Massimo D'ALEMA - Deputato Opposizione
XII Legislatura - Assemblea n. 126 - seduta del 24-01-1995
Ratifica ed esecuzione dello Statuto del Consiglio d’Europa e dell’Accordo relativo alla creazione della Commissione preparatoria del Consiglio d’ Europa, firmato a Londra il 5 maggio 1949
1995 - Governo V De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 274
  • Comunicazioni del governo

signora presidente della Camera , signor presidente del Consiglio , colleghi deputati, il discorso del dottor Dini ha confermato le ragioni di un nostro atteggiamento positivo verso il suo Governo per la sobrietà e la concretezza degli impegni assunti dopo tante chiacchiere, per la correttezza sotto il profilo costituzionale. d' altro canto lei, signor presidente del Consiglio , ha dimostrato di essere uomo serio nel momento in cui, avendo affermato che il suo Governo sarebbe stato composto da persone non collegate a raggruppamenti politici, ha saputo respingere le rumorose pretese di quelli che volevano mantenere le poltrone, se non di ministri, almeno di sottosegretari. io la invito a non cedere, neanche nella replica, a richieste che mi appaiono puerili e non sostenibili. né lei, né noi possiamo stabilire qui la data delle elezioni. noi non sappiamo se il Governo durerà due anni, un anno, tre mesi o quindici giorni: dipenderà dal Parlamento, dalla situazione reale del paese, dalla evoluzione della situazione politica. non mi sorprenderei se gli stessi che invocano la data di giugno poi, a seconda dell' andamento delle cose o dei sondaggi, potessero cambiare opinione. non sarebbe la prima volta. meglio affidarsi ai principi e alle regole. le suggerisco, se mi consente, una bella frase come punto di riferimento : « non ci può essere un Governo a termine. la sfiducia può darla solo il Parlamento, non D'Alema , Fini o Buttiglione » . non è mia questa frase, non mi permetterei l' ineleganza di un' autocitazione. è dell' onorevole Silvio Berlusconi : Napoli, 23 novembre 1994. deve essere stata una frase importante se l' ex presidente del Consiglio ha ritenuto che avesse posto nel volume che ha inviato a tutti i parlamentari, a perenne memoria di sette mesi di attività. la riprendo qui nella sua forma più estesa: « credo che non ci possa essere un Governo a termine. non è nella nostra Costituzione e nella pratica costituzionale di una democrazia dare ad un Governo un termine. ripeto » — diceva — « la fiducia o la sfiducia al Governo la dà il Parlamento. non possono essere né D'Alema » (sono d' accordo!) « né Fini, né Buttiglione » (né Berlusconi...!) « a dare una indicazione di questo genere » . parole assai corrette. sì, lo so — mi si dirà — sono passati quasi due mesi.... ma la Costituzione non è cambiata. qualcuno potrà pensare: sì, lo disse allora perché c' era lui a Palazzo Chigi , ma sarebbe fare un torto ad un uomo di fermi principi, come l' onorevole Berlusconi, pensare che possa aver cambiato idea su una questione di questo rilievo solo per le mutate convenienze personali. non può essere così...! vada avanti, signor presidente , non si lasci intimorire! il suo Governo ha già ottenuto un risultato: un Governo tecnico , del quale ella ha voluto sottolineare il carattere eccezionale rendendo omaggio alla supremazia della politica. io sono molto d' accordo. ho sempre temuto la retorica dell' antipolitica che è stato però un cavallo di battaglia di una parte di quelli che hanno applaudito; un cavallo di battaglia e di successo! quante volte abbiamo sentito l' onorevole Berlusconi vantare di non essere un politico, di essere un imprenditore, con la stessa inquietante iattanza con la quale un medico che sta per operare un paziente gridasse: « non sono un chirurgo » ! e i risultati si sono visti a questo proposito! per il paradosso della situazione italiana, questo Governo tecnico ha riaperto un confronto politico vero e serio, mentre la retorica dell' antipolitica è approdata al peggior politicantismo: vertici di maggioranza, complotti, tradimenti, riunioni notturne, proclami, ultimatum, ritirate, astensioni; insomma, tutto l' armamentario del peggior romanzo d' appendice della vecchia politica, che alla fine ha infastidito e ha annoiato l' opinione pubblica . la politica, quella vera, è coraggio di scegliere...... è coraggio delle responsabilità che ci si deve assumere di fronte agli italiani, di fronte ai loro problemi veri, di fronte a questo nostro paese, con i suoi problemi, le sue possibilità e le sue speranze. un paese nel quale può ancora accadere che un ragazzo di diciotto anni muoia cadendo da un' impalcatura dopo sedici ore di lavoro, mentre in tante famiglie meridionali giovani di trent' anni che hanno studiato aspettano ancora un lavoro, uno di quel milione, diciamo... eppure l' economia con i suoi squilibri cammina e produce ricchezza. in questa Italia disoccupati, lavoratori, risparmiatori, imprenditori chiedono che la politica sia seria, affronti i problemi, cerchi di risolverli e non sia un' interminabile rissa per il potere, un succedersi di manovre e di intrighi. per questo noi non siamo sicuri come il compagno Bertinotti che il suo Governo si scaglierà contro i pensionati e i lavoratori: speriamo proprio di no... per questo noi gli diamo la nostra fiducia: fiducia ad un Governo che certamente non è il nostro, al quale non abbiamo chiesto né posti di ministro né posti di sottosegretario; fiducia ad un Governo che può essere utile per il paese, per senso di responsabilità verso l' Italia. fiducia non significa rinunciare alla nostra identità ed alla nostra funzione, alla funzione dei progressisti, di una sinistra moderna, democratica, di Governo. ritengo che sarebbe incomprensibile negare l' esigenza di una manovra aggiuntiva per fronteggiare il rischio di una crisi finanziaria che avrebbe ripercussioni molto gravi sulle condizioni di vita di tanti italiani e non soltanto sul risparmio dei cittadini. come pure non abbiamo negato né neghiamo l' esigenza di una riforma del sistema pensionistico che garantisca l' equilibrio della spesa previdenziale rispetto al prodotto interno lordo e i diritti delle nuove generazioni. lei lo sa, nel senso che sa che su questa materia abbiamo predisposto una nostra seria proposta di legge , non ora per evitare le elezioni, ma prima per affrontare i problemi del paese. su questo chiediamo un confronto in Parlamento essendo chiaro, come a me è chiaro, che una questione così complessa non può essere affrontata con decreti né con misure non concordate con le parti sociali e successivamente non discusse dal Parlamento sovrano. su due punti intendiamo essere fermi; mi è parso lei ne abbia fatto cenno in modo positivo. d' altro canto, l' esperienza non positiva delle vicende legate alla legge finanziaria dovrebbe avere insegnato a tutti, innanzitutto, che gli italiani pretendono che vi sia equità nel fronteggiare la crisi finanziaria e che non siano colpiti sempre e soltanto gli interessi dei ceti popolari e più deboli; in secondo luogo, che il confronto con le parti sociali non soltanto è un metodo di governo più democratico, ma è anche un metodo più efficace! ecco perché noi siamo persuasi che non verranno ripetuti gli errori già compiuti. ed in questo senso vi sarà da parte nostra collaborazione per fare presto e bene. non abbiamo voluto un Governo per perdere tempo, ma per affrontare i problemi più urgenti, nella convinzione che il precipitare verso elezioni immediate sarebbe stato dannoso per il paese, anche perché esse si sarebbero svolte in un clima di aspro contrasto, producendo una lacerazione nel tessuto civile della nazione che avrebbe prodotto ingovernabilità, chiunque avesse prevalso, poiché la governabilità non è data soltanto dal fatto che qualcuno vince, ma dal fatto che chi vince e chi perde si muove in un quadro di regole e di valori condivisi. questo è il punto che la destra non ha voluto e non ha potuto capire. in quello scontro tra due ragioni — di cui ha parlato efficacemente l' onorevole Buttiglione — le forze democratiche di opposizione hanno cercato di farsi carico delle ragioni degli altri non indicando mai la prospettiva di una maggioranza politica parlamentare alternativa a quella che si era formata dopo le elezioni, ma proponendo un governo di tregua che potesse avere — e che spero ancora potrà avere — una larga base parlamentare. lo abbiamo fatto non certo per risospingere indietro verso le alchimie della prima Repubblica la democrazia dell' alternanza, il processo di cambiamento (questo non può essere certamente imputato a chi per quel sistema maggioritario ha raccolto le firme, ha vinto il referendum e si è battuto, prima di molti altri, arrivati dopo), ma con lo scopo di porre quel processo di cambiamento su basi democratiche più solide, in un quadro di regole e di garanzie. per questo noi restiamo convinti che se il paese avesse nel suo complesso una vera classe dirigente , essa si disporrebbe ad aprire una fase costituente, a discutere ed a correggere, in senso innovativo, senza toccare i principi costituzionali, forma di governo e forma dello Stato, a perfezionare leggi elettorali — non solo quella regionale, ma anche quella nazionale, che certamente non corrisponde alla domanda dei cittadini di scegliere con il voto una maggioranza di Governo; perché non vi corrisponde nel suo meccanismo! — , a discutere di antitrust e di conflitto di interessi per costruire le basi di una democrazia del maggioritario vera! non sappiamo se questo percorso ragionevole sarà percorribile. è stata del tutto evidente, nel corso di questi giorni e di queste settimane, la volontà di una parte di risolvere con la forza, con la spallata elettorale, non la questione del Governo — che sarebbe legittima — , bensì quella dei caratteri della nostra democrazia: questione che non può che essere risolta attraverso il confronto e non certamente con la forza! qui c' è la funzione democratica che abbiamo svolto e che intendiamo svolgere, funzione democratica e non di parte. senso di protesta verso chi pensa di portare nella democrazia dell' alternanza i fantasmi della guerra fredda , il clima di odio, le vecchie pregiudiziali anticomuniste, non capendo che questo non potrà non ritorcersi anche contro chi porta, in una nuova stagione democratica, queste cose; queste, sì, davvero vecchissime! la sinistra italiana, che certo ha compiuto tanti errori — non quelli, a mio giudizio, che ha indicato Bertinotti — nel corso della sua storia, tuttavia non ha mai compiuto l' errore di venir meno ai suoi doveri verso la democrazia nel nostro paese, né mai ha compiuto l' errore di venir meno al suo senso di responsabilità di fronte alla nazione. ed io credo, nel momento in cui le dico che voteremo la fiducia, che noi siamo coerenti con questa storia, coerenti con la parte migliore della nostra storia, della sinistra e della democrazia del nostro paese.