Gianfranco FINI - Presidente del Consiglio Maggioranza
XII Legislatura - Assemblea n. 102 - seduta del 21-11-1994
1994 - Governo V De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 13
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , colleghi, voglio cominciare laddove ha terminato qualche secondo fa l' onorevole Bossi. non vi è ombra di dubbio che il popolo non può essere tradito, non solo perché questo è uno dei principi della democrazia, ma anche perché siamo tutti qui proprio perché rappresentiamo, senza alcuna distinzione, quelli che sono gli interessi di popolo. ma proprio perché il popolo non può essere tradito e la democrazia è l' espressione in Parlamento del mandato popolare, credo valga la pena di ricordare che il popolo non può essere invocato quando si dispone di un consenso limitato, soprattutto limitato ad alcune zone del territorio nazionale . pretendere di dettare condizioni al Governo di cui si fa parte e di parlare in nome del popolo in Parlamento quando si dispone del 6 per cento dei voti, ricorda molto vecchie logiche partitocratiche che pensavamo bandite il 27 marzo anche con il concorso della Lega! non c' è ombra di dubbio che il confronto è ed è stato, sia in quest' Aula sia al di fuori di essa, tra coloro che in qualche modo hanno una certa nostalgia dell' Italia precedente al 27 marzo e coloro i quali ritenevano e ritengono che, tutto sommato, l' Italia il 27 marzo abbia voltato pagina. non pensavo di dover intervenire questa sera per un dibattito politico. è mio dovere farlo e non ho alcuna difficoltà a dire che quello che si è verificato in quest' Aula e al di fuori di essa è secondo noi nulla di più che un confronto politico di grande rilievo, che ha vivificato il dibattito e determinato una consistente partecipazione. ma si è trattato, per l' appunto, di un confronto democratico svoltosi alla luce del sole, con grande rispetto per le regole e per il quieto vivere; un confronto che ha visto da un lato coloro che in qualche modo pensavano di potersi riprendere la rivincita rispetto al 27 di marzo e dall' altro coloro i quali, al contrario, ritenevano che il primo dovere di un Governo democraticamente insediato dagli elettori fosse quello di governare. il confronto che vi è stato in quest' Aula e al di fuori di essa era ed è — lo ripeto — tra quelli che avevano avuto un mandato elettorale per rinnovare, da un lato, e quelli, dall' altro, che potremmo chiamare i nostalgici del periodo precedente il 27 marzo: quelli, cioè, che hanno una certa nostalgia di un' altra epoca, in cui governi predisponevano le finanziarie sotto la dettatura, di volta in volta, dei sindacati o della Confindustria e, in qualche circostanza, del Pds. e abbiamo infatti sentito il Pds, nella circostanza odierna, molto, molto polemico, evidentemente perché ha un po' di nostalgia dell' epoca in cui la finanziaria la scriveva insieme al governatore Ciampi, che all' epoca presiedeva il Consiglio dei ministri ...! fuori di qui si è svolto un confronto politico fra coloro che facevano in qualche modo parte dello schieramento che ha delle nostalgie dell' Italia precedente al 27 marzo e coloro i quali, al contrario, hanno voluto la svolta del 27 di marzo! ecco perché abbiamo difeso e difendiamo la finanziaria; ecco perché l' abbiamo votata e perché voteremo il bilancio senza esitazioni; ecco perché, se non vi fossero stati certi comportamenti, e anche certi discorsi, da parte di alcuni esponenti della maggioranza, molto probabilmente a tutti sarebbe stato chiaro che vi erano due modi di confrontarsi: da un lato quello degli sconfitti che in qualche modo prendevano o tentavano la rivincita, come sempre accade sulla legge finanziaria , e dall' altro lato quello dei vincitori, che tentavano e tentano di rilegittimarsi, anche con il consenso. c' è stato però qualche cosa — e le parole di Bossi sono assai chiare a tale riguardo — che ci ha fatto capire come una certa logica partitocratica, secondo la quale si sta contemporaneamente in maggioranza e si strizza l' occhio all' opposizione, quella stessa logica che vedeva un tempo i cosiddetti « pontieri » , coloro i quali tentavano di lanciare un ponte da una riva all' altra, sia una logica dura a morire! è una logica, quella, che certamente non ci appartiene, perché riteniamo che democrazia sia innanzitutto confronto di posizioni serie e di posizioni nette. la logica dello stare un po' di qua e un po' di là ha portato al varo di una finanziaria che avrebbe potuto invece essere assai più serenamente presentata e sostenuta, invece di dar luogo a quello che, se le parole dell' onorevole Bossi hanno un senso, sembra una specie di ultimatum in vista del passaggio al Senato. allora, sarà perché abbiamo ancora un po' tutti quanti nella mente gli exit poll e i dati elettorali reali, sarà perché ognuno gioca giustamente e legittimamente ad avere un ruolo ed evita, quando gli è possibile, di essere messo all' angolo, sarà per qualsiasi altra ragione, fatto sta che questa sera io credo che si esca e si debba uscire dalla fase dell' equivoco per entrare, una volta per tutte, nella fase della chiarezza. non è possibile per noi dar vita ad un Governo che non tenga fede agli impegni che prende, non onori con i fatti gli impegni che sottoscrive. non è possibile perché, se così fosse, onorevole Bossi, saremmo alla burletta: ma lei non è un burlone, così come certamente non lo è chi parla e non lo sono Forza Italia , Alleanza Nazionale ed il centro cristiano democratico . ecco perché, in attesa che il Consiglio dei ministri — di cui né lei né io facciamo parte — prenda le decisioni che riterrà più opportune, da parte di Alleanza Nazionale , dichiarando il voto favorevole sul disegno di legge di bilancio, esprimo il netto dissenso circa le ipotesi da lei avanzate di stralciare al Senato le parti relative alla previdenza ed al condono. qualora si voglia considerare aperta la verifica con questo dibattito improvvisato (ma non c' è ombra di dubbio che sia meglio farlo così, piuttosto che farlo parlando con i giornalisti, ricorrendo ad eventuali crisi extraparlamentari o dando sfogo alle elucubrazioni delle segreterie dei partiti), per quello che ci riguarda la verifica è aperta: e pretendiamo — se ci è concesso questo termine — che avvenga innanzitutto all' insegna della serietà. serietà vuole che questa finanziaria sia approvata dal Senato così come è stata licenziata dalla Camera, salvo eventuali accorgimenti ed eventuali modifiche che il Senato potrà apportare senza stravolgerla. qualora a qualcuno ciò non piaccia, se ne assuma le responsabilità: se è capace di dare vita ad un altro governo, lo faccia; altrimenti, serietà e svolta politica del 27 marzo vogliono che si torni là dove — come lei dice, onorevole Bossi — abbiamo avuto la nostra legittimità, cioè al popolo, che non è il 6 per cento che lei rappresenta.