Umberto BOSSI - Deputato Opposizione
XI Legislatura - Assemblea n. 49 - seduta del 15-09-1992
Documento di programmazione economico - finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 1993 - 1995
1992 - Governo I Amato - Legislatura n. 11 - Seduta n. 49
  • Attività legislativa

signor presidente , alla vigilia dei maggiori avvenimenti che l' Italia, in difficilissime condizioni, dovrà affrontare tra breve, la Lega propone una volta di più a tutti gli italiani, come antidoto al veleno del centralismo partitocratico, la sua formula federalista, la quale dovrà riunire in un unico grande consenso unitario e civilissimo, tutti gli italiani. un' affermazione che deve fare giustizia sommaria innanzitutto delle menzogne, delle diffamazioni, delle distorsioni della stampa e della Rai-TV circa il progetto politico della Lega Nord , che racchiude nel suo orizzonte unitario tutta la penisola. e non si tratta, come certamente qualcuno al servizio degli avversari della Lega va diffondendo, distorcendo la verità, di un tentativo di adescamento politico e settario. la Lega Nord rappresenta il punto di partenza per la creazione di un' Italia federalista. la Lega Nord oggi, con la sua base parlamentare saldamente impostata, propone i programmi e fa giustizia sommaria delle inique affermazioni che tanti campioni di Tangentopoli hanno diffuso. la Lega Nord sta quindi rapidamente accelerando la sua struttura su base federalista ma nazionale, perché si sente impegnata con estrema decisione — e lo è stata fin dall' inizio, dal 1980 — nella lotta per la salvezza del paese. noi ci sentiamo quindi la base della nuova storia italiana, di quella storia che nessun venditore di nuvole — così Kafka liquiderebbe certi nostri avversari — riuscirà a distruggere. è giunto il momento che l' Italia torni ad incontrarsi con Alberto da Giussano, cioè con la lotta per la libertà, signor presidente . qualcuno può ancora pensare che si tratti soltanto di parole. qualcuno, specie quanti sono dentro al Governo o, comunque, sono clienti privilegiati del Governo, si illude che si tratti di una burrasca primaverile. è tempo che costoro tornino alla realtà. essi debbono sapere che il 5 aprile non ha rappresentato soltanto un incidente di percorso; e non debbono abusare del fatto che le forze vive del paese, delle quali è espressione la Lega, siano attualmente in minoranza. la Lega è all' opposizione soltanto transitoriamente, ma è destinata a diventare partito di governo; non dico « il » partito di governo, ma probabilmente partito di governo. allora, quanti oggi si ritengono, nonostante tutto, intoccabili, quanti oggi considerano il paese un loro feudo, potrebbero rendersi conto che le cronache di Tangentopoli, ad esempio, rispetto ai processi di domani, potrebbero essere soltanto romanzetti rosa, come direbbe il nostro parlamentare Rossi. né si creda che alla nomenklatura non vi sia alternativa. al contrario: è vero che la questione morale è anzitutto una questione politica nei confronti della nomenklatura. io voglio considerare un' ingenuità la convinzione del senatore Spadolini, il quale, mentre sostiene che la riforma non può attendere, nello stesso tempo rimescola i soliti ingredienti e sollecita, in una sua intervista, il Parlamento a dare risposte in tempi brevi, frutto di un dibattito approfondito, che tenga conto dell' intreccio inevitabile esistente tra sistema politico e sistema elettorale . evidentemente il problema non è solo la riforma elettorale . qui c' è ben altro da riformare: il regime, il sistema di governo, il sistema elettorale ; il problema certamente non è solo quello di un Parlamento che è in fondo una miniatura e che rappresenta la volontà politica dei cittadini miniaturizzata. vi è anche il problema della grande riforma costituzionale , la riforma dell' organizzazione di questo Stato. secondo Spadolini si dovrebbe tutto risolvere con l' elezione diretta dei sindaci. è un po' poco! così pure, mi pare che sulla sponda dialetticamente definita di sinistra si susseguano incontri, nel tentativo di trovare un modo per entrare comunque nel palazzo. ma tutti i salmi finiscono in gloria, si potrebbe dire! un tale coacervo politico non sarebbe né alternativo al regime, né porterebbe al cambiamento dell' organizzazione dello Stato, che abbiamo ereditato dal più grande statista che forse l' Italia abbia avuto, Giolitti. si tratta di un cambiamento a questo punto necessario, cambiamento per il quale sono pronte a lottare grandi masse come poche altre volte nella storia era avvenuto. non è possibile l' alternativa, in altre parole, se non c' è anche la Lega o, addirittura, se non c' è la Lega. questo vale anche per Segni, un uomo che crede di determinare un' evoluzione capace di restituire all' Italia quello che le è stato sottratto in quaranta anni di soperchierie, di furti, sia sul piano politico, sia sul piano morale e finanziario. ho letto da qualche parte che dietro Segni vi sarebbero ben 27 milioni di italiani, quanti hanno votato per il referendum. ancora una volta assistiamo ad un inganno pretestuoso: quei 27 milioni di italiani referendari che avrebbero votato Segni, in realtà, hanno votato contro il sistema del centralismo partitocratico, cioè soprattutto contro il partito della Democrazia Cristiana , di cui Segni è tuttora un esponente autorevole, aspirante addirittura, in certi momenti, alla segreteria! un' altra anomalia è rappresentata dalla serie di corsivi pubblicata su Avanti! che hanno l' inconfondibile stile di Ghino di Tacco , anche se Craxi ha smentito di esserne l' autore. ne prendiamo atto, ma teniamo conto anche del fatto che impostare una polemica contro Forlani, contro Occhetto o contro la Lega non è esattamente la stessa cosa che impostare una polemica contro Di Pietro e contro la magistratura, pur se gran parte dell' articolo 68 della Costituzione sulle immunità parlamentari rimane operante poiché non sono state recepite le proposte della Lega, che ne aveva chiesto all' unanimità la totale abolizione. una sorpresa viene dalle affermazioni rese, mi sembra, dal filosofo Lucio Colletti — che si definisce filosofo di sinistra — il quale sul Il Corriere della Sera si chiede con la massima ingenuità chi mai abbia colto il vero significato del voto del 5 aprile. è una domanda che lascia di stucco: infatti l' indifferenza, pur con qualche preoccupazione, dimostrata dai partiti tradizionali nei confronti dell' elezione del 5 aprile era più che prevedibile, considerata la loro certezza di potere, e non può essere sfuggita al filosofo Lucio Colletti, che peraltro mi pare si muova all' interno del palazzo. ciò vale per tutti coloro che solo oggi sembrano rendersi conto che il paese è stanco, che siamo di fronte ad un' autentica rivoluzione sociale e politica e che il catalizzatore democratico di tale rivoluzione è stato e continua ad essere il movimento della Lega, che chiede una profonda riforma della Costituzione e dell' organizzazione dello Stato. si parla tanto di modificare la Costituzione; tuttavia, sinora i membri della classe politica dirigente non solo hanno dimostrato di conoscere molto poco il vero significato della parola « democrazia » , ma hanno anche sfruttato la democrazia per una copertura di facciata, per nascondere i loro maneggi e le loro inconfessabili alleanze, le omertà politico-mafiose di certi partiti. partiti nati con lo scopo precipuo di cambiare l' organizzazione dello Stato, come dichiaravano Gramsci, Sturzo e Salvemini, oggi pagano in virtù di una sorta di nemesi storica. non hanno cambiato l' organizzazione dello Stato, che resta corporativo e che presenta una faccia parlamentare e democratica, ma ne ha anche una burocratica ed autoritaria, che periodicamente prevale. abbiamo visto prevalere quest' ultima faccia negli anni 20, quando si è affermato il fascismo. mi pare che sia Sturzo sia Gramsci avessero previsto come primo punto dell' azione dei loro partiti, e quindi del Partito Popolare e dei partiti di sinistra, il cambiamento dell' organizzazione dello Stato corporativo e fortemente burocratizzato, collegato con la periferia attraverso l' economia, grazie all' operato di Giolitti, che effettuò il collegamento con le Camere di Commercio . sono fatti storici che tutti conosciamo. la nemesi sta nel fatto che questi partiti, nati gridando che occorreva cambiare l' organizzazione dello Stato, una volta arrivati al potere hanno portato avanti la logica accentratrice dello Stato giolittiano e si sono adagiati su una forma di potere che tende ad automantenersi proprio grazie alla mancanza di cambiamento. la situazione oggi è degenerata, siamo arrivati alle tangenti. ma, se ci si pensa, le tangenti altro non sono se non l' espressione estrema della logica corporativa dello Stato che, non essendo stato modificato dai partiti, è stato da questi introitato ed ha imposto il suo imprinting ai partiti stessi, rendendoli a loro volta corporativi. si è così arrivati alla logica della tangente, ormai interiorizzata dai partiti. a questo punto, qualche domanda bisogna porla. poteva la partitocrazia rispettare il quarto comma dell' articolo 81 della Costituzione, che prescrive che ogni legge che comporti nuove o maggiori spese debba indicare i mezzi per farvi fronte? era fatale che partiti simili, tradito l' ideale, tradissero la Costituzione, le leggi, i lavoratori, i cittadini. la Lega Nord ha grandi perplessità nei confronti del taglio della contingenza operato in agosto, quando i lavoratori erano in ferie, quindi clandestinamente, drammatizzando la situazione della lira con l' innalzamento dei tassi d'interesse e fregando i lavoratori con la svalutazione della lire e la conseguente inflazione. noi siamo dalla parte di Cipputi e della piccola e media impresa e non intendiamo prosternarci davanti al grande capitale, sia privato sia di Stato! vogliamo chiedere a questi signori politici e sindacalisti del palazzo, quali siano stati, quali siano e quali saranno gli autentici legami sotterranei tra il centralismo partitocratico ed il grande capitale pubblico e privato. ci chiediamo, infatti, se non siano lacrime di coccodrillo quelle che sta versando la Confindustria sull' attuale situazione economica . la stessa domanda rivolgiamo a coloro che sono ai vertici degli enti delle partecipazioni statali , i Cagliari, i Nobili, i Viezzoli, mentre assistiamo all' indegna commedia dell' Efim ed alla lunghissima sfilata degli intoccabili feudatari inseriti nell' enorme esercito delle partecipazioni statali . così non mi stupisce la faccia tosta con cui il presidente della Rai-TV, Pedullà, piange sulla spalla di Amato, chiedendo altri miliardi per risanare il bilancio dell' ente di Stato. non bastano il canone e gli introiti derivanti dalla pubblicità: occorrono altri fondi per pagare contratti miliardari, per mantenere uno staff elefantiaco, per finanziare programmi senza alcun valore artistico né culturale, con buona pace di Pedullà, che mi pare si aggiri troppo spesso in Parlamento...! a che punto sono le privatizzazioni? a che punto sono le operazioni per restituire alle banche di Stato la loro funzione effettiva di aiuto agli investimenti produttivi, di regolatori del risparmio, di operatori oculati del credito? abbiamo forse dimenticato le spericolate speculazioni della Banca nazionale del lavoro ad Atlanta? anche se adesso l' ex presidente socialista, Nesi, ha voluto togliersi un sassolino dalla scarpa ricordando che Craxi lo aveva invitato ad aprire un credito di 300 miliardi all' ex re del mattone oggi in galera, Ligresti. e ancora, a che punto sono i tagli per ridurre le esuberanze dei bilanci, necessarie soprattutto a mantenere congruamente la burocrazia famelica delle unità sanitarie locali, delle cooperative dei partiti, del parastato, dell' impiego pubblico così via ? l' onorevole Amato, poi, dovrebbe dire qualcosa (a dir la verità ne accennò nella lettera-programma inviata ai vari leaders politici prima di assumere l' incarico di presidente del Consiglio ) circa il modo in cui ha operato per ridurre le enormi spese del sistema assistenziale partitico e clientelare in cambio di voti amministrati dalle cosche, soprattutto nel Mezzogiorno. è forse chiedendo 30 mila miliardi al paese, rifinanziando la legge numero 64 con 24 mila più 9 mila miliardi, che si pensa di salvare il sud? noi non ci crediamo. si dice che nella nomenklatura sarebbero in vista grandi variazioni e che ci troveremmo di fronte ad un Governo nuovo: in realtà è un Governo vecchissimo, uno dei tanti del dopoguerra, che tenta di non cambiare nulla, che si specializza anzi nella logica del Gattopardo: cambiare qualcosina affinché non cambi niente. nelle feste dell' amicizia di ogni colore viene annunciato, lo ripeto, che nella nomenklatura sono in vista grandi cambiamenti: abbiamo sentito discorsi consolatori ed encomiastici e soprattutto promesse che dopo un periodo di astinenza e di lacrime e sangue ci sarà sicuramente la prosperità. c' è da chiedersi veramente, a questo punto, se dopo Andreotti e De Mita , che è diventato presidente della Commissione bicamerale per le riforme istituzionali , riforme che, appunto per questo, non si faranno mai... c' è da chiedersi — dicevo — se gli uomini nuovi saranno Formigoni, Sbardella o Scotti o — si tratta di ulteriore dubbio atroce che strazia l' animo degli italiani — se nel partito socialista sarà Martelli il successore di Craxi e nel Pds D'Alema l' imbalsamatore di Occhetto. non parliamo poi della crisi del sindacato confederale . Trentin merita il massimo rispetto, ma il suo ruolo sarà certamente quello di capro espiatorio : ci penserà il Pizzinato di turno! ciò confermerà, una volta di più, come la Lega abbia ragione ad organizzare un proprio sindacato, considerato che la triplice non solo ha agito come cinghia di trasmissione dei partiti da essa rappresentati, ma ha pensato esclusivamente a moltiplicare il numero dei tesserati, per aumentare i contributi, ha pensato alla reciproca concorrenza ed a gestire, ad esempio (sappiamo bene con quali risultati!), il carrozzone dell' Inps, che avrebbe dovuto disporre di fondi pari ad un milione e 800 mila miliardi e che invece ha 65 mila miliardi di debito ogni anno! altro che politica dei redditi ! in merito alla situazione economica , le cifre sono ben note a chiunque. tutti i contabili del palazzo — Ciampi, Arcelli, Abete, Agnelli, Andreatta, Lombardini, e via dicendo — hanno presentato le loro ricette. quasi tutti, a giudizi pessimistici hanno mescolato parole di incoraggiamento. il governatore della Banca d'Italia ha poi organizzato la sua linea del Piave , la linea vincente (l' Italia, infatti, sul Piave ha vinto), manovrando i tassi; e si consola affermando che la manovra era quasi riuscita. non è comunque con i pesi falsi che si rimette in equilibrio il bilancio! la Borsa crolla e, con essa, crollano anche gli investimenti produttivi, dei quali in particolare le nostre imprese hanno urgentissimo bisogno per bloccare l' ondata della disoccupazione. quel grande finanziere che risponde al nome del ministro Goria, che ha la memoria corta perché dimentica perfino le date di scadenza dei decreti, fortifica le posizioni di difesa accumulando BOT e Cct come sacchetti di terra posti sull' orlo delle trincee. dal canto loro, gli informatori del regime, a caccia di scoops, continuano a pubblicare a cascata le cifre dei controlli eseguiti dal ministero delle Finanze sugli evasori. mi pare che in questo modo il numero degli evasori aumenti a ritmo inversamente proporzionale alle entrate del fisco. i sondaggi più recenti confermano infatti che l' evasione fiscale avrebbe raggiunto addirittura il livello di 273 mila miliardi. la Corte dei conti poi, nella relazione sull' attività degli enti locali per il 1990, scrive che 4 mila miliardi sono fuori legge. qualcuno potrebbe chiedersi cosa sia la Corte dei conti e giungere alla conclusione che si tratti di un' agenzia che raccoglie dati i quali permettono al presidente di quell' organo di pronunciare il discorso di fine anno , visto che da tanto tempo moltissimi rilievi non hanno portato ad alcuna conseguenza e che le denunce sono davvero poche. intanto Goria, in contrasto con la legittima protesta della Lega contro il fisco, crede di cavarsela ironizzando sul fatto che siamo sulla stessa barca, per cui o remiamo oppure andiamo a fondo tutti. Goria, pertanto, raccomanda di non fare più buchi nella barca. viene da chiedersi — in questo caso, con cattiveria — chi abbia provocato tanti buchi nella barca sulla quale sono costretti a viaggiare gli italiani, chi abbia aperto tante falle e chi continui ad aprirne di ulteriori. nella mia protesta antifiscale ho ricordato 10 sciopero del tabacco a Milano durante la dominazione austriaca. si tratta di un esempio sul quale invito a riflettere seriamente coloro che — purtroppo per noi! — sono oggi al Governo, a cominciare dal presidente Amato il quale, cercando di dar forza a se stesso , ha detto che non siamo a Caporetto e che è giunta l' ora che tutti paghino. troppo comodo, specialmente alla vigilia di Maastricht! Maastricht dovrebbe rappresentare uno dei traguardi per l' unificazione europea . noi della Lega abbiamo sempre mosso dei rilievi al riguardo. anzitutto, non sappiamo come e in quali condizioni si realizzerà la nostra entrata in Europa. certo, Maastricht è un traguardo, importante in particolar modo per il federalismo, anche se l' Europa federalista non nascerà certamente con il trattato di Maastricht . ma, a prescindere dalle questioni di principio sulle quali la Lega non transige, non possiamo ignorare che su Maastricht imperversa il ciclone del marco tedesco, che a Maastricht cerca di prevalere la grandeur francese di Mitterrand, il quale ritiene così di fortificare il suo settennato che mi pare mostri molte o troppe crepe. vi sono inoltre da considerare le riserve espresse da Major perché la Gran Bretagna , mantenendo la sua mentalità insulare e soprattutto ancora impregnata, a volte, addirittura di nostalgie imperialistiche, potrà adeguarsi alla realtà storica federale solo nelle future generazioni. anche nell' ultimo dibattito televisivo Mitterrand ha parlato più per se stesso — mi pare — che per Maastricht. e, del resto, sarebbe una visione non solo riduttiva ma preoccupante, quella per cui Maastricht dovesse rappresentare solo la formazione di un nodo scorsoio , dove la corda sarebbe fornita dalla Francia, ma chi tira questa corda attorno al collo dell' Europa sarebbe la Germania: « il cappio al collo » mi pare sia il titolo di un articolo di Scalfari su La Repubblica di qualche tempo fa. tra l' altro, mi pare si tratti di vedere — e qui chiamo in causa tutta la responsabilità dell' ex ministro degli Esteri socialista, De Michelis — in quale modo l' Italia, specialmente nel periodo di Presidenza comunitaria italiana, abbia saputo predisporre posizioni favorevoli ed adeguate per il suo ingresso in Europa. ritengo, al contrario, che noi siamo sempre stati il fanalino di coda dell' Europa; non abbiamo mai avanzato proposte valide e non ci siamo mai posti al centro del dibattito per far valere le nostre ragioni, soprattutto perché l' Italia è, contemporaneamente, una porta per il Medio Oriente , per il sud est ma anche per il nord est . mi pare che De Michelis e i suoi predecessori abbiano sciupato la nostra politica estera esclusivamente per le conferenze di gala, per le chiacchiere salottiere e per i voli turistici. e Andreotti, che pure queste cose doveva saperle e capirle, ha lasciato fare per mantenere in piedi la sua coalizione governativa e, forse, anche per evitare liti con l' alleato socialista. nell' ultimo numero dell' importante rivista francese Paris Match ho letto un' interessante analisi sviluppata da Giscard d'Estaing , il quale ha posto alcune domande che egli ha definito « le quattro verità di Maastricht » . la prima è quale organizzazione sia valida per l' Europa, cioè un' Europa federale oppure una semplice zona di libero scambio. con la seconda si chiede quali poteri possa avere veramente l' Europa. il suo giudizio su un Parlamento europeo , sulla base delle esperienze in atto, mi pare completamente negativo. inoltre, egli fa riferimento alla formula che egli definisce « federalismo decentralizzato » . in sostanza, dice Giscard d'Estaing , vi sarà un tetto federale ma solo per le competenze che saranno esercitate in comune. ed è nella direzione di un federalismo europeo largamente decentralizzato che Giscard d'Estaing assegna, come era prevedibile, un grande ruolo alla Francia. la terza domanda verte su quale sarà il posto della Germania in Europa. e qui Giscard d'Estaing non nasconde la sua diffidenza nei confronti di una Germania che potrebbe diventare veramente l' unica locomotiva dell' Europa. infatti, sarà l' unione monetaria la struttura principale di un' Europa federale e ciò è tanto più importante in quanto — lo rileva Giscard d'Estaing — abbiamo visto quali grandi possibilità di recupero abbia la Germania in Europa; essa ricorda, direi, il Giappone in Estremo Oriente , pur avendo la Germania — non dimentichiamolo — perduto disastrosamente una guerra mondiale . Giscard d'Estaing conclude chiedendosi quali saranno le frontiere europee. e qui il discorso si fa molto più difficile, perché Maastricht non potrà sciogliere facilmente né il nodo inglese né soprattutto il nodo balcanico e mitteleuropeo. bisognerà andare a Maastricht con il senso del massimo realismo e con le idee molto chiare! non possiamo pretendere cose eccezionali, ma non dobbiamo neppure accettare, senza reagire adeguatamente, di essere relegati in posizioni di serie B ! dobbiamo insomma far sentire a Maastricht che l' Italia ha una sua politica estera e che soprattutto può avere, ha un ruolo, di grande democrazia: capace quindi, evidentemente, di intervenire nelle varie situazioni europee, di far sentire la sua voce. mi pare, allora, che — affinché l' Italia possa finalmente far sentire la sua voce ed essere credibile — sia anzitutto necessario fare le riforme che non sono più rinviabili. mi riferisco non solo alla riforma elettorale e a quella del sistema di governo, ma ad una riforma profonda dell' organizzazione dello Stato, all' Italia federalista. allora forse il nostro paese troverà l' energia della credibilità nonché la reale volontà per contribuire al tentativo, ad esempio, di fermare il massacro in Bosnia. mi sembra che a suo tempo l' Italia lo abbia fatto, sostenendo le posizioni della Serbia. durante la decima legislatura la Lega aveva soltanto un deputato ed un senatore; oggi ha cinquantacinque deputati e venticinque senatori. la nostra è un' opposizione dura, severissima ma costruttiva. guardiamo non solo al presente ma anche all' immediato domani. il centralismo partitocratico è in pieno disfacimento e l' unico provvedimento che la Lega ha condiviso con il Governo è stato quello che ha aumentato le pene ai mafiosi. abbiamo da parte nostra presentato proposte di legge per rinnovare tutte le strutture dello Stato. il quadripartito e la sua coalizione convergente e consociativa combattono la loro ultima disperata battaglia per mantenere lo status quo ; credo che non prevarranno, poiché non ci si può opporre alla storia. la nostra è una battaglia durissima e giornaliera contro la nomenklatura ed i suoi servi; oggi tutti sanno che, con la presenza della Lega in Parlamento, è cominciata la seconda fase della Liberazione, quella del compimento risorgimentale, che significherà un impegno comune di tutti i cittadini dalle Alpi a Lampedusa — , così come lo vollero Cattaneo ed i grandi federalisti. in questa legislatura mi sembra di poter dire che la Lega sta saldamente avviando il lavoro per porre le fondamenta della seconda Repubblica italiana, che sarà federalista. un ultimo argomento che vorrei trattare è quello dell' imposta straordinaria sugli immobili. voglio confermare al presidente Amato che l' Italia non paga: il paese si prepara a dare il due di picche a Goria, che questa volta ha trovato il suo Davide. vi saranno molti cittadini, nella Lega ed in altre forze politiche , che prenderanno posizione in merito. ritengo che i partiti abbiano a questo punto minato l' auctoritas dello Stato, quel legame interno e profondo che salda lo Stato stesso alla coscienza dei cittadini e che finora ha funzionato: infatti, tutti corrono a pagare senza avere il coraggio di chiederne il perché. probabilmente non sono ancora maturati come cittadini ed hanno paura perché legati ad un forte conformismo che viene sfruttato anche dal Governo Amato. questa volta però, se Goria e la mano pubblica vorranno rastrellare abbastanza soldi con una tassa profondamente ingiusta come TISI, credo che non basterà l' auctoritas ma bisognerà ricorrere alla potestas: lo Stato dovrà attuare un braccio di ferro con i cittadini. la situazione in cui questi partiti hanno portato lo Stato può evidentemente avere conseguenze come il distacco da esso del cittadino. non si tratta di una grossa perdita perché è arrivato il momento di cambiare questo Stato, visto che i cittadini non possono più riconoscersi in uno Stato centralista in cui il Primo Ministro chiede i pieni poteri, anche se riguardanti solo le scelte economiche. economia e politica non sono molto distanti e quei pieni poteri mi sembra assomiglino un po' a quelli chiesti da Mussolini in quest' Aula nel 1926. per rispondere al collega repubblicano, i parlamentari della Lega possono certamente valutare le diverse risoluzioni, anche quella presentata dal gruppo repubblicano stesso. ma, a dir la verità, un « errorino » egli lo ha commesso, forse formale; tuttavia, trattandosi della Lega, in questo caso l' errore può essere considerato sostanziale. la Lega è molto compatta ed è compatta perché ha un progetto — sapete che si fa politica col cuore e non soltanto razionalmente — , quello del cambiamento: siamo una forza di Governo, transitoriamente all' opposizione, che andrà a governare quando ciò significherà operare veri cambiamenti. evidentemente ciò avverrà tramite accordi; non siamo dei matti, presidente, che vogliono il federalismo domani. si può programmare, prevedere, ma certamente vogliamo dei fatti. quindi, l' unico errore che ha commesso il collega repubblicano è Stato quello di rivolgersi ai vari membri, ai diversi parlamentari componenti la Lega. per la verità, qui non ci sono vari membri della Lega: qui c' è la Lega, che è compatta come un cuneo, come nessun' altra forza politica può esserlo. infatti, le altre forze politiche hanno perso il traguardo e la prospettiva storica. grazie, presidente.