Fausto BERTINOTTI - Deputato Opposizione
XII Legislatura - Assemblea n. 126 - seduta del 24-01-1995
1995 - Governo Dini - Legislatura n. 12 - Seduta n. 126
  • Comunicazioni del governo

signori presidenti, signore e signori deputati, il gruppo di Rifondazione comunista ha ritrovato nell' esposizione del presidente del Consiglio tutte le ragioni della sua opposizione. il presidente Dini ha svolto un discorso di continuità programmatica con il Governo Berlusconi, ha esposto un programma conservatore e un' impostazione sulle priorità dell' azione immediata del suo Governo che minacciano i lavoratori ed i pensionati con riferimento alla manovra economica e alle pensioni. la nostra opposizione trae origine dalla stessa candidatura del presidente Dini, ministro del Tesoro del Governo Berlusconi e protagonista principale dell' impostazione della sua finanziaria; abbiamo confermato la nostra opposizione quando sono stati resi noti i suoi intenti e la composizione del suo gabinetto. il frangente è eccezionale: possiamo capire molte cose, ma francamente fa impressione vedere l' eclisse della politica e dei partiti. ho letto con attenzione l' intervento di un uomo a noi lontano eppure autorevole di questa Repubblica, Bruno Visentini; le sue parole severe su questo tratto del suo Governo, signor presidente del Consiglio , richiamavano un' eredità culturale come quella di Piero Calamandrei. la nostra critica è forte all' idea che ogni crisi politica difficile del nostro paese possa essere risolta nella tecnica invece che nella politica. e poi, quali tecnici? i ministri economici sono sì tecnici, ma di parte, conservatori, affini alla cultura del presidente del Consiglio ; una vera squadra liberista. alla difesa c' è sì un tecnico ma, con uno strappo alle regole non scritte del nostro paese (e forse non solo del nostro paese, in Europa) al ministero della Difesa va un generale come Corcione che sull' obiezione di coscienza ebbe un' aspra contesa — quasi a confinarla fuori dal nostro ordinamento morale — e che ha visto in timide forme di democrazia nelle caserme le ragioni di un allarme. il discorso di ieri del presidente del Consiglio è tuttavia l' elemento centrale della motivazione della nostra opposizione. in esso è stata rivendicata una continuità programmatica con il Governo Berlusconi, del resto manifesta anche nella lunghissima parte relativa al programma che ha preoccupato visibilmente il Polo, forse per l' allusione alla durata del possibile Governo. i contenuti, però erano esattamente quelli del precedente Esecutivo. l' ispirazione generale è la stessa: viene proposta una ricetta liberista come soluzione alla crisi della società italiana ; tutto viene affidato al mercato ed alla ripresa. lasci dire, signor presidente , che ciò è oggi un po' impressionante, perché questa ipotesi è già fallita; è fallita in termini di consenso, nell' autunno che ha visto protagonisti i lavoratori e i pensionati; è fallita nei risultati economici, come dicono l' andamento della disoccupazione — che è arrivata al 12 per cento — e quello della moneta, di cui lei è così grande esperto. voi ora riproponete questa stessa ricetta. in particolare ci hanno colpito due capisaldi di questo ragionamento. siamo di fronte ad una disoccupazione inquietante per quantità e per qualità; la ripresa c' è stata, c' è ma non ha neppure contenuto e ridotto questa disoccupazione di massa e strutturale e forse a voi non conviene pararvi dietro qualche assorbimento in cassa integrazione guadagni . in realtà, siamo di fronte al fallimento di una politica, e voi oggi riproponete la ripresa e aggiungete la flessibilità della forzalavoro, come ieri. proponente ancora di dilatare i contratti a termine, liberalizzando ulteriormente il mercato del lavoro ; contratti a termine che già sono senza vincoli. proponete di ristrutturare, cambiando ulteriormente le possibilità di controllo del collocamento, e non vi accorgete che il collocamento, di fatto, non c' è più. in realtà, l' unico elemento nuovo che proponete è quello del contratto ad interim , cioè il prestito della forzalavoro: un' ipotesi socialmente negativa e che non funziona, come ormai riconoscono in Francia, paese che ha sperimentato questa ipotesi e nel quale ormai si parla soltanto di una condizione del mercato del lavoro che impigrisce le stesse imprese. se vogliamo restare in Italia, onorevole presidente del Consiglio , scenda fino a Ceglie Messapico e vedrà lì, nel caporalato, gli avvisi di cosa potrebbe diventare in Italia un' ipotesi di intervento nel mercato del lavoro di tal genere! per quanto riguarda il Mezzogiorno, che cosa avete da dire? nient' altro di quello che avete detto fino a ieri: qualche opera di infrastruttura, fino ad arrivare al via del progetto dell' alta velocità che certo non aiuta il Mezzogiorno ma distrugge invece l' ambiente. ci sarebbe bisogno di un grande disegno, di grandi interventi pubblici, di una grande mobilitazione di risorse, di energie, di una grande innovazione; voi invece non proponete pressoché nulla se non l' ordinaria amministrazione . nulla, e non partite neppure dai drammi delle popolazioni; non lo fate neanche quando parlate dell' alluvione. non vi avvedete delle collere popolari che ci sono in quelle zone nelle quali si è tambureggiato sul ritorno alla normalità, ma la normalità non è ancora arrivata, e non si delinea alcun intervento economico in grado di offrire una via di uscita. lo Stato; ma quale Stato? voi proponete un' accelerazione nelle privatizzazioni; possiamo dire che è solo pura ideologia? perché la privatizzazione dell' Enel? qual è la ragione per cui vorreste realizzare, a proposito di liberali, la rivincita di Valerio su Ernesto Rossi ? perché volete privatizzare la Stet? non vi avvedete che in questa privatizzazione vi è solo il rischio di una colonizzazione di tanta parte della cultura italiana, a partire dalla radiotelevisione? non vi accorgete che oggi invece la difesa della Stet, del suo patrimonio pubblico è un discorso nazionale? non vi accorgete che la possibilità di un intervento su questo grande strumento che investe la democrazia delle comunicazioni di massa può riguardare l' offerta, il prodotto e non solo la sua distribuzione? e adesso privatizzate, anche parlando dei servizi pubblici , con una disinvoltura che non vi fa chiedere: come soccorreremo coloro che di questi servizi pubblici hanno bisogno e che non potrebbero veder soddisfatti i loro bisogni diversamente? Ma veniamo al dunque. questa ispirazione si concentra sul qui e ora, sulla manovra economica e sulle pensioni. per quanto riguarda la manovra economica, in questi ultimi giorni abbiamo assistito a molte oscillazioni, in parte prodotte certo dalle turbolenze dei mercati, in parte dagli andamenti mutevoli della nostra stessa economia; ma non si è trattato solo di oscillazioni. si è fatta strada una tesi — che mi pare sia stata esposta anche dal presidente del Consiglio — secondo la quale si può determinare una manovra più contenuta perché in realtà si disloca sulla previdenza e sulle pensioni un intervento strutturale a cui viene assegnato l' obiettivo di risanare la finanza pubblica o di concorrervi fortemente. questa impostazione è molto allarmante; questo — per suo stesso riconoscimento — il banco di prova del suo Governo. ma anche sulla manovra abbiamo ragione di nutrire molte preoccupazioni. ella ha detto che va fatta tagliando le spese ed intervenendo sulle entrate. la spesa pubblica — lo diciamo con grande nettezza — oggi non dovrebbe essere toccata perché colpirebbe soltanto i più deboli. ma anche sulle entrate bisogna aggiungere qualcosa: l' idea corrente è che si possa fare una manovra prevalentemente con le imposte indirette . attenti: quando si parla di una piccola manovra non si sta parlando di piccole cose per tutti, ma di ordini di grandezze di 800 mila lire all' anno per ogni famiglia, per la famiglia — lo dico senza demagogia — dell' operaio di Mirafiori come per quella di Agnelli, perché le imposte indirette pesano in maniera indifferenziata su tutti. dovreste allora sapere che su una retribuzione di un milione e 400 mila lire mensili togliere circa 60 mila lire al mese vuol dire togliere la prima tronche di un rinnovo contrattuale. su questa stessa gente dovrebbe gravare la riforma delle pensioni ! state rovinando anche il senso delle parole. riforma: invece si propone il contrario, non una risposta ai bisogni dei lavoratori, ma una leva per il risanamento della spesa pubblica , la più iniqua. voi così riproponete il bis dell' autunno scorso, ed è per questa ragione che non possiamo accettarlo. così facendo, questo Governo, invece di assumere la strada maestra di separare l' assistenza dalla previdenza e di intervenire sull' assistenza attraverso il fisco (cioè, oggi, attraverso la patrimoniale), batte la strada opposta, quella delle imposte indirette e dell' intervento per ridurre la copertura pensionistica. allora questo Governo, invece di essere un ribaltone politico, è un ribaltone sociale, il ribaltone rispetto alle domande dei lavoratori e dei pensionati dell' autunno. era un esito obbligato, questo? no, non lo era. certo, ha pesato molto l' eredità del Governo Berlusconi, che noi abbiamo combattuto fin dall' inizio indicandone i pericoli anche nella costruzione di un regime totalitario. abbiamo considerato importante la sua crisi, che proveniva appunto da quell' autunno e la sua caduta; ed è stato giusto fare di tutto perché quel Governo non tornasse, non venisse rinviato alle Camere, perché non si procedesse ad un reincarico, perché non vi fosse, insomma, un Berlusconi-bis. bisognava evitarlo ed è stato evitato. in queste vicende è venuto alla luce anche 11 rischio, per il paese, di una crescita di una destra dai connotati eversivi. nei giorni scorsi anche noi ci siamo preoccupati di uno slittamento dello scontro dal terreno politico-programmatico a quello politico-istituzionale che coinvolgesse anche la massima carica dello Stato. non è, del resto, un pericolo solo di un giorno; è un pericolo che ha investito la società italiana , ma trova risonanza anche nel mondo in nuove destre e che è particolarmente grave in un paese come il nostro, nella cui storia c' è sempre il rischio del sovversivismo delle classi dirigenti . in Italia questo rischio prende forma e concretezza, assumendo l' anticomunismo come sua base culturale, l' iperliberismo come suo programma, la democrazia plebiscitaria come sua forma: un' ipotesi di società atomizzata, in cui il tempo è ridotto all' istante, senza memoria e senza futuro, in cui il popolo è ridotto ad una sommatoria di individui e le comunicazioni sono eterodirette. c' è, insomma, il pericolo di una dittatura della maggioranza e non bisogna aver letto Tocqueville per sapere che ciò è proprio il contrario della democrazia. ma come la si combatte? con la grande riforma, ricostruendo la partecipazione delle masse alla vita politica, la loro organizzazione nei partiti, nei sindacati, tornando a valorizzarle nella vita del paese, costruendo un' alternativa di modello di società e di vita, realizzando un collegamento tra le grandi questioni democratiche e quelle sociali. ci rivolgiamo per questo a tutte le forze democratiche, per costruire un lavoro ed un cammino comune, non solo difensivo, per riprogettare insieme le forme di una democrazia di massa fondata sulla partecipazione dei cittadini e sull' organizzazione dei corpi intermedi della democrazia. noi abbiamo cercato di concorrere a questa prospettiva anche con la proposta di un Governo di garanzia, che preparasse in un certo periodo di tempo le elezioni anticipate : una soluzione di continuità, una rottura col recente passato e l' esigenza, per questa via, di affrontare su un nuovo terreno la crisi politica che stavamo attraversando. possiamo affermare che si vede ora cosa abbia voluto significare il lasciar confondere questo passaggio di garanzia con le questioni di medio periodo, la questione delle garanzie da ottenere subito per liberare un confronto realmente rispettoso e democratico e le questioni di un programma di Governo di più lungo periodo. così oggi siamo di fronte a dichiarazioni del presidente del Consiglio che neanche si impegna su un terreno dovuto come quello, almeno, dell' avvio di una legislazione antitrust e ci troviamo invece investiti da una manovra economica e da un' impostazione sulle pensioni così preoccupanti. questo esito della crisi è il prodotto dell' eredità grave e pesante del Governo Berlusconi, della pericolosità emergente di ima destra dai connotati eversivi ma anche, noi crediamo — vogliamo dirlo con onestà intellettuale — , degli errori della sinistra. due errori, in particolare. il primo, quello di non aver assunto noi come sinistra, come progressisti, il tema delle elezioni anticipate (non delle elezioni immediate, ma delle elezioni anticipate ), ossia dell' esigenza di un ricorso al popolo per un nuovo corso della democrazia italiana e di avere invece lasciato questa bandiera in mano alla destra che l' ha usata come una clava. il secondo errore, quello di aver consentito che fosse messo tra parentesi l' autunno con la riduzione della politica economica a neutralità, a tecnica (che poi è sempre il linguaggio delle classi dominanti ). questa è l' origine della divisione intervenuta nella sinistra e nei progressisti e che qui si manifesterà presumibilmente anche nel voto. noi di Rifondazione comunista siamo i primi a essere preoccupati di tale divisione. sappiamo bene, per storia e per cultura, che i lavoratori, i pensionati, gli strati deboli della popolazione cui noi prioritariamente ci rivolgiamo hanno bisogno per potersi esprimere, per poter far valere le proprie esigenze, dell' unità delle forze di sinistra, delle forze progressiste, delle forze democratiche. per questo noi non ci facciamo paralizzare neppure da questa divisione nel voto; non ci facciamo paralizzare neppure dalla diversa collocazione rispetto a questo Governo: noi all' opposizione, altri ad appoggiarlo. domani questo Governo ci costringerà ad affrontare i problemi di cui qui stiamo parlando, a partire dalla manovra economica e dalle pensioni. non possiamo attendere queste misure e questi provvedimenti in questo stato di divisione. proponiamo al Pds, a tutte le forze progressiste, alle forze democratiche, di aprire un confronto tra i partiti, le organizzazioni, i gruppi parlamentari . proponiamo di confrontarci con le organizzazioni sindacali al centro, alla periferia, con le rappresentanze sindacali unitarie. proponiamo di avviare un confronto per definire convergenze ed obiettivi comuni sul terreno dell' occupazione e dell' ambiente come — e soprattutto — sui terreni della manovra economica e delle pensioni. sappiamo che anche su tali questioni di contenuto, come si vede dalla differenza tra la nostra proposta e quella dei progressisti sulle pensioni, vi sono diversità serie e rilevanti. ma anche di fronte a tali diversità noi non sentiamo alcun senso di impotenza; sentiamo la difficoltà del passaggio, ma avanziamo l' esigenza di confrontarci. nulla è compromesso se sentiamo questo impegno, il pericolo e la minaccia che provengono da orientamenti come quelli che possono nascere entro questo Governo e assumiamo gli interessi dei lavoratori e dei pensionati come bussola della nostra ricerca unitaria. noi crediamo di fare meglio valere queste istanze con l' opposizione al Governo Dini. altri, voi, potete pensare diversamente. ripartiamo dai contenuti, facciamo pesare anche la volontà dei lavoratori, coinvolgendoli in questa ricerca unitaria, tanto più se, come ormai appare prevedibile, si va anche ad un appuntamento cruciale, come quello delle elezioni, che ormai sembra in qualche modo inevitabile. se le destre costituiscono il pericolo che tutti noi diciamo, se nelle destre si annidano anche pericoli eversivi, allora in una competizione elettorale come quella che si potrebbe annunciare, al di là delle divisioni, persino al di là delle diverse opzioni strategiche, noi sentiamo il bisogni di avanzare la proposta di un incontro, di un cartello di tutte le forze democratiche per arginare queste destre e non consentire loro una vittoria che sarebbe minacciosa per la democrazia. proponiamo di lavorare insieme su questa prospettiva e di farlo sui problemi del paese che non trovano nessuna risposta nel Governo Dini, anzi trovano solo risposte negative. sono problemi grandi che vanno dalla disoccupazione al Mezzogiorno, alla questione ambientale, alla crisi dello stato sociale e di quello fiscale, alla riorganizzazione dei grandi apparati culturali, di formazione, di informazione, di ricerca. L'Italia chiede un nuovo disegno per il futuro; questo Governo non solo non è in grado di proporglielo ma, secondo noi, ne costituisce intralcio. bisogna lavorare allora ad un' alternativa di politica economica e sociale. facciamola maturare! il cammino, lo sappiamo bene anche per questa nostra divisione, è difficile, la ricerca è complicata ma il programma comune delle forze alternative necessario per il paese. i grandi della nostra storia, della storia del movimento operaio , ci hanno lasciato un importante insegnamento: anche nel momento della divisione (ed a sinistra quello attuale è un momento di divisione) si può e si deve riproporre la ricostruzione dell' unità. un grande leader della Cgil, Giuseppe Di Vittorio , all' indomani di uno degli eventi più dolorosi che un sindacalista possa conoscere, cioè la scissione, disse: « ricominciamo a parlare e a lavorare per l' unità » . Oggi Rifondazione comunista sceglie, in tutta coerenza con la linea e l' impostazione che si è data in questi mesi, di votare contro il Governo Dini, che vede come una minaccia per i lavoratori e i pensionati. così assume la responsabilità di una scelta ma, mentre lo fa e misura una divisione nella sinistra, dice a tutte le forze progressiste che oggi, in questo stesso momento, dobbiamo metterci all' altezza della ricerca unitaria; questa divisione non l' avete voluta voi, non l' abbiamo voluta noi, ma è stata originata da una diversa valutazione degli eventi. i problemi dell' Italia, però, rimangono e richiedono un grande cambiamento, un nuovo corso. noi riproponiamo le ragioni dell' unità di tutte le forze del cambiamento, mentre con questa convinzione e determinazione riaffermiamo la nostra opposizione e il nostro « no » al Governo Dini.