Marco PANNELLA - Deputato Maggioranza
XI Legislatura - Assemblea n. 8 - seduta del 17-06-1992
Misure di finanza pubblica per la stabilizzazione e lo sviluppo
1992 - Governo I D'Alema - Legislatura n. 13 - Seduta n. 439
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , signor ministro, onorevoli colleghi , prendo atto del fatto che su una mozione non ancora in discussione — come ha giustamente rilevato il presidente della Camera — il ministro degli Esteri ha voluto però pronunciarsi politicamente. lo ringrazio e sono ampiamente soddisfatto del fatto che venga accettata la mozione firmata da 372 deputati, tranne l' inciso — se ho ben capito, signor ministro degli Esteri — in cui si dice: « politica..., per quanto riguarda l' Italia, decisa in dispregio delle delibere e degli indirizzi dettati dal Parlamento » . però il testo di tale mozione è difficilmente compatibile con quanto detto per il passato, per il presente, ma non per il futuro, dal ministro degli Esteri . dico subito con franchezza che, a mio avviso, la partitocrazia italiana, il regime partitocratico italiano, ha operato in tale vicenda con gli stessi criteri di fuorilegge, di tangentocrazia su tutto con il quale ha operato in politica interna . lo posso dire oggi, buon ultimo, avendolo ripetuto a lungo, solo con i miei compagni, per anni, sotto il sospetto di eccessi. credo che a favore di Belgrado abbiano giocato lobbies che non sono identificabili con il dipartimento di Stato che ama « come il diavolo » , diciamo così, il collega Manisco, ma lobbies e complessi internazionali multinazionali attorno al « banchiere » Milosevic. la lobby pro-serba ha agito a lungo anche sotto la spinta di interessi tangentocratici, politicamente e moralmente non molto diversi da quelli che hanno distinto la vita del regime politico italiano, signor ministro. speriamo che non la storia, ma la politica riesca per tempo a mettere a nudo tali fatti, altrimenti altre tragedie matureranno nella negazione del valore dei valori e nell' unico riconoscimento di valore ai valori inconfessabili di interessi multinazionali. non mi riferisco solo a quelli ufficiali del complesso militare e industriale, del complesso agroalimentare, ma anche, ad esempio, al fatto che, grazie al proibizionismo, oggi il narcotraffico e il narcodollaro sono gli elementi probabilmente portanti della vita finanziaria e politica internazionale , con tutto quello che ne deriva. non sono affatto soddisfatto, invece, della ricostruzione degli eventi e del giudizio espresso su di essa. certo, per la prima volta stiamo riconquistando in questa Camera un dibattito politico di fondo. quando ho ascoltato l' intervento del collega Galante, del gruppo di Rifondazione comunista , mi sono ricordato anche del « teorema Calogero » . capisco che l' ispirazione e la cultura del « teorema Calogero » venga applicata oggi da quella parte di Rifondazione comunista alla realtà jugoslava, sicché i killers, come negli anni di piombo , per voi valevano molto meno rispetto ai supposti ispiratori morali...... e un Emilio Vesce, caro « rifondatore » galante, era peggio degli assassini di Stato della P2 e della P38.... e dei « teoremi Calogero » che hanno distrutto la giustizia e lo Stato. cominciamo quindi... gli interruttori, adesso come allora, dicono che io sono un provocatore nel ricordare alcuni dati... vista, signor presidente , secondo un teorema diverso da quello per il quale, non abbiamo in Jugoslavia dei killers degli assassini, degli aggressori da una sola parte, e vi sarebbe invece una nebulosa di responsabilità morali oggettive (perché è questo il « teorema Galante » !). erano proprio le « responsabilità morali oggettive » ad essere opposte ad Emilio Vesce rispetto ai responsabili effettivi e reali delle P2 e delle P38 e di tutta quella distruzione del diritto del nostro paese che costituì un importante aiuto al terrorismo di ogni genere. se il comunismo che tu vuoi rifondare è quello secondo il quale ho il dovere di parlare solo delle cose che ti aggradano, ti dico che sei, come Milosevic, un po' al di fuori dello spazio del dialogo e della democrazia. ecco un altro rifondatore del comunismo...! signor presidente , vorrei sapere se devo parlare in base ai miei diritti di parlamentare o... signor presidente , la prego di tenere presente che ciascuno ha i suoi limiti, fantastici o no, e può svolgere un tema attraverso richiami apparentemente lontani e profondi e quindi non del tutto evidenti. pertanto sarei molto prudente, signor presidente , nello stabilire che parlando di Milosevic, del regime di Belgrado, del terrorismo ideologico e pratico che da Belgrado si è rovesciato sull' Europa e sullo Stato di cui stiamo parlando, si tocchino argomenti molto lontani richiamando le intolleranze e un certo modo di rifondare o di affossare il comunismo nel nostro paese ed altrove. anche Milosevic è un rifondatore — o cercava di esserlo — del comunismo e la rifondazione non mi aggrada più di quanto non mi aggradi quello che oggi si sta rifondando di nuovo con le armi e con nuove alleanze di tipo fascista, nazista, sciovinista o terrorista. si è trattato di questo, signor ministro degli Esteri , fin dal primo giorno. quando le repubbliche di Slovenia e di Croazia (repubbliche anche secondo la dizione della vecchia Costituzione jugoslava) hanno parlato di Europa, confederazione, democrazia politica e rispetto della legalità repubblicana e costituzionale ed hanno annunciato la loro volontà di secessione e di autonomia, alla base vi era il seguente trittico: confederazione in luogo della federazione; associazione immediata alla Comunità Europea ; garanzia della democrazia politica come strumento di espressione delle diversità non solo etniche e nazionali, ma anche interne. a questo punto lei, certo seguito da altri, ha gridato: « mai! jamais! la Jugoslavia non si tocca » . fra le altre cose di cui le faccio carico, signor ministro, vorrei ricordarle il fatto di aver ignorato il referendum indetto nel nostro paese per l' attribuzione di poteri costituenti al Parlamento europeo ; di aver distrutto la politica europea edificata in un quarantennio dal nostro paese; di essere sempre stato in modo manifesto culturalmente legato alle posizioni antifederaliste e antifederali; di aver lasciato isolato il ministro degli Esteri belga nel momento in cui cercava di dimostrare quanto oggi si sta rivelando vero, vale a dire che gli accordi di Maastricht rischiano di coalizzare il bene ed il male contro di essi in cambio di una posta che non è quella degli USA democratici d' Europa. lei ha consentito quel deficit democratico crescente della Comunità Europea che ha trovato come corrispettivo la designazione di Lord Carrington , presidente della pregiata casa internazionale d' aste Christie' s — carica da cui non si è nemmeno dimesso — , a presiedere quella conferenza ignobile ed infame da lei richiamata, la quale regolarmente accettava tregue formulate in modo da consentire all' aggressore di ultimare l' aggressione e di sterminare l' aggredito. questo per diciassette volte! quella di Lord Carrington ha rappresentato la mediazione europea, tuttora ancora riscontrabile in qualche misura, tra chi spara con i cannoni e chi, nelle cantine, viene colpito! quello che vi ha reso folli, come spesso il potere fa, è quanto abbiamo visto all' interno delle nostre case da una televisione che ci ha mostrato sempre la realtà ex jugoslava quasi si trattasse dell' eruzione dell' Etna, quasi fosse cioè una catastrofe naturale. mai alcun dibattito politico, neanche al Tg3. per l' eruzione dell' Etna vi sono stati dibattiti scientifici, ma per la situazione jugoslava nessun dibattito! a cosa abbiamo assistito per un anno ed a cosa stiamo ancora assistendo? abbiamo forse visto un solo atto terroristico (che avrebbe certamente consentito al collega Galante di muoversi meglio) o un attentato in una zona serba? abbiamo visto un solo studente sparare contro un ministro? abbiamo invece visto i due milioni di albanesi nel Kosovo, praticamente occupati militarmente e da quattro anni privati del diritto di usufruire delle proprie scuole, oltre che del diritto ad avere chirurghi nei propri ospedali, nei quali sono ammessi solo infermieri, dal momento che i chirurgi debbono impegnarsi a parlare in serbo e non in albanese! avete, anche per un solo minuto, pensato ai due milioni di albanesi del Kosovo che, di fatto, oggi vivono in una situazione di guerra nonviolenta? eppure, in modo vile trattate la loro nonviolenza come inerzia! mai, anche per un solo momento, ci si è opposti alla realtà di Belgrado, costretta a manifestarsi in modo aggressivo, guerrafondaio e nazista in Bosnia, in Erzegovina, in Croazia. mai, neppure per un momento, avete dato spazio alla alta e grandissima testimonianza degli albanesi del Kosovo, che sono in guerra, sono oppressi ed hanno scelto la non violenza , dinanzi a sollecitazioni che pure sarebbero di altra natura, e che sanno esercitare un controllo sulla propria popolazione contro i mercanti d' armi che la insidiano continuamente, perché si affermi, contro l' oppressione, una risposta non violenta, della quale le stesse forze liberali riconoscono l' opportunità. quello che vi è mancato e ci manca, quello che è mancato alla politica estera italiana... innanzitutto, dobbiamo chiarire che non è colpa di noi federalisti se non abbiamo una politica estera comune, strutturata, organica e costituzionale. va considerato, infatti, il totale appiattimento alla politica comunitaria , quando vi fa comodo. eppure si tratta di una Comunità che ha dato una vergognosa misura di sé in questi due anni, dinanzi al crollo dell' impero sovietico, all' unificazione della Germania, ai problemi del Medio Oriente ed alle altre questioni internazionali. voi avete dovuto richiamarvi sempre alla Comunità Europea , vorrei dire di Lord Halifax , visto che siete classe dirigente « da Monaco » . Lord Carrington aveva il suo predecessore in Lord Halifax e lei, a sua volta, può trovare nel radicale Lavai il suo predecessore, così come Daladier, anch' egli del Fronte popolare , è il predecessore di coloro che vorrebbero continuare a scambiare pacifismo e posizioni di pace con una simmetrica posizione di condanna delle responsabilità cosiddette morali e delle concrete violenze armate succedutesi nella storia. è per questo che non ho votato per la guerra nel Golfo, come del resto nessuno qui ha fatto! se tu riuscissi un tantino a riflettere, forse ti troveresti in imbarazzo perché, riflettendo, capiresti la tua posizione e saresti nei guai! di conseguenza, signor presidente , su questo problema noi dobbiamo parlarci con grande chiarezza. le televisioni continuano ancora a mostrarci delle armi, quelle dell' esercito serbo, date ed imposte a 60 mila soldati dell' esercito serbo, lasciati senza salario e senza apparente comando a controllare la minoranza serba in Bosnia-Erzegovina e a « difenderla » in modo aggressivo. quando diciamo che abbiamo assistito quotidianamente ad una riduzione di Sarajevo e del quartiere musulmano di Sarajevo in condizioni non molto diverse da quelle del ghetto di Varsavia, del quartiere ebraico di Varsavia e che questo continua ancora fra una tregua e l' altra; quando sentiamo, per esempio, da infelici frasi del segretario generale dell' Onu — perché sono infelici, ma all' interno di altre cose — riecheggiare ancora responsabilità croate... cari compagni — ascolterò con interesse — del fatto che Danas non esca a Zagabria libera, che a Zagabria vi siano delle pressioni rispetto alla vita democratica , me ne occupo e me ne occuperò e ho forse guadagnato il diritto ad occuparmene, ma mettere sullo stesso piano le tentazioni non democratiche del governo italiano , in un' altra ipotesi, o del Governo croato e la responsabilità del Governo e della leadership serba, ebbene questa simmetria è quella che ha fatto di un certo pacifismo l' alleato storico del nazismo, l' alleato storico dello stalinismo, l' alleato storico di coloro che soltanto dopo Pearl Harbor hanno permesso che da Brooklyn e dal porto di New York partissero i primi aiuti alla Gran Bretagna che solo per avventura e per eroismo non era stata di già invasa e occupata anch' essa. sono storie di un secolo intero che vengono oggi a rotazione e il vecchio invito per chi non appartiene ad organizzazioni a vita della nonviolenza politica organizzata, è che non c' è scelta fra l' assenza, l' omissione di intervento, la simmetria: c' è fra la codardia da una parte e l' assunzione di responsabilità esplicite dall' altra, e su questo credo che abbiamo sempre chiesto al nostro Governo e a quello europeo di muoversi. quando nella mozione cui ha fatto riferimento il ministro degli Esteri noi diciamo che occorre un solenne impegno nazionale, per quello che ci riguarda, e internazionale — solenne! — che dichiari che in nessun caso la redistribuzione etnica comunque avvenuta costituirà una situazione di fatto a partire dalla quale giustificare nuove situazioni di diritto, ebbene questa è un' azione di governo , di convincimento, di documenti, e comporta che a Belgrado si sappia (non Milosevic), e che lo si sappia dovunque. quindi, apparirebbe chiarissimo che i massacri in corso non possono avere quell' esito che agli occhi degli sciovinisti o dei nazionalisti in parte possono giustificare — ai loro occhi! — le azioni terroristiche, i massacri, la distruzione di civiltà di questi anni. questo credo che abbiamo tentato dal primo giorno, ma ciò vale per altre cose della nostra vita civile. vedrete, fra poco discuterete anche voi, non sarete più a favore dei decreti antimafia del Governo, ma bisogna essere pronti nel reagire: non dopo; non dopo! e rispetto alle realtà jugoslave, rispetto a queste realtà internazionali e nazionali o nel momento in cui la vittima rischia di essere assassinata, demolita, fatta fuori — in quel caso la vittima è il diritto in Italia, è la legge, è lo Stato — , si interviene prendendo parte, avendo l' umiltà e la forza di prendere parte; o altrimenti concorriamo a quella politica che è stata negli anni Trenta nei confronti del nazismo e negli anni quaranta, cinquanta e sessanta condotta nei confronti del comunismo; certo, dell' ex impero sovietico, nei cui paesi noi andavamo, un po' ridicoli anche allora e provocatori, a farci arrestare, a testimoniare dell' arbitrarietà di quei regimi rispetto alla libertà e ai diritti di quei popoli, in rotta con l' ideologia che invece ancora oggi voi ritenete debba essere quella dominante nei rapporti internazionali. abbiamo fatto un passo in avanti, ministro De Michelis , e lei lo ha ricordato: siamo passati a quel diritto all' ingerenza che è un primo passo rispetto a quello che nel 1976 abbiamo predicato in questo Parlamento come il diritto dovere dell' ingerenza a difesa dei diritti umani individuali, come premessa e condizione del riconoscimento dei diritti dei popoli e degli Stati. quindi ci rendiamo ben conto che le cose vanno avanti e che alcune vanno ideologicamente avanti; ma ci rendiamo anche conto che siete impreparati a combattere i demoni che ritenevamo sconfitti in questo secolo per le stesse ragioni per le quali la Parigi di Léon Blum — non la Parigi delle destre — , la Parigi del Fronte popolare , la Parigi dei « lendemains qui chantent » , lasciava gli eserciti nazisti e fascisti in Spagna — dovendoci andare in aereo e soprattutto per mare — , mentre la Francia del Fronte popolare e della sinistra impediva che i Pirenei fossero passati per andare in aiuto della Repubblica legale e di diritto spagnola. stiamo rivivendo, e rivivete, gli stessi demoni di apparente realismo, di apparente concretezza, magari di apparente sostanzialità; chissà, forse scoprirete che lo schieramento di Milosevic è più di classe di quello di Tudjman! ma noi abbiamo guadagnato — stando lì contro l' aggressore — la capacità che già stiamo esercitando da internazionalisti. non si è più parlato molto di quell' accordo serbocroato di spartizione della Bosnia-Erzegovina. una riunione c' era stata e ne abbiamo molto parlato; e posso darvi un' informazione in più: il presidente del Consiglio Greguric ed il vicepresidente Tomac hanno immediatamente minacciato — anche se di questo non si è scritto — le loro dimissioni se la Croazia avesse fatto proprio e confermato quell' accordo! certo, mi direte che, poiché sia Tomac che Greguric sono iscritti al partito radicale trasversale transpartito, io sono parziale: andate a vedere. c' era su tutti i giornali: Greguric e Tomac dimissionari, quest' ultimo ambasciatore a Lubiana ed elezioni il 15 luglio. vi era un disegno di questo tipo, che è stato battuto in Croazia; per il momento il 15 luglio non ci saranno elezioni, Greguric e Tomac sono lì, il presidente Tudjman continua evidentemente a dover tener presenti diverse situazioni di pericolo, mentre il vicepresidente Tomac è collaboratore di uno di quei settimanali nei confronti dei quali si minaccia di attuare un' azione, se non di censura, almeno di ostracismo. è una lotta democratica, ma non chiedetemi mai di fare il distinguo tra chi spara su Osijek e sui civili, tra chi ha i mezzi per sparare a Vukovar e chi spara dalle colline. devo anche dire che la nonviolenza non è quella di andare a portare via i bambini perché i genitori e le case possano meglio essere distrutti senza problemi morali. la questione semmai è di portare i nostri bambini o andare noi in quelle zone: questo può essere nonviolenza! capisco che ciò non si può chiedere ad un Governo che non è — come nessun governo al mondo — il Governo della non violenza . posso dire che Margherita Boniver o meglio ancora Kouchner — al quale peraltro l' ho detto in televisioni francesi — poteva portare i suoi bambini a Dubrovnik, invece di andare a togliere gli altri, lasciando poi che il suo Stato fosse solidale con coloro che stavano distruggendo la stessa Dubrovnik. è una nuova politica, che richiede altrettanta radicalità di mutazione e di rinnovamento di quella che richiede la nostra politica interna . sono molto grato a Rocchetta e ad alcuni amici della Lega, così come agli amici dei movimenti cattolici — di Comunione e liberazione , certo, ma anche di altri — che hanno portato sicuramente un messaggio di pace ma anche aiuti concreti, operando comunque in un contesto non fariseo e nel quale hanno anche preso una posizione politica chiara, affermando che in ogni modo si deve intervenire dove vi è il profugo, dichiarando contemporaneamente che occorreva denunciare come criminale il regime di Belgrado. noi riteniamo — signor ministro degli Esteri e colleghi — che vi siano stati crimini comuni, di guerra e costituzionali; la comunità ed il diritto internazionali non possono fare l' economia dell' attenzione su tali fatti. se uno è colonnello o generale e ammazza ventimila persone non può essere ritenuto per ciò solo libero da persecuzioni penali e da sanzioni. per quanto riguarda il problema della evoluzione anticostituzionale e antigiuridica di tutto il regime a Belgrado, le finzioni, ancora adesso penso che la Corte dei conti avrà qualcosa da dire sul fatto che abbiamo tenuto aperte le ambasciate a Belgrado e altrove presso non si sa chi, perché gli altri se ne erano andati e i nuovi non li abbiamo riconosciuti. sono mille piccole cose del genere . vedremo se la Corte dei conti se ne occuperà. signor presidente , esprimo l' insoddisfazione per la politica estera adottata nei confronti della Jugoslavia come per quella europea del Governo che credo con oggi o domani termini la nostra (più che la sua) fatica di sopportazione. a nostro avviso è stata sicuramente la peggiore politica estera che dal 1947-1948 la nostra Repubblica abbia mai avuto, in concreto per ciò che ha ideologicamente, quindi involontariamente, rappresentato e per le effettive conseguenze determinate.