Nichi VENDOLA - Presidente del Consiglio Maggioranza
XII Legislatura - Assemblea n. 14 - seduta del 16-06-1994
1994 - Governo II Prodi - Legislatura n. 15 - Seduta n. 116
  • Attività legislativa

tanto positivo è il voto che stiamo per esprimere su questa proposta di legge che istituisce nuovamente la Commissione antimafia quanto inquietanti sono, viceversa, alcune argomentazioni antimafiose — tra virgolette — che si sono ascoltate qui questa mattina. è veramente troppo bello, direi troppo facile, direi perfino troppo tranquillizzante credere che oggi il problema della mafia sia un problema che, per parafrasare Sciascia, non ha più il suo contesto poiché la svolta politica indubbia che vi è stata nelle ultime elezioni è stata tale che automaticamente, direi taumaturgicamente produce l' esclusione, l' espulsione della mafia dal cuore dello Stato. in questo vi è la sovrapposizione della nozione di Stato alla nozione di Governo. i colleghi sanno bene che trattasi di due nozioni differenti, che lo Stato è un insieme di funzioni assai più complesse e che l' infiltrazione mafiosa nel cuore, nel sistema, nei gangli vitali dello Stato è indice di fenomeno dotato di una grande capacità opportunistica e trasformistica. ritengo, quindi, che vi sia francamente un eccesso infondato di ottimismo nel pensare che oggi il problema della mafia possa essere ridotto ad una questione di ordine pubblico , al suo connotato criminale, tralasciandone completamente gli aspetti che configurano un sistema politico mafioso. la stessa onorevole Tiziana Parenti, qualche tempo fa, aveva denunciato il rischio della infiltrazione mafiosa dentro la formazione politica nella quale ella milita. è un rischio indubbio, credo, per una formazione politica nuova che parte nel Mezzogiorno aggregando pezzi interi del vecchio sistema di potere. basterebbe farsi un giro, cari colleghi della maggioranza, per la Sicilia, per la Calabria, per la Puglia e per la Campania, entrare nei paesi e chiedere quali sono gli esponenti locali di quel partito. era un rischio vero, dunque; forse soltanto un teorema, ma devo dire che questa volta l' onorevole Parenti non ha avuto la stessa determinazione nel tentare di dimostrarne la fondatezza che aveva manifestato in altre occasioni, quando giungeva persino a vedere la firma di Occhetto laddove vi era quella di Craxi e di Forlani. penso che oggi dobbiamo tutti lanciare un allarme sul rischio opportunistico, trasformistico dell' organizzazione Cosa nostra e delle famiglie ad essa collegate, poiché è grande il pericolo che si risaldi un rapporto tra lo Stato e la mafia. di questo si comincia a parlare attraverso i mass media e sulla stampa locale; viene proposto con enfasi il problema della microcriminalità, che ha sempre rappresentato lo strumento attraverso il quale, raccogliendo gli umori più allarmati e a volte più regressivi e forcaioli dell' opinione pubblica , si è potuto distogliere l' attenzione popolare dall' oggetto vero da combattere, che era il sistema di produzione della criminalità. è molto facile e tranquillizzante l' uso dell' espressione « consociativismo » . mette allegria udire certe espressioni da parte di chi probabilmente non conosce — tranne che per la lettura di qualche relazione di minoranza — la storia tormentata della formazione stessa di una Commissione di inchiesta sul fenomeno mafioso. non sanno forse i colleghi della destra dei 17 anni di battaglie condotte dai comunisti e dai socialisti di allora perché fosse istituita una commissione di questo genere? forse non ricordano quali argomenti i ministri dell' Interno dell' epoca — che oggi tornano in auge nella narrazione anche dei colli più autorevoli dello Stato — , come Scelba e Tambroni, hanno offerto nel tentativo di negare l' esistenza stessa di un fenomeno chiamato mafia? badate, cari colleghi , che io sono d' accordo con voi quando dite che dobbiamo combattere tutti insieme la mafia, ma vorrei che non lo diceste solo in questa solenne Aula di Montecitorio. in tanti paesi profondamente inquinati dalla mafia nelle regioni del sud le forze che qui siedono tra i banchi della maggioranza gridano contro coloro che imprimono il marchio della mafiosità su quelle zone, che secondo loro sono invece piene di gente laboriosa ed intelligente, assumendo così un atteggiamento tutt' altro che antimafioso. l' « antimafiosità » non può essere un discorso della domenica, non può limitarsi ad una retorica piena di ecumenismo facile fatta qui e poi dimenticata quando si torna sul territorio, là dove non ho conosciuto il consociativismo tra la sinistra e le forze di Governo in rapporto al tema della mafia, ma per decenni interi, per tutta la storia repubblicana, ho visto la lotta del movimento popolare e democratico contro le organizzazioni mafiose e malavitose. ho conosciuto invece — vi è una sterminata letteratura scientifica in proposito — il consociativismo tra le classi dominanti (politici, imprenditori) e le organizzazioni criminali. il racconto tanto tranquillizzante che voi ci offrite è veramente poco convincente. vogliamo essere uniti? d' accordo, non c' è la ricerca faziosa e pregiudiziale della polemica, ma questo Governo nel giro di poche settimane ha già dato pessima prova di sé su fatti molto importanti. siamo noi che chiediamo spiegazioni, non certo l' estrema destra che sta al Governo, sulla fuga di quel pentito; siamo noi che chiediamo spiegazioni al Governo sull' evasione rocambolesca dal carcere di Padova; siamo noi che chiediamo al Governo di intervenire oggi, qui ed ora sul problema della divisione e del conflitto assai aspro che c' è tra la magistratura e l' avvocatura in sedi molto delicate come Napoli; siamo noi che chiediamo un intervento perché questa crisi si configura come una vera e propria crisi della giustizia e quindi come una crisi della democrazia. siamo noi che vi richiamiamo al senso di responsabilità rispetto a dichiarazioni incaute e ondivaghe che qualche volta lasciano aperti spiragli di comunicazione con quel mondo terribile; e mi riferisco a tante, troppe dichiarazioni del ministro di grazia e Giustizia. siamo noi che porremo il problema del carcere. vorrei dire alla collega Maiolo, che ieri ha fatto una sua umanitaria, libertaria e garantista conferenza stampa , che noi siamo molto attenti ai problemi delle garanzie di tutti i cittadini, per esempio, a quelle dei cittadini detenuti, ma vorrei ricordarle che nel carcere vi è un problema di garanzia della stragrande maggioranza dei detenuti ed è quella di non dover subire il regime mafioso imposto dai boss anche dentro il carcere. è vero che vi è un problema di garanzia, ma la verità è che abbiamo bisogno — e l' articolo 41-bis non sempre è stato efficace — di rompere qualunque collegamento tra i boss di Cosa nostra e il resto dell' organizzazione. questo è un bel problema! vi sono carceri dove tuttora, nonostante l' esistenza dell' articolo 41-bis, alcuni boss continuano a comandare il traffico di droga e di armi e a decidere persino i delitti. oppure non vi dicono niente vicende come quelle dell' arresto di due guardie carcerarie nel carcere della mia città, Bari? succede anche che un appartenente alla polizia penitenziaria porti il telefonino o faccia da postino per la « corrispondenza d' amorosi sensi » tra il boss e il resto della sua organizzazione sul territorio. per non parlare poi dell' ordine del giorno accettato incautamente come raccomandazione dal Governo che ripropone, senza effettuare approfondimenti, la questione, affrontata in maniera molto leggera e molto superficiale, della regionalizzazione del coordinamento delle forze di polizia nell' attività di contrasto alla mafia! vorrei concludere dicendo che si rischia di avere la memoria molto corta quando si discute di mafia. qualche giorno fa abbiamo celebrato il secondo anniversario della morte di Falcone e fra qualche giorno celebreremo il secondo anniversario della morte di Borsellino. ricordo quando venne fatto l' attentato non riuscito a Falcone e rammento bene il polverone che venne sollevato sugli eccessi di cortesia tra Falcone e i pentiti. come tornano nella nostra storia, nel nostro dibattito politico certi polveroni orchestrati ad arte! ricordo che, prima di essere uccisi dal tritolo, Falcone e Borsellino furono uccisi dall' isolamento cui furono sottoposti anche da parte delle istituzioni. oggi vi sono magistrati molto esposti sul fronte antimafia ed anticamorra. non vorrei che le lacrime di commozione o di adesione e di solidarietà in quest' Italia siano sempre postume!