e le contraddizioni interne esistono e non si può far finta di non vederle, anche se mi sono permesso di sussurrare che bisognava pensarci in tempo, molto prima e non proprio durante il nostro semestre, ad arrivare ad una chiarificazione davanti ai cittadini. tuttavia non intendo parlare dell' unico problema di cui ci si appassiona da molto tempo e che finisce per offuscare qualsiasi questione di contenuto, quello della data delle elezioni. voglio solo aggiungere che c' è da augurarsi che il senso di responsabilità prevalga in tutti e che non ci si comporti in modo tale da mettere l' Italia in grado di non essere all' altezza del grande compito che le sta dinanzi. almeno sul terreno europeo, l' Italia dovrebbe sforzarsi di presentarsi non come un « mal paese » in eterna transizione ma, per le sue illustri tradizioni, come una presenza forte ed autorevole, se non altro perché ha dell' Europa una visione dai contorni chiari e netti. per tutti questi motivi, mi sento di poter auspicare — anche come vicepresidente del partito del socialismo europeo — che la Presidenza italiana sappia prospettare e controllare con chiarezza il suo programma e le sue priorità d' azione.