Pier Ferdinando CASINI - Deputato Maggioranza
XII Legislatura - Assemblea n. 126 - seduta del 24-01-1995
1995 - Governo Dini - Legislatura n. 12 - Seduta n. 126
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , i colleghi Francesco D'Onofrio e Ombretta Fumagalli questa mattina, nel corso del dibattito, hanno spiegato bene la posizione del centro cristiano democratico . noi abbiamo seguito lo svolgimento della crisi e la formazione del Governo rispettando una duplice convinzione che contempla, da un lato, il più rigoroso rispetto dei passaggi costituzionali e, dall' altro, la piena adesione alla volontà elettorale espressa il 27 marzo scorso in modo chiaro ed inequivoco. il nostro auspicio era che il Governo Berlusconi potesse continuare la sua opera e che, diversamente, dovessero essere gli elettori e nessun altro a guidare i passi verso un nuovo quadro politico . questo convincimento e questo auspicio noi ribadiamo. essi fanno parte, per quanto ci riguarda, di una morale, prima ancora che di una scelta politica; la morale di un rapporto limpido, trasparente, lineare tra gli eletti e gli elettori, che significa anche un rapporto limpido, trasparente, lineare tra le forze politiche , alleate o avversarie che siano. la genesi della crisi ha smentito questo costume. la crisi è scaturita dalla violazione di un patto stipulato con gli elettori ed è stata alimentata da una serie di comportamenti tutti tesi ad evitare che su questa materia la parola tornasse, com' era doveroso, agli stessi elettori. una parte della Lega ha scelto, sotto la regia di Bossi, una scorciatoia che conduceva nei meandri più tortuosi della prima Repubblica ; e in questi meandri ha trovato partiti di opposizione così poco convinti delle loro ragioni di fronte al paese da preferire la via del ribaltone rispetto alla strada maestra del confronto politico. non è per puntiglio né per polemica che ribadiamo ancora una volta questo punto. il fatto è che se si salta tal passaggio, allora davvero non si capisce una linea di condotta che è stata ispirata, da parte nostra, ad un principio generale assai più che ad una convenienza di parte. siamo arrivati a sommare tutte le incoerenze possibili: quella dei deputati della Lega, eletti con il decisivo concorso del Polo ed approdati all' esito politico opposto; quella del Partito Popolare , che sul rifiuto di qualunque contaminazione con il leghismo e con la sinistra aveva impostato un anno fa la sua prima campagna elettorale ; quella del Partito Democratico della Sinistra , che solo poche settimane fa aveva indicato in questo presidente del Consiglio l' emblema inaccettabile di una politica economica e sociale reazionaria. abbiamo ritenuto di non partecipare a questa diffusa commedia degli equivoci che porta Pds, Lega Nord e Partito Popolare italiano a votare il Governo Dini per ragioni sostanzialmente opposte a quelle indicate nel suo programma, e abbiamo tenuto fermi i nostri convincimenti e gli impegni presi con gli elettori. il presidente del Consiglio ha esposto ieri argomenti ed intenzioni a cui non ci sentiamo estranei, ma li ha collocati in un contesto politico che a noi pare tale da non dissipare affatto le ambiguità e le forzature che hanno contrassegnato queste giornate; egli ha indicato il traguardo di una riforma previdenziale , su cui fino ad ora si era rivelata nettamente contraria la maggioranza che lo sostiene, ed una manovra economica suppletiva che, a giudicare dal voto di poche settimane fa sulla legge finanziaria , incontrerà difficoltà ancora maggiori. ed ha indicato il traguardo di un equilibrio nel sistema di comunicazione, che alcuni partiti si ostinano ad intendere come una sorta di vendetta da consumare ai danni della maggioranza che ha vinto il 27 marzo. per quanto di spirito costruttivo vi sarà su questi punti nell' azione del nuovo Governo non mancherà, da parte nostra, la piena lealtà nei rapporti parlamentari. ma ci è difficile pensare che un simile programma possa basarsi su un arco di sostegni così eterogenei e contraddittori. se, infatti, si tratta davvero di affrontare le quattro priorità indicate ieri dal presidente Dini, non vedo ragione per non legare ad esse una previsione temporale certa ed esplicita, tale da costituire un termine invalicabile della legislatura. se invece, come sta accadendo, questo termine non lo si vuole riconoscere (lo ha detto, prima di me, l' onorevole Fini), allora è più che fondato il dubbio che non si tratti di fare i conti con un' emergenza, ma che piuttosto si voglia dar vita ad una nuova maggioranza. e anche se questa non fosse l' intenzione del nuovo Governo, finirebbe per essere la conseguenza del peccato originale con cui esso nasce e dei condizionamenti che fino ad ora orientano il suo cammino. è per queste ragioni, onorevoli colleghi , che il centro cristiano democratico non accorderà la fiducia al nuovo Esecutivo. una rappresentazione grossolana, semplicistica vorrebbe cogliere nella nostra posizione un' attitudine, che non c' è, a forzare i termini della dialettica politica oltre i confini dello scontro. non è così. lungo l' arco di questa crisi riteniamo di aver dato prova di una costruttiva disponibilità, che troverà riscontro anche nell' articolazione del nostro voto di domani. abbiamo accettato di fare il passo indietro che ci veniva chiesto, rinunciando all' insistenza, secondo noi giusta, sul nome di Berlusconi. se davvero, come ci veniva detto, il problema fosse stato solo questo, la crisi avrebbe avuto un epilogo diverso; invece — ricordiamolo, colleghi — al nostro primo passo è stata eretta una barricata, si è dileguata in poche ore una ragionevole prospettiva elettorale, si è giunti a teorizzare l' ostracismo verso tutti i tecnici che si fossero in qualche modo contaminati con Berlusconi. una sorta di lista di proscrizione moralmente e politicamente inaccettabile! sorprende, signor presidente , che lei stesso abbia accettato e fatto propria la regola di questo ostracismo verso i colleghi con i quali aveva maturato la sua esperienza di ministro del Tesoro . anche in momenti di chiaro dissenso con lei (ricordo la nostra rigida difesa dell' autonomia della Banca d'Italia e le posizioni di dialogo con le parti sociali assunte, in contrapposizione con lei, dal ministro del Lavoro Mastella, a nome del centro cristiano democratico ), non è mai venuto meno il rispetto personale che dovrebbe essere condizione usuale di ogni confronto politico. anche per questo, presidente Dini, avremmo gradito un supplemento di attenzione verso chi l' ha preceduta a Palazzo Chigi . ma la realtà è che, a poco a poco, il Governo che ora si presenta alle Camere ha assunto significati e coloriture a cui non fa velo la figura del presidente del Consiglio . non è la tregua che caratterizza questo passaggio ma, semmai, un' ostinazione politica, che insiste a porre veti, a demonizzare l' avversario, ad inasprire il conflitto. la sinistra, che pare aver dimenticato d' incanto, ad eccezione di Bertinotti, la sua antica preclusione verso Dini, ha continuato in questi giorni a dipingere Berlusconi e i partiti del Polo come i nemici da battere con ogni mezzo. noi non possiamo sottacere il ruolo che il Pds ha avuto e sta avendo nel suggerire, con autorevolezza moltiplicata rispetto ai suoi consensi, la data delle elezioni. quello stesso Pds che, poco più di un anno fa, indicava con perentorietà la strada dello scioglimento del Parlamento e che sembra oggi l' unico ad avere in tasca le chiavi di accesso alle elezioni. e non possiamo non considerare, per il suo valore politico, la tacita acquiescenza con cui il Partito Popolare ha assecondato questo percorso, alternando in modo pendolare richiami teorici all' alleanza con Forza Italia ad una prassi costante e diffusa di alleanze locali praticate col Pds. onorevoli colleghi , siamo stati accusati di essere plebiscitari solo perché ci ostinavamo a chiedere una data per le elezioni, di essere sudamericani solo perché volevamo che si facesse come in Inghilterra, di non essere abbastanza legalitari solo perché non eravamo sufficientemente malleabili e rinunciatari. noi crediamo che in questa crisi abbiano giocato molti dei riflessi condizionati del passato politico, quella vecchia prassi secondo cui tutto si aggiusta e non c' è limite al compromesso. il richiamo della foresta del consociativismo ha fatto sentire la sua attrazione soprattutto verso il centro, che in questi giorni, rinunciando a marcare la sua autonomia, ha imboccato un percorso che lo porterà, secondo l' altalenante minaccia di Buttiglione, a sinistra, magari per dispetto. non sono in discussione le istituzioni della politica, non sono in discussione i poteri dello Stato, il ruolo del Parlamento; sono in discussione i comportamenti, quelli dei partiti, quelli degli interessi scesi in campo, quasi tutti da una parte sola, come è avvenuto con il Governo Ciampi, e quelli delle figure preposte a garantire le regole e gli equilibri della competizione politica, per quanto aspra essa sia. noi non vogliamo su questo terreno riaprire polemiche, anche se proprio noi, da sempre considerati difensori dei vertici istituzionali, se non altro per tradizione di militanza politica, avremmo forse le carte in regola per esprimere un dissenso oggi ampio e motivato sul metodo, le forme e i modi che si sono seguiti. vi è però un punto che non appartiene solo a noi, ma è diventato patrimonio comune della nostra Repubblica; è quello che riguarda il carattere maggioritario della legge elettorale e, con essa, della nostra stessa esperienza democratica. la nostra netta distinzione rispetto alla conclusione che si è voluta dare alla crisi di Governo affonda le sue radici in questa visione del processo democratico. una visione che pone al centro, dal risultato del referendum del 18 aprile in poi, la scelta degli elettori, che prospetta con chiarezza le alternative, che postula il ricambio, che esclude il dissipare, nella manovra politica e parlamentare, gli impegni assunti con il voto. una tregua ha senso se rispetta questi vincoli; ma una tregua senza limiti di tempo e per giunta maturata all' ombra dei veti opposti a una sola parte non è una tregua, è qualcos' altro. la nostra posizione di voto vuole indicare un percorso diverso. noi ci stiamo attestando su una linea che mira a salvaguardare il principio maggioritario e che restituisce al principe, cioè agli elettori, lo scettro della sovranità. tale principio merita oggi il sacrificio di una posizione che in un primo momento può suonare — lo dico ai colleghi di Forza Italia — impopolare, ma che contiene anche la disponibilità a riconoscere nell' azione del governo , nella soluzione dei problemi, nel rispetto degli impegni, tutto quello che conduce in questa direzione. anche se oggi viene fatto un grave passo indietro, credo che non siamo così lontani dall' approdo ad una condizione di moderno bipolarismo. di questo scenario coltiviamo una visione mite e temperata, ma se questo scenario si allontana non possiamo gabellare per moderazione e senso della misura il ritorno ad un gioco politico circolare ed inconcludente. è questa la linea che oggi ci divide, una linea che separa quanti credono nel pieno svolgimento della democrazia maggioritaria da quanti temono l' esaurirsi delle comodità, delle complicità e delle ambiguità che hanno contrassegnato la democrazia bloccata degli anni passati. noi vogliamo salvaguardare tale linea con la nostra posizione. è per queste ragioni, signor presidente , che, come dirà fra poco anche il collega Mastella, il centro cristiano democratico si asterrà dal voto sulla fiducia al Governo da lei presieduto. questa astensione nasce da un giudizio negativo di cui le abbiamo espresso con chiarezza le ragioni, ma ci proponiamo di seguire la sua azione con rispetto e spirito costruttivo e di orientarla, per quanto è possibile, verso l' interesse generale, quell' interesse di cui gli elettori sono depositari e su cui, non dimentichiamolo, dovranno tornare al più presto ad esprimersi.