Silvio BERLUSCONI - Deputato Opposizione
XII Legislatura - Assemblea n. 126 - seduta del 24-01-1995
1995 - Governo Dini - Legislatura n. 12 - Seduta n. 126
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , signori deputati signor presidente del Consiglio , intorno a questa crisi di Governo è stata orchestrata una notevole confusione. si è cercato di trascinare nel gorgo delle chiacchiere e nel gergo della piccola politica anche le forze che avevano cercato e che tuttora stanno cercando di aiutare il paese ad uscire dalle fumisterie della prima Repubblica . in realtà, le cose non sono mai state così semplici: l' Italia ha bisogno di fiducia e di stabilità. fiducia, significa che occorre una perfetta corrispondenza tra la volontà sovrana degli elettori e la composizione delle Camere da essi elette il 27 marzo. senza questo, un clima di sfiducia e di indignazione continuerà inevitabilmente ad avvelenare la vita politica e civile del paese. il Parlamento è sovrano nei suoi atti e i suoi componenti agiscono al di fuori di un mandato vincolante. su questo ho ascoltato lezioni, spesso interessate e faziose, da parte di colleghi che non hanno niente da insegnare a me in fatto di democrazia e di culto della libertà. ma ripeto, e ripeterò sino alla noia, che il presupposto di una democrazia sana, di una democrazia vera è che le Camere esprimano davvero il voto che le ha elette. e questo oggi, dopo il voltafaccia del gruppo dirigente leghista, non accade più per alcune decine di deputati, i quali sono risultati determinanti, fino a nuova verifica popolare, nella manovra di palazzo con cui il Governo, espresso dagli elettori il 27 marzo, è stato costretto alle dimissioni. da questo punto di vista — sia ben chiaro — non c' è tregua che tenga; la democrazia non è la guerra e dunque non si sospende, le sue regole devono valere sempre e non possono essere affidate a tecnici ed esperti, perché sono il patrimonio inalienabile di ogni cittadino libero. passiamo ora alla seconda questione, quella relativa alla stabilità. stabilità vuol dire un Governo di legislatura capace di durare e di conseguire grandi obiettivi di sviluppo economico , di risanamento dei conti pubblici, di riforma dello Stato e dei suoi apparati nel senso del decentramento, del federalismo fiscale e dell' efficienza, rimettendo il cittadino e la sua responsabilità al centro della vita pubblica , restituendo speranza a chi oggi si vede negato il diritto al lavoro e ad una vita dignitosa ed onesta. un simile Governo stabile, di destra o di centrodestra, di sinistra o di centrosinistra, potrà nascere solo — e su questo avete la mia garanzia personale per esperienza diretta — alla tassativa condizione che dalla maggioranza che lo sostiene sia escluso rigorosamente l' onorevole Umberto Bossi. ricordo agli amici leghisti che Umberto Bossi è stato eletto con 34 mila voti di Forza Italia e ha ripagato la lealtà dei suoi elettori con una moneta falsa! credo che anche gli altri candidati che si sommuovono in questa maniera farebbero bene a rivedere i voti della scheda proporzionale con cui tutti loro sono stati eletti! un Governo tecnico , emanazione del Capo dello Stato , anziché espressione di una chiara maggioranza politica voluta dai cittadini, può aiutarci a raggiungere i due obiettivi della fiducia e della stabilità solo ad una condizione: che sia chiara a tutti, anche per bocca delle più alte autorità istituzionali, l' assoluta necessità di eleggere un nuovo Parlamento entro questa primavera, entro il mese di giugno. su questo punto centrale deve essere chiaro che né chi vi parla, né alcuno tra gli amici del Polo delle libertà e del buon governo ha la minima intenzione di transigere. quando diciamo che occorre fare le elezioni in tempi ragionevoli, vogliamo dire che giugno è la data ultima, poiché correttezza morale e politica avrebbe voluto, a nostro giudizio, che le elezioni si svolgessero al massimo entro qualche settimana. chi vi parla, come ben sapete, non ha aperto la crisi di Governo ; la responsabilità del tempo perso, di un' azione di governo interrotta, dei guasti alla quotazione di lira e titoli sul mercato internazionale ricade interamente sulle spalle del gruppo dirigente della Lega Nord e di chi ha politicamente...... consentito alla Lega Nord di aprire uno scontro al buio che non poteva avere e non ha avuto niente di costruttivo. il solo scopo di questo scontro dissennato, nutrito di un armamentario verbale di sapore tribale, indegno di una Repubblica civile, è stato quello di colpire quel nemico pubblico numero uno che è diventato, nella contorta mentalità dei nemici del Polo delle libertà , Silvio Berlusconi ! non avevamo bisogno di queste conferme! sull' altare di questo obiettivo meschino è stata sacrificata un' importante stagione politica del federalismo italiano, quella che aveva permesso alla Lega di farsi largo con la sua protesta antifiscale ed anticentralista e di candidarsi a diventare una matura forza di Governo. una grande prospettiva buttata al vento per ragioni di livore personale e per interessi di piccola bottega. chi vi parla, al contrario di molti sfascisti di turno, ha cercato di contribuire a trovare una soluzione per questa crisi, non esitando a suggerire, a difendere, ad appoggiare lealmente l' indicazione da parte del Capo dello Stato della persona del dottor Lamberto Dini come nuovo presidente del Consiglio dei ministri . non era scritto in nessun protocollo costituzionale che le cose dovessero andare così. pensavo e penso che alla maggioranza uscita dalle urne dopo la defezione della Lega si sarebbe dovuto dare qualche possibilità in più per verificare la sua tenuta in Parlamento. e tutti sappiamo che nei sistemi maggioritari la regola di condotta è assai semplice: quando non esistono maggioranze politiche organiche e fondate su un comune programma, la parola passa agli elettori sotto la vigilanza delle autorità garanti...... e mantenendo il Governo in carica nel compito di disbrigare gli affari correnti in attesa del voto. tutti sappiamo, inoltre, che affidarsi ai tecnici, anche se in termini pratici può talvolta risultare una buona cosa, è in generale un passo indietro della democrazia, cioè del Governo fondato sulla partecipazione elettorale e civile del popolo agli affari pubblici. è stupefacente la disinvoltura con cui oggi le sinistre italiane abbracciano questa vecchia utopia della destra illiberale, il Governo dei grands commis . il Capo dello Stato ha voluto percorrere un' altra strada e, dopo una legittima resistenza verso questa sua inclinazione, le forze del Polo delle libertà hanno acconsentito alla sua scelta. nella decisione ha contato innanzi tutto la stima personale che nutriamo nei confronti di chi scegliemmo tra i nostri più stretti collaboratori per un' impegnativa opera di rilancio dell' economia italiana . una stima ed un' amicizia, che voglio qui confermare e ribadire, al dottor Lamberto Dini . ed quasi una beffa per me ascoltare oggi le lodi — meritate — del dottor Dini da parte di coloro che fino all' altro ieri avevano fatto a gara nel demonizzarlo... l' avevano demonizzato come un freddo burocrate « ammazzapensionati » , insieme naturalmente al Governo di cui faceva parte, ma in tre o quattro giorni — e l' abbiamo osservato con ironia — la rappresentazione dello stato del paese data da molti organi di informazione si è miracolosamente capovolta. eravamo al collasso e all' inferno con Berlusconi e adesso, in cento ore, siamo improvvisamente in paradiso; tutto va bene e può andare ancora meglio! non solo, ma al Governo Dini è stato attribuito anche un miracolo anticipato, prima ancora che fosse richiesto: gli è stato attribuito — l' ho letto su tutti i giornali — il prodotto interno lordo che nel terzo trimestre dell' anno passato è salito 3,7 per cento . diamo il benvenuto a questi ottimisti dell' ultima ora. sono felice che vi siate finalmente convinti del fatto che questi sono stati mesi decisivi per far ripartire l' economia reale, che l' inflazione è stata mantenuta sotto controllo, che mai come in questo periodo industria e produzione hanno tirato e galoppato con la forza di cento cavalli. d' altra parte... evidentemente le immagini le possono usare solo i signori della sinistra! d' altra parte, dicevo, è bene attenersi ad una vecchia massima: la strada per realizzare le cose buone è quella di disinteressarsi di chi ne prenderà il merito. il presidente Dini, comunque, è stato più che onesto nel mettere al centro del suo programma di Governo quasi tutti i provvedimenti impostati dal Governo precedente, di cui si è detto onorato di aver fatto parte. questa circostanza è stata riconosciuta, sia pure per una limpida polemica, dall' onorevole Bertinotti, che ha attribuito al gabinetto dei tecnici una sostanziale continuità con il Governo Berlusconi. comunque, nella decisione di dare avvio, con il nostro consenso, ad un Governo cosiddetto di tregua, più di ogni altra cosa ha pesato la prospettiva, esplicitamente richiamata in più di un colloquio da parte del Capo dello Stato , di tornare alle urne e di tornarci subito dopo l' assolvimento da parte del nuovo Esecutivo dei suoi compiti programmatici, e cioè alla metà del mese di giugno. questa premessa politica di fondo, che era anche una promessa d' onore, è stata alla base del consenso da noi dato all' idea di un Governo cosiddetto di tregua. un solido governo parlamentare, espressione della volontà della maggioranza degli italiani e del programma di lavoro da essi giudicato il migliore, è la cosa più urgente che c' è per chiunque non sia accecato dal pregiudizio. questa cosa la si può rinviare di qualche mese per consentire ad un Esecutivo politicamente disimpegnato di mettere a punto poche cose importanti in poco tempo solo, a patto che poi nessuno bari al gioco e che le elezioni vengano rese possibili da chi ha l' autorità istituzionale e il dovere morale di farlo. è rispettata questa premessa? è ancora valida questa promessa d' onore? noi speriamo di sì e in qualche misura siamo tenuti a sperare e a credere nella parola data. so che in politica non si usa far fede agli interlocutori, ma io sono testardamente abbarbicato all' idea che anche in politica bisogna che due più due tornino a fare quattro! d' altra parte, anche nel messaggio di Capodanno, in cui così irritualmente si chiese a chi vi parla di farsi da parte, era tuttavia contenuta una affermazione netta e precisa sulla volontà di garantire il rispetto del voto del 27 marzo da parte del presidente della Repubblica ; il quale aggiunse che, prima di un eventuale ritorno alle urne, era necessario porre mano a tre questioni di estrema impellenza: regole per una parità di accesso ai mezzi di comunicazione di massa in campagna elettorale (visto che quelle attuali sono giudicate insufficienti), una nuova legge elettorale regionale una manovra economica aggiuntiva e, inaspettatamente, oltre a quanto concordato, la sistemazione della questione delle pensioni. su questo programma il presidente Dini è stato chiaro. chiari sono stati anche i suoi ministri del Lavoro, delle Finanze e per le riforme istituzionali , in dichiarazioni pubbliche relative al calendario delle priorità programmatiche; e la compagine da lui formata, anche se non è precisamente quella che credevamo opportuna e necessaria, ha complessivamente tutti i caratteri per un più che dignitoso tentativo di offrire al paese un altissimo e temporaneo servizio. avrà dunque, signor presidente del Consiglio , il nostro via libera nella forma di una astensione da parte di tutte le forze vincitrici dal voto del 27 marzo. è un « sì » con riserva, e la riserva deriva dal fatto che non si è voluto formalizzare a chiare lettere l' impegno per le elezioni, come avvenne invece appena l' anno scorso quando le sinistre reclamarono a gran voce, ed ottennero, la sospirata data. ricordo un titolo del Il Corriere della Sera pochi mesi prima dello scioglimento delle Camere e della fissazione del voto che ci ha portati qui il 27 marzo: un titolo che la dice lunga su certi aspetti incomprensibili di questa crisi e che è composto di cinque parole molto esplicite: « Scalfaro avvia il timer elettorale » . comunque sia, questa astensione benevola nasce anche da un accordo informale, ma non per questo meno stringente e vincolante, sulla prospettiva elettorale della tarda primavera. noi abbiamo fiato e forza per continuare a lungo nelle nostre battaglie liberali, nel nostro tentativo di costruire un' Italia migliore e di far funzionare le nuove regole della seconda Repubblica , ma ci sentiamo anche custodi dell' impazienza degli italiani. vogliamo ricordare a tutti che con la manovra di palazzo che ha strappato a molti cittadini il loro libero voto per portarlo dove essi mai avrebbero potuto immaginare si è inferta una ferita profonda e non rimarginata al nostro sistema democratico e alla fiducia della gente nella politica e nella stessa utilità del voto. è qui, signor presidente , il significato della nostra riserva, è qui la ragione, della nostra astensione; una decisione che le consentirà comunque di governare e non impedirà al Polo delle libertà di approvare i provvedimenti del suo Governo tutte le volte che saranno in sintonia con le esigenze del paese e con i nostri sentimenti. vedrà, signor presidente , che per senso di responsabilità e per patriottismo saremo più leali della sua maggioranza di investitura. non posso concludere il mio intervento senza mettere in rilievo uno straordinario paradosso, un curiosissimo rovesciamento dei ruoli che fa capire molte cose. nei paesi normali, dove forze diverse si alterano alla guida dello Stato e la democrazia maggioritaria ha solide radici, quando un Governo va in crisi l' opposizione chiede le elezioni. le chiede a gran voce, si batte per ottenerle, si prepara per cercare di vincerle e di rimpiazzare così la vecchia maggioranza: da noi è successo esattamente l' opposto. quando il Governo del 27 marzo è entrato in crisi, le forze leali al Governo hanno subito chiesto la verifica del voto. mentre l' opposizione ha fatto di tutto — dico di tutto — per evitare il ritorno alle urne, noi non abbiamo avuto paura del giudizio degli italiani: loro sì, ed anche tanta! capisco che abbiano avuto paura della reazione elettorale degli italiani i parlamentari della Lega: in genere alle elezioni la slealtà non paga. capisco le perplessità dell' onorevole Buttiglione, generosamente impegnato nella ricerca di un equilibrio più stabile (al quale anche noi abbiamo il desiderio di concorrere), ma per il quale ha bisogno di tempo. quello che non capisco davvero è l' onorevole D'Alema . da settimane, in ogni telegiornale e in ogni talk show , il leader dell' opposizione di sinistra continua a dire che il Governo Berlusconi è stato un fallimento. eppure non si è mai deciso a sottoporre questo suo giudizio agli elettori italiani, anzi ha fatto e fa ogni sforzo per impedirlo. non voglio usare toni troppo polemici, ma credo sia lecito il sospetto che il vero fallimento a cui abbiamo assistito in questi mesi è quello dell' opposizione, incapace di fare proprie le regole del sistema maggioritario , priva di una solida e credibile leadership, che ha creduto di poter surrogare la sua incapacità di dare vita ad un programma alternativo credibile aggredendo con grande violenza la persona del presidente del Consiglio . essa non ha avuto altro programma se non l' eliminazione, costi quel che costi, del Governo e del suo presidente dalla scena politica. questa eliminazione, onorevole D'Alema , non l' avrete mai! l' Italia può aver provato smarrimento per l' alto livello di scontro fazioso cui alcuni esponenti della Lega ed altri uomini dell' opposizione hanno costretto la vita pubblica in questi otto mesi, ma gli italiani continuano ad essere quello che sono sempre stati: un popolo fiducioso ed ottimista che sa che spesso i sogni più contrastati sono anche quelli più generosi e che non vuole smettere di pensare alla possibilità di avere un sistema politico degno di un paese civile, un sistema politico meno rissoso, in cui i governi si controllano e si contrastano ma non si boicottano con lo spirito della pura logica di pregiudizio e di devastazione che spesso vi ha animato. noi comunque non siamo capaci di provare rancore. ci rimbocchiamo le maniche un' altra volta.... non è la verità la prova del rancore; è anzi il contrario! e procediamo ancora una volta ad una nuova impresa, forti della lealtà... procederemo da qui in avanti ad un' altra impresa, forti della lealtà e dell' abnegazione mostrata da tanti costruttori del Polo delle libertà e del buon governo . vogliamo favorire oggi una tregua per arrivare entro questa primavera non già alla resa dei conti , che nessuno vuole, ma ad una restituzione ai cittadini del loro diritto di essere fedelmente rappresentati in Parlamento. l' intera costruzione della nostra libertà civile, come in tutti i paesi veramente democratici, si fonda su questa corrispondenza tra elettori ed eletti. questa è la nostra fedeltà al voto. questa è la nostra fedeltà ai nostri impegni. questo è il nostro amore per l' Italia e per le sue libertà.