Marco PANNELLA - Deputato Opposizione
XI Legislatura - Assemblea n. 81 - seduta del 29-10-1992
Sulla situazione dell'Università di Roma
1992 - Governo III Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 95
  • Attività legislativa

signor presidente , mi consenta di presentare le felicitazioni non più solamente al ministro degli Esteri , ma alla Camera dei Deputati , la quale avant' ieri — con un voto, mi si consenta, da ladri di attenzione, di rigore e di serietà, oltre che di obbedienza indegna di un Parlamento alle posizioni della maggioranza — ha liquidato con un paio di interventi d' ufficio una strategia — non solo una tattica, signor ministro — ed un modo di fare politica estera alternativo a quello sul quale, ribadisco, il ministro degli Esteri ed il Governo ci hanno voluto inchiodare per meri motivi tattici. d' altra parte, ciò è stato detto chiaramente. oggi il problema riguarda quest' Assemblea e quel voto. noi avevamo proposto che, in aggiunta alla ratifica che — come si annunciava — certamente avremmo adottato prima di tutti gli altri (e sottolineando che noi avremmo voluto che si ratificasse a dicembre subito dopo il vertice di Edimburgo, dal momento che, essendo stata smentita Lisbona, le altre ratifiche arriveranno dopo il 31 dicembre) in aggiunta a tale ratifica, dicevo, il Parlamento italiano fornisse al nostro Governo un documento politico del quale altrimenti non si sarebbe potuto disporre se non sotto forma di ordine del giorno . il documento politico avrebbe mobilitato il Governo e l' opinione pubblica italiana in termini espliciti a difesa del trattato di Maastricht contro le interpretazioni che vengono date ed i tentativi di sabotare quel tanto che si è conquistato sotto il profilo della continuità tra l' atto unico ed i trattati di Roma , facendone quindi l' apologia dei — principi. si diceva che il Parlamento italiano avrebbe incaricato il Governo, da oggi fino al Consiglio di Edimburgo, di riprendere l' iniziativa in tutte le sedi, per rianimare anche nell' opinione pubblica — distratta, se non nauseata, pure in Italia — lo schieramento di coloro che sono interessati alla Comunità e non solo all' Europa, al trattato di Maastricht , alla sua rapida e certa attuazione. la Camera — voi, colleghi — in modo pressoché unanime, dal Pds (con nobilissime motivazioni, per carità. chi le mette in discussione? noi giudichiamo, laicamente, gli atti) ai gruppi della maggioranza, fino alla Lega Nord , ha respinto l' unico documento politico che avremmo potuto far circolare con la necessaria forza. il nostro ministro degli Esteri continua a dire che se quel documento fosse stato approvato, all' esterno sarebbe risultato semplicemente il fatto che il Parlamento aveva « sospeso » la ratifica. ma non è assolutamente vero: visto che, come sembra, non fa notizia il cane che morde l' uomo, ma l' uomo che morde il cane, la notizia di un Parlamento che — in una fase in cui tutti se la stanno squagliando — dice al suo Governo: viva Maastricht, viva l' attuazione del trattato, colpiamo i sabotatori interni, rianimiamo il processo di unificazione, restituiamogli continuità, non sarebbe uscita sul VAFP con sette righe, come è accaduto per la frettolosa e clandestina votazione avvenuta al Senato: questa, sì, antiparlamentare, da « taxi-parliament » . insomma: il Governo chiama, il Senato risponde; nei modi, nei luoghi, in tutti i particolari. devo comunque dare atto al ministro Colombo della grande attenzione della quale ci ha onorato e che ha dimostrato nella sua replica; resta il fatto che, sicuramente, non ci siamo convinti a vicenda . voglio inoltre rimarcare un altro aspetto. oggi il ministro degli Esteri ha manifestato il dispiacere per una circostanza in cui, presumibilmente, per la prima volta i gruppi tradizionalmente solidali si esprimeranno in senso contrario. question négligeable : la verità è che questo senso della politica estera , signor ministro, lo abbiamo noi e non lei. la sua, infatti, era solo un' esigenza tattica; lei ci ha solo detto: fatemi mettere in tasca l' avvenuta ratifica da parte del Parlamento italiano; oggi, e non fra dieci giorni. su un punto lei è stato sufficientemente astuto per non rispondere. le avevo proposto di concordare insieme di votare nell' immediata vigilia del Consiglio europeo di Edimburgo. perché? perché nelle settimane che abbiamo davanti verranno alla luce elementi che oggi non conosciamo delle prossime riunioni dei dodici ministri degli Esteri , dal dibattito parlamentare in Gran Bretagna , dalla dialettica in Commissione in stato di agonia... avremmo dovuto avere il tempo di battere l' interpretazione prevalente prima di Edimburgo, per preparare il dibattito e gli strumenti adeguati... lei lo ha anche detto, signor ministro: ieri, tranne il deputato Caldoro e l' onorevole Cariglia in ragione del suo ufficio, non era presente in Aula, mentre stavamo discutendo di questa storica ratifica, né un solo deputato missino (un gruppo che invece normalmente partecipa soprattutto a questo genere di dibattiti), né un solo democristiano, né un rappresentante della Lega Nord , né un socialdemocratico, né un liberale, né un repubblicano. c' era il vuoto assoluto. ebbene: se lo porti via questo straccio di carta, se lo tenga! cosa avremmo voluto, se quell' atto fosse stato compiuto? chiedo scusa, signor ministro, se lo dico a lei: in realtà mi rivolgo alla Camera... del vuoto faccio responsabile sicuramente anche lei, che è abituato ad una vecchia politica per cui si ritiene che i vuoti diano meno fastidio del troppo pieno. lei dice che non è vero, e io le dico invece che è così. le ho detto che quel documento avrebbe sicuramente stimolato in Italia editoriali, interventi, dibattiti, le avrebbe dato una forza che lei vuole stia nell' affermare che è stato fatto. no, noi dovevamo farlo e continuare a farlo! è difficile, signor ministro, molto più di quanto lei non mostri di credere, difendere Maastricht, la costruzione europea, quei poveri eroici membri del Parlamento europeo , fra i quali un tale Emilio Colombo, che lavora, cerca di farsi ascoltare con una relazione, poi in Realpolitiker, non appena diventano tali, prescindono da tutto questo e l' unico problema è portarsi a casa uno straccio notarile di votazione. comunque, come le dicevo, è questa Camera, sono questi colleghi, i quali poi, peraltro, quando sono minacciati da comportamenti (in effetti preoccupanti) di giustizieri che divorano giustizia, perché non sanno amarla, da magistrati che come ordine giudiziario sono stati servi per un trentennio di alcuni dogmi della partitocrazia e che oggi, come servi, si ribellano con eccessi da servi, senza dignità, che lasciavano solo alcuni magistrati democratici a preoccuparsi di assicurare, anche all' interno della storia dell' ordine giudiziario, una presenza esplicita di quella cosa umile che è il garantismo... quando, appunto, mi accade — e continuerò comunque a farlo sempre — di alzarmi per difendere i diritti — che mi sembrano affievoliti o calpestati — nostri o di alcuni di noi, i quali magari ho già denunciato penalmente (ma non accetto per questo che vengano trattati come temo si stiano trattando), allora c' è consenso, amicizia. amici, io non sono la Croce rossa . se su una questione sulla quale avevo pregato, supplicato la Camera di essere attenta alle nostre preoccupazioni di Governo di questo momento, sbagliavo, perché tutti mi avete votato contro, chi dirà che probabilmente sbaglio anche in termini di giustizia ha delle ragioni. ma termino, dicendo che, ancora una volta, la via stretta del rigore e della fantasia... non ce la sentiamo di votare contro né di astenerci; non ce la sentiamo, in nome di Spinelli e Rossi, in nome degli anni duri nei quali eravamo trattati come traditori dalle sinistre di tutto il paese perché eravamo accanto alla Dc; non ce la sentiamo perché un' oncia di speranza dobbiamo averla. allora, signor presidente , faremo in questo modo: fra noi sei abbiamo sorteggiato un nome, che voterà « sì » ; gli altri cinque resteranno in Aula ma non voteranno. pretesa di passare alla storia? no, ma forse qualche cronista parlamentare un giorno ricorderà anche che abbiamo cercato e ancora una volta cerchiamo, con responsabilità di Governo, signor ministro, di essere responsabili anche per i governi e le maggioranze parlamentari che non sanno essere all' altezza delle grandi tradizioni degli Stati liberaldemocratici. con questo gesto emblematico, sofferto, studiato, cerchiamo di salvare un lungo cammino e di creare gli elementi di un minimo di dibattito, di riflessione e di non buona coscienza a buon mercato da parte di chi mi sembra in questo caso essersela conquistata.