Rosy BINDI - Deputato Opposizione
XII Legislatura - Assemblea n. 20 - seduta del 24-06-1994
Concernenti l'emittenza radiotelevisiva
1994 - Governo I Berlusconi - Legislatura n. 12 - Seduta n. 20
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

rinunzio ad illustrarla, signor presidente , e mi riservo di intervenire in sede di replica. signor presidente , signor ministro, onorevoli colleghi , ho rinunciato ad illustrare la nostra interpellanza perché ho ritenuto che risultasse chiara nella sua articolazione. dalla risposta del ministro, che in un suo passaggio finale ha voluto richiamare anche una questione da noi sollevata relativamente al rapporto fra pubblico e privato nel servizio dell' informazione, traggo la conferma che effettivamente l' interpellanza era chiara e che non aveva bisogno di ulteriori spiegazioni. tuttavia sono sicuramente sfuggite al ministro le ragioni profonde per le quali noi popolari abbiamo presentato l' interpellanza. la risposta che ha fornito, della quale mi dichiaro assolutamente insoddisfatta, dimostra che ha eluso i problemi fondamentali. abbiamo presentato l' interpellanza perché ci stava a cuore soprattutto capire se vi fosse differenza tra Governo e maggioranza, se in questo paese fosse rispettato uno dei principi cardine della democrazia, quello che distingue la funzione dell' Esecutivo dagli stessi partiti della maggioranza, prerogativa, garanzia indispensabile nelle democrazie, soprattutto in quelle a sistema maggioritario . volevamo comprendere se vi fosse o meno il Governo dietro o davanti ai comportamenti, alle dichiarazioni, agli atti di certi esponenti dei partiti della maggioranza. volevamo capire se il presidente del Consiglio fosse un' istituzione del paese o se fosse invece ancora il proprietario di un' impresa diventata partito, che ha occupato le istituzioni, lo Stato e che tende ad identificarsi con la stessa nazione e la società. era la prima cosa che intendevamo comprendere. e ci stava a cuore un' altra preoccupazione, anch' essa fondamentale per la vita democratica : esiste una strategia del Governo sul problema dell' informazione oppure i suoi comportamenti sono quelli di una parte interessata e come tale in conflitto con i diritti dei cittadini, della comunità? esiste una strategia di riforma complessiva nell' ambito della quale, evidentemente, risolvere le questioni del servizio pubblico , in particolare dell' azienda Rai? era la seconda grande preoccupazione, nella quale poi si inserisce il percorso di breve e medio termine che il Governo intende seguire riguardo al problema dell' informazione, anche in rapporto agli organi comunitari. quanto ha detto il ministro portavoce purtroppo mi fa concludere che i nostri timori ed interrogativi rimangono senza risposta; o, meglio: la risposta fornita ci preoccupa ancora di più per la vita democratica del paese. vorrei cominciare dalla prima grande preoccupazione, spiegando perché non mi sento soddisfatta. signor ministro, il presidente del Consiglio ha fatto un' affermazione inquietante, considerato che il servizio pubblico ha l' obbligo di organizzare la pluralità quando produce sia informazione sia cultura. da questo punto di vista , il Governo di un paese dovrebbe rifiutarsi, proprio per la funzione istituzionale e di garanzia che ricopre, di essere considerato una parte da organizzare. invece, nelle affermazioni del presidente del Consiglio vi era, addirittura, in un certo senso la richiesta che l' unica pluralità da organizzare e da rispettare fosse quella governativa. ci si viene oggi a dire che sarebbe ugualmente preoccupato di fronte ad una neutralità nei confronti delle opposizioni. la neutralità, o l' indifferenza, non dovrebbe, da questo punto di vista , preoccupare. ma la cosa grave è un' altra: l' anomalia vera del sistema consiste nel conflitto di interesse sul quale anche oggi non si è data risposta. il presidente del Consiglio , il Governo e la maggioranza non hanno le carte in regola per poter intervenire sul problema dell' informazione e, in particolare, su quello del servizio pubblico . questa è l' anomalia vera e profonda del nostro sistema dell' informazione, oggi. senza alcun pudore lo si ignora e si pone sotto tiro , in maniera grave, proprio l' azienda concessionaria del servizio pubblico . questa mattina ci si viene a dire che, di fatto, espressioni come « commissariamento » e « non approvazione del decreto di finanziamento » sono forse accentuazioni linguistiche; ma ci pare di capire dalle dichiarazioni del ministro — il quale, anche se non esplicito, è stato abbastanza chiaro — che, ancora una volta, le parole usate in senso minaccioso nascondono in qualche modo la realtà. mi si consenta di dire che non so in quanti modi un bilancio possa essere composto; tuttavia, so per certo che la ragioneria non è matematica. so anche, però, che ciò che desta sospetto è la libertà che il Governo si prende di leggere il bilancio della Rai in altro modo, rapportandolo ad un Consiglio d'amministrazione in scadenza. dalle risposte del ministro ci sembra di capire che vi è una strana relazione tra il bilancio, la presunta scadenza del Consiglio d'amministrazione e l' approvazione del decreto. cosa significa tutto questo? quale comportamento il Consiglio d'amministrazione dovrebbe tenere, affinché l' atteggiamento del Governo nei confronti del decreto fosse indirizzato a garantire l' esistenza del servizio pubblico nella vita del nostro paese? è un gioco fin troppo scoperto e — se me lo si consente — fin troppo pericoloso. a noi pare che il Governo, che non ha le carte in regola per potersi interessare del problema, abbia assunto un atteggiamento tale da farci concludere che vi è un chiaro attacco al servizio pubblico nella vita del nostro paese. se sta a cuore la riforma del servizio pubblico , la strada da seguire è una sola: garantirne la sussistenza ed affrontare la questione nei termini generali e di strategia del problema dell' informazione, al quale facevo prima riferimento. ma non è un caso che manchi tale secondo aspetto. so bene, ministro Ferrara, che tra il servizio pubblico — o meglio tra l' informazione prestata dalla concessionaria di un servizio pubblico — ed un' impresa commerciale che fa informazione vi è una profonda differenza. lo so bene. so però che vi sono regole alle quali deve sottoporsi anche un' impresa commerciale, come quelle relative ai diritti politici elettorali, al rispetto dei diritti dei minori, al riparto della pubblicità e delle risorse, all' occupazione dell' etere, alla normativa internazionale. al servizio pubblico , che in questo paese esiste storicamente e che riteniamo debba continuare ad esistere, deve invece essere affidato l' obbligo di organizzare la pluralità (quando fa sia informazione sia cultura), e la sperimentazione; e, soprattutto deve avere la capacità di fare oggi di quello dell' informazione un settore strategico anche per lo sviluppo del paese , perché di questo si tratta. a ciò deve giustamente essere ricondotto per intero anche il tema delle privatizzazioni, come qualcuno ha prima posto in evidenza. questo è l' obbligo del servizio pubblico , libero dai partiti, dal Governo e — aggiungo — dallo stesso Parlamento. sì, l' ho scoperto ora perché credo di essere più nuova di lei alla politica! la questione che intendo evidenziare e che vorrei capire è se il Governo abbia intenzione di muoversi come si muove anche il costituzionalismo moderno, che vede nell' informazione il quarto potere (i nuovi manuali di diritto costituzionale non parlano più dell' informazione nel capitolo delle libertà e dei diritti, ma in quello dei poteri); vorrei capire se si abbia veramente l' intenzione di realizzare il principio democratico fondamentale della separazione dei poteri nel potere dell' informazione; la separazione della cultura dalla politica e dall' economia. guarda caso , ci troviamo invece attualmente agli antipodi di tale prospettiva costituzionale; nel nostro paese il servizio dell' informazione è dipendente dalla cultura, dalla politica e dall' economia. questo volevamo capire e non abbiamo capito. ecco perché chiediamo che vi sia un' autorità di vigilanza, che rivendichiamo, anche dopo la pur breve esperienza (che però mi è stata sufficiente) di queste settimane di vita della Commissione di vigilanza senza le regole che, dopo l' introduzione del sistema maggioritario , in questo Parlamento non abbiamo. la Commissione di vigilanza stessa andrebbe sottoposta a vigilanza, perché nel riprodursi del gioco tra maggioranza ed opposizione, senza avere neanche la garanzia di un presidente, questa commissione — mi si consenta — non è in grado di esercitare alcun controllo. essa è parte in causa, come lo è tutta la maggioranza. è dunque necessario un organo di garanzia, staccato dagli altri poteri, che vigili sul pubblico e sul privato. questa sua battuta, onorevole Storace, è un' altra grande lezione di democrazia; veramente una grandissima lezione! come dicevo, ci vuole un organo che garantisca l' esercizio delle diverse funzioni del servizio pubblico e del servizio privato. funzioni diverse: certo, ministro Ferrara, questa distinzione ci è chiara. ma quel che si evince dalla sua risposta, signor ministro, è che, in questo momento, noi siamo all' opposto rispetto a tale prospettiva; non solo il presidente del Consiglio è il proprietario dell' informazione privata nel nostro paese, ma la cosa grave è che, attraverso un commissariamento di fatto, diretto o indiretto, dell' informazione pubblica, ci si prepara ad andare non verso la separazione dei poteri , bensì verso la dipendenza piena e totale del potere di cui si parla dal potere esecutivo . anche questo dato ci è chiaro, ministro Ferrara. come altri colleghi hanno messo in evidenza, la democrazia, soprattutto con il sistema maggioritario , si costruisce quando 1 voti, onorevole Storace, ed il consenso sono sottoposti a regole... e l' attività di chi ha voti e consenso è bilanciata da pesi e contrappesi, che nel nostro paese, in questo momento, sono totalmente assenti. e lo sono soprattutto in relazione a questo delicatissimo potere. non possiamo quindi non ribadire la nostra preoccupazione, della quale vi è un' ulteriore ragione, che il ministro nella sua risposta non ha assolutamente preso in considerazione. mi riferisco ai nostri rapporti con l' Unione Europea . il parere motivato della commissione Cee scadeva il 6 giugno scorso, per cui ormai siamo sottoposti a procedura di infrazione presso la Corte di giustizia , ancora una volta non su un problema qualunque, ma su quello dell' informazione, che attiene alla pubblicità e alla normativa antitrust. questo è il senso delle regole e della democrazia dell' attuale Governo! ribadiamo quindi con forza la nostra preoccupazione, in quanto non vi sono garanzie perché il Governo è parte interessatissima ed è in conflitto con gli interessi della Comunità e dei cittadini sul tema dell' informazione. ribadiamo, inoltre, la nostra insoddisfazione e la nostra preoccupazione per il fatto che il Governo non ha una strategia in merito a quello che oggi è il problema nella vita del nostro paese, a quello che può essere il settore strategico per il nostro sviluppo. noi non difenderemo la Rai così com' è; vogliamo che la sua riforma avvenga all' interno della riforma complessiva dei servizi di informazione. non saremo noi, quindi, a difendere la Rai; ma lasciateci dire che, nonostante tutti i problemi (creati certamente dalle carenze precedenti della stessa vita politica, democratica ed economica del paese, che si sono sommate a quelle dell' informazione e del servizio pubblico dell' informazione), non era mai successo che si arrivasse a questo grado di preoccupazione. devo sottolineare che la risposta fornita stamattina dal ministro Ferrara aumenta la nostra preoccupazione e certamente non ci solleva dalle responsabilità che abbiamo in questo momento nella vita del paese.