Fausto BERTINOTTI - Deputato Opposizione
XII Legislatura - Assemblea n. 268 - seduta del 24-10-1995
Sfiducia al governo
1995 - Governo Dini - Legislatura n. 12 - Seduta n. 268
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signori presidenti, signore deputate, signori deputati, mi scuseranno se mi rivolgo dapprima a quella gente nel paese che guarda con simpatia, con interesse, o anche solo con curiosità, al Partito della Rifondazione comunista , a chi può essere anche frastornato di fronte alla campagna di stampa, aspra e violenta, che ci ha colpito. subiamo un attacco senza precedenti, portato avanti dalla grande comunicazione di massa e da grandi organi di stampa, per un presunto asse tra Rifondazione comunista e il Polo. si tratta di un falso clamoroso, ma l' essere questo un falso non ne riduce l' insidia. solo perché gridata, e da un potente coro, una menzogna può assumere in questi nostri tempi persino una parvenza di verità. vorremmo invitare a guardare i fatti e solo i fatti. i fatti: il Partito della Rifondazione comunista è stato sempre intransigentemente contro le destre, contro il Governo di Berlusconi, con assoluta coerenza. siamo stati i primi a denunciare il rischio della possibilità che quell' esperienza di Governo costituisse un regime neototalitario. siamo stati protagonisti, con altri, di una grande lotta di massa, quella dell' autunno, contro il taglio violento delle pensioni, che ha realizzato la cacciata e la crisi di quel Governo. il Partito della Rifondazione comunista è l' unica forza che non ha partecipato alla legittimazione di Alleanza Nazionale , che non partecipa a scambi di occasioni di incontro, di affidamenti, perché pensa che il fascismo, i fascismi, siano un pericolo dell' Italia di oggi, in nuove forme di intolleranza, di sopraffazione, di razzismo. per questo non temiamo il contagio, né la contaminazione nel voto di sfiducia al Governo Dini, che non sposta di un ette la nostra lotta alle destre: ci proponiamo solo di far cadere un Governo antipopolare, che ormai costituisce un fattore di inquinamento della democrazia. nessuno può dubitare seriamente che questo sia il nostro atteggiamento. allora è chiaro: con un' aggressione si vuole colpire l' unica forza politica che non accetta come oro colato ciò che produce il mercato; si vuole colpire noi, i comunisti, quelli che quando altri, in nome del mercato, dei cambi, della stabilità della lira, della competitività, colpiscono le pensioni e i salari, dicono « no » , e si battono perché questo non accada, indicando un' alternativa di politica economica e sociale. si vuole colpire questa diversità, la diversità di una forza comunista. l' onorevole Segni poco fa si è rifatto alle differenti posizioni e responsabilità delle nostre formazioni nella storia del paese; penso che questa responsabilità storica possa riassumersi nel fatto che noi siamo orgogliosi di continuare a dirci comunisti, mentre lui non ha il coraggio di continuare a dirsi democristiano! in realtà il quesito di fronte al quale ci troviamo è semplice e non ammette complicazioni; esso è: il Governo Dini deve restare o deve andarsene? se deve restare si deve votare la fiducia; se deve andarsene, è obbligatorio votare la sfiducia. dispiace a noi votare con il Polo? sì, avremmo preferito fare altrimenti; non perché non ci siano precedenti: non solo Togliatti ed Almirante hanno votato chissà quante volte contro un Governo per cacciarlo, ma anche più recentemente, nel 1993, quando c' era ancora il Movimento Sociale Italiano e c' era già il Partito della Rifondazione comunista , vi fu un abbinamento di mozioni di sfiducia analoghe contro il Governo Amato. per chi è in buona fede , è del tutto evidente che in un Parlamento non bipolare le opposizioni di destra e di sinistra possono votare contro un Governo che si dice di centro anche per ragioni opposte. lo scandalo non è in questo; lo scandalo ci sarebbe se si facesse insieme un Governo, non l' opposizione; ma questo Governo credo non lo pensi possibile neppure L' Indipendente . certo, avremmo preferito far cadere diversamente il Governo Dini; ci sarebbe piaciuto farlo cadere sulle pensioni, da sinistra, su una grande questione sociale. ma siamo rimasti soli, nella lotta nel paese e nell' ostruzionismo. persino in questi giorni abbiamo tentato di fare altrimenti, quando ci siamo appellati alla responsabilità del presidente del Consiglio per chiedere un atto autonomo, quello delle dimissioni, prima del dibattito sulla sfiducia, un atto di deontologia politica, che avrebbe messo questa Camera nella condizione di dibattere in maniera trasparente del suo futuro. abbiamo provato a battere la strada di una mozione di sfiducia del Partito della Rifondazione comunista , con i suoi argomenti, una mozione che è agli atti del Parlamento come mozione di indirizzo; abbiamo tentato di farla diventare una mozione di sfiducia e abbiamo chiesto per questo firme, anche tecniche, dei parlamentari democratici del centrosinistra, affinché fosse proponibile e discutibile in quest' Aula. non è stato reso possibile. a questo punto cosa dovremmo fare? noi, che abbiamo avversato il Governo Dini fin dalla sua nascita, abbiamo scelto la strada difficile della coerenza, ritenendo così di rispondere agli interessi dei lavoratori del paese; la coerenza, che consideriamo un elemento fondamentale in questa vicenda politica italiana , una risorsa rara e necessaria per riqualificare la politica. noi siamo stati l' unica forza politica che ha votato contro la fiducia a Dini al suo insediamento, contro la manovra economica, anche pagando il prezzo di una separazione da alcuni compagni parlamentari, che ha fatto l' ostruzionismo contro una legge sulle pensioni che era una vera e propria controriforma, che, senza aspettare le manovre politiche, di fronte alla presentazione della legge finanziaria , per i suoi contenuti antipopolari, ha dichiarato che avrebbe votato contro e ha presentato una finanziaria alternativa. questa forza ha scandito ogni tappa con la richiesta di dimissioni del Governo e della possibilità, finalmente, di andare ad un voto, chiarificatore, del paese: l' avevamo chiesto per giugno e per novembre, non è accaduto. oggi il bilancio del Governo è disastroso; questo Governo è riuscito, in un anno di grandi fortune dell' economia, a lasciare intatta ed anzi a far aggravare la crisi sociale del paese. l' abbiamo detto mille volte e lo ripetiamo ora, per dimostrare che non lo stiamo inventando: il nostro paese ha visto aumentare la produzione e la produttività; abbiamo scoperto che le lavoratrici e i lavoratori italiani producono nella stessa ora più dei lavoratori giapponesi. ebbene, tutto questo ha lasciato inalterata una disoccupazione di massa che è rimasta al 12 per cento , ed ha visto precipitare il sud in una condizione drammatica; fate, signori del Governo, un' inchiesta sul Mezzogiorno e vedrete che da essa verrà un potente atto di accusa a questa classe dirigente e a questo Governo. i lavoratori sono stati colpiti, in un anno di crescita della ricchezza, con la riduzione dei salari reali e degli stipendi; elementi di povertà ormai sono entrati nelle famiglie dei lavoratori, 500 mila famiglie operaie sono precipitate nella povertà. in tale contesto il Governo ha fatto il suo capolavoro: un drastico ridimensionamento del sistema pensionistico italiano che penalizza soprattutto le nuove generazioni. in questo quadro, poi, ha presentato una finanziaria che aggraverebbe la crisi sociale; una finanziaria sbagliata e di conservazione; una finanziaria che muove lungo l' indirizzo di Maastricht quando tutti, proprio tutti, ormai hanno capito che quella linea porta ad un aggravio della disoccupazione. il Governo non corregge tale linea nei suoi indirizzi, né tende a compensarla con la messa in campo di politiche per lo sviluppo e per l' occupazione: un disastro; una politica conservatrice e antipopolare. vi erano tutte le ragioni per chiedere l' allontanamento del Governo; ma oggi se n' è aggiunta un' altra, quella riguardante la democrazia. se la motivazione che riguardava gli aspetti sociali ce l' aspettavamo (e fu la ragione del voto contrario quando nacque il suo Governo, onorevole presidente del Consiglio ) ora c' è la delusione. noi scommettevamo che il suo Governo, almeno sul terreno della democrazia, rappresentasse una netta soluzione di continuità rispetto alle esperienze precedenti. ma possiamo dire che il dibattito al Senato è risultato impressionante: una recita governativa in cui uno era peggio dell' altro. e il fatto che Mancuso fosse peggio di tutti non è certo una buona nuova: un ministro guardasigilli che, come è stato detto autorevolmente, si esercita in un ricatto mafioso. ma chi l' ha scelto questo ministro? chi se l' è tenuto per tanto tempo , e perché? ciò che è accaduto è il compimento di una incapacità e di una responsabilità generale del Governo. il Governo, nella sua collegialità, avrebbe dovuto determinare una soluzione di continuità, avrebbe dovuto saper scegliere un impianto garantista insieme alla valorizzazione dell' autonomia della magistratura. invece ha lavorato a colpire i settori più impegnati nella lotta su Tangentopoli e contro la mafia; lo stesso presidente del Consiglio è sempre stato latitante su tale questione e lo è stato persino fisicamente nel dibattito al Senato: una cosa veramente sconvolgente ed anche un po' vergognosa. perciò questo Governo se ne deve andare. e noi cosa avremmo dovuto fare, noi che lo abbiamo avversato dall' inizio? avremmo forse dovuto salvare il Governo che abbiamo combattuto? no; questo Governo se ne deve andare. badate, se proseguisse, sarebbe anche peggio di prima: concorrerebbe alla nascita di un centro tecnocratico e neodoroteo, nuovo asse conservatore di questo paese, e sarebbe un guaio per il paese e per tutte le sinistre. le elezioni diventerebbero sempre più incerte; anzi l' unica certezza sarebbe il rinvio sistematico delle elezioni. guardate l' infondatezza degli impegni e dei mezzi impegni già presi. qualche mese fa da tutti si parlava di giugno come di una data necessitata anche per fare i conti con il semestre europeo. poi tutti abbiamo scoperto che era la data più infondata, perché la stessa argomentazione del semestre europeo depone contro la possibilità di votare a giugno. perché questa continua altalena? in realtà perché non si sceglie e non si sa scegliere la via maestra: le dimissioni di questo Governo e le elezioni anticipate per un confronto tra forze alternative nel paese. a chi dovrebbe dispiacere se il Governo se ne va? certo non ai disoccupati, ai giovani in cerca di lavoro, alle masse del Mezzogiorno; non alle famiglie dei ragazzi e delle ragazze che al primo anno di scuola media hanno dovuto pagare 500 o 600 mila lire per i libri di una scuola che si dice d' obbligo; non ai giovani universitari che si trovano tasse scolastiche continuamente aumentate, gli uni e gli altri collocati dentro una nuova selezione di classe che tocca duramente la scuola; non ai lavoratori della Olivetti, della Alenia, della Falck, dell' Alfa Romeo , che rischiano il posto di lavoro e si trovano di fronte un Governo distante e perfino avverso; non ai lavoratori che nei prossimi anni avrebbero dovuto, dopo 35 anni di lavoro, poter andare in pensione, né alle donne che si trovano duramente prolungata l' età pensionabile ; non ai giovani colorati, che alla manifestazione di Perugia ed Assisi erano mobilitati in massa per la pace e che nel suo Governo, signor presidente del Consiglio , non trovano una parola contro la ripresa degli esperimenti nucleari del governo di Chirac e del governo della Cina. dunque, Dini se ne deve andare per fare le elezioni. elezioni per fare che? per cambiare la politica, per dare una speranza a questo paese. però — si dice — nelle elezioni potrebbero vincere le destre. ma che sinistre sono quelle che non si battono, quelle che non ritrovano l' orgoglio di provarci, per vincere, per cambiare? noi pensiamo che il meno peggio sia amico del peggio: l' onorevole Berlusconi, anche nel suo discorso tenuto poco fa in quest' Aula, ha lanciato una sfida: sì, noi siamo per raccoglierla, per affrontare questa sfida con elezioni democratiche nel paese, convinti come siamo che si possa sconfiggere quella tendenza con una alternativa sociale e di democrazia. c' è una cosa che viene ancora prima ed è la chiarezza. siamo spaventati che domenica, nelle elezioni a Napoli, abbia votato solo il 37 per cento della popolazione che aveva diritto al voto. un distacco dalla politica, forse perché la politica si sta troppo distaccando dalla vita della gente e dalla semplicità. oggi noi siamo di fronte ad una domanda semplice: questo Governo deve restare o deve andare? noi diamo una risposta semplice: se ne deve andare!