Pier Ferdinando CASINI - Deputato Maggioranza
XII Legislatura - Assemblea n. 270 - seduta del 26-10-1995
Sfiducia al Governo
1995 - Governo Dini - Legislatura n. 12 - Seduta n. 270
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , signor presidente del Consiglio , il centro cristiano democratico ha concorso a presentare la mozione di sfiducia verso il Governo...... che oggi siamo chiamati a votare. il nostro voto riflette un' opinione chiara e, nello stesso tempo, un travaglio politico sofferto. ci aspettavamo dal presidente del Consiglio un gesto che restituisse al Governo il suo carattere tecnico. ce lo aspettavamo e lo abbiamo chiesto a più riprese non solo per la nostra ostinata sensibilità istituzionale, ma anche per la vocazione all' autonomia a cui il Governo diceva di richiamarsi. so bene, caro presidente, che il Governo non ha cercato la rottura, ma la sua responsabilità è quella di essersi piegato a chi l' ha voluto e in questo senso la sua replica di oggi non ci convince, anche se introduce un importante elemento di novità temporale. non ci convincono i toni di questo dibattito, da ultimi quelli esagitati di una persona solitamente pacata come l' onorevole Berlinguer... non ci convince la sua replica perché sembra eludere il problema vero, che non consiste nella puntigliosa rivendicazione di ciò che il Governo ha fatto in questi mesi o nei limitati impegni programmatici e temporali assunti, ma nella natura politica che l' Esecutivo ha assunto ora con la scellerata mozione del Senato. era questa la domanda che esigeva una risposta chiara — come hanno sottolineato nel dibattito Buttiglione, Giovanardi, D'Onofrio e Fumagalli Carulli — non una soluzione pasticciata e confusa, ancor più incomprensibile per la gente. i risultati a cui lei ha fatto riferimento, come la riforma pensionistica , sono stati possibili — non dimentichiamolo — anche per il senso di responsabilità di forze come il centro cristiano democratico e Forza Italia , che non le hanno mai messo i bastoni tra le ruote quando si trattava di difendere gli interessi del paese. Consiglio maggior cautela, peraltro, nelle disamine economiche all' onorevole Berlinguer, perché nell' attaccare con tanta veemenza il Governo Berlusconi sui conti non vorrei che dimenticasse che il ministro del Tesoro era il dottor Lamberto Dini ! sono le stesse forze, le nostre forze — lo ha detto Berlusconi — che si ripromettevano di cambiare profondamente e costruttivamente una legge finanziaria che deve guardare di più al Mezzogiorno d' Italia, ai suoi esplosivi problemi, prima fra tutti la disoccupazione giovanile, ormai giunta ad un livello intollerabile, ma anche assecondare uno sviluppo socio-economico che ha bisogno di strumenti adeguati, come la proroga della legge Tremonti su tutto il territorio nazionale . e sono le stesse forze, presidente, con le quali comunque lei dovrà confrontarsi in quest' Aula del Parlamento nel prossimo mese se vorrà far approvare una legge finanziaria che Bertinotti, nostro novello San Paolo , fulminato sulla via di Damasco, ha già detto di rifiutare. oggi la sinistra ha tentato di mettere sullo sfondo tutto ciò ed ha cercato di schiacciare il Governo su una piattaforma politico-giudiziaria della quale non vi era stata alcuna traccia all' atto della costituzione del gabinetto. così è stato sfiduciato il ministro tecnico, il ministro Mancuso; così lei è stato ingabbiato in una maggioranza politica di sinistra. per giungere a questo risultato la maggioranza che si è espressa giovedì al Senato non si è fermata davanti a nulla, né al rischio di una crisi istituzionale né alla certezza di una rottura del tavolo delle regole, che avevamo sollecitato, né all' epilogo di quella fase di decantazione alla quale erano affidate, in buona parte , le sorti del risanamento economico e finanziario italiano. dire che noi saremmo gli autori di una vera e propria rappresaglia politica o definire incauta e dirompente la nostra iniziativa, rischia di essere pura falsificazione della realtà. il valore della lira, l' indicatore della Borsa risentono drammaticamente — è vero — di questa rottura, ma della rottura che voi della sinistra, incuranti dei ripetuti moniti, avete provocato. noi temiamo questa deriva, temiamo il buio di una politica che si esprime per contrasti e rotture, anziché per pazienti costruzioni. temiamo la tendenza di tanti alla prevaricazione sull' avversario, se non addirittura alla sua demonizzazione; temiamo un riaffiorare di preclusioni camuffate da scelte politiche ideali; temiamo lo spirito vendicativo e giustizialista; temiamo, onorevole D'Alema , quegli scarponi chiodati che lei ha evocato l' altra sera e che, non a caso, hanno ricordato agli italiani gli scarponi chiodati di cui parlava nel 1948 il frontista Togliatti. abbiamo visto concretizzarsi e materializzarsi questi timori nei giorni scorsi. si è trasformato l' avversario in nemico, il giudizio in condanna, l' opinione in sentenza, il dubbio in dogma. ci si è rivolti contro il ministro Mancuso con un voto di sfiducia che ci è sembrato persecutorio, ma temiamo anche rivelatore di qualcosa di più inquietante, cioè il prevalere di quella parte più oltranzista della sinistra che non poteva tollerare il peraltro assai formale potere ispettivo del ministro di grazia e Giustizia. su tale punto non vorrei essere evasivo. ci sono troppe ambiguità che circondano le analisi in sede parlamentare sul caso giustizia. nessuno più di noi apprezza il sacrosanto lavoro della magistratura italiana, cui rivolgiamo un rispettoso saluto, ma il sospetto che in taluni settori e casi sia prevalsa un' inaccettabile parzialità è un dubbio che c' è e rimane forte. la sinistra, il più delle volte, è apparsa incontaminata dalle indagini, non per le sue virtù morali ma per le sue aderenze giudiziarie e nel paese, colleghi deputati, ha finito così per mettere radice la sensazione che chi si schiera con la sinistra possa godere di una specie di salvacondotto giudiziario. onorevole D'Alema , vedo che in questi giorni lei si è interessato molto ai dorotei. io vorrei che si provasse a spiegare il perché di tante conversioni neodorotee nel suo schieramento della sinistra. mi rendo conto che questa è una denuncia forte, di cui evidentemente mi assumo ogni responsabilità, ma credo che questo sia il momento e la sede per formularla. le scelte politiche del centro cristiano democratico e dei cristiani democratici uniti sono, ancora una volta, coerenti e chiare. noi ribadiamo con il voto di oggi la nostra adesione ad una alleanza politica e programmatica con Forza Italia , Alleanza Nazionale e i federalisti e liberaldemocratici, che può dare al paese una più ampia possibilità di scelta oggi; e domani una più sicura possibilità di Governo omogeneo. ribadiamo una volta di più la nostra alternativa alla sinistra; quella sinistra — mi consenta la collega Bindi — cui il Partito Popolare non ha saputo opporre niente di più che un' esilissima differenza di metodi e di accenti: così esile, che nessuno ne ha colto il significato! quella sinistra che ha rivelato una tenacissima propensione ad esprimersi ancora una volta contro: contro Mancuso, oggi, sulla giustizia; contro Berlusconi, ieri, sui referendum televisivi e contro Dini, l' altro ieri, sulla finanziaria di appena un anno fa! ma collochiamo questa differenza, pur così netta, sotto il segno di una civiltà politica e democratica comune. il culto delle istituzioni, il rispetto degli avversari e l' adesione alle stesse regole fanno parte per noi del codice genetico della Repubblica. a quel codice sono stati ispirati — lungo una linea di continuità — tutti i tentativi che abbiamo compiuto in questi mesi e di cui non siamo affatto pentiti: di svelenire il clima politico, di salvaguardare gli equilibri istituzionali e di non scaricare mai sull' istituzione più alta — e, cioè, sul Capo dello Stato — le asprezze della competizione politica. di quella stessa linea di continuità, fa parte oggi un voto convinto, meditato e non rassegnato. ci batteremo perché nel Parlamento e nel paese le forze politiche e i poteri dello Stato trovino il modo di rendere più forte — anche nel loro dissenso — la comune identità nazionale, messa irresponsabilmente a repentaglio da discorsi come quelli dell' onorevole Bossi e concorrano a far lievitare quel minimo comune denominatore tra i due poli che deve essere il dato caratterizzante del nuovo sistema maggioritario . mi avvio alle conclusioni. signor presidente del Consiglio , prendiamo atto del significativo impegno solennemente assunto nella sede parlamentare da lei: entro il 31 dicembre il Governo si dovrà dimettere. noi siamo stati disponibili alla tregua politica e istituzionale; lo siamo stati e lo siamo tuttora: ma ogni giorno ha le sue pene! quella tregua è stata infranta e sacrificata a ragioni di convenienza particolari e persino faziose. e noi le denunciamo oggi in piena libertà di coscienza con il voto coerentemente favorevole alla mozione di sfiducia . da domani — quale che sia l' esito della votazione — opereremo come sempre per ricostruire nel Parlamento e nel paese un clima di civile confronto e di competizione democratica.